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Guida galattica al calciomercato del Venezia
07 set 2021
Una campagna acquisti fuori dal mondo.
(articolo)
15 min
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Siamo diventati strani noi, e il nostro sguardo, o è il calciomercato a essere diventato sempre più bizzarro e incomprensibile? Perché da anni, a ogni livello, l’unica logica che governa il calciomercato sembra essere l’assoluta mancanza di logica? Tutto può succedere, persino di vedere Frank Ribery mostrare felice la sciarpa dalla Salernitana sulla costiera amalfitana.

Guardando certi affari conclusi nell’ultima sessione viene da chiedersi una cosa semplice, e cioè da dove nascono certe idee. Alcuni club comprano solo giocatori che già conoscono, come se la propria squadra fosse una enorme partita di calcetto da organizzare chiamando la stessa cerchia di persone. E così la Juventus ha richiamato Moise Keane due anni dopo averlo ceduto, e la Fiorentina ha ricomprato Nastasic dopo tantissimi anni dalla sua cessione, come se fosse una vecchia leggenda del club tornata a casa e non un giocatore che aveva militato un solo anno con la maglia viola. Allo spettro opposto di questo tipo di acquisti ci sono quelli più strani e inattesi. Nomi di giocatori e squadre che sarebbe contronatura incrociare, infine si incrociano, e noi ci chiediamo come sia possibile.

Regina di questo tipo di calciomercato, negli ultimi anni, era stato il Benevento, che degli acquisti assurdi e con un pizzico di surrealismo aveva fatto un brand. Oggi il suo posto è stato preso dal Venezia, che ha fatto sbiadire la stranezza del vecchio calciomercato del Benevento, che a ripensarci oggi pare quasi normale. Considerate assurdo l’arrivo di Jean-Claude Billong? E allora che ne pensate di Ridgeciano Haps (che il correttore pensa di cambiare in “Ridanciano Haps”?).

Quasi ogni acquisto estivo del Venezia ci fa chiedere da dove sia nata quell’idea, come siano arrivati i dirigenti a scegliere certi giocatori. Naturalmente ci fa chiedere chi è quello, da dove viene, cosa ci hanno visto. Mattia Collauto, direttore sportivo del Venezia, Paolo Poggi, responsabile dell’area tecnica, e Alexander Menta, il capo delle analytics del Venezia, sono stati tra gli artefici di una promozione inattesa, e quest’anno la squadra proverà a salvarsi con un calciomercato incredibile e ambizioso. Sono arrivati: due americani, un islandese, un austriaco, un belga, un israeliano, un francese, un italiano, due olandesi, un marocchino, un nigeriano, un gallese. Insieme, e con la mano di Paolo Zanetti, proveranno a diventare una squadra, ovviamente assieme anche agli altri giocatori già piuttosto peculiari che il Venezia aveva in rosa. Abbiamo raccolto tutti gli acquisti per presentarveli e per provare a capirci qualcosa.

David Okereke

Okereke ha solo 24 anni ma è già una leggenda di una squadra in cui ha giocato. Pur avendoci trascorso solo 6 mesi, e avendo segnato giusto una manciata di gol, Okereke è riuscito a diventare una bandiera del Cosenza segnando tre gol nei playoff per la promozione in Serie B. Ora ha una canzone reggae a lui dedicata e verrà ricordato con affetto per sempre. Dopo il Cosenza, Okereke avrebbe pure potuto ritirarsi, invece è tornato allo Spezia che lo aveva dato in prestito, ha segnato 10 gol e convinto il Bruges a investire 8 milioni su di lui. In quattro anni è passato dalla Lavagnese alla Champions League. In Belgio ha vissuto due stagioni buone ma non eccezionali, e ora il Venezia lo ha preso in prestito dopo non essere riuscita ad acquistare Mbayé Niang. Zanetti ne ha lodato l’energia, la predisposizione al pressing e lo ha definito «il nostro jolly in attacco». (Zanetti è una specie di Klopp veneto, parla sempre di pressing e aggressività). Okereke gioca bene spalle alla porta, ha una discreta tecnica e si muove molto senza palla. Può giocare sia prima punta che esterno, sempre che trovi posto nell’affollamento generale dell’attacco del Venezia. È uno degli acquisti più consistenti.




Arnor Sigurdsson

È islandese, è biondo, gioca dietro le punte e si chiama Sigurdsson, ma non è quel Sigurdsson, che comunque di questi tempi è una buona notizia per il Venezia. È nato ad Akranes, un villaggio di pescatori poi diventato una città di 6600 abitanti che per qualche ragione ha un’incredibile tradizione calcistica e ha già vinto 18 campionati di calcio. È come se la squadra di Castiglion della Pescaia avesse vinto gli stessi scudetti del Milan. Sigurdsson si è rivelato nell’Allsvenskan del 2018 con la maglia del Norrkoping, e da lì è stato portato in Russia a giocare col CSKA Mosca. Sigurdsson non ha un destro con la precisione da biliardo che ha il suo omonimo, ma calcia bene con entrambi i piedi, ha la gamba frizzante e una tecnica notevole in spazi stretti. Al CSKA ha giocato in tutti i ruoli dell’attacco: esterno destro a piede naturale, sinistro a piede invertito, trequartista centrale e addirittura prima punta. In tutti questi ruoli è sembrato più a suo agio a concludere l’azione che a rifinirla: 2.9 tiri ogni novanta minuti, di cui 2/3 arrivati da dentro l’area, sono un numero notevole. Se ve lo steste chiedendo: sì, vale la pena investirci qualche credito al Fantacalcio.


Tyronne Ebuehi

«È un calciatore olandese naturalizzato nigeriano, difensore del Venezia in prestito dal Benfica»: l’incipit della sua pagine Wikipedia contiene già un grado piuttosto alto di surrealismo. Ebuehi da giovanissimo è diventato titolare dell’Ado den Haag, squadra dell’Aia verde e gialla con una cicogna nel logo, per qualche ragione - politica? - gemellata con la Juventus. Dopo quattro anni è stato acquistato dal Benfica: Ebuehi era considerato un giovane prodigio e la sua decisione di giocare con la maglia della Nigeria era stata chiacchierata. Poi però si è infortunato al ginocchio e la sua carriera si è complicata. Dopo qualche presenza con la squadra B del Benfica, è stato mandato in prestito al Twente, dove comunque è riuscito a giocare una stagione intera come non gli capitava da anni. È un terzino destro che corre parecchio e mette palle forti e tese in mezzo. Su Instagram si auto-invita a rimanere umile, cita il libro di Jeremiah, e posta foto in cui gira per città fantasma con il monopattino. Sopra di lui le nuvole passano veloci, a ricordare il tempo che scorre inesorabile, la finitezza delle cose.

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Ha raccontato che nella sua decisione di trasferirsi in Italia hanno influito i consigli di William Troost-Ekong, anche lui nato ad Harleem e che Ebuehi definisce “un fratello”. Se vi steste chiedendo che fine ha fatto Troost-Ekong, i Pozzo lo hanno spostato al Watford.


Ridgeciano Haps

Quanti terzini olandesi occorrono per salvarsi? Nel dubbio che uno possa non bastare, il Venezia nelle ultime ore di mercato ha comprato pure il secondo. I terzini, come i calzini, fanno sempre comodo. Ma se Ebuehi è un talento un tantino caduto in disgrazia, Haps ha 28 anni e alle spalle una solida carriera di attenzione difensiva e 6 in pagella, con le maglie di AZ e Feyenoord. Un terzino come deve essere: tosto, in forma, senza idee strane per la testa o segni particolari - a parte un nome davvero spettacolare. Nel 2016 lo avevamo anche inserito nella nostra Top 11 dedicata alla Eredivisie. Christopher Holter lo aveva preferito a Mitchell Dijks, che poi in Italia ha fatto la sua figura.

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Lo scorso anno a un certo punto è sparito e, mentre ci si chiedeva che fine avesse fatto, qualcuno ha messo in giro la voce che fosse finito in carcere per una brutta storia. Dick Advocaat è dovuto intervenire ai microfoni per rassicurare che no, Haps non era in galera. Stava solo male, ma male come? Advocaat non poteva dircelo. È stato Haps a chiarire questa storia dopo la sua firma col Venezia, raccontando che l’inverno scorso è stato diagnosticato un cancro ai polmoni al padre. Una storia che gli ha provocato un crollo psicologico, e un ricovero in ospedale per qualche giorno. «Voglio condividere la mia storia con voi. Un anno e mezzo fa mio padre soffriva di dolori al petto. Ha fatto una risonanza magnetica ed è così che abbiamo scoperto che aveva un cancro ai polmoni al terzo stadio. Quindi questo significava che era 50/50 se sarebbe sopravvissuto o meno. Ero distrutto mentalmente e fisicamente. Poiché non ne ho parlato con quasi nessuno, ho convissuto con questo peso per un anno, fino a quando non sono più riuscito a gestire il calcio fisicamente e mentalmente. Di conseguenza sono finito in ospedale per alcuni giorni. Abbiamo pregato molto in famiglia e le preghiere sono state ascoltate. È un vincitore! Pochi mesi fa abbiamo appreso che era guarito dal cancro ai polmoni. Papà, sono così felice che tu abbia potuto vivere questo giorno con me!».


Sofiane Kyine

Di Kyine non si capisce niente: ha tre nazionalità, diversi prestiti alla Salernitana e ritorni alla Lazio, un percorso giovanile diviso tra lo Standard Liegi e il Chievo. In carriera ha giocato un po’ in tutti i ruoli: nato trequartista, arretrato mezzala, Ventura lo ha convinto a giocare esterno a tutta fascia. Il suo talento atletico lo ha costretto a ruoli di fatica più di quanto forse avrebbe desiderato. Il suo vecchio allenatore delle giovanili del Chievo, Lorenzo D’Anna, lo descrive come un centrocampista talentuoso ma un po’ innamorato del pallone. Lo scorso anno ha iniziato la stagione alla Lazio, era un mistero, poi a gennaio è andato in prestito alla Salernitana, dove Lotito gli ha chiesto di portare i campani in Serie A. Lui ci è riscuto ma poi non ci è potuto restare, visto il divieto di fare affari tra i due club, e così è finito al Venezia in prestito. Torna in Serie A quattro anni dopo averci esordito con la maglia del Chievo. Gli hanno chiesto del ruolo e lui si è detto a completa disposizione.




David Schnegg

Col nome e il fisico da mobile di design, è difficile capire cosa ci abbia visto il Venezia in David Schnegg. Collauto ha dichiarato che è uno dei primi giocatori che hanno cominciato a seguire, che è arrivato dopo mesi di scouting. A 15 anni aveva smesso di giocare a calcio per andare a lavorare, tre anni dopo è tornato ed è finito nel Liefering, squadra satellite del RB Salisburgo. Arriva dal LASK, ma lo scorso anno lo ha trascorso in prestito allo Swarovski Tirol, che come avrete capito è un club di proprietà del marchio Swarovski - una specie di operazione Red Bull ante-litteram, prima la squadra si chiamava Wattens. Collauto lo ha descritto come un giocatore aggressivo, che spinge molto e che deve migliorare nelle scelte tecniche, ma non c’è problema: «Molinaro sarà un ottimo maestro, e gli permetterà di completarsi come giocatore». Si giocherà il posto proprio con Molinaro e con Haps.


I tre americani

Venezia città di Henry James ed Ernest Hemingway, Venezia che Truman Capote definiva come «Una scatola di cioccolatini al liquore da mangiare in una volta». Lo scorso anno l’ambasciatore statunitense in Italia, Lewis M. Eisenberg, ha invitato tutti gli americani a venire a Venezia, e il Venezia ne ha fatti arrivare tre.

Tanner Tessman

Cosa dire di Tanner Tessman se non che è molto grosso, gioca mediano e arriva dal Dallas, dove condivideva lo spogliatoio con Bryan Reynolds, altro statunitense in Italia. Tessman corrisponde all’idea che per salvarsi servono giocatori grossi che buttino giù gli avversari a spallate, che in mezzo a questa gigantesca busta a sorpresa di giocatori raffinati ce ne sia qualcuno di sostanza. Con le spalle grosse, la mascella squadrata, una barba di tre giorni, Tessmann ha l’epica provinciale dei personaggi noir di Fargo. Quanto giocherà? Difficile dirlo ma il ruolo di mediano davanti alla difesa è uno dei meno coperti della rosa.

Gianluca Busio

Arrivato per 6 milioni (più 4 di bonus), è l’acquisto più costoso della storia del Venezia e non potrà certo permettersi di mettersi a studiare la storia dell’arte italiana. Gianluca Busio arriva dal Kansas City, dove giocava con la maglia numero 10 e i capelli tirati all’indietro come per l’effetto di un fon perenne sparato sulla faccia. Un trequartista raffinato nato negli Stati Uniti con un padre originario di Brescia. C’è un acquisto più hipster in tutta la Serie A? Busio non sembra reale, il parto di una sessione svitata di edit di PES. È stato il secondo più giovane statunitense a firmare un contratto professionistico, il primo è Freddy Adu, prendetela come volete. Suo padre è interista ed è cresciuto guardando la Serie A. Gioca trequartista e prova a far scomparire la dimensione fisica del calcio dietro la sua tecnica. Ha il gusto dell’ultimo passaggio raffinato e per il calcio di punizione tirato sopra la barriera. Dalla prospettiva falsata dei video su YouTube, sembra Marcelo: non solo per un’approssimativa somiglianza fisica, anche per la rilassatezza da spiaggia con cui gioca la palla.

Alla prima giornata questo relax gli è già costato caro, quando si è fatto scippare la palla da Deulofeu nel secondo gol dell’Udinese. Zanetti ha dichiarato che lo avevano preso per fare il centrocampista offensivo, al massimo la mezzala, magari il play ma ci sarebbe voluto tempo. E niente, invece all’esordio Busio ha giocato play ed è sembrato piuttosto in difficoltà fisicamente. Intervistato da MLS Italia ha detto che vorrebbe essere Andrea Pirlo e si è descritto così: «I miei punti di forza sono la tecnica palla al piede e certi passaggi filtranti per superare il muro difensivo avversario. Probabilmente non sono ancora formato fisicamente, di sicuro non sono il ragazzo più forte e veloce, ma ci lavorerò nelle prossime stagioni».

Damiano Pecile

È canadese e arriva in prestito dai Vancouver Whitecaps. È un centrocampista box-to-box molto acerbo fisicamente ma con una buona protezione palla in spazi stretti.


Dor Peretz

Magari il nome non vi dice niente, magari penserete che nemmeno si tratti di un vero nome, ma stiamo parlando di un giocatore forte ed esperto, con 44 presenze distribuite tra Europa League e Champions League. Dor Peretz è arrivato da svincolato, dopo aver vinto quattro campionati nazionali e diversi altri titoli con la maglia del Maccabi Tel Aviv. Ha 20 presenze e due gol con la Nazionale israeliana.

È un centrocampista ultradinamico, con grande visione di gioco e un’ottima tecnica. Ha giocato in una coppia di mediani con un centrocampista più di lettura come Natcho. Lui quindi poteva partire in conduzione, testa alta e calzettone basso, con una buona velocità e un gusto per il dribbling non banale. Ha pure un bel tiro da fuori, nell’ultima stagione ha segnato 7 gol. Zanetti ne ha parlato già in modo estasiato: «Già in allenamento dimostra di essere giocatore di grande spessore, può giocare in tutti i ruoli del centrocampo. In questo momento non abbiamo un play vero e proprio, lo sta facendo lui perché abbina qualità e quantità, quindi sono contento e sicuramente è un rinforzo importante, sarà protagonista». Dovesse giocare bloccato davanti alla difesa, verrebbero sacrificate alcune sue qualità, è un giocatore a cui piace sganciarsi e partecipare alla manovra negli ultimi metri, ma la sua sensibilità tattica lo rende adatto un po’ ovunque. Il miglior acquisto in assoluto.


Daan Heymans

Vi piacerà Daan Heymans se:

  • vi piacciono i centrocampisti alti che toccano bene il pallone.

  • vi piacciono i calciatori belgi che sembrano disegnati da Hergé.

  • siete fan di Charles De Ketaelere e Hans Vanaken.

Heymans viene dal Waasland-Beveren, dove lo scorso anno ha messo insieme 8 gol e 4 assist. È uno di quei trequartisti alti con idee ambiziose, che amano partire in conduzione, toccare la palla con la suola, cercare giocate artistiche. Giocava trequartista sinistro o centrale, ed è il primo che avreste comprato se foste dei DS e vi sareste sentiti dei geni. Zanetti lo ha inserito mezzala nelle prime partite, in un ruolo più di disciplina e controllo rispetto a quanto è abituato. Eppure è sembrato abbastanza a suo agio.


Mattia Caldara

A 27 anni Mattia Caldara ha già attraversato tutto il Mandala di piacere e sofferenza di un calciatore italiano. Difensore promettente in Serie B col Trapani>erede della scuola italiana con l’Atalanta>commodity finanziaria con la Juventus>pacco eternamente infortunato col Milan. Dopo essere sembrato un giocatore finito a causa dei problemi fisici, Caldara ha già provato a rilanciarsi all’Atalanta e il fatto che non ci sia del tutto riuscito è una delle storie più malinconiche della Serie A recente, ma è troppo presto per smettere di crederci.




Thomas Henry

Ha un nome da liquore inglese ma viene dalla Francia, ha preso la 14 di Henry, è nato ad Argenteuil, dove Monet dipingeva le barche rosse, ma è cresciuto calcisticamente nel Beuvais, dove arrivano i voli economici Ryanair per Parigi. Ha una lunga gavetta alle spalle, tra terza serie francese, seconda serie Belga e infine l’esplosione al Lovanio, in Pro League (45 gol in 72 presenze). A un certo punto del calciomercato sembrava potesse finire al Genoa, ma poi il Venezia ha fatto un’offerta più alta (6 milioni). È alto più di un metro e novanta e in carriera ha segnato tanti gol di testa, ma è uno di quei giocatori che ama venire incontro a cucire il gioco. Il tipo di centravanti che compare sulla trequarti, gioca una sponda di prima raffinata, poi scompare. Nel suo repertorio colpi di suola e di tacco. Forti vibrazioni Thereau nel suo stile: la sostanza della finalizzazione, ma sempre con qualche bagliore di stile supplementare. Come Thereau, arriva in Italia dal Belgio a 27 anni.




Ethan Ampadu

Quando il Venezia ha comprato Ethan Ampadu, nelle ultime ore di calciomercato, ci siamo finalmente chiesto se era tutto reale o se non eravamo finiti nella partita di Football Manager di qualcuno. Ampadu è stato l’ultimo guizzo impossibile del calciomercato del Venezia. Nonostante abbia appena 21 anni sembra già in fase discendente della carriera: di proprietà del Chelsea, è passato da un prestito ambizioso al RB a uno più dimesso allo Sheffield. Nel frattempo si è tagliato i dreadlock per passare dall’epoca dello stile a quella del realismo. Si parla di lui come difensore del futuro del calcio inglese, ma non si è mai capito del tutto il perché. Forse per una tecnica non banale nel gioco dei piedi: al suo esordio col Chelsea è entrato al posto di Cesc Fabregas, centrocampista centrale. Ha avuto una stagione discontinua allo Sheffield, ma in qualche momento ha mostrato in effetti un talento difensivo speciale, contro il Newcastle, o contro il Manchester United.

Ci si può salvare con una difesa Caldara-Ampadu? Ci si può salvare con un israeliano davanti alla difesa e una coppia di fantasisti scandinavi che sembrano nati in Brasile? Quanti gol segnerà Thomas Henry e chi vincerà il ballottaggio per la fascia sinistra tra Molinaro, Haps e Schnegg? Quale americano avrà l’Erasmus più di successo?

Non c’è una ricetta sicura per salvarsi in Serie A: c’è chi preferisce mantenere l’ossatura della squadra che ha ottenuto la promozione, chi ci aggiunge giocatori di categoria. Nessuno aveva usato la creatività e la fantasia come ha fatto il Venezia per i suoi acquisti. Dire che tifiamo per loro è il minimo.




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