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Guida al Cagliari 2018/19
13 ago 2018
La presentazione della stagione della squadra sarda, che ha puntato tutto sul rombo di Rolando Maran.
(articolo)
10 min
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Chi in più: Lucas Castro (Chievo), Filip Bradaric (HNK Rijeka), Alberto Cerri (Juventus), Darijo Srna (Shakhtar Donetsk), Ragnar Klavan (Liverpool).

Chi in meno: Andrea Cossu (Ritiro), Senna Miangue (Standard Liegi).

Statistica interessante: In assenza di un’idea di gioco, l’anno scorso il Cagliari l’ha buttata spesso sul fisico. In Serie A è stata di gran lunga la squadra che ha vinto più duelli aerei (20.3 a partita) e che ha commesso più falli (16.1 a partita).

Da quando ne ha preso il controllo, rilevandolo nel giugno del 2014 da Massimo Cellino, Tommaso Giulini è sembrato intenzionato a trasformare il Cagliari da piccolo club in lotta per la sopravvivenza in Serie A in qualcosa di più. Le sue intenzioni, però, si sono sempre scontrate con una realtà avversa.

E così, i progetti per la costruzione del nuovo stadio sono stati rallentati dai guai burocratici derivanti dalla Is Arena, l’impianto voluto da Cellino dopo l’abbondono del Sant’Elia ma poi demolito per inagibilità, e dalla sua sostituzione con l’attuale Sardegna Arena (che verrà demolito e trasformato in parcheggio una volta concluso il nuovo stadio). Allo stesso modo, anche i colpi ambiziosi che la società incastona in ogni campagna acquisti dal ritorno in Serie A (Leonardo Pavoletti, Bruno Alves, Marco Borriello, Gregory van der Wiel, e adesso Darijo Srna) sono quasi tutti scomparsi senza lasciare traccia.

È stata la scelta degli allenatori, però, l’aspetto che più di tutti ha frustrato le ambizioni del nuovo presidente. All’inizio del primo anno della nuova gestione venne scelto Zeman, per cercare di combinare una rosa giovane con un gioco offensivo e spettacolare. La scommessa non funzionò, e dopo una stagione da tre esoneri, il Cagliari retrocesse in Serie B. Dopo un anno di purgatorio, il Cagliari è tornato in Serie A con Massimo Rastelli, un allenatore più conservativo e dall’identità di gioco poco chiara. Rastelli non ha mai convinto del tutto per via di un gioco poco appassionante e, dopo un discreto 11esimo posto nella stagione 2016/17, è stato esonerato a metà ottobre dello scorso anno, dopo un avvio di stagione da incubo (6 sconfitte nelle prime 8 partite di Serie A).

Alla luce del fallimento anche della gestione dell’eterno Caronte Diego Lopez, che è riuscito a salvare il Cagliari dalla retrocessione solo all’ultima giornata, la società ha cercato di fare tesoro degli errori del passato. Il Cagliari è sembrato voler salvare il poco di buono delle esperienze con Rastelli e Zeman, puntando su un allenatore che avesse sia esperienza delle asperità del calcio italiano che un’identità di gioco chiara e definita, e cioè Rolando Maran.

Perché Maran

Nonostante abbia chiuso il suo ciclo al Chievo in maniera disastrosa, con un esonero arrivato a seguito di una striscia di risultati horror da 2 vittorie in 21 partite, Rolando Maran ha dimostrato nella sua esperienza veronese di possedere alcune qualità molto importanti nel suo bagaglio da allenatore: la capacità di motivare un gruppo esperto a cui non poter promettere niente se non la permanenza in Serie A; e, per l’appunto, il saper trasmettere anche a una piccola squadra un’identità di gioco, capace di sopperire alle inevitabili lacune tecniche e fisiche della rosa.

Anche includendo la seconda parte della sua ultima stagione, poi, il suo impatto sui risultati è stato indubbio: dal 2014 al 2018, periodo che corrisponde alla sua permanenza sulla panchina gialloblù, il Chievo ha fatto 176 punti, 7 in meno del Genoa e 9 in più dell’Udinese. In altre parole, Maran aveva trasformato il Chievo da piccolo club in lotta per la salvezza ad uno della classe medio-bassa della Serie A.

La speranza del Cagliari, ovviamente, è che l’allenatore di Trento possa applicare il suo effetto moltiplicatore anche sulla rosa rossoblù, che, per certi versi, è simile a quella del Chievo: una media età molto alta (la quinta più alta della Serie A: 27,2 anni; quella dei “clivensi” è di 27,5), un cuore di giocatori più o meno avanti con gli anni che hanno finito per ingrigirsi dopo tanti anni di Serie A (Cigarini, Ionita, Dessena, Padoin, Farias, Pavoletti, Sau), un piccolo manipolo di giovani da valorizzare (Cragno, Romagna, Barella).

A Verona, Maran ha costruito un gioco peculiare, fondato sul 4-3-1-2 a rombo ma senza fare affidamento sui vantaggi che di solito attribuiamo a questo modulo: superiorità numerica a centrocampo, moltiplicazione delle linee di passaggio, dominio del possesso. Al contrario, il gioco del Chievo si fondava principalmente su un’identità fluida che alternava fasi di attesa senza palla con il baricentro basso e transizioni veloci in verticale, e fasi più aggressive con pressing alto, riaggressione e ripartenze.

Il dubbio, con il passaggio al Cagliari, e se Maran volesse provare ad applicare questa identità su una rosa diversa, o se al contrario decidesse di optare per un modulo e dei principi diversi, magari più adatti ai giocatori che aveva a disposizione.

Rombo cagliaritano

Il precampionato del Cagliari non ha lasciato molti dubbi, in questo senso: Maran ha giocato tutte le amichevoli più importanti con il 4-3-1-2 a rombo, e quasi sempre con gli stessi uomini. D’altra parte, anche l’acquisto di Lucas Castro, probabilmente il giocatore più importante del suo Chievo dopo Valter Birsa, indica la volontà chiara da parte dell’allenatore di Trento di voler innestare l’identità clivense nel DNA del Cagliari. La sfida che si pone di fronte a Maran, quindi, è di capire quali accorgimenti fare per cucire questo abito su una rosa tecnicamente e fisicamente diversa.

Le amichevoli estive giocate qualche prima indicazione l’hanno lasciata. Innanzitutto, Maran sembra voler far più affidamento al recupero alto del pallone come fonte di gioco. Il Cagliari è una squadra più fisica del Chievo, in grado di mettere in campo un pressing alto intenso per tutti e 90 minuti, e infatti già nel precampionato si è vista una grande aggressività nonostante una preparazione fisica per forza di cose non ancora perfetta. I meccanismi sono quelli già visti al Verona: i due attaccanti salgono sui due centrali avversari, il trequartista sul vertice basso di centrocampo, le due mezzali sui terzini, mentre la difesa accorcia in avanti verso centrocampisti e attaccanti avversari.

Il pressing alto del Cagliari contro l’Atletico: Pavoletti su Godin, Farias su Gimenez, Cossu (schierato da trequartista) su Saul, Barella su Juanfran. La squadra di Simeone riesce ad uscire dall’impasse con una bella diagonale di Gimenez verso Koke.

Il voler trovare una fonte di gioco alternativa, forse, rivela anche la preoccupazione di Maran di fronte ad una rosa che non fa certo della creatività il suo punto di forza principale. Se escludiamo il portiere Cragno, che aiuterà il Cagliari a gestire il possesso basso sotto pressione grazie al suo ottimo gioco con i piedi, il resto della difesa sembra essere piuttosto conservativa con il pallone tra i piedi. Forse anche per questo la società ha deciso di acquistare negli ultimi giorni di mercato Ragnar Klavan dal Liverpool. Il centrale estone è molto legnoso in grandi spazi, e dovrà quindi adattarsi al gioco verticale di Maran, ma ha un sinistro molto educato nei lanci e può garantire un dominio quasi assoluto nei duelli aerei.

I due terzini, invece, che a Chievo venivano molto sollecitati per risalire il campo sembrano essere in questo caso meno dotati in fase di impostazione. Faragò e Lykogiannis sono due esterni molto fisici e dalla grande corsa, ma di sicuro sono meno creativi nel trovare i compagni sulla trequarti rispetto a Cacciatore e Gobbi. Sotto questa luce, appare meno campato in aria di quanto non sembri l’acquisto di Darijo Srna, che potrebbe dare almeno un po’ di qualità sull’esterno destro.

È il centrocampo, il cuore pulsante del gioco di Maran, ad essere però il reparto intorno a cui si addensano più dubbi. Nel precampionato il vertice alto del rombo è stato quasi sempre occupato da Ionita, un giocatore estremamente dinamico e che aprirà molti spazi agli attaccanti con i suoi tagli interno-esterno, ma che non ha certo la capacità di lanciare i compagni in verticale di Valter Birsa.

Il dinamismo di Ionita nell’amichevole contro il Fenerbahce. Qui il taglio in profondità del centrocampista moldavo viene servito da un bel filtrante di Faragò.

Un’alternativa potrebbe essere Joao Pedro, che aveva fatto bene come vertice alto del rombo di Rastelli all’inizio della scorsa stagione. Il brasiliano, che tornerà dalla squalifica per doping il 16 settembre, ha uno stile di gioco un po’ troppo compassato per gli standard di Maran, ma potrebbe garantire qualità tra le linee.

Non bisogna dimenticare che il gioco offensivo del Chievo era tecnicamente e fisicamente molto impegnativo, perché richiedeva ai suoi giocatori di andare in andare in porta in verticale attraverso i corridoi centrali nel minor tempo possibile. Il rischio che può correre il Cagliari, in questo senso, è che, senza la sufficiente qualità in mezzo al campo, il gioco finisca per inaridirsi, appiattendosi sul pressing e sul recupero delle seconde palle distribuite di testa da Leonardo Pavoletti (o da Alberto Cerri, arrivato dalla Juventus come sua riserva).

Chi farà i gol?

Proprio l’attaccante livornese sarà fondamentale per coprire una delle debolezze croniche del gioco di Maran, e cioè la scarsa produzione offensiva. Per lo stesso motivo, ci sono invece più dubbi sul suo compagno d’attacco, che avrà l’ingrato compito di coniugare un costante movimento senza palla con la sufficiente lucidità sotto porta, come accade sempre alla seconda punta del 4-3-1-2.

Nel precampionato ha giocato quasi sempre Diego Farias, che nelle ultime due stagioni però ha dimostrato di non avere una grandissima vena realizzativa segnando appena 8 gol. In questo senso, potrebbe essere una perdita tecnica più rilevante di quanto non sembri il ritorno in prestito al Perugia di Kwang-Song Han. Lo scorso anno, in Serie B, il giocatore nord-coreano aveva messo in mostra una tecnica di base e un set di movimenti da attaccante puro, segnando 7 gol in 17 partite, e poteva sicuramente tornare utile almeno nelle rotazioni.

Insomma, per Maran dimostrare di poter esportare un’identità tattica efficace anche al di fuori del Chievo non sarà facile, e non è escluso che abbia bisogno di un periodo di studio per trovare gli accorgimenti giusti. Ma la responsabilità sulle sue spalle è persino più gravoso: è dal suo lavoro, infatti, che dipende la speranza di Giulini di far uscire finalmente il Cagliari dal purgatorio della parte bassa della classifica.

Giocatore di cui avere la maglietta

Darijo Srna è alle sue ultime stagioni da professionista ed è un giocatore di culto che avevamo smesso di sperare che potesse venire a giocare in Italia. La sua maglietta del Cagliari è imprescindibile.

Giocatore da comprare al Fantacalcio

Tutti si butteranno, giustamente, su Pavoletti, che con ogni probabilità sarà il faro offensivo della squadra. Ma nel gioco di Maran gli attaccanti finiscono per non segnare molto e quindi forse è meglio investire sui centrocampisti, che sono sempre invitati a buttarsi in area. In questo senso, Castro, che ha già dimostrato al Chievo di avere una buona vena realizzativa (11 gol e 11 assist in tre stagioni di Serie A), potrebbe essere un acquisto dal miglior rapporto qualità/prezzo.

Miglior scenario possibile

Il Cagliari parte a razzo diventando subito una versione fisicamente potenziata del Chievo. Giocare alla Sardegna Arena diventa un incubo per tutti, dove ogni partita viene trasformata in un inferno di pressing e seconde palle. Dopo aver sfiorato il sesto posto a metà campionato, la squadra ottiene la salvezza ad inizio marzo e inizia a rilassarsi. Iniziano gli esperimenti e i risultati peggiorano, ma il Cagliari riesce comunque a chiudere il campionato con un ottimo decimo posto.

Peggior scenario possibile

Il gioco di Maran si dimostra poco adatto ai giocatori del Cagliari ma l’allenatore trentino non riesce a trovare soluzioni. L’attacco fa fatica a trovare la porta e la squadra si aggrappa disperatamente alla sua solidità difensiva: dopo un paio di vittorie iniziali che fanno sperare per il meglio, il Cagliari inanella una striscia di 7 pareggi consecutivi che fanno intravedere il peggio. In autunno la squadra sarda entra in una drammatica crisi di risultati che porta all’esonero di Maran e all’eterno ritorno di Diego Lopez. Il Cagliari rimane impantanato per l’ennesima volta nella lotta per non retrocedere, riuscendosi a salvare solo all'ultima di campionato.

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