Piazzamento lo scorso campionato: 13°
Chi in più: Lewis Ferguson (Aberdeen), Matteo Angeli (Imolese), Charalampos Lykogiannis (Cagliari), Andrea Cambiaso (Genoa)
Chi in meno: Arthur Theate (Rennes), Aaron Hickey (Brentford), Mattias Svanberg (Wolfsburg), Nicolas Viola (Cagliari), Federico Santander (Reggina), Luis Binks (Como), Andri Baldursson (NEC)
Una statistica interessante dalla scorsa stagione: Nella stagione 2020/2021 solo tre squadre avevano più recuperi palla offensivi del Bologna, nella scorsa invece solo sei squadre ne hanno meno.
Nel giorno di lancio della campagna abbonamenti il Bologna ha venduto tremila tessere. Una buona cifra, secondo Repubblica effetto dell’arrivo di Giovanni Sartori, storico direttore sportivo dell’Atalanta, fra i principali artefici di una delle storie sportive più entusiasmanti degli ultimi anni. Da anni i tifosi del Bologna aspettano un calciomercato di svolta e se la fiducia negli investimenti di Saputo sta evaporando, magari un grande ds sarebbe riuscito a migliorare la squadra passando per un’altra strada, quella delle idee e della progettualità. Il Bologna ci aveva già provato con Sabatini, ma non era andata benissimo. L’errore era sembrato, più che altro, concedere poteri limitati a un uomo che ama operare con i metodi dell’assolutismo monarchico.
È curioso allora che un’estate iniziata con la promessa di un calciomercato interessante stia proseguendo soprattutto con un bagno di cessioni e con quasi nessun nuovo giocatore arrivato. A dire il vero un paio di cessioni erano programmate, quelle di Svanberg e Hickey. Il primo troppo incostante e con un mercato allettante; il secondo autore di una grande stagione, ma con troppe offerte dalla Premier League per essere trattenuto. Svanberg è andato al Wolfsburg per 10 milioni più 2 di bonus. Hickey è stato comprato dal Brentford per 20 milioni più 2 di bonus; tutto pareva andare secondo i piani: due grosse plusvalenze per fare cassa e investire sul mercato e rinforzare la squadra, provando a elevarla dal limbo della mezza classifica. O almeno a regalarle un piazzamento meno anonimo, dalla forma più entusiasmante. Il problema è che dopo quelle due cessioni sono arrivate altre offerte difficili da rifiutare. Il Rennes si è trovato con un mucchio di soldi da spendere, frutto delle cessioni di Naguerd e Tel, e con un difensore da comprare. Così ha fatto una grossa offerta per Arthur Theate, il miglior difensore del Bologna della scorsa stagione, il giovane più interessante in rosa dopo Hickey. Il belga era stato appena riscattato per 6 milioni, e ora veniva venduto per 19. Sartori non poteva rifiutare, ma Theate è un giocatore più difficile da sostituire: un braccetto di sinistra della difesa che aveva contribuito a convincere Mihajilovic a passare definitivamente a una linea a tre. Nelle scorse settimane, seguendo una logica difficile da decifrare, il Manchester United ha fatto un’offerta per Marko Arnautovic e a quel punto è sembrata una congiura del calciomercato internazionale per indebolire il Bologna. Una squadra dai risultati modesti ma dai giocatori ambitissimi, a quanto pare. Che strano paradosso.
È difficile quantificare l’impoverimento tecnico del Bologna con le attuali cessioni. I tre giocatori partiti erano, per ragioni diverse, un ottimo motivo per guardare una partita del Bologna. Gli anticipi esuberanti in avanti di Theate, con la sua corsa potente e i capelli lunghi che danzano in progressione; l’intraprendenza offensiva di Hickey, il suo atletismo anglosassone; la completezza offensiva di Svanberg, una mezzala box-to-box incostante, ma capace di picchi notevoli nelle rare partite d’ispirazione. La loro cessione rende il Bologna una squadra meno interessante da guardare, ma non necessariamente meno forte. Si tratta di tre giocatori sostituibili senza stravolgere la struttura tattica di Mihajilovic. Diverso il discorso per Arnautovic, arrivato la scorsa stagione e diventato immediatamente il punto focale del gioco del Bologna, il sole attorno a cui gira tutta la squadra.
Arnautovic era arrivato nell’entusiasmo generale, promettendo i gol che la squadra non aveva mai avuto da quando era tornata in Serie A. Negli anni le reti della punta erano stati rimpiazzati dagli spunti individuali degli esterni offensivi - Barrow, Orsolini, Palacio - o dagli inserimenti puntuali di Roberto Soriano. Arnautovic non ha solo portato gol, però, ma è diventato il giocatore più influente della squadra, con i suoi movimenti incontro sulla trequarti, o quelli a defilarsi sull’esterno, con un desiderio costante di essere al centro del gioco. Attorno ai movimenti di Arnautovic, e al suo carisma, il Bologna si è aggiustato e ha trovato via via un’identità diversa da quella degli ultimi anni. Per questo la dirigenza, per una volta, si è opposta fermamente alla sua cessione, riuscendo per ora a trattenerlo. Sarebbe stato un duro colpo per la credibilità del progetto tecnico del Bologna, ma anche per la competitività della squadra.
Prima della scorsa stagione la squadra di Mihajilovic si era distinta come una delle squadre più aggressive senza palla. In un campionato fondato sull’equilibrio il Bologna era una squadra fondata sul rischio. Pressava in avanti con fasi di aggressione e riaggressione molto intense, che nelle giornate peggiori però non erano portate con la giusta precisione. Perdeva facilmente le distanze, concedendo transizioni facili agli avversari. Poche squadre offrivano la sensazione di fragilità del Bologna, una barchetta di carta alla deriva. La scorsa stagione era cominciata allo stesso modo, con 5 gol subiti dalla Ternana in Coppa Italia (L’eliminazione d’agosto è una piccola tradizione che quest’anno la squadra è riuscita a evitare) e 2 dalla Salernitana alla prima giornata. Mihajilovic è corso ai ripari: ha prima arretrato il baricentro nelle successive due partite, e usato la pausa per varare la difesa a tre (privata nel frattempo di Tomiyasu).
Mihajilovic ha accettato di scendere a compromessi più moderati, aggiungendo un difensore che assicurasse copertura nelle transizioni difensive. Non si tratta solo del modulo però perché il Bologna ha cambiato pelle. Ha arretrato il proprio baricentro, placato le proprie riaggressioni, abbassato l’altezza media degli interventi difensivi. Insomma, è diventata una squadra meno interessante ma più solida. Capace di meno picchi, in negativo e in positivo. Se nella stagione 2020/21 il Bologna era quarto nell’indice PPDA (che misura la quantità di passaggi concessi alla squadra avversaria prima della riconquista), nel 2021/22 si è posizionato a metà graduatoria. Alla fine la squadra si è piazzata a un tredicesimo posto che sa di mediocrità: una posizione in meno della stagione precedente (percepita comunque come negativa dai tifosi), anche se con cinque punti in più-
Il passaggio alla difesa a tre ha coperto alcuni problemi del Bologna, aprendone però altri.
Il cambio di modulo ha offerto copertura a giovani dal gioco intraprendente come Hickey, Dominguez e Theate, ha permesso ad Arnautovic di muoversi a piacimento, ma ha gettato in un purgatorio di indecifrabilità tutta la batteria di trequartisti del Bologna. Senza esterni offensivi quelli in rosa hanno dovuto provare ad adattarsi come attaccanti spalla di Arnautovic, con fortune diverse. Orsolini ha disputato una stagione sufficiente, Sansone è sembrato spaesato ma è stato Barrow la delusione più grande. Troppo restio al gioco spalle alla porta per essere schierato prima punta ma troppo attaccante per giocare esterno, il ruolo di seconda punta a girare attorno ad Arnautovic sembrava ideale per lui. Invece è stata la peggiore stagione in carriera: 6 gol e 6 assist e una sensazione fastidiosa di inconsistenza per quasi tutto l’anno. Barrow, soprattutto, è sembrato associarsi male con Arnautovic, che spesso gli andava a togliere ricezioni nella zona prediletta sul centro-sinistra.
Arnautovic al comando: indica il passaggio a Schouten, e quando quello gliela passa lui la gira di prima all'uomo che diceva lui (Soriano). Un pizzico passivo-aggressivo.
Non è chiaro quanto, oltre al cambio di modulo, sia l’onnipresenza offensiva di Arnautovic a togliere respiro a questi giocatori, privandoli di palloni e ricezioni. Come non è chiaro se il limitato impatto offensivo di Soriano sia spiegabile con la presenza del centravanti austriaco, oppure con il semplice invecchiamento umano. Di certo Soriano, uno degli incursori più efficaci della Serie A, è passato da 9 a 0 gol nel giro di una stagione. Un anno dopo il suo arrivo, insomma, Arnautovic è andato persino oltre le già alte aspettative su di lui, ma il Bologna si trova con soluzioni offensive impoverite, e quindi a dipendere fortemente dal suo centravanti. La squadra ha prodotto meno dell’anno prima - ha segnato 7 gol in meno e creato 44 xG, settima peggiore prestazione del campionato - ma è riuscita a convertirle meglio. Senza Arnautovic e con Palacio la squadra aveva sofferto una notevole underperformance mentre con l’austriaco, autore di 14 reti, alcune dall’alto coefficiente di difficoltà, si è stabilizzata, segnando più o meno quanto previsto.
Se il Bologna ha creato meno è anche perché ha pressato meno, l’inferiore aggressività ha tolto occasioni alla squadra di Mihajilovic, che superava i propri limiti qualitativi soprattutto accorciando il campo in avanti. Rispetto all’anno prima il Bologna ha anche perso verticalità, è una delle squadre del campionato con più passaggi corti tentati e con meno passaggi progressivi, segno che la presenza di Arnautovic non ha reso la squadra più diretta, anzi.
Nella prima partita ufficiale della stagione il Bologna è riuscito a schivare la trappola del Cosenza in Coppa Italia, e lo ha fatto con una prestazione in linea con la scorsa stagione: baricentro medio-alto, fasi di riaggressione sporadiche e difficoltà a creare occasioni pulite. Arnautovic si è confermato imprescindibile per la sua capacità di legare il gioco sulla trequarti, aggiungere qualità negli ultimi metri sia in rifinitura che in finalizzazione. Ha toccato moltissimi palloni e con un desiderio di incidere che non è sembrato intaccato dalle voci di mercato L’approccio mentale alla gara, comunque scrupoloso, è stata forse la nota più positiva, sottolineata anche da Mihajilovic.
Contro la Lazio il Bologna ha dato segnali contrastanti, in una partita pazza e dai mille volti. Ha iniziato bene la partita, con un’aggressività notevole, senza timore dei meccanismi di uscita del pallone della Lazio.
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Le due punte andavano sui due centrali della Lazio molto in alto, Soriano prendeva Cataldi davanti alla difesa mentre i tre difensori accettavano l’uno contro uno molto in alto con i tre attaccanti della Lazio. In quest’azione Maximiano è costretto a lanciare lungo e Soumaoro esce fortissimo su Zaccagni.
D’altro canto il Bologna ha mostrato uno dei suoi difetti storici, ovvero la gestione delle transizioni difensive, specie nelle marcature preventive. Nelle due azioni qui sotto i centrocampisti del Bologna sbagliano le uscite, aprendo spazio alle loro spalle, con la difesa che scappa all’indietro e la squadra quindi spezzata in due. Nella prima azione, dopo un calcio d’angolo, Schouten va in raddoppio su Cataldi ma scopre con troppa facilità il campo per Milinkovic-Savic. Il miglior giocatore della Lazio può correre in zona centrale senza pressione. Nella seconda azione i movimenti della mezzala serba manipolano i centrocampisti del Bologna. Nico Dominguez asseconda il suo istinto al pressing in avanti ma apre un corridoio enorme sul centro-sinistra che Lazzaro va a invadere. Soriano era il giocatore che cambiava l'atteggiamento senza palla della squadra: in fase di riaggressione poteva alzarsi molto in alto, ma in un secondo momento poteva abbassarsi a fianco di Schouten e Dominguez per formare un centrocampo a tre. Quando veniva bucata la prima fase di riaggressione, però, i centrocampisti del Bologna restavano in inferiorità numerica in mezzo e confusi sul da farsi.
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Tuttavia nel primo tempo il Bologna è stato molto bene in campo, e ha approfittato della superiorità numerica. Contro una difesa molto bassa Arnautovic ha mostrato le sue qualità spalle alla porta, che lo rendono un centravanti raro nel calcio contemporaneo. Il suo assist per Sansone in area è davvero d'alta scuola. Nel secondo tempo però, dieci contro dieci, la squadra non è riuscita ad adattarsi al nuovo contesto, anche psicologico, rifugiandosi in una difesa bassa e passiva che ha facilitato la rimonta avversaria.
Sansone ha giocato una buona partita, ma il Bologna ha bisogno di più precisione sotto porta.
A campionato già iniziato, il Bologna ha bisogno di intervenire sul mercato. Al posto di Theate si sta cercando di replicare l’operazione fortunata di un anno fa, prendendo un altro centrale dalla generosa accademia del Genk. Il Bologna sembra molto vicino al colombiano Lucumi. Un difensore mancino affidabile nei recuperi, e che dovrebbe garantire copertura al Bologna quando il campo si apre all’indietro. È un difensore più tradizionale rispetto a Theate, meno aggressivo nella difesa in avanti e meno propositivo col pallone (ma insomma, il belga era tra i migliori difensori del campionato per corse progressive, era difficile non peggiorare). Tuttavia Lucumi sembra avere un certo senso della posizione, un sinistro non male e l’abitudine a giocare a quattro non dovrebbe essere un grande problema. Dovrebbe essere lui il titolare, con in panchina Lykogiannis che ha giocato all’esordio contro la Lazio (ma che verrà utilizzato soprattutto come jolly, anche a sinistra) e l’altro nuovo acquisto Sosa, un 2002 uruguaiano che in Sudamerica giocava terzo centrale a sinistra. Ha un sinistro davvero notevole, specie nei cambi di gioco diagonali.
Un altro nome che sta circolando è quello di Flavius Daniliuc, centrale di 21 anni che era nelle rotazioni del Nizza lo scorso anno. È nato in Austria da genitori romeni emigrati dopo l’’89. È un centrale destro che ha giocato a sinistra di una difesa a quattro o a destra di una a tre. Ha un curriculum d’elite, con passaggi nelle accademie di Real Madrid e Bayern Monaco. Non abbiamo potuto vedere molto, ma sembra uno di quei difensori tosti nei contrasti, che cercano di mettere pressione fisica agli attaccanti. Per il resto in difesa bisogna augurarsi un’altra grande stagione di Gary Medel, apparso ringiovanito nel ruolo di difensore centrale
A sinistra Hickey è stato rimpiazzato da Lykogiannis e Cambiaso, che abbiamo visto anche a destra a piede invertito. Da quel lato quindi il Bologna ha accettato un piccolo ridimensionamento, accontentandosi di profili atleticamente affidabili ma che aggiungono poche soluzioni offensive. Anche se Cambiaso ha fatto vedere cose interessanti soprattutto negli attacchi del secondo palo in area di rigore (provate a prenderlo al Fantacalcio). Con il centrocampo che oggi appare il reparto migliore - Schouten e Nico Dominguez sembrano fatti per giocare l’uno con l’altro - è davanti che il Bologna ha bisogno di aggiungere soluzioni che sgravino di Arnautovic di un po’ di lavoro.
Si sono fatti nomi di giocatori creativi come Ilicic, Verdi e Ounas, che sarebbero difficili da inquadrare in un 3-5-2. Il Bologna però ha senz’altro bisogno di aggiungere qualità tecnica sulla trequarti e creatività (a meno di una miracolosa crescita di Emanuel Vignato). Arrivasse un profilo di quel tipo non è detto che Mihajilovic non possa tornare a quattro, o giocare con due trequartisti più puri (ora Soriano ha un ruolo ibrido). Le voci più insistenti però riguardano soprattutto prime punte prestanti. Sembrava vicinissimo Lucca, centravanti sovradimensionato del Pisa dalle potenzialità ancora incerte, ma l’inserimento random dell’Ajax ha rovinato i piani di Sartori (ancora una congiura internazionale contro il Bologna). Da settimane circola il nome di Strand Larsen, altra punta di quasi due metri forte nei duelli aerei. Cosa sta cercando di dirci il Bologna, che vuole lanciare di più verso un riferimento offensivo corpulento? In realtà l’attaccante più vicino in questo momento è Eldor Shomurodov, un profilo davvero peculiare e diverso da quelli appena nominati. Sa giocare poco spalle alla porta e preferisce defilarsi sui lati. È un attaccante generoso, che mette tanto atletismo e tanto lavoro senza palla nelle sue partite. Tanti scatti in pressing, in conduzione e tanti tagli dietro la difesa. Gli aspetti che forse avevano folgorato Mourinho per portarlo a Roma, prima di accorgersi che non aveva la qualità necessaria per giocare a quel livello. Non ha segnato molto finora in carriera, e non si capisce di preciso in che cosa potrebbe spiccare. Eppure le sue qualità fisiche e qualche spunto tecnico improvviso lasciano immaginare sempre qualcosa di promettente. Arnautovic, però, ha sofferto soprattutto l’incapacità associativa di Barrow accanto a lui e non è chiaro come con Shomurodov le cose possano migliorare.
L’uzbeko sembra un giocatore interessante, soprattutto per l’impatto fisico che può avere nel Bologna, ma dopo quelle cessioni è lecito aspettarsi qualcosa di più suggestivo. Alla conferenza di presentazione della sfida contro la Lazio Sinisa Mihajilovic si è presentato insieme ad Arnautovic, De Silvestri, Soriano e Medel. Sono i quattro senatori e attorno al gruppo e alla sua unione il tecnico ha insistito nelle sue parole. Sa che il Bologna finora è uscito indebolito dal mercato, ma anche che le colonne dello spogliatoio sono ancora tutte lì: «Come vedete ho portato con me quattro dei miei ragazzi perché siamo noi cinque che dobbiamo trascinare gli altri a fare meglio». A differenza di tanti allenatori del calcio italiano Mihajilovic non è andato davanti ai microfoni a chiedere acquisti: è il suo ultimo anno di contratto nel club più importante per la sua carriera da allenatore. Quello in cui è rimasto più a lungo e quello con cui ha sviluppato un legame emotivo che coinvolge la città, di cui è diventato cittadino onorario meno di un anno fa. Nel suo ciclo il Bologna non è mai stato davvero coinvolto nella zona retrocessione, ma non ha nemmeno mai lasciato immaginare qualcosa di più di un piazzamento di metà classifica. Forse è l’ultima possibilità per lasciare un segno più profondo, e un ricordo più dolce.
Miglior scenario possibile
I nuovi acquisti si integrano bene ma sono soprattutto i giovani rimasti a crescere. Schouten e Dominguez giocano una stagione impeccabile che pone le fondamenta del gioco del Bologna, Soriano ricomincia a segnare (5 gol a fine anno) e, soprattutto, Barrow ritrova la vena. Il gambiano segna solo una manciata di reti in meno di quelle di Arnautovic, che ne fa 14. Il Bologna arriva a un promettente decimo posto raggiungendo la soglia psicologica dei 50 punti.
Peggior scenario possibile
Il Bologna alla fine prende Shomurodov, che però non rappresenta un miglioramento significativo rispetto a quelli già in rosa. Sansone, Barrow e l'uzbeko, messi insieme, segnano 5 gol nel girone d'andata. Col Bologna poco sopra la zona retrocessione Arnautovic chiede la cessione in Premier League. Mihajilovic fa appello al senso di responsabilità del gruppo e in un modo o nell'altro funziona: il Bologna si salva all'ultima giornata in casa del Lecce, tra i fischi generali.
Giocatore chiave
Arnautovic è il giocatore chiave del Bologna ma questo lo avrete capito da tutta la guida. L'altro giocatore da cui bisogna aspettarsi miglioramenti è Nico Dominguez, autore di una grande stagione lo scorso anno prima dell'infortunio. Oltre ad aiutare il Bologna nella fase di riconquista, dovrà provare a migliorare anche la qualità del suo gioco di passaggi, e magari provare a essere più influente in fase di rifinitura.
Giocatore di cui avere la maglia
Mi sembra il momento giusto per comprare una maglia di Gary Medel, un giocatore davvero unico che sta vivendo una seconda carriera da difensore centrale. Non devo spiegarvi io che tipo di giocatore da calcetto dovrebbe comprarsi la maglia di Medel: difensore che gioca con i calzettoni bassi e che tira dalla propria porta, ha sempre la barba di due giorni ed entra in scivolata anche se non si potrebbe. Quando l'attaccante si lamenta dei calci gli spiega che il calcio non è la danza.