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Guida (s)ragionata al Fantabasket NBA 2018/19
17 set 2018
Appunti, consigli e power ranking per la prossima stagione fanta-cestistica.
(articolo)
28 min
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Il lato positivo di una fantalega a orientamento cestistico è senza dubbio il grado di coinvolgimento e di interesse che è in grado di garantire per buona parte della stagione con ridotto esborso della valuta più preziosa: il tempo. La parte migliore di una interminabile sessione di un gioco da tavolo tra amici si consuma principalmente nella qualità della interazione umana (se presente), mentre ad esempio la dipendenza da Netflix presuppone una ristretta compagnia o la più assolata solitudine. In entrambi i casi il lato negativo è facile da individuare: l’intervallo temporale che il grande nume dell’intrattenimento esige come ideale merce di scambio. Da grandi dipendenze corrispondono grandi buchi spazio-temporali.

Ma perchè giocare (nel caso aveste qualche remora)? Di norma un appassionato cestista si muove all’interno di banchi precisi, raggruppamenti spontanei che si muovono nella vita reale come vistosi quanto innocui pesciolini esotici. Generalmente si tratta di piccole comitive legate al campetto, alla squadra delle minors, o nei casi più fortunati di due o più impallinati che si incrociano per caso nella vita reale. Molto più probabilmente la piccola comunità si lega e prospera grazie al web e alla possibilità di abbattere le consuete barriere geografiche. Pazienza se la distanza reale è intorno ai 500 chilometri: vuoi mettere la possibilità di scambiare un parere con un altro tifoso dei Sacramento Kings che si fa la notte per vedere “i ragazzi”? Siamo facilmente riconoscibili dal resto del mondo: sulle bacheche Facebook è tutto un fiorire di schiacciate e di stralunate dichiarazioni d’amore per dei tizi che a un osservatore distratto sembrano soltanto esagitati impegnati in una disciplina che non approfondiranno mai. Una distanza che di solito spinge sempre di più il povero baskettaro a legare parte della propria socialità all’interno di una rassicurante comunità.

Non è insolito imbattersi in individui fieramente isolazionisti, ma nella maggior parte dei casi si tratta di una fase transitoria e destinata a concludersi, una parentesi del tutto passeggera. Condividere la passione diventa una valvola di sfogo indispensabile a causa della vita reale: difficile animare o partecipare a qualche bella polemica da barbiere circa la grandezza di LeBron James, il retaggio di Kobe Bryant o partecipare allo struggimento per il ritiro di Manu Ginobili negli ambienti sociali che solitamente frequentiamo. Dialogare con il barista di fiducia e cercare di convincerlo della bontà della rotazione in vernice della vostra squadra è un’esperienza che potrebbe rivelarsi frustrante. Vale lo stesso per un eventuale barista con la palla a spicchi nel DNA: nella maggior parte dei casi dovrà prestare il fianco al suo avventore di riferimento, ancora una volta infuriato per un rigore concesso o meno, per le plusvalenze o per le incomprensibili logiche di formazione di Allegri, Spalletti o Di Francesco.

Inutile girarci intorno: è meglio stare vicini. Schivando qualche pallottola qua è là (probabilmente gli interminabili “flame” su temi che immaginate), è innegabile che legarsi a una serie di referenziate oasi del gioco in sembianze umane è un piccola dimostrazione di buon senso. Quale migliore strumento di aggregazione tra appassionati di un fantabasket giocato con un approccio garibaldino e in modalità squisitamente competitiva?

Il risultato finale è sempre lo stesso: un elemento in più per vivacizzare un gruppetto o persino il desiderio di confrontarsi con altri sconosciuti, accettando inviti al “buio”. A differenza del cugino fantacalcio che si è forzosamente adattato alle formule già in voga nel paese a stelle e strisce e che ci àncora al rito del voto di un pagellista, possiamo disporre di uno sport che nutrendosi di statistiche è fatto dal sarto per le esaltare la competizione. L’interesse è facile da distribuire nel corso della stagione (dalla lotta per i vertici a quella di “basso rango” playoff spesso la differenza non è enorme) e bastano pochi minuti mirati da spendere giornalmente per competere nel migliore dei modi contro la spigolosa concorrenza. Un modo come un altro per riaffermare competenza, conoscenza del sommerso della lega e un continuo esercizio di rinnovamento e di fanta-scouting che se ben speso è in grado di arricchire il bagaglio complessivo. E poi ci sono il Draft, gli scambi e nelle leghe private anche il salary cap.

Cosa vuoi di più dalla vita?

Il glossario e le regole non scritte

Prima di addentrarci all’interno del power ranking per la prossima stagione facciamo un veloce ripasso della terminologia generica più utilizzata e del galateo di base per spiccare con classe. Se in un momento di debolezza navigherete nei meandri del web per elemosinare informazioni, le parole giuste da cercare o riconoscere si dimostreranno cruciali.

- Sleeper/Breakout candidate: musica per le orecchie dei più navigati. Il termine è stato utilizzato principalmente per descrivere automobili di serie o leggermente elaborate negli anni Settanta, mezzi sottovalutati per il loro aspetto pacioso e poi in grado di annichilire la concorrenza. Si usa in genere per definire qualcosa di sottostimato: uno sleeper, ad esempio, è il giocatore che selezionato al terzo/quarto giro rende come un fuoriclasse degno del primo. Uno o più sleeper in squadra sono in grado di scavare un solco tra voi e il resto del mondo. Ogni giocatore li insegue come fa un adolescente con il primo amore.

- Gambles/High Risk-High Reward: queste parole sono legate da un unico filo conduttore. Se non avete problemi con i rischi, questa è la vostra categoria preferita e probabilmente uno dei segreti di pulcinella che avete finemente elaborato per vincere. Si tratta di giocatori spesso vittime di infortuni, problemi disciplinari, o meglio ancora di devianti del basket in piena regola che spesso tutti evitano come la peste. Nel 90% dei casi si rivelano per quello che sono: delle fregature. In fondo al Draft, almeno un rischio va messo in preventivo.

- Stud: si tratta di un termine molto in voga nelle varie guide e a seconda dei vari autori può assumere contorni differenti. Di norma viene usato per indicare un giocatore già attraente che nel corso della stagione è destinato a scalare i gradini di produttività per assurgere al grado di Sleeper. Apparentemente superfluo? Provate a interrogare google su questa parola e fare le giuste associazioni a metà stagione. Troverete qualche spunto e ogni tanto un jolly. Qualche giornalista ama questo ritornello: “Which Duds From 201x Will Be Studs?”

-Bust: il bidone. Termine facile, il difficile è evitarli compiutamente. I giocatori che rendono sottomedia e che possono annidarsi ovunque. Meglio quindi affidarsi a ragionamenti lineari e stare attenti a non compiere troppi passi falsi nel vano tentativo di seminarli. Dopo un Draft se la vostra opera di costruzione del roster è sopra media ne riconoscerete almeno un paio, probabilmente nei giri intermedi. Pragmatismo. Qualche intoppo è fisiologico e aggiunge un pizzico di difficoltà. E in ogni caso ci sono sempre le trade. A modo loro, contribuiscono a rafforzare le motivazioni principali dietro una strategia. Se non ci fossero bisognerebbe inventarli (?).

- Solid/Safe Picks: categoria che spesso svela l’attitudine al gioco. Trattasi del mestierante NBA che pur nella media o sopra media sa di minestra riscaldata e che perde posizioni su posizioni in favore delle scommesse vere e proprie. In genere si tratta di veterani, molto spesso di protagonisti concreti. A livello fanta più scelte di questo tipo distinguono il GM assennato dal sognatore. Scomode e snobbate nei primi 6-7 giri, alla vigilia del nono spesso amaramente rimpiante. Di solito viaggiano tutte assieme: appena ne viene selezionata una le altre rimaste seguono a stretto giro di posta a causa della crisi di panico generale. Il mio regno, il mio regno per un centro decente.

- Diamonds in the Rough: Traduzione facile, ricerca sensata a riguardo spesso impossibile. È un modo di dire che sta cadendo in disuso, ma che ogni tanto regala soddisfazioni. Joel Embiid di due stagioni fa è forse l’emblema di questa chiave di ricerca. In questa etichetta finiscono quei prospetti spesso bollati come infortunati o prossimi alla fanta disgrazia (vedi Victor Oladipo a OKC) che cambiando aria qualche volta sono in grado di far lievitare anche le vostre prospettive. Una branca chic della scienza delle “Gambles”.

- Risers/Fallers: Un modo abbastanza semplice per stabilire come i nostri potenziali obiettivi vengono valutati dal resto del mondo. Il principio è quello del mercato azionario, ma per i giocatori italiani è spesso merce superflua. Le indicazioni di questo tipo sono tagliate su misura per un pubblico americano distratto e poco attento ai dettagli. Mentre i vostri avversari localizzati nella penisola sono spesso in grado di recitare a memoria i tabellini delle ultime Summer League e conoscono i referti medici di tutto il loro roster.

Norme comportamentali: Non fate mai aspettare eccessivamente i vostri compagni di gioco durante il Draft (il nostro rito pagano preferito); se usate leghe con piattaforme online non esitate a compilare qualche lista. Lasciate un tempo massimo di scelta e fate lavorare il caso. Al tempo stesso utilizzate l’efficace momento della pressione: per anni ho assistito a scene meravigliose grazie a interminabili catene WhatsApp con 35/40 individui a rappresentare 28 franchigie. La potenza combinata dalla maggior parte di questi giocatori in simultanea ha prodotto fenomeni indimenticabili come dei comodini posseduti e in grado di deambulare in piena notte a causa della vibrazione inserita. Ancora più caratteristici sono i risvegli intorno alle 3 di notte di ingenui partecipanti colpevoli di non aver utilizzato la funzione silenzioso. Loro vi troveranno comunque. Il processo di scelta assomiglia al Dodgeball: non forma il carattere, lo rivela!

Strumenti e strategie

Preso atto che i meccanismi di calcolo del punteggio hanno toccato una varietà di personalizzazioni in grado di rivaleggiare con gli accessori di una fuoriserie, proviamo ad abbozzare una graduatoria buona per la imminente stagione. Ci sono leghe per cui è indispensabile valutare la media fantapunti prodotta al minuto (ed ecco svelato al resto del mondo il vero senso di JaVale Mcgee), altre che vivono di profondità, ma in ogni caso adattarsi all’ambiente circostante e rimodulare la propria strategia ogni settimana è sempre una buona idea. Espandere sempre le vostre opzioni di gioco: questo è il vero segreto.

Cesellate di continuo il roster, state attenti alla pausa All-Star Game che idealmente separa la stagione come Mosè con il mar Rosso. Per i giocatori di secondo piano, gli emergenti, gli esordienti e i protagonisti delle trade pronte a materializzarsi si spalancano le porte di frizzanti opportunità, molto spesso infatti le rotazioni sono sconvolte tra febbraio e marzo. Le star cominciano a staccare il gas dall’acceleratore se già in buona posizione in classifica, gli allenatori svuotano le panchine come una svendita di divani, le difese diventano arcigne o esageratamente pacifiste. Da non trascurare poi l’effetto “nuovojeremylin”: per ogni team c’è sempre in agguato un contratto da dieci giorni pronto a essere confermato fino a fine stagione. Diabolici innesti con l’abilità specifica di entrare di diritto tra i primi 100 specialisti e di alterare la parabola della vostra annata. Spesso e volentieri si tratta di meteore assolute, in ogni caso è fondamentale cogliere il free agent fuggente. Perchè se vi alzate a un orario improbabile della mattina (o, meglio ancora, se avete visto le partite senza dormire) giova ricordare che c’è sempre qualcuno che è pronto a bruciare i nostri riflessi e “piccare” il dodicesimo uomo in grado di svoltare una compagine. Dedizione e tempismo contano quasi quanto l’istinto. Il fanta è come la rivoluzione: non dorme mai.

Ranking Fantasy 2017-18 de l’Ultimo Uomo

Anthony Davis

Disperatamente solo. La triste dipartita di Cousins lo ha prepotentemente fatto tornare alla ribalta della specialità. I New Orleans Pelicans hanno diverse buone pedine, ma nessuno allo stato attuale sembra in grado di assumere i contorni di un solido secondo violino. Logico aspettarsi numeri strabordanti e un’assoluta libertà di azione. Ancora molto giovane, può essere la stagione della consacrazione definitiva ma occhio alla fragilità fisica.

James Harden

La scorsa annata ha sofferto meno del previsto la convivenza con l’ingombrante Chris Paul e, a differenza dei proclami iniziali di Mike D’Antoni, il suo minutaggio è rimasto elevato, un fattore che lo ha confermato l’esterno più pericolo del lotto. Gioca spesso anche in presenza di qualche malanno fisico e ormai alla soglia dei 30 anni è lecito attendersi qualche piccola regressione. La convivenza difensiva con “Melo” desta più di qualche interrogativo.

Giannis Antetokounmpo

Le freak, so chic. Il sorriso devastante del greco rischia di oscurare la vallata dei vostri malcapitati avversari. Genuinamente competitivo e fermamente intenzionato a catturare lo scettro abbandonato a Est da LeBron James, a questo punto della carriera è quasi una scelta “no brain”. Tenuta fisica generale, universalità e capacità di riempire il “fanta bollettino” vale bene il rischio. Must Have.

LeBron James

Sbarcato a Los Angeles, perno della ricostruzione e rinascita gialloviola è alla guida di una squadra con poche certezze e tutti i riflettori del mondo addosso. Lo scenario fino a gennaio sembra scritto alla perfezione per la compilazione di statistiche extra-large e di rotazioni costruite per esaltare le sue qualità. La seconda parte della stagione rischia di essere sconvolta da qualche scambio, il che lascia insolitamente dubbiosi nei suoi confronti.

Russell Westbrook

Un tradizionale monarca della specialità. Il nuovo corso di OKC stenta a decollare, ma Westbrook resta una solida certezza grazie alla sua intensità e il suo atletismo selvaggio. Tutti i piccoli difetti/limiti che fin qua ne hanno condizionato le sorti sul campo da basket si trasformano proporzionalmente in clamorosi fanta-vantaggi. Cerca anche riscatto dopo l’eliminazione al primo turno dello scorso anno: occhio solo alle condizioni del ginocchio, visto che salterà tutta la pre-season.

6/7. Kevin Durant/Steph Curry

Vanno idealmente a braccetto. Se ne facciamo una questione di picchi occasionali e di selezionate strisce all’interno della stagione, siamo di fronte all’Olimpo assoluto. Ma la tendenza a subire qualche infortunio di troppo e la profondità dei Warriors mina parzialmente l’appetibilità generale, che comunque resta elevata. Possibile calo del minutaggio da febbraio/marzo, poca necessità di spingere sull’acceleratore.

Karl-Anthony Towns

Per molti, ma non per tutti: finora, purtroppo, un clamoroso esempio di potenziale gettato al vento. Lungo di grande classe e smodato talento, ma istinti spesso rivedibili, specialmente in difesa. C’è tutto il tempo per variare in positivo l’oroscopo, ma nell’attesa siamo di fronte a un compilatore di numeri notevolissimo. Per età, chilometraggio, atletismo e mano morbida potrebbe sorprendere. Rischio elevato.

Nikola Jokic

L’innata capacità di padroneggiare la maggior parte dei fondamentali (a parte quelli difensivi) lo rende per forza di cose clamorosamente appetibile. Protagonista di una eccellente terza stagione da professionista NBA, fornisce un apporto ancora distante dalle eccessive aspettative. Ma con Denver in cerca di rilancio e un anno di esperienza in più…

Damian Lillard

La sua produzione media è impressionante e, salvo piccole pause stagionali, fattura numeri con una devastante continuità. Non sempre le percentuali dal campo fanno gridare al miracolo, ma siamo di fronte a una notevole ancora di salvezza, un solido aiuto a quasi tutti i livelli. Snobbato in leghe di medio cabotaggio a favore di qualche nobile del basket ormai in disgrazia, potreste trovarlo libero anche dopo il pick numero quindici.

Victor Oladipo

La qualità del suo gioco si è finalmente sposata con la quantità e la costanza di rendimento. I numeri della prossima stagione rischiano di salire ulteriormente e visto il debole ricambio generazionale tra gli esterni è già pronto a bussare alla Top-10 assoluta con buona possibilità di esplodere fragorosamente. Potrebbe regalarvi anche una stagione vicina ai 3 palloni rubati a sera e rappresenta una scelta di alta borghesia. Un lusso.

Kyrie Irving

Un solare mistero. Reduce dall’ennesima operazione chirurgica e con Gordon Hayward da integrare, le sue prospettive sembrano oggettivamente meno floride rispetto alla tornata 2017-18. Il talento e la profondità di rotazione di Boston suggeriscono un approccio abbastanza guardingo, anche se parliamo di un interprete straordinario. Sta a voi decidere se correre il rischio, occhio a non sceglierlo troppo in alto… ma nemmeno troppo in basso. Giudizio.

Rudy Gobert

Non vende sogni ma solide realtà. Il suo commovente rendimento difensivo lo ha trasformato in un opzione interessante anche se qualche acciacco fisico ne ha notevolmente ridotto l’appeal rispetto a qualche stagione fa. Ha solo 26 anni e il suo margine di miglioramento, per quanto ridotto, non lascia indifferenti. Sottovalutato.

Joel Embiid

Croce e delizia. Quando scende in campo è un prospetto di qualità suprema, è titolare di una voglia di competere e di incidere che hanno pochi eguali anche nel rarefatto mondo NBA. Uno dei pochi giocatori che affronta con piglio e cattiveria la stagione regolare, ma i suoi problemi di infortuni rischiano di trasformare la nostra annata in un incubo. È abbastanza probabile un’assenza stimata intorno alle 20 partite (nel migliore dei casi) e una parte finale del suo 2018-19 gestita con oculatezza dallo staff di Phila. Ma resistergli è così difficile...

Paul George

A livello di fatturato complessivo non ha certamente deluso le attese ai Thunder, anche se il suo nome è stato coinvolto in vari gossip di mercato: proprio quando sembrava destinato ai Lakers ha deciso di restare ad OKC e di dare una nuova possibilità al progetto. Alla ricerca di riscatto anche lui, potrebbe dare più di qualche soddisfazione.

Chris Paul

Uno dei playmaker più importanti della sua generazione e ovviamente un grande interprete della disciplina. Il pessimo stato delle giunture e l’età avanzata suggerisce cautela anche perché nel 2017-18 è sceso in campo solo 58 volte. Potrebbe oscillare notevolmente come rendimento a volte strizzando l’occhio ai primi dieci, a volte assomigliando a un top 30.

Kemba Walker

Luci e ombre, ma siamo di fronte a un passista regolare ed elegante. Le 80 gare giocate lo scorso anno ne hanno ridefinito il valore, che si attesta per forza di cose ben oltre avversari dotati di maggior talento ma regolarmente invischiati nei problemi fisici e di rendimento. Nei mesi in cui è “on fire” vi regalerà molti sorrisi: la speranza è che Charlotte sia in grado di gestire al meglio le sue delicate ginocchia per tanti mesi. Sempre a rischio di trade.

Donovan Mitchell

A questa posizione la logica suggerisce un lungo di spessore come Marc Gasol o di nuove prospettive come Kevin Love, ma solo con la razionalità è difficile primeggiare. Perchè non puntare su un secondo anno che la scorsa stagione ha fatto letteralmente saltare dalla sedia mezza lega? Con più esperienza, maggiore preparazione alla routine NBA e più spazio vitale potrebbe prendere ancora di più le redini dei Jazz. Perchè non provare?

Jimmy Butler

Propenso all’infortunio e al grande rendimento, ci troviamo di fronte a uno dei giocatori più attraenti del lotto. Il suo status all’interno del roster dei T’Wolves è abbastanza precario e i rapporti in spogliatoio con i giovani di Minnesota sembrano ormai miseramente deragliati. Stando così le cose è facile ipotizzare uno scambio che porti le sue labbra a un indirizzo nuovo, magari proprio da LeBron. Resta un califfo.

Kyle Lowry

Orfano del compagno di merende DeRozan, insidiato da VanVleet e con Leonard da integrare quanto prima nel meccanismo di squadra, ci sono buone possibilità che la maggior parte del carico di responsabilità offensive dei canadesi lo faccia riemergere protagonista come un paio di stagioni fa. Il vostro grado di fiducia nelle sue qualità passa direttamente dal vostro livello di eventuale scetticismo nei confronti di Kawhi, che era e resta un mistero. Percentuali qualche volta irritanti ma la quantità è sempre sopra la media. Intenso.

Clint Capela

Il tempo passa, le stagioni si accumulano e ormai lo svizzero è una delle opzioni più valide nella categoria dei lunghi anche grazie alle cure del duo Paul/Harden. I progressi su entrambi i lati del campo non si sono fatti attendere, anche se dopo il rinnovo contrattuale è lecito attendersi un ulteriore salto di qualità nelle sue prestazioni. Non lasciatevi ingannare dai numeri: fattura in meno di 30 minuti. In estate ha lavorato duramente sui tiri liberi e se cominciasse a realizzarli con regolarità...

Marc Gasol

Classe 1985, ha passato parte dell’estate a bordo di una nave nel Mediterraneo, cercando di salvare più vite possibili. Un grande essere umano (in tutti i sensi) e un fine dicitore della palla a spicchi. La parabola discendente non fa mai nessun tipo di sconto e nonostante buona parte dei numeri siano dalla sua parte (17.2 punti di media a sera), la percentuale dal campo nettamente peggiorata (42%, complice l’ampiamento del raggio di tiro) ne attesta tristemente il declino. Riuscirà a riscattarsi?

Bradley Beal

Da un paio di stagioni si è trasformato in uno dei pilastri degli Wizards, un aspetto da non trascurare, visto che nelle annate precedenti era senza dubbio uno dei grandi punti interrogativi della franchigia. Tiro delizioso, atletismo sottovaluto, istinti offensivi degni di grande considerazione ma resta qualche perplessità sulla tenuta fisica e sulla traiettoria della squadra che continua a lasciare dubbiosi. John Wall non offre le garanzie del passato e prima o poi la squadra potrebbe cambiare “guida”. Un rischio da ponderare.

Devin Booker

Un esterno di grandissimo talento e innati istinti, un realizzatore feroce. Per qualche ragione non convince ancora i guru del fantabasket che a ogni stagione lo relegano in basso assieme a giocatori che non gli allacciano nemmeno le scarpe. In qualche Draft scivola a cavallo tra il secondo e terzo giro. Intendiamoci: la colpa è anche di Booker, a causa di un rendimento difensivo (e conseguente produzione complessiva sotto media) spesso irritante. Che sia l’anno buono? Una squadra più coesa e strutturata potrebbe fare miracoli. In dubbio la sua presenza nelle prime uscite stagionali per una recente e tardiva operazione a un mano.

LaMarcus Aldridge

Rinato dopo le prime due opache esperienze in Texas. Ha trascinato una squadra con un limitato talento medio (e orfana del giocatore guida) ai playoff e per un buona parte della stagione è andato ben oltre le più rosee aspettative. Il suo status all’interno dello spogliatoio è sempre più solido e parte ormai con i galloni di prima opzione offensiva. La sua età e il progressivo stabilizzarsi di DeRozan potrebbero incidere notevolmente nella seconda parte di stagione, ma resta un nome di grande appeal. Un classico sempreverde da cavalcare e poi scambiare al migliore offerente?

Jrue Holiday

Un più che discreto premio di consolazione nei bassifondi del primo giro o nelle parti nobili del secondo. Resta sostanzialmente un’incognita nonostante gli incoraggianti progressi e l’indiscutibile leadership evidenziata nel finale del 2017-18. Difficile prevedere gli sviluppi e le prospettive dei Pelicans a parte il ruolo di Davis. Va a rimbalzo con grande efficacia e potrebbe sorprendervi con la sua versatilità e merita la giusta considerazione. Una “Safe pick” ma non troppo.

Kevin Love

Sulla carta dispone della maggior parte delle qualità che un lungo moderno possa desiderare, ma il suo approccio sul campo suggerisce una certa prudenza. Cleveland nel corso della stagione verrà probabilmente rivoluzionata, difficile quindi immaginare che il suo rendimento sia degno del primo giro per tutto l’anno. Fragile fisicamente, resta talentuoso e versatile. A questo punto del Draft, con che coraggio passare la sua candidatura?

John Wall

La variabile impazzita di quest’anno senza dubbio. Potrebbe marcare visita per buona parte della stagione (ne ha giocate solo 41...), sonnecchiare in modo misterioso per settimane e poi esplodere come uno dei primi dieci della pista. Difficile valutare lo stato delle articolazioni, della bontà delle motivazioni in uno spogliatoio disfunzionale (in cui hanno avuto la brillante idea di inserire Dwight Howard) e la sua attitudine. Ma se va bene...

Khris Middleton

Il nuovo corso dei Bucks lo ha definitivamente trasformato in una delle pietre angolari e c’è una buona possibilità che i suoi numeri (già intriganti) siano destinati a un interessante incremento. In diverse partite potrebbe farci vincere grazie alla sua completezza. Per forza di cose resta un nome poco attraente ma terribilmente solido. Qualche lega potrebbe dimenticarlo e farlo galleggiare tra il secondo e terzo giro. Non esitate!

pari merito Andre Drummond/DeAndre Jordan

Non troverete lunghi con le loro caratteristiche più avanti a meno che non decidiate di rischiare su un rookie o qualche deviante. Grazie al maggiore impatto nel fanta dei lunghi, la loro candidatura merita più attenzione di califfi come Klay Thompson, DeMar DeRozan o Ben Simmons. Peccato per i liberi, occhio al formato del punteggio…

- Just missed the cut (chi è stato escluso per un pelo?): Profittiamo per espandere il nostro glossario e diamo un’occhiata agli esclusi eccellenti del nostro primo giro ideale. Cogliamo l’occasione per ricordare che la nostra graduatoria si basa esclusivamente su principi “fantasy” e che ha ben poche attinenze con la vita reale della palla a spicchi.

Kawhi Leonard: Ai nastri di partenza del 2017-18 era universalmente considerato un califfo della categoria nonostante un minutaggio calmierato e le solite strategie di riposo forzato di Popovich. Oggi è un mistero assoluto in grado di rivaleggiare con i dubbi che aleggiano intorno alle origini dei monoliti dell’Isola di Pasqua o di Stonehenge. La miseria di nove partite disputate non lascia tranquilli, anche perchè raramente supera le 70 presenze in stagione regolare, e in più non ci sono certezze riguardo la condizione fisica, il tipo di approccio al Canada, la situazione del contratto. Sarebbe un secondo giro ideale? Senza dubbio! La possibilità che si trasformi in un clamoroso boomerang ci sono. Allo stesso tempo potrebbe tornare sul tetto del mondo NBA. I commenti sugli ultimi allenamenti sono positivi, ma la fragilità è un nemico mortale del fanta. A voi la scelta. Se qualche nome prima di lui non vi convince...

Tobias Harris: Bazzica nella lega da diversi anni, ma ha solo 26 primavere e la possibilità di salire un altro gradino per quanto riguarda la sua produzione complessiva. È sbarcato ai Clippers raccogliendo subito consensi e le voci di mercato che stanno coinvolgendo Danilo Gallinari ne sono la diretta conseguenza. Incide in molte voci statistiche, è vicino al “ventello” di media e somiglia abbastanza a un atleta-franchigia in questo momento. Spazio, responsabilità e pressione ne fanno una opzione di livello.

34/35. Klay Thompson/Draymond Green: Vale lo stesso discorso che abbiamo speso in precedenza per Curry e Durant. Difficile immaginare un loro impiego estremo in stagione regolare ed è logico prevedere una certa gestione conservativa dopo la festa di San Valentino. Il rovescio della medaglia è che raramente vi lasceranno a piedi. Qualche settimana super è facile da prevedere, tante settimane di bonaccia inevitabili. Un eventuale infortunio eccellente potrebbe leggermente cambiare le loro prospettive in positivo, restano solide certezze entro i primi 40 complessivi.

Ben Simmons: Il suo impatto nella NBA è stato devastante e va ben oltre i freddi numeri. LeBron James ha da poco annunciato la produzione di una serie tv sulla storia del giocatore australiano e dei suoi fratelli, una novità che rischia di aumentare ulteriormente la sua esposizione mediatica. Siamo a un tiro affidabile dal paradiso e ci sono buone probabilità che l’anno prossimo sia pronto a fare la voce grossa anche a livello fantasy. Potrebbe avvicinare una tripla doppia di media ma sconta eccessivamente la pessima media ai tiri liberi: per adesso esercitate ancora giudizio, cronometrate i suoi progressi con calma e gesso.

Otto Porter: Una delle poche certezze granitiche della rotazione degli Wizards. Le sue cifre migliorano anno dopo anno con implacabile costanza e i progressi innegabili rafforzano in continuazione il suo buon nome. Non autorizza certamente voli pindarici, ma la sua costanza potrebbe fare meraviglie per la vostra squadra. Le eccellenti percentuali dal campo potrebbero fare una discreta differenza nei format di punteggio più esasperati.

Consigli in pillole (alla ricerca dello Sleeper perduto)

In ordine rigorosamente sparso, le dritte da sfoggiare con il vostro barista di fiducia.

Dejounte Murray: La rifondazione degli Spurs passa anche dai suoi progressi, e la recente partenza di Parker e il ritiro di Manu Ginobili lasciano libere immense praterie nel backcourt degli speroni. Si tratta di un atipico che deve ancora esplorare compiutamente il suo potenziale: proiettati su 36 minuti i suoi numeri sfiorano una doppia doppia potenziale, la cosa sorprendente è che già oggi è uno dei migliori rimbalzisti nel ruolo (e la doppia doppia si concretizza appunto in questa specialità!). Ancora poco efficace con la conduzione della squadra, è prevedibile un suo impiego dalla panchina come guastatore. Sulle orme di Manu? Non ve lo lasciate scappare. Abbiate pazienza con i primi esperimenti di Pop.

Domantas Sabonis: La sua eccellente stagione è stata parzialmente oscurata dalla vetrina concessa al compagno Oladipo, ma il volenteroso figlio d’arte ha letteralmente stravolto le opinioni sul suo conto. L’anno deludente di OKC lo aveva messo in cattiva luce, ma sono bastati un paio di mesi per evidenziare un potenziale cristallino sopra tutto con la recente evoluzione del gioco e in considerazione delle nuove skill richieste ai giocatori interni. Secondo logica la progressione del suo terzo anno da professionista potrebbe ulteriormente sorprendere pubblico e critica. Scivolerà facilmente nei giri intermedi.

Jordan Bell: Se Lele Oriali ha recitato una vita da mediano, anche Jordan sta passando una carriera da “sleeper” con una consumata disinvoltura. Scippato al Draft dello scorso anno, si ripropone con una stagione di esperienza in più e con molta meno concorrenza a cui dover rendere conto. Secondo diverse proiezioni dovrebbe giocare ancora più cattivo del solito anche perchè si trova nel suo “contract year” e deve monetizzare il suo status all’interno della lega. I giornalisti in orbita Golden State hanno passato l’estate a pungolare il loro pupillo e hanno versato fiumi di inchiostro per descrivere il nuovo approccio e la nuova dieta. Anno del contratto=ottima stagione è un assioma che non sbaglia quasi mai. Stoppatore commovente e ottimo lettore del gioco, è una dinamo che sprizza energia pura. E poi ha un hype terrificante. Da prendere.

John Collins: Secondo i bene informati nella stagione scorsa il rookie di Atlanta ha prodotto numeri interessanti: la scarsa stampa attorno agli Hawks contribuisce al suo relativo anonimato, ma siamo di fronte a un prospetto di buon lignaggio. Nulla da raccontare ai nipotini forse, ma tanta solidità in grado di aiutare il nostro reparto di ali. Siamo già ai margini dei primi dieci per il ruolo con più che discrete possibilità di rivelarsi un eccellente scelta. Non ve lo lasciate sfuggire a vantaggio del solito iper-infortunato più fighetto.

Montrezl Harrell: Molti di voi ricordano a memoria buona parte di Space Jam. Il buon “Trez” è perfetto per interpretare il ruolo di “Taz” grazie alla sua energia strabordante e la grande attitudine. Uno straordinario lavoratore e un giocatore di pallacanestro che alla vigilia del suo quarto anno nella lega sta finalmente entrando di diritto al centro di un progetto di buon livello come quello dei nuovi Clippers. Si giocherà il posto di titolare con l’anziano Marcin Gortat e immaginando un ulteriore crescita potrebbe facilmente sbancare i vostri avversari. Segnate per bene il suo nome in caso di panico negli ultimi giri.

Bogdan Bogdanovic: Gli analisti americani lo rispettano, ma per qualche motivo non lo apprezzano ancora fino in fondo. Reduce da una buona stagione da rookie sembra destinato a toccare 30 minuti di media e chiamato ad assumere maggiori responsabilità offensive con un ruolo simile a quello di un leader. Poche tastiere della stampa specializzata hanno versato parole interessanti alla vigilia della sua seconda stagione: potrebbe diventare un vostro starter o un elemento vitale della panchina.

Cedi Osman: Il cestista macedone naturalizzato turco si è fatto apprezzare durante la sua permanenza a Cleveland e con la rivoluzione dei Cavs in corso è molto probabile che lo staff tecnico sia ben disposto a concedergli del prezioso minutaggio. Si candida a giocatore marginale nella prima parte della stagione per una possibile piccola ma significativa esplosione nella seconda parte, quando la squadra sarà molto più attenta a sviluppare. Monitorate i suoi progressi e inseritelo in una piccola lista di osservati speciali.

Jarrett Allen: La clamorosa profondità della lega ha complessivamente distratto dal tema del suo potenziale lo scorso anno: ci sono dubbi ancora abbastanza radicati attorno alle sue doti, ma siamo di fronte a un ventenne che ha appena cominciato a grattare la superficie delle sue possibilità. Tecnicamente grezzo ma non privo di acume tecnico e atleticamente già più che valido, ci troviamo di fronte alla solita sfida: una estate spesa in palestra a lavorare sul tiro aiuterà ad ampliare il suo gioco? L’anno scorso ha tentato 15 triple, un numero destinato a salire con una una certa disinvoltura: potrebbe essere disponibile tra il quarto e il quinto giro, e in quel caso prendetelo senza pensarci troppo. I Nets lo pubblicizzano come un pilastro del futuro. I minuti saranno tanti.

Jakob Pöltl: In questi due anni l’austriaco si è posizionato in una dimensione particolare del sommerso NBA e spesso si è fatto preferire al più quotato compagno Valančiūnas. Difensore solido, onesto protettore del ferro ed entusiasta rimbalzista offensivo ha contribuito al successo della panchina dei canadesi nel 2017-18. Eccellente in transizione, a disagio con il tiro dalla media distanza e in generale troppo scolastico dal punto di vista realizzativo. Popovich ha un debole per i centri da sviluppare e le caratteristiche del suo nuovo giocatore interno hanno più di qualche punto in comune con Tiago Splitter. L’inizio si prospetta complicato ma non è da escludere un utilizzo sopra i 20 minuti. Con DeRozan ha sempre avuto una buona chimica… se all’alba del nono/decimo giro siete ancora a corto di lunghi, non esitate. Perfino Barkley lo pubblicizza come uno dei più sottovalutati. Scegliete voi se è un bene o un male. Ai posteri l’ardua sentenza.

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