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Guida ufficiosa al Divisional Round di NFL
15 gen 2025
→ Il miglior weekend di football della stagione è alle porte.
(copertina)
IMAGO / Newscom World
(copertina) IMAGO / Newscom World
Le Wild Card sono alle spalle, e questo vuole dire solo una cosa: il miglior weekend di football della stagione è alle porte. Ecco le preview delle quattro sfide che compongono il Divisional Round, il meglio che la NFL possa offrire in questo momento: i campioni in carica e i loro problemi offensivi, i due principali candidati al premio di MVP, running back che hanno cambiato il volto delle loro squadre. Insomma, tutto ciò di cui avete bisogno per arrivare preparati alle quattro sfide del weekend.
TEXANS @ CHIEFS
Cominciamo dalla partita che vede impegnati i campioni in carica di Kansas City in casa contro Houston, rematch della partita giocata poche settimane fa. I Chiefs edizione 2024 sono una squadra molto diversa da come siamo abituati a immaginarli. I quattro volte campioni NFL hanno chiuso la stagione all’ottavo posto in offensive DVOA, rivelandosi quindi un attacco molto efficiente. La realtà, però, è che i numeri non raccontano tutto, e infatti la squadra di Andy Reid ha fatto sorprendentemente fatica a muovere il pallone.
Kansas City paga l’assenza di un vero ricevitore numero uno, e nemmeno Travis Kelce ormai, per quanto non un ricevitore di ruolo, è più un grado di sobbarcarsi questo ruolo. L’attacco è diventato sempre più orizzontale complice anche l’assenza di attaccanti che sappiano vincere gli uno contro uno con un minimo di continuità. A riprova di ciò, Mahomes ha chiuso la stagione con 6.2 yard aeree per passaggio tentato, terzo peggior dato in NFL, e 2300 delle sue 3928 yard (minimo in carriera) sono arrivate dopo la ricezione.
L’altro motivo che giustifica la prevedibilità dell’attacco dei Chiefs è l’ampio utilizzo da parte degli avversari delle coverage con due safety. Ormai questo tipo di coperture è diventato sempre più comune in NFL, vista l’abbondanza di grandi ricevitori e di QB con braccia forti, quindi non è certo un trattamento esclusivo riservato ai Chiefs. Ma quindi che cosa sa fare bene l’attacco di KC? Banalmente (e credetemi che è tutt’altro che banale) sfruttare le debolezze avversarie a proprio vantaggio, ad esempio regolandosi al volo in base al tipo di marcatura affrontata. Ad esempio, se le difese proteggono il fondo del campo per impedire i passaggi profondi, ci sarà sicuramente più spazio per le corse dei running back. Isiah Pacheco, il titolare del backfield, ha vissuto una stagione travagliata tra un infortunio alla gamba e uno al costato; al suo posto è tornato Kareem Hunt, che a KC aveva iniziato la carriera, rivelandosi un’acquisizione sorprendente.
Hunt, tra l’altro, ha affrontato box da 8 o più uomini solo nel 17% dei propri snap offensivi, segno che le probabilità di avere un numero di bloccanti pari o superiori a quello dei difensori è molto alto. Per indurre le difese a coprirsi sul fondo, è necessario uno schieramento con quanti più ricevitori possibile, e non a caso i Chiefs si sono disposti in 11 personnel nel 47.8% dei propri possessi offensivi. Da qui, i movimenti degli attaccanti rivelano le intenzioni della difesa:
In questo caso, con tre ricevitori già sull’esterno viene fatto spostare un quarto, per far allargare il linebacker esterno e aprire il campo. La scelta, infatti, non è quella di passare ma di correre con una semplice inside zone, che frutta 9 yard a Pacheco.
Nella sfida di week 16 abbiamo visto la linea offensiva dei Texans, il punto debole dell’attacco, reggere almeno fino agli scampoli finali del primo tempo. Da quel momento, la difesa dei Chiefs è riuscita ad avere la meglio, soprattutto con i blitz ma anche semplicemente sfinendo la OL: tanta difesa a uomo, il reparto ricevitori di Houston (privo di Tank Dell e Stefon Diggs) incapace di farsi trovare e la linea offensiva che è collassata attorno a Stroud.
KC ha chiuso il 2024 all’ottavo posto in defensive DVOA, frutto di una difesa ricca di talento, pur senza un uomo che monopolizza i game plan avversari – un Watt, Bosa o Parsons, per intenderci – e allenata alla grande da Steve Spagnuolo. Chris Jones è l’uomo di punta in una difesa che non crea tanto a livello di sack (39), ma che rende difficile la vita agli attacchi avversari tramite i blitz (quarta per frequenza) e a una secondaria che gioca frequentemente a uomo, peraltro con ottimi risultati. Non è solo il front 4: ci sono anche i linebacker – di cui parleremo tra poco – e defensive back come Joshua Williams e Nazeeh Johnson che offrono supporto contro le corse vicino alla linea di scrimmage.
Questo è un esempio di fire zone blitz: niente di complicato ma molto efficace. Un linebacker e un defensive back attaccano la linea di scrimmage mentre uno dei defensive lineman scala in coverage. Qui Tranquil attacca centralmente, tenendo occupato il running back, che deve ‘raccogliere’ il blitz. Questo però libera per forza di cose il cornerback, che può arrivare a Stroud senza problemi.
Come accennato prima, la linea offensiva di Houston ha azzoppato l’attacco durante tutta la stagione, creando problemi a Stroud (54 sack concessi, terzo peggior dato di Lega) e al running game. Blake Fisher, il right tackle di riserva, è nettamente il punto debole del reparto, come visto a più riprese anche nella sfida di week 16 tra le due squadre. Tytus Howard aveva già palesato difficoltà nel ruolo naturale – right tackle – prima di essere spostato in quello di guardia sinistra dopo l’infortunio di Shaq Mason: sia lui che Laremy Tunsil, left tackle, soffrono molto gli stunt, quegli ‘incroci’ tra difensori in cui i bloccanti devono saper comunicare. Nella partita di Kansas City tutti gli o-linemen di Houston hanno sofferto, chi prima o chi dopo, durante la partita:
Nel primo caso, i Chiefs si dispongono con un Nascar package, ovvero uno schieramento con quattro defensive end su tutta la linea di scrimmage, per massimizzare la pass rush senza dover ricorrere ai blitz. Nel secondo caso, Chris Jones, defensive tackle ma impiegato frequentemente sull’esterno, svernicia Tunsil costringendo Stroud a scalare la tasca. Il suo passaggio viene poi deviato da Karlaftis sull’altro lato della linea.
Dove allora Houston può provare a mettere in difficoltà i Chiefs? Si ritorna al discorso iniziale, quello relativo a un reparto ricevitori che fatica terribilmente a creare separazione se non, talvolta, con la velocità sul profondo. Come visto anche sabato scorso, i Texans hanno una ricetta che funziona quasi sempre: pass rush efficace e cornerback forti. Will Anderson ha banchettato contro la linea offensiva dei Chargers, in particolar modo quando veniva impiegato in situazioni di stunt. Derek Stingley, invece, è uno dei migliori cornerback della Lega, e la convocazione al Pro Bowl 2025 ne è, almeno in parte, una testimonianza. In questa stagione l’ex LSU ha concesso ai diretti marcatori 4.9 yard per target; su 42 target oltre le 10 yard, ha concesso solo 9 ricezioni deviando 12 passaggi, per NFL Next Gen Stats.
Se il reparto ricevitori dei Chargers è stato annientato, Ladd McConkey a parte, quello dei Chiefs rappresenta indubbiamente una sfida maggiore. La difesa di Houston ha i mezzi per tenere la partita aperta e dare una chance al proprio attacco e a Stroud. Venire via dall’Arrowhead con una vittoria, però, a maggior ragione con un reparto ricevitori decimato, è davvero dura.
RAVENS @ BILLS
Decisamente la sfida più affascinante di questo weekend di Divisional: a Buffalo si sfidano infatti i due principali candidati al premio di MVP, Lamar Jackson e Josh Allen. Dietro la grandissima stagione dei due QB ci sono vari motivi: quello più evidente riguarda il gioco di corsa.
Derrick Henry è l’uomo che, assieme all’offensive coordinato Todd Monken, arrivato lo scorso anno, ha sbloccato l’attacco dei Ravens. L’ex Titans è arrivato con un contratto biennale da 16 milioni totali; Tennesse lo ha lasciato andare in un processo di ringiovanimento in cui spesso i running back sono i primi sacrificati. King Henry, però, ha fatto vedere di avere ancora molta benzina nel serbatoio; il giocatore da Alabama ha fisico, accelerazione e visione di gioco, sia che si corra all’interno o verso l’esterno, e in coppia con un QB letale palla in mano come Jackson rappresenta un pericolo ancora maggiore.
Questo è quello che succede ai linebacker (anche esperti e ottimi nel difendere le corse come Elandon Roberts, il numero 50) quando c’è da difendere le zone read tra Lamar e Derrick: bisogna scegliere in un amen di che morte morire, e il rischio di sbagliare è molto alto. Da questo punto di vista, un’ottima notizia è il ritorno alla forma migliore, dopo grossi problemi fisici, di Matt Milano, linebacker dei Bills.
Ha aiutato anche la linea offensiva, che a inizio stagione veniva vista, a buon diritto, come un punto interrogativo. La crescita di giovani come Tyler Lindenbaum, centro al terzo anno, e Roger Rosengarten, right tackle rookie, ha influito molto. Nelle ultime due settimane, quest’ultimo ha tenuto a bada due dei top 3 nel ruolo di defensive end come Myles Garrett e TJ Watt: ora la sfida con Greg Rousseau, che è esploso mettendo a segno career high in sack, tackle, tackle for loss e QB hits, ed AJ Epenesa.
Riagganciandoci al discorso iniziale sul running game, se quello dei Ravens è arcinoto, lo stesso non si può dire per quello dei Bills, che comunque funziona benone: lo testimoniano statistiche più semplici come yard totali (2230, noni) e yard per portata (4.5, undicesimi), ma anche quelle più complesse, come a EPA per play (+0.029, terzi dietro a Baltimore e Philadelphia). I Bills non hanno stelle a livello di ricevitori, eppure Khalil Shakir è tanto forte quanto sottovalutato. Il piccolo slot receiver è il go-to-guy di Josh Allen, come testimoniano i 100 target, ma anche le 22 ricezioni su terzi down, primissimo in squadra. Shakir è anche l’uomo che più frequentemente viene messo in movimento pre-snap per rivelare le coverage avversarie e prenderne vantaggio.
La squadra di Sean McDermott affronterà una difesa dei Ravens che è molto diversa rispetto a qualche settimana fa, non negli uomini ma nelle cifre. Nelle prime 10 partite della stagione, infatti, il reparto guidato da Zach Orr aveva concesso 367.9 yard e 25.3 punti a partita. Da week 11, invece, le cifre si sono drasticamente abbassate: 261.7 yard e 15.4 punti concessi.
I Ravens hanno terminato la stagione con il minor numero di yard su corsa concesse, 80.1 a partita e sono secondi in rushing EPA per play concessa. Così come accadeva l’anno scorso con l’ex defensive coordinator Mike McDonald, nemmeno questa edizione dei Ravens utilizza il blitz di frequente (è nella parte bassa della classifica NFL), ma questo non impedisce loro di produrre molto in termini di sack (54 secondi) e pressioni (159, ottavi). Secondo Next Gen Stats, i Ravens hanno cambiato coverage post snap nel 43.5% dei possessi difensivi, terzo dato più alto in NFL, e hanno la più alta percentuale di blitz simulati (3.1%). Il ruolo della safety Kyle Hamilton è fondamentale. Quale ruolo, vi chiederete voi, visto che il due volte All-Pro (in 3 anni di NFL), gioca più o meno dovunque; quest’anno ha avuto snap come free safety, slot corner, come strong safety nella box e anche una manciata di possessi come cornerback esterno. Il suo tempismo nel leggere le azioni e scendere dal fondo del campo per attaccare verso il centro può essere decisivo contro una squadra come Buffalo, che ama attaccare quella parte di campo sia con Shakir che con i tight end.
COMMANDERS @ LIONS
Quella tra Washington e Detroit non è esattamente una sfida a cui siamo abituati ad assistere a questo punto dell’anno. E invece Detroit è una contender a tutti gli effetti grazie a un rebuilding che dura ormai dalla stagione 2021, mentre Washington è una delle sorprese della stagione.
Cosa dire dei Detroit Lions che non si sappia già? In attacco sono una macchina praticamente senza un punto debole. Hanno un ricevitore numero 1, Amon-Ra St. Brown, che ha nella parte centrale del campo il proprio ufficio ed è probabilmente il ricevitore più affidabile della NFL. Quest’anno ha catturato oltre l’81% dei palloni che Goff gli ha lanciato (115 su 141 target); ha chiuso al secondo posto per ricezioni (31) e yard (412) guadagnate in situazione di terzo down. Ha un ricevitore pericoloso sul profondo (Jameson Williams) e un tight end moderno (Sam LaPorta), da cui però ci si aspetta un aumento di produzione ai playoff, dopo un anno da sophomore un po’ appannato. Poi c’è Jahmyr Gibbs, running back al secondo anno che si è preso il posto da titolare nel backfield grazie anche alla sua abilità come ricevitore fuori dal backfield.
Il test per la difesa dei Commanders è di quelli ardui, specie dopo quello contro i Buccaneers che ha messo a nudo le limitazioni di Marshon Lattimore. L’ex Saints è arrivato via trade durante la stagione per rafforzare una delle secondarie più vulnerabili della Lega, ma lo stesso giocatore lo è; da mesi combatte con un problema all’adduttore, e Mike Evans lo ha battuto 4 volte su 4 target, per 55 yard e un touchdown. Con Daron Payne, Jonathan Allen e il rookie Jer’Zhan Newton, l’interno della linea difensiva è forse il reparto più attrezzato, ma di fronte si troverà una delle migliori – se non la migliore – linea offensiva in NFL, con un tackle che, quando corre, riesce a stare al passo con gli attaccanti.
Pensare di frenare l’attacco di corsa dei Lions è dura, anche se Il veterano Bobby Wagner ha dimostrato in questa stagione (non ultimo contro i Bucs) di avere ancora delle cartucce da sparare.
La vera curiosità sarà però vedere al’opera Jayden Daniels, sensazionale rookie QB di Washington scelto per il Pro Bowl. La secondaria di Detroit ha avuto grossi problemi di rendimento nelle ultime settimane per colpa degli infortuni, ma la difesa guidata da Aaron Glenn, prossimo a diventare head coach da qualche parte, rimane pericolosissima. La perdita per infortunio di Aidan Hutchinson è stata tamponata con l’arrivo di Za’Darius Smith, ma la squadra produce comunque pochi sack (37, nella parte bassa della classifica).
Per sopperire a questa grossa mancanza, i Lions blitzano molto: secondi per percentuale di frequenza, 34.6. Nella vittoria contro i Vikings, decisiva per blindare il primo posto nella Conference e la conseguente settimana di riposo durante le Wild Card, abbiamo visto una Detroit iper aggressiva, che si è affidata alla difesa a uomo (lo ha fatto nel 66% dei propri possessi difensivi) e a una marea di blitz, che hanno di fatto rotto l’eccellente attacco di Minnesota.