• Guida alla Serie A 2021/22
Dario Saltari

Guida alla Fiorentina 2021/22

Una delle squadre più interessanti della Serie A.

 

 

 

Piazzamento lo scorso campionato: 14esima.

 

Chi in più: Nicolas Gonzalez, Matija Nastasic, Lucas Torreira, Youssef Maleh, Riccardo Sottil, Riccardo Saponara.

 

Chi in meno: German Pezzella, Federico Ceccherini, Christian Kouamé, Valentin Eysseric, Borja Valero, Franck Ribery, Kevin Malcuit, Martin Caceres.

 

Una statistica interessante della scorsa stagione: Nonostante la scorsa stagione non sia stata proprio il ritratto della solidità difensiva, la Fiorentina ha dimostrato comunque un’anima combattiva. In Serie A solo il Milan ha fermato  con un contrasto una percentuale maggiore di dribbling avversari (41.9% contro il 39.2% della “Viola”).

 

 

 

 

Nelle ultime tre stagioni la Fiorentina ha cambiato quattro allenatori senza mai riuscire a concludere il campionato sopra al decimo posto. L’assenza di un progetto tecnico che potesse valorizzare la rosa è diventata sempre più evidente mano a mano che la nuova dirigenza guidata da Rocco Commisso accumulava nuovi acquisti senza risultati apparenti. Da quando l’imprenditore italo-americano è diventato presidente, la “Viola” ha speso circa 50 milioni sul mercato ogni stagione per i soli cartellini, arrivando sia a talenti in rampa di lancio (Duncan, Amrabat, Kouamé, Pulgar) sia a nomi roboanti (Ribery, Callejon), senza però riuscire mai a dare la svolta che ci si augurava di comprare attraverso il calciomercato. Anzi: le stagioni della Fiorentina si sono fatte sempre più grigie, fino ad arrivare alla surreale annata appena passata, con l’esonero di Iachini in autunno e l’ancora più sfortunata gestione Prandelli, dimessosi a fine marzo per via di un «assurdo disagio» che sembrava aver accumulato nelle poche settimane rimaste sulla panchina viola.

 

Chiusa la stagione con un deprimente 14esimo posto, è diventato quindi evidente che la Fiorentina dovesse prendere una decisione forte per il nuovo allenatore. La storia recente della “Viola” sembra però indissolubilmente legata al caos e anche la decisione iniziale di puntare su Gennaro Gattuso ha aperto un nuovo vaso di Pandora. Dopo appena 23 giorni dall’annuncio ufficiale del suo ingaggio, infatti, la Fiorentina ha deciso di “non dare seguito ai preventivi accordi” con l’allenatore calabrese, probabilmente per via di frizioni con il suo tentacolare agente, Jorge Mendes. Secondo il New York Times, il pomo della discordia sarebbe stato rappresentato dalla lista di tre rinforzi presentata da Gattuso alla società – Gonçalo Guedes, Sergio Oliveira e Jesus Corona – tutti e tre giocatori di società (cioè il Porto e il Valencia) che si affidano proprio a Mendes per avere prezzi che altrimenti non potrebbero ottenere, soprattutto in tempi di pandemia.

 

La Fiorentina, che aveva già avviato la trattativa per Nicolas Gonzalez dallo Stoccarda per la cifra non indifferente di oltre 23 milioni di euro, ha quindi preferito mettere le proprie finanze di fronte alle scelte tecniche. Così facendo, però, ha deciso di prendere (forse inconsapevolmente) una strada ancora più netta per la propria panchina. Dopo poche settimane dal naufragio della trattativa con Gattuso, la Fiorentina ha infatti annunciato come suo nuovo allenatore Vincenzo Italiano, uno dei tecnici più giovani e ambiziosi ad essersi affermato nella precedente stagione di Serie A.

 

La top 5 dei gol di Nicolas Gonzalez in Bundesliga, se vi volete fomentare con i numeri del “Bicho”.

 

Arrivato alla massima serie dopo un lungo percorso di formazione tra Serie D e Serie C (Vigontina San Paolo, Arzignano Valchiampo, Trapani), Italiano con lo Spezia ha dimostrato al primo anno di Serie A di non soffrire il cambio di categoria mettendo in campo una squadra con un’identità tattica netta e moderna nonostante una rosa che non sembrava all’altezza della categoria. Il tecnico di Karlsruhe aveva dimostrato di potercela fare anche nelle categorie inferiori (è tutt’ora l’unico allenatore italiano ad aver vinto i playoff di tutte e tre le categorie nazionali: l’ultimo, quello di Serie B, proprio con lo Spezia) ma, come si dice, la Serie A è un’altra cosa. Il suo Spezia, finito al 15esimo posto a un punto proprio dalla Fiorentina, invece ha impressionato per intensità atletica e per chiarezza di principi tattici, con il picco stagionale raggiunto a metà febbraio con la vittoria in casa contro il Milan per 2-0. Una partita che evidentemente deve aver colpito anche la dirigenza viola, che da anni invece si ritrova con una rosa piena di talento ma senza una forma tattica che riesca a valorizzarlo. Italiano, in questo senso, ha dimostrato di saper gestire magistralmente una rosa molto ampia cambiando spesso i titolari (una qualità fondamentale nel 2021 se si vogliono mantenere livelli elevati di freschezza atletica nonostante l’alto numero di partite), dando quindi la possibilità di mettersi in luce a molti più di 11 giocatori. Al di là dell’identità tattica, quello che stupisce di più dello Spezia dello scorso anno è proprio l’incredibile numero di giocatori lanciati o ri-lanciati: da Pobega a Erlic, da Bastoni a Maggiore, da Agudelo a Saponara, per cui ormai si erano perse le speranze. La speranza della Fiorentina, invece, è che Italiano possa ripetere l’incantesimo anche sulla sua rosa, a sua volta piena di giovani talenti e di giocatori ingrigiti dal tempo.

 

I primi segnali sono stati incoraggianti. Al di là dei risultati, che nelle prime due partite ufficiali l’hanno vista vincere nettamente contro il Cosenza in Coppa Italia (4-0) e perdere con la Roma ma con un uomo in meno dal 17esimo del primo tempo (3-1), la Fiorentina è sembrata fin da subito una squadra con un’identità tattica chiarissima. Schierata con un 4-3-3 ormai raro in Serie A, la squadra di Italiano ha messo in mostra un gioco di posizione molto ambizioso, con i due centrali (Milenkovic e Igor) chiamati a prendersi grosse responsabilità nel superare la prima pressione avversaria e i tre di centrocampo a scaglionarsi dietro il centrocampo avversario per ricevere tra le linee. Persino con l’uomo in meno, contro la Roma, le due mezzali (Maleh e Bonaventura) hanno lavorato alla grande nel ricevere nei mezzi spazi oppure nell’allargare il centrocampo avversario e permettere a Vlahovic di ricevere centralmente.

 

 

In una squadra dalla fase di possesso così definito sarà molto interessante rivedere Lucas Torreira, che dopo il fallimento all’Arsenal torna in Italia per dimostrare di essere ancora quell’animale da possesso corto che aveva dimostrato di essere alla Sampdoria. In fase di costruzione e definizione del gioco, comunque, quest’anno per la Fiorentina saranno decisivi i triangoli esterni tra terzino, mezzala e ala. In questo senso, contro la Roma Italiano ha adottato un interessante approccio asimmetrico, chiedendo a Biraghi a sinistra di attaccare l’ampiezza, con Gonzalez che attaccava l’area con tagli esterno-interno, e a Venuti a destra di rimanere invece bloccato nel corridoio intermedio, lasciando l’attacco dell’ampiezza a turno a uno tra Bonaventura e Callejon. Contro la Roma, quando la Fiorentina attaccava nella metà campo avversaria, Venuti era talmente alto da ricoprire di fatto il ruolo di mezzala.

 

In fase di costruzione bassa Venuti parte già molto alto e molto dentro al campo. Poi, quando la palla arriva sull’esterno da Bonaventura (che si è scambiato di posizione con Callejon per attaccare l’ampiezza), addirittura si sovrappone internamente attaccando la profondità.

 

Anche senza palla, per il poco che si è visto, la Fiorentina è apparsa subito una squadra di Italiano per intensità atletica, ricerca del pressing alto e scalate difensive in avanti. In questo senso la freschezza fisica di Vlahovic e Nicolas Gonzalez, e l’applicazione tattica di Callejon sembrano perfette per trasformare la Fiorentina in una vera e propria macchina da pressing fin dalla prima linea. Più difficile sarà invece adattare i centrali, tutti piuttosto legnosi, ad una difesa a zona pura, che senza un’applicazione fisica e mentale perfetta può dare molti problemi nell’assorbimento dei tagli in profondità avversari (che sono già costati carissimi proprio contro la Roma). In questo senso, forse si poteva osare di più in fase di mercato nel sostituire German Pezzella invece di ripiegare sulla vecchia conoscenza Matija Nastasic – appena 31 presenze nelle ultime due stagioni di Bundesliga, l’ultima terminata con la retrocessione.

 

Oltre che per lo stile di gioco, però, la forza dell’identità tattica della Fiorentina sta anche aiutando molti giocatori che sembravano essersi persi a ritrovare se stessi. Nelle prime uscite stagionali Bonaventura e Callejon sono sembrati i giocatori di qualche anno fa e la speranza di tutti a Firenze è che lo stesso possa avvenire anche per i più o meno giovani che si sono persi nel purgatorio viola, da Sottil a Castrovilli fino ad arrivare al caso più disperato, quello di Aleksandr Kokorin. Nel frattempo il lavoro di Italiano sta anche aiutando la società a prendere decisioni più chiare sul mercato, dove Amrabat è dato da diverso tempo in uscita mentre uno tra Odriozola (Real Madrid) e Celik (Lille) potrebbe entrare negli ultimi giorni di mercato a contendere il posto da titolare sull’out in basso a destra a Venuti. La Fiorentina, insomma, sembra diventata improvvisamente una squadra più definita e interessante ma, come si dice, sarà il campo a dover dare le risposte.

 

Giocatore chiave

Quella appena passata, con il simbolico passaggio alla numero 10, doveva essere la stagione della consacrazione per Gaetano Castrovilli. Il trequartista pugliese doveva finalmente affermarsi come il giocatore in grado di trascinare tutta la Fiorentina su un altro livello, e invece al contrario è stato lui a farsi trascinare in basso dal grigiore che lo circondava. Quest’anno, in una squadra che si spera sarà mendo disfunzionale di quella dell’anno scorso, Castrovilli ha un’altra chance. Se riuscisse a tornare alla lucentezza del suo anno d’esordio in Serie A, e riuscisse a farlo con continuità, la Fiorentina acquisterebbe un talento unico sulla trequarti per capacità di dribbling, eleganza e visione di gioco. Sarebbe importante non solo per la “Viola” ma per tutto il calcio italiano.

 

Giocatore da prendere al Fantacalcio

Vlahovic, per forza di cose, andrà via a tanto e lo stesso si può dire di Nico Gonzalez, da cui tutti sembrano aspettarsi molto. Una pista meno battuta potrebbe allora essere quella che porta a José Maria Callejon. L’ala spagnola, se si contano sia assist che gol, nelle sue stagioni al Napoli è sempre andato in doppia cifra per poi appassire improvvisamente con il passaggio alla Fiorentina. Era davvero solo colpa sua? Alla prima contro la Roma, Callejon è sembrato tornare quello di un tempo e nei 17 minuti che ha giocato è andato immediatamente vicino al gol. Chissà, magari l’espulsione di Dragowski potrebbe avervi fatto risparmiare un sacco di fantamilioni.

 

Miglior scenario possibile

Il girone d’andata è uno di quelli da ricordare: la Fiorentina, con un mix di pressing e gioco di posizione, sembra una squadra tedesca per modernità e intensità e a gennaio è addirittura terza. A Firenze spunta un murales di Italiano che indica un giglio mentre nella sessione di mercato invernale Rocco Commisso rifiuta un’offerta da 100 milioni di euro del Manchester United per Dusan Vlahovic, arrivato già a 18 gol in campionato. Il presidente italo-americano si fa costruire una faraonica residenza estiva a Marina di Gioiosa, dove la passione per la “Viola” impazza. Quando un giovane tifoso calabrese della Curva Fiesole gli chiede un grande difensore centrale per puntare allo scudetto, lui risponde: «Tu dimmi chi vuoi che zio Rocco te lo compra». Il girone di ritorno però è meno esaltante delle premesse: la Fiorentina dimostra di avere la panchina troppo corta e nei match decisivi sembra stanca. La flessione è fisiologica ma il treno per la Champions League è ormai perso. Alla fine di una stagione che vedrà Castrovilli ritrovato protagonista con 8 gol e 13 assist, la squadra di Italiano si piazzerà quinta – il miglior piazzamento dai tempi di Paulo Sousa. Senza Champions League, Italiano potrà comunque consolarsi con la Coppa Italia, vinta in finale contro la Juventus e con doppietta di Vlahovic, che esulterà sotto la Curva Sud dell’Olimpico di Roma smitragliando.

 

Peggior scenario possibile

Un brutto infortunio a Vlahovic a metà ottobre spunta mortalmente la forza offensiva della Fiorentina, che senza il suo numero nove sembra terribilmente sterile. La “Viola” tiene molto palla, la riconquista anche in fretta, ma poi sembra essere frenata da un campo magnetico quando c’è da entrare in area. Una lunga striscia negativa di 12 risultati senza vittoria tra novembre e gennaio porta la squadra di Italiano nella parte destra della classifica. Delle nubi nere si addensano intorno al Franchi nella sessione invernale: l’ultimo giorno di mercato viene venduto alla Juventus Gaetano Castrovilli, l’unica nota positiva in una stagione fino a quel momento piuttosto grigia. Firenze sembra però svuotata della forza vulcanica dei tempi di Baggio e non scoppia nemmeno una rissa da bar: solo un anziano membro della Curva Fiesole come atto dimostrativo deposita la sua prima maglietta della Fiorentina sulla gradinata di Santa Croce. Il 20 febbraio al Franchi arriva l’Atalanta ed è un massacro: 0-5 e dimissioni di Italiano che in una lettera si scusa con la piazza. A Firenze torna Vincenzo Montella, “l’uomo di esperienza che ci serviva”, come viene definito da Joe Barone. Il finale di campionato è un pendolo tra la noia e il dolore fino al 14esimo posto finale.

 

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Dario Saltari è uno degli scrittori che curano L'Ultimo Uomo e Fenomeno. Sulla carta, ha scritto di sport per Einaudi e Baldini+Castoldi.