
Piazzamento lo scorso campionato: 5°
Chi ha in più: Martin Erlic, Thijs Dallinga, Nicolò Cambiaghi, Juan Miranda, Emil Holm, Naim Byar.
Chi ha in meno: RiccardoCalafiori, Joshua Zirkzee, Alexis Saelemaekers , Victor Kristiansen.
Una statistica interessante dalla scorsa stagione: Secondo i dati di StatsBomb, la scorsa stagione il Bologna ha concesso una media di xG a tiro di 0,07, un valore che equivale al novantaduesimo percentile del campionato e che fotografa perfettamente l’efficacia difensiva della squadra di Motta. Pur essendosi affermata come una delle realtà più innovative per la gestione del possesso, il ritorno in Champions del Bologna è passato anche dalla solidità difensiva.
Formazione tipo: (4-3-3) Skorupski; Holm, Posch, Beukema, Miranda; Fabbian, Freuler, Aebischer; Orsolini, Dallinga, Cambiaghi.
La scorsa stagione è stata per il Bologna una delle più entusiasmanti della storia. Il ritorno in Champions League dopo 60 anni, che già è un evento che si commenta da sé, è stato conquistato dalla squadra allenata da Thiago Motta attraverso un’identità di gioco unica e riconoscibile, un’alchimia magica che ha reso iconiche individualità come Calafiori o Zirkzee, ma che al tempo stesso è stata il risultato di un percorso tecnico iniziato l’anno prima, piuttosto in sordina. A una manciata di giornate dalla fine, nessuno si sarebbe stupito di vedere il Bologna scavalcare anche Atalanta e Juventus e finire al terzo posto, un traguardo poi sfuggito tra i fumi dei festeggiamenti per la precoce qualificazione in Europa.
Abbiamo ancora negli occhi le peculiarità più accattivanti di quel Bologna: i movimenti fluidi e profondi dei centrali difensivi, primi protagonisti nel processo di risalita del campo con il pallone sempre sotto controllo; il lavoro di cucito e pennello di Zirkzee; la danza negli spazi centrali di Ferguson e compagni. Thiago Motta era riuscito, con un sapiente lavoro di coinvolgimento, a distribuire responsabilità e libertà in maniera abbastanza omogenea, sfruttando molto anche il turnover, in cui era incluso persino il portiere. Una squadra che aveva tra i suoi caratteri più evidenti la fluidità di movimento col pallone, la preferenza per un attacco manovrato e paziente ma anche instancabile nei movimenti a supporto, e un’intesa collettiva che riusciva a compensare i limiti in termini di capacità di creazione di vantaggi nell’uno contro uno.
Una delle azioni simbolo di questa stagione: il movimento “a invadere” senza palla di Calafiori, la giocata di fino di Zirkzee.
Il Bologna era una squadra che attaccava “arrivando” negli spazi, piuttosto che facendocisi già trovare e, per farlo al massimo delle possibilità, Thiago Motta è arrivato a enfatizzare il coinvolgimento dei difensori per garantirsi sempre una soluzione interna di progressione, e qualche possibilità di trovare un uomo libero in più.
La stagione memorabile del Bologna si è retta anche su una efficacia difensiva di alto livello, con un approccio orientato all’aggressività e al controllo ravvicinato delle possibili soluzioni di passaggio degli avversari, andando a giocarsi con coraggio duelli e anticipi in ogni zona del campo. Secondo StatsBomb, la squadra di Thiago Motta è stata la prima squadra della Serie A per palloni recuperati in fase di pressing (entro cinque secondi da un’azione di pressione, cioè) sia per quelli recuperati in fase di riaggressione (quando si cerca di recuperare palla immediatamente dopo che è stata persa).
Tutto questo, però, ormai fa parte del passato. In estate, infatti, per il Bologna è cambiato molto: è cambiato l’allenatore, ma soprattutto è cambiata buona parte della squadra. Oltre alla cessione in Premier League di due dei principali protagonisti della cavalcata Champions, cioè Zirkzee e Calafiori, il Bologna infatti non ha riscattato il terzino sinistro Kristiansen dal Leicester e Saelemaekers, che è stato uno degli attori non protagonisti della squadra di Thiago Motta.
Certo, sono arrivati anche acquisti significativi. In difesa sono stati acquistati Erlic e i terzini Holm e Miranda, davanti il centravanti Dallinga dal Tolosa e Cambiaghi dall’Atalanta (anche se le ultime due stagioni le aveva passate in prestito all’Empoli). A tutto ciò va aggiunto anche il recupero di Lewis Ferguson, che dovrebbe tornare in campo tra ottobre e novembre dopo la rottura del legamento crociato del ginocchio (anche se inevitabilmente non è chiaro in che condizioni).
La novità più grande, però, rimane il cambio di guida tecnica: il prescelto per rimpiazzare Thiago Motta è stato Vincenzo Italiano. L’allenatore ha chiuso in chiaroscuro i suoi tre anni a Firenze, conquistando risultati che la Fiorentina non vedeva da tempo ma perdendo per due volte di fila la finale di Conference League. Italiano e staff si sono sicuramente fatti le ossa con l’esperienza di coppa alla Fiorentina, avendo per altro portato fino in fondo anche la Coppa Italia in tutte le stagioni. Sartori ha scelto un allenatore che forse non può più essere considerato emergente nel tipico senso della parola, ma che sembra abbia ancora molto da far vedere. Di certo è quello che spera adesso il Bologna.
Da un punto di vista tattico, comunque, è una scelta che ha senso. Gli stili di Italiano e Thiago Motta, infatti, non sono poi così lontani come forse potrebbe sembrare. Certo, se chiudiamo gli occhi e pensiamo alle ultime versioni di Bologna e Fiorentina con il pallone, ci appare subito un netto contrasto: se la prima era fluida e imprevedibile, la seconda troppe volte ha dimostrato di essere rigida e statica. In molti aspetti, però, il lavoro di Italiano ci suggerisce che una certa continuità con il lavoro di Motta può essere possibile, basti pensare all’utilizzo offensivo dei difensori centrali sin dall’esordio in Serie A a La Spezia, per arrivare fino a Martinez Quarta o Ranieri pochi mesi fa.

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Un altro aspetto che può trovare continuità con Italiano è la cura del pressing alto: con Motta il Bologna si è abituato ad agire con propositività e intensità quando la palla è dell’avversario; Italiano, che ha già dimostrato di essere capace di pensare fuori dagli schemi per ostacolare il palleggio avversario (pensate all’uso poco convenzionale del vertice basso in pressione sul corrispettivo avversario), di certo si troverà in un ambiente di lavoro che non sarà nuovo a questi concetti. Anche nella gestione della rosa, nella rotazione delle formazioni e nel turnover, i due allenatori hanno mostrato punti di contatto: ai tempi dello Spezia, Italiano dovette gestire una rosa di oltre 30 giocatori dando minutaggio a quasi tutti, mentre sono ancora freschi i suoi record di formazioni diverse consecutive a Firenze.
Anche Orsolini ha detto la sua sulle similitudini e le differenze tra i due progetti tecnici: «Sta nascendo un Bologna che cerca di mantenere le caratteristiche ci hanno portato alla cavalcata incredibile della scorsa stagione, inserendo però i concetti del nuovo mister, differenti da quelli di Thiago. Sicuramente rispetto al gioco di prima, dove c’era più una manovra corale ora c’è più attenzione su alcuni punti di forza, come l’uno contro uno sulle fasce, fare tanta densità in zona gol, mantenendo quell’attenzione nel fraseggio. Vogliamo sempre aggredire gli avversari nella metà campo e fare pressing».
Ovviamente non si può solo fotocopiare l’esperienza di Italiano a Firenze e applicarla su una squadra che è molto diversa. In altre parole, tutti questi discorsi hanno poco senso se non si ragiona sulle diverse caratteristiche dei singoli. Da questo punto di vista le incognite si moltiplicano, perché il Bologna sta cambiando molto attraverso il mercato.
Andato via Zirkzee con la sua creatività non convenzionale, il “peso” di Dallinga porterà caratteristiche molto diverse nell'occupazione dell’area avversaria, e un'intensità diversa in fase di pressione (come sottolineato dallo stesso attaccante del Bologna). Italiano potrebbe dar vita a ballottaggi interessanti ai fianchi del centravanti tra Orsolini, Ndoye, Cambiaghi e un rispolverato Karlsson. Le caratteristiche di Orsolini sia dal punto di vista della partecipazione alla finalizzazione che del contributo in termini di dribbling, lo rendono probabilmente il candidato principale sull’esterno a scapito di Ndoye, che invece ha mostrato di faticare un po’ di più a centrare la porta.
Anche la catena di sinistra tutta nuova composta da Miranda – Cambiaghi potrebbe essere funzionale per le lunghe occupazioni della trequarti avversaria ricercate da Italiano: il terzino spagnolo verosimilmente avrà un approccio da “binario” spingendo molto, con l’ex Empoli che invece può stringersi nel mezzo spazio rientrando sul destro. Va considerato anche che Lykogiannis potrebbe avere un po’ di spazio in più a inizio campionato grazie alla sua esperienza al Bologna e in Serie A (infatti nelle ultime amichevoli Italiano lo ha sempre schierato titolare). Per il resto della difesa, invece, rimarrà da capire se Posch ritornerà a giocare da centrale insieme a Beukema, oppure se Erlic troverà subito spazio, utilizzando il difensore austriaco come terzino destro “di contenimento”, adottando un approccio posizionale asimmetrico.
Se siete tra quelli che credono nel calcio d'agosto.
Curiosità anche per la composizione definitiva del trio di centrocampo, non solo per i nomi ma anche per posizionamenti e interpretazioni. La vena di incursione di Fabbian, per esempio, potrebbe trovare sfogo qualora Italiano optasse per un approccio più posizionale nell’ultimo terzo, tenendo l’ampiezza costante per poter riempire l’area con tanti uomini. Freuler, cresciuto tantissimo come primo riferimento davanti alla difesa, potrebbe agire anche da vertice solitario, ma non è da escludere una coppia con Nikola Moro o Aebischer con Fabbian e Ferguson, quando avrà recuperato, a ridosso della punta. Sono tante le combinazioni possibili, e il triplo impegno molto probabilmente ci confermerà la tendenza di Italiano a variare spesso.
Basterà per confermare una stagione che a tutti sembra irripetibile?
Miglior scenario possibile
Il Bologna disputa una stagione solida, assorbendo bene l’impegno europeo e andando in fondo in Coppa Italia, consolidando il proprio status da aspirante big della Serie A. Dallinga arriva in doppia cifra comodamente, mentre Orsolini e Cambiaghi rendono la vita sempre più difficile a Spalletti. Alla fine la squadra di Italiano riesce ad arrivare sesta, fuori dai posti utili per la qualificazione in Champions League, ma dando l’impressione che sia possibile costruire sull’exploit avuto nella stagione 2023/24.
Peggior scenario possibile
I tanti cambiamenti estivi si rivelano pesanti da digerire per l’ambiente, e una magra figura in Champions porta una nube di pessimismo che si riverbera sulle prestazioni in campionato. I nuovi acquisti sono degli oggetti misteriosi e nessuno dei protagonisti dell’anno precedente riesce a confermarsi. Il Bologna di Italiano sfiora addirittura la zona retrocessione tra gennaio e febbraio, poi al momento decisivo riesce a risollevarsi ma a fine stagione la classifica rimane comunque deludente: tredicesimo posto.
Giocatore di cui avere la maglia
Se vivete nel culto dei giocatori sottovalutati il nome giusto è Remo Freuler. Chissà magari potete farvi aggiungere anche “Remo” sulla maglia, cosa che vi darebbe ulteriore street cred.
Giocatori da prendere al fantacalcio
Con Riccardo Orsolini (la scorsa stagione 10 gol e 2 assist) si può fare un investimento sicuro quasi tutti gli anni anche grazie ai calci piazzati, ma se vi piace rischiare potrebbe valere la pena di puntare su Fabbian, che ha già dimostrato di vedere bene la porta e che potrebbe beneficiare del lavoro di occupazione dell’area richiesto da Vincenzo Italiano.