• Euro 2024
Emanuele Mongiardo

Guida alla Croazia

La Croazia si presenta in Germania con gli stessi protagonisti di sempre.

Il tempo sembra essersi fermato intorno alla Nazionale di calcio della Croazia. Passano gli anni, il calcio si trasforma, ma i nomi con cui affronterà Euro 2024 sono quelli di sempre. In panchina siede ancora Zlatko Dalić, a centrocampo Brozović e Kovacić saranno gli scudieri di Luka Modrić, mentre Perišić continuerà ad arare la fascia. Intorno a loro tutta quella pletora di comprimari che hanno contribuito a trasformare la Croazia in una delle squadre più competitive al mondo: Livaković, Pašalić, Vlasić, Kramarić, Petković, Marko Pjaca (!), reduce da una discreta stagione al Rijeka. In panchina ci sarà persino Damagoj Vida. Verrebbe da chiedersi dove siano Rakitić e Subasić, e perché no, anche Šrna e Čorluka a questo punto.

 

Come sempre, la Croazia ha ottenuto il pass per gli Europei dopo aver disputato un girone di qualificazione piuttosto grigio, dove si è fatta scavalcare dalla Turchia. La certezza di volare in Germania è arrivata solo all’ultima giornata del girone, quando si è assicurata il secondo posto davanti al Galles. Nessun allarme comunque, visto che parliamo di una squadra che dà il meglio nelle sfide a eliminazione diretta.

 

Come giocherà la Croazia

La formazione titolare dovrebbe essere simile a quella vista nell’ultima amichevole col Portogallo. Nel 4-3-3 di partenza in porta ci sarà Livaković. In difesa, assodato che il terzino destro sarà Stanisić del Bayer Leverkusen, il resto degli uomini dipenderà dalla posizione di Gvardiol. A Euro 2020 e ai Mondiali in Qatar Dalić aveva usato il giocatore del Manchester City da difensore centrale. Il nuovo ruolo cucitogli da Guardiola, però, ha convinto il CT a sperimentarlo da terzino sinistro nelle ultime uscite, proprio come nel club. Qualora dovesse agire da laterale, al centro dovrebbero giocare Šutalo (non l’ex Atalanta) e il leccese Pongracić; se invece Gvardiol tornasse al centro, il terzino sinistro sarebbe Borna Sosa. Il centrocampo, non c’è bisogno di specificarlo, sarà composto da Brozović, Kovacić e Modrić. In attacco, le quotazioni di Perišić sono in ribasso dopo l’infortunio al crociato che lo ha tenuto fuori per gran parte della stagione. Le ali, allora, dovrebbero essere due mezzepunte a piede invertito come Kramarić a sinistra e Majer a destra. In avanti sarà ballottaggio tra la tecnica indolente di Bruno Petković e il gioco aereo di Ante Budimir, autore di 17 gol in 33 partite di Liga con l’Osasuna. Più dietro nelle gerarchie, Vlasić e Pasalić rappresentano un’alternativa sia come mezzali sia come false ali.

 

Al netto dei pochi dubbi sulla scelta dei titolari, l’idea di gioco della Croazia è quella che conosciamo. Una squadra che ama gestire il pallone, in cui i tre centrocampisti si addensano sullo stesso lato per uscire dalla pressione e lanciare gli attacchi o, in alternativa, per mantenere il possesso e raffreddare i ritmi. Tra i tre, di solito Modrić parte alla stessa altezza di Brozović; poi, dopo aver scambiato il possesso, si alza tra le linee per farsi ridare palla.

 

Al palleggio di Modrić, Brozović e Kovacić si aggregano spesso le due ali, Majer e Kramarić, che più che attaccanti sono dei centrocampisti aggiunti, che amano abbassarsi per toccare il pallone. Il loro atteggiamento fa si che la Croazia non occupi l’ampiezza in maniera fissa.

 

La Croazia sviluppa a destra dove Modrić va da Majer che viene incontro (fuori inquadratura).more
Modric si smarca e chiama il passaggio di ritorno a Majer. Nel frattempo dal lato opposto anche Kramarić collassa sul lato palla. In un secondo momento Modrić va da Kramarić e si fa restituire il pallone in zona più avanzata.more

 

In particolare, sulla sinistra, con Kramarić che si allontana dalla fascia, Gvradiol potrebbe avere facoltà di avanzare e puntare l’uomo come se fosse lui l’ala, in modo simile a quanto visto nel City: Gvardiol è imponente ma rapido coi piedi e in più gioca a piede invertito, quindi se punta l’uomo può rientrare per calciare in porta. Un giocatore tanto atipico può essere una variabile difficile da leggere per gli avversari, soprattutto nel calcio per Nazionali.

 

Un esempio di quanto poco sia ortodosso il modo di sviluppare della Croazia. Sulla fascia destra collassano non solo i tre centrocampisti, ma anche tutte e due le ali. Sul lato opposto, a sinistra, resta tutta la fascia libera per l’avanzata di Gvardiol. La Croazia fa saltare il pressing portoghese con il “tilt” sul lato destro del campo, poi Brozović raggiunge Gvardiol con un cambio gioco. Il difensore del Manchester City avanza, raggiunge il limite dell’area, rientra sul destro e calcia.

 

Certo, se Gvardiol viene schierato da terzino sinistro la Croazia perde un po’ di solidità al centro. Dalić dovrà bilanciare con cura gli ingredienti a disposizione. In ogni caso la Croazia ama difendere in un blocco medio o anche medio-basso. La squadra vuole rimanere compatta per proteggere centrali che, Gvardiol a parte, sono macchinosi, e consentirgli di spezzare la linea sul limite dell’area. Se poi ci sarà da difendersi nei propri sedici metri, la squadra di Dalić non avrà paura di sporcarsi le mani.

 

Nonostante il talento e la pelle dura, comunque, la Croazia rimane una squadra con qualche problema in fase di rifinitura, un po’ per il gioco un po’ naif nell’ultimo terzo di campo, un po’ perché mancano ali che saltino l’uomo. La scelta della punta, poi, inciderà sul modo di attaccare. Le qualità aeree di Budimir potrebbero rappresentare una scorciatoia per arrivare al cross, la tecnica di Petković, invece, renderebbe ancora più fitto il palleggio di Modrić e compagni.

 

In ogni caso, la Croazia è la Nazionale che conforta chi vuole avere la rassicurazione che certe cose non cambieranno mai. Non è solo una questione di nomi, ma anche di stile di gioco. Una squadra che assomiglia solo a sé stessa nel panorama contemporaneo, che si schiera col 4-3-3 ma che in rosa ha una sola ala, Perišić, e che per il resto interpreta il calcio con semplicità perché ha il talento sufficiente per poterselo permettere. Così la Croazia lascia il pallone agli avversari e abbassa il baricentro. Poi, in determinati momenti della partita, Modrić, Brozović e Kovacić si impossessano della sfera, si avvicinano tra di loro a proprio gusto e tengono il pallone fin quando lo decidono loro. In questo modo le partite contro la Croazia diventano lunghe fino allo sfinimento per gli avversari, un vero e proprio enigma, di fronte a un blocco solido che potrebbe passare 90’ minuti a difesa della propria porta e a un centrocampo che potrebbe decidere di non perdere mai il pallone semplicemente passandoselo e seguendo l’istinto.

 

È così che la Croazia è diventata una Nazionale difficilissima da battere nella partita secca, e che oltretutto non si scoraggia quando va sotto nel punteggio. Basterebbe chiedere a Brasile e Inghilterra, per citare due squadre più forti che però non hanno trovato risposte all’imperscrutabile gioco della squadra di Dalić. O anche alla Spagna, che per sconfiggerla a Euro 2020 ha avuto bisogno dei supplementari.

 

Le partite della Croazia potranno sembrare noiose, nel senso canonico del termine, ma quanto fascino c’è nel mistero di una squadra del genere, tanto “antica” quanto sfuggente? Una squadra che, dagli ottavi di finale in poi, entra in campo con la consapevolezza che non bisogna per forza vincere: basta far trascorrere i novanta minuti, meglio ancora se passano anche i supplementari, perché poi, dagli undici metri, grazie a Livaković e ai rigoristi ad uscirne viva è quasi sempre la Nazionale di Dalić. Con lui in panchina, da Russia 2018 cioè, la Croazia non ha mai vinto una sfida a eliminazione diretta nei 90’; in compenso ne ha superate ben quattro ai rigori (contro Danimarca e Russia nel 2018, contro Giappone e Brasile nel 2022).

 

L’ultimo Europeo di Luka Modrić?

Se abbiamo questa impressione di una Croazia sempre uguale a sé stessa, la maggior parte del merito è da ascrivere a Luka Modrić. Il centrocampista del Real Madrid si appresta a vivere il suo quinto Europeo (giova ricordarlo, Modrić a ventitré anni era stato inserito dall’UEFA nell’undici ideale di Euro 2008) e, in generale, il suo nono grande torneo con la Croazia. È ancora lui a definire lo stile della squadra e non potrebbe essere altrimenti. Quando si ritirerà Modrić, allora la Croazia sarà costretta a cambiare modo di giocare a calcio. Fino ad allora, la squadra di Dalić si rifletterà nella sua capacità magnetica di tenere palla e scambiarla con Brozović e Kovacić. A differenza degli altri Mondiali ed Europei a cui ha partecipato, però, stavolta il numero dieci vive una situazione nuova: è reduce da una stagione da riserva del Real Madrid. L’impiego più limitato nel corso della stagione gli permetterà di arrivare in Germania con maggior freschezza? Oppure dovremo abituarci all’idea che Modrić non sia più lo stesso non solo col Real Madrid, ma anche con la Croazia?

 

Di certo Modrić avrà qualche limitazione rispetto agli anni precedenti e allora i suoi compagni dovranno aggiungere qualcosa per mascherare l’età del loro capitano. Chi potrebbero fornire nuovo fosforo al gioco della Croazia potrebbe essere Martin Baturina (l’accento è sdrucciolo), forse il nome più interessante tra le nuove leve della Nazionale balcanica. Baturina ha solo tre presenze con la maglia a scacchi bianchi e rossi, ma si capisce al primo tocco che possiede lo stesso DNA di Modrić e Kovacić. Un centrocampista senza un ruolo preciso, che aveva iniziato come mediano o mezzala e che adesso fa il trequartista o addirittura il falso esterno nella Dinamo Zagabria, elegante nel portare palla in zone centrali. Alle classiche qualità da centrocampista croato Baturina aggiunge un ottimo tiro dalla media distanza, sia col destro che col sinistro. Se Dalić gli concederà dei minuti sarà il giocatore più interessante da seguire della Croazia. Dopo Modrić ovviamente, nella speranza, non del tutto peregrina vista la sua tempra, che quello in Germania non sia il suo ultimo Europeo.

 

Dove può arrivare

Inserita in uno dei gironi più difficili insieme a Spagna e Italia, la Croazia potrebbe accontentarsi anche del terzo posto proprio per il modo in cui è solita affrontare le partite secche. Potenzialmente si tratta di una squadra che può puntare alle semifinali e, perché no, anche a una finale. Certo, la squadra di Dalić ha dato il meglio ai Mondiali, non agli Europei. Inoltre, arriverà con più incognite del solito. I suoi giocatori migliori avranno due anni in più rispetto al Qatar. Come per Modrić, poi, l’interrogativo sullo stato di forma aleggerà anche intorno a Brozović, l’altro giocatore che definisce lo stile della Croazia: quanto avrà inciso sulla sua condizione il fatto di essersi trasferito in Arabia Saudita? Se Dalić avrà risposte positive allora potrà lottare per arrivare in fondo. Altrimenti, la Nazionale balcanica correrebbe il rischio di uscire già agli ottavi di finale. Passano gli anni, ma inquadrare la Croazia e i suoi campioni rimane impossibile.

 

 

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Emanuele Mongiardo nasce a Catanzaro nel 1997. Scrive di calcio su "Fuori dagli schemi" e di rap su "Four Domino".