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Fabio Barcellona

Guida all’Italia

I lavori sono ancora in corso per la Nazionale di Spalletti.

È la domanda che ci stiamo facendo tutti: che Italia si presenta agli Europei? La squadra campione in carica, capace di battere a Wembley i padroni di casa dell’Inghilterra nella finale di 3 anni fa o quella che appena 8 mesi dopo veniva sconfitta a Palermo dalla Macedonia del Nord?

 

L’unica cosa certa è che da quella sconfitta sono cambiate parecchie cose. Dopo la disfatta di Palermo, Roberto Mancini era rimasto sulla panchina della Nazionale, affrontando le prime due partite del girone di qualificazione per la fase finale degli Europei. Gli azzurri avevano battuto Malta e collezionato una netta sconfitta a Napoli, proprio con l’Inghilterra, in una partita che aveva mostrato plasticamente la distanza tra la squadra di Wembley e quella dell’ultimo periodo di Roberto Mancini. Le dimissioni in pieno agosto di Mancini e l’ingaggio di Luciano Spalletti, fresco campione d’Italia con il Napoli, hanno aperto un nuovo ciclo per la Nazionale. Il nuovo tecnico, con le rimanenti sei partite del girone, è riuscito a ottenere un secondo posto per nulla scontato alle spalle dell’Inghilterra. Decisiva è stata la doppia sfida contro l’Ucraina, sconfitta 2-1 a Milano e fermata sullo 0-0 all’ultima giornata nel decisivo scontro giocato sul campo neutro di Leverkusen.

 

Chiuso il girone di qualificazione, Luciano Spalletti ha cominciato a lavorare per il torneo finale giocando quattro amichevoli, due a marzo negli Stati Uniti contro Ecuador e Venezuela, e due negli ultimi giorni, contro Turchia e Bosnia-Erzegovina.

 

Dalla difesa a quattro a quella a tre

Nelle due amichevoli negli Stati Uniti Luciano Spalletti ha abbandonato il 4-3-3 che aveva utilizzato durante le qualificazione e che pareva il punto di riferimento tattico della squadra. Il CT da quel momento ha provato la difesa a tre, utilizzata anche nell’ultima partita giocata, contro la Bosnia-Erzegovina, mentre contro la Turchia è tornato al 4-3-3, come a volere allenare e verificare in campo entrambi i sistemi di gioco.

 

La scelta di utilizzare una linea arretrata a 3 era stata giustificata con l’abitudine di molti difensori ed esterni della nostra Nazionale a giocare, nei loro club, con il 3-5-2. L’Inter, che fornisce all’Italia gran parte del blocco difensivo, ma anche la Juventus, la Roma, l’Atalanta, il Napoli (almeno nel periodo di Mazzarri), il Torino: tutte schierate con la difesa a tre. La scelta dei convocati, inoltre, sembra confermare la volontà di Spalletti di puntare su questo sistema (visto che sono ben 10 i giocatori in grado di occupare le 5 posizioni di difesa e sull’esterno), e lo stesso hanno fatto anche le sue parole, con cui ha sottolineato l’importanza di avere diversi moduli di gioco all’interno della singola partita e a seconda dell’avversario. 

 

Da questo punto di vista, è stata molto interessante l’ultima amichevole giocata contro la Bosnia-Erzegovina. Come in occasione della partita contro l’Ecuador, Spalletti ha schierato la sua squadra con il 3-4-2-1. A fare davvero la differenza è stata però la coppia di interni – con Barella, infortunato, sostituito da Fagioli al fianco di Jorginho. Contro la Bosnia-Erzegovina, il dinamismo di Barella è stato sostituito dall’attitudine al palleggio sul corto e alla resistenza al pressing di Fagioli, rivelando una diversa volontà tattica dell’allenatore azzurro. L’ambizione, cioè, di controllare il gioco tramite il possesso e di abbassare le difese avversarie con il pallone, anche per favorire le azioni di riaggressione. Davanti ai due centrocampisti, l’Italia ha attaccato l’intera ampiezza del campo occupando i cinque canali verticali in cui può essere suddiviso il campo. L’ampiezza è stata appannaggio dei due esterni – Bellanova a destra e Cambiaso a sinistra – mentre i canali intermedi sono stati occupati da Chiesa sul centro sinistra e Frattesi sul centro destra. 

 

Il 3-2-5 dell’Italia in fase di possesso contro la Bosnia-Erzegovina.

 

Se a destra Bellanova e Frattesi rimanevano in posizione, muovendosi principalmente in verticale, sulla fascia opposta Chiesa godeva di maggiore libertà posizionale e poteva anche aprirsi, per ricevere coi piedi sulla linea laterale, scambiando dinamicamente la sua posizione con Cambiaso. La struttura posizionale in fase d’attacco, e l’utilizzo di due palleggiatori come Jorginho e Fagioli davanti alla difesa ha ricordato in qualche maniera la fase di attacco dell’Italia di Mancini (anche se quella squadra giungeva al suo 3-2-5 offensivo in maniera più dinamica).

 

L’esperimento di Spalletti ha in parte funzionato. Fagioli e Jorginho, supportati da Calafiori (schierato come terzo di sinistra) nel muovere con qualità il pallone, hanno ben gestito il possesso (63% di media, con il 91% di precisione dei passaggi) e abbassato lo schieramento difensivo della Bosnia-Erzegovina. Meno centrata è apparsa l’intesa tattica tra un reparto di centrocampo votato al palleggio corto e una coppia di trequartisti estremamente verticali come Chiesa e Frattesi.

 

L’interista è stato schierato in una posizione inusuale, nel mezzo spazio di destra, una zona di campo che abitualmente occupa dinamicamente partendo da mezzala, ma che contro la Bosnia è diventata, invece, la sua zolla di partenza. Frattesi, come da caratteristiche e come da volontà dell’allenatore, ha interpretato il ruolo con verticalità, attaccando lo spazio liberato dal lavoro di raccordo di Scamacca e attaccando la profondità alle spalle della difesa avversaria. Tra i giocatori a disposizione di Spalletti mancano trequartisti un po’ più ortodossi, giocatori capaci di occupare i mezzi spazi giocando a supporto del palleggio e, in alcune occasioni, spalle alla porta (forse l’unico che potrebbe fare questo lavoro è Lorenzo Pellegrini). Il quesito che lascia aperta la partita contro la Bosnia, che peraltro ha fornito alcune buone indicazioni, è sulla possibilità di far coesistere la natura manovriera di una coppia di palleggiatori come Fagioli e Jorginho con quella verticale dei giocatori che Spalletti potrebbe schierare sulla trequarti.

 

Se contro la Bosnia-Erzegovina la struttura posizionale dell’Italia è stata piuttosto definita e stabile in entrambe le fasi gioco, contro la Turchia, gli uomini di Spalletti hanno provato con fluidità a mutare la propria disposizione in campo in fase di possesso palla, partendo dal 4-3-3. Dimarco, ad esempio, è entrato frequentemente dentro al campo al fianco di Jorginho, con le due mezzali più avanzate nei mezzi spazi a costituire, ancora una volta, una sorta di 3-2-5 in fase di possesso. Più avanti nella partita Dimarco ha smesso di giocare internamente e la squadra ha cercato altre rotazioni posizionali finalizzate quasi sempre alla costruzione del 3-2-5. Si è vista quindi la salida lavolpiana con costruzione del 3-2-5 alzando i due terzini e stringendo i due esterni d’attacco, ma anche Cristante al fianco di Jorginho con l’altra mezzala – Pellegrini – alto in posizione di trequartista e uno dei terzini alto in ampiezza.

 

L’impressione generale è stata quella di un lavoro ancora in una fase iniziale tanto che uno dei titolari della partita, Riccardo Orsolini, è stato escluso poche ore dopo dalla lista dei convocati per il torneo in Germania. Rispetto alla successiva partita contro la Bosnia-Erzegovina, la continua fluidità posizionale ha reso la squadra meno compatta e meno pronta alla riaggressione e al pressing.

 

Contro la Turchia, l’Italia costruisce il suo 3+2 con Crsitante terzo di destra e Di Lorenzo in mezzo al campo al fianco di Jorginho.

 

I principali dubbi

Insomma Luciano Spalletti arriva all’Europeo con il lavoro ancora da ultimare. L’indirizzo generale sembra chiaro – in particolare la volontà di pressare alto e di riaggredire dopo la perdita del pallone – ma la maniera attraverso cui rendere concreto questo indirizzo un po’ meno.

 

In ogni caso, la struttura scelta in fase offensiva dovrebbe essere il 3-2-5 che, oltre a stirare in ampiezza la squadra avversaria, possa garantire grossa densità centrale nelle transizioni offensive. Nell’ultimo match contro la Bosnia-Erzegovina la struttura posizionale in fase di possesso era praticamente la stessa di quella in fase di non possesso e questo ha garantito solidità alla squadra, eliminando le rotazioni posizionali, ancora poco oliate. La scelta del 3-4-2-1 potrebbe quindi essere quella più prudente e semplice da mettere in campo in un momento in cui il lavoro di Spalletti sembra ancora un po’ acerbo. Magari l’esperimento visto con la Bosnia-Erzegovina, con Jorginho e Fagioli contemporaneamente in campo ad occupare le due posizioni di interno del 3-4-2-1, non verrà riproposto con continuità, ma di certo la volontà di gestire il possesso sembra essere uno degli obiettivi.

 

Il controllo del gioco attraverso il controllo del possesso è tra i sei comandamenti di Luciano Spalletti.

 

Uno dei punti cruciali per il successo della Nazionale sarà però quello di far convivere questa volontà di possesso con la natura verticale di gran parte dei giocatori selezionati. Fatta eccezione forse per Pellegrini e Raspadori, tutti i giocatori capaci di occupare la zona di trequarti campo avversaria – Chiesa, Frattesi, Barella, Folorunsho, lo stesso El Shaarawy – sono giocatori verticali, che amano attaccare velocemente le difese avversarie e non disdegnano giocare in campo aperto. Giocatori che quindi cozzano con un possesso più ragionato, anche con l’idea di rimanere compatti per giocare una transizione difensiva centrata sulla riaggressione immediata. Certo, molto dipenderà anche del rendimento dei suoi giocatori offensivi di maggiore talento, e cioè Federico Chiesa e Gianluca Scamacca.

 

I giocatori chiave

Proprio la verticalità dei trequartisti che potrebbero giocargli al fianco, rende il gioco di raccordo e rifinitura di Gianluca Scamacca particolarmente prezioso per gli sviluppi offensivi della nazionale di Spalletti. Il centravanti dell’Atalanta potrebbe svolgere il ruolo di regista offensivo della squadra, aprendo spazi per i compagni e dettando i tempi degli inserimenti, fornendo così alla Nazionale la qualità tecnica e il tempismo che sembra mancare dalla trequarti in su.

 

L’Italia abbassa la Bosnia-Erzegovina. Il terzo di destra Darmian gioca direttamente su Scamacca che viene incontro. Frattesi attacca lo spazio alle spalle della difesa bosniaca e viene servito da uno splendido colpo di tacco che lo mette davanti al portiere.

 

Al contempo, Federico Chiesa sembra il giocatore capace di fare saltare il banco delle difese avversarie, con le sue iniziative individuali e la sua incontenibile elettricità. Così come è stato in questa stagione alla Juventus, anche in Nazionale sembra aperta la questione della sua posizione in campo, lo scontro tra le esigenze della squadra e le preferenze del giocatore. Il 3-4-2-1 visto contro la Bosnia-Erzegovina potrebbe essere una buona soluzione di compromesso per Chiesa che non sarebbe costretto a fungere da seconda punta pura e potrebbe svariare per tutto il fronte offensivo. Certo, non sarebbe un esterno vero e proprio, ruolo che lui sembra preferire. In ogni caso sarà importante il meccanismo già osservato con la Juventus, che consente di liberare spazio esterno per Chiesa attraverso l’accentramento di Cambiaso. Un gioco che può replicare benissimo anche con Dimarco, probabilmente il titolare nel ruolo di esterno sinistro. 

 

Importante sarà anche il rendimento di Alessandro Buongiorno, che viene da una grande stagione al Torino ma che comunque è alla sua prima esperienza internazionale di alto livello. Buongiorno pare destinato ad una maglia da titolare sia in caso di difesa a quattro che, da centrale, nella più probabile difesa a tre. Speriamo che in Germania non gli tremino le gambe.

 

Il calendario del girone riserva all’Italia la partita sulla carta più semplice alla prima giornata, contro l’Albania. Vincere contro la Nazionale di Sylvinho sarà difficile ma tutt’altro che impossibile. In ogni caso sarebbe decisivo per mettere un primo piede nella fase ad eliminazione diretta, vista l’ampia rete di salvataggio fornita dal ripescaggio delle quattro migliori terze. Vincere contro l’Albania permetterebbe all’Italia anche di affrontare con meno pressione le successive due partite contro Spagna e Croazia. La Nazionale di Spalletti può addirittura concedersi il lusso di atterrare su un comodo secondo posto, che comunque permetterebbe di avere un ottavo di finale in teoria non troppo complicato (affrontando la seconda del gruppo A, composto da Germania, Svizzera, Scozia e Ungheria). A quel punto potrebbero arrivare le avversarie davvero forti e l’Italia, in una partita secca, potrebbe rivelarsi avversario indigesto per qualsiasi delle grandi favorite di questi Europei.

 

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Fabio Barcellona, chimico e allenatore UEFA B. Scrive di calcio per L'Ultimo Uomo.