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Guida alla Juventus 2019/20
27 ago 2019
Cosa aspettarsi dalla piccola rivoluzione di Sarri.
(articolo)
14 min
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Piazzamento lo scorso campionato:

Chi in più: Buffon (PSG), De Ligt (Ajax), Demiral (Sassuolo), Danilo (Manchester City), Rabiot (PSG), Ramsey (Arsenal), Pjaca (Fiorentina).

Chi in meno: Cancelo (Manchester City), Caceres (svincolato), Spinazzola (Roma), Kean (Everton).

Una statistica interessante dallo scorso campionato: La Juventus è stata l’unica squadra della serie A e dei top 5 campionati europei a subire meno del 50% dei tiri dall’interno della propria area di rigore. Con il 48% delle conclusioni subite all’interno dei propri dai 16 metri la Juventus ha distanziato in Italia di ben 7 punti percentuali Lazio e Roma, le squadre che dopo la Juve hanno concesso più tiri da fuori area. Oltretutto la Juventus ha concesso solo il 5% dei tiri subiti dalla propria area piccola, facendo peggio in Europa solo di Atletico Madrid e Montpellier. I numeri rendono bene l’idea che la Juventus è stata, come da tradizione, una squadra enormemente capace di proteggere la propria area di rigore.

Bisogno di cambiamento

La Juventus ha vinto lo scorso campionato con cinque turni di anticipo e ha dominato in maniera ancora più evidente che nelle annate dei precedenti sette scudetti vinti. Eppure è difficile non avere la sensazione che la scorsa stagione non tutto sia andato per il verso giusto.

L’acquisto di Cristiano Ronaldo aveva acceso le fantasie sia dei tifosi bianconeri che dei semplici appassionati. L’obiettivo esplicito era la conquista della Champions League, ma la campagna europea dei bianconeri è stata più deludente di quella delle passate edizioni. C’è stato un solo acuto, nella partita di ritorno contro l’Atletico Madrid, subito vanificato dalla grigia eliminazione ai quarti contro l’Ajax.

La squadra aveva iniziato la stagione abbracciando un calcio più orientato al palleggio corto e al dominio del pallone, culminato con la splendida vittoria all’Old Trafford contro il Manchester United. Poi, però, complici anche gli infortuni dei suoi giocatori più tecnici e creativi, la squadra è tornata ad adottare un approccio più conservativo. La circolazione palla è tornata sicura, cercando la ricerca veloce di Mandzukic e Ronaldo tramite le palle lunghe. Ancora una volta la chiave dei risultati è stato il dominio atletico del match.

Se in campionato questo riflusso è bastato a mettere un abisso tra sé e i più diretti avversari, la Juventus ha però mostrato difficoltà contro avversari di più alto livello, capaci di metterne in difficoltà la circolazione della palla con il pressing offensivo e ben organizzato. Le eliminazioni in Coppa Italia contro l’Atalanta e in Champions League contro l’Ajax hanno quindi rappresentato la cima di un iceberg di problemi insoluti di una squadra di certo fortissima, ma rimasta tatticamente irrisolta. Per una volta, il pragmatismo e le capacità alchemiche di Allegri non sono sembrate in grado di trovare la soluzione all’equazione fornita dall’ampia e qualitativa rosa a disposizione, gestendo con efficacia i momenti decisivi della stagione.

Da Allegri a Sarri

Come è abitudine della società negli ultimi tempi, in estate la Juventus ha operato alcuni significativi cambi nella rosa. Il fiore all’occhiello è ovviamente l’arrivo di Matthijs De Ligt, strappato alla concorrenza di quasi tutti i più grandi club europei. Oltre al grandissimo valore, attuale e in prospettiva, il colpo De Ligt rinfresca un reparto che è storicamente un punto di forza della Juventus, ma che cominciava a mostrare l’usura del tempo con il ritiro dal calcio giocato di Andrea Barzagli e l’avanzare dell’età di Bonucci e, soprattutto, Chiellini.

Il restyling del gruppo di centrali è stato completato col ventunenne turco Merih Demiral, probabilmente già in orbita Juventus sin dal suo arrivo a Sassuolo e convincente nelle 14 partite giocate sotto la guida di Roberto De Zerbi. L’arrivo di Demiral ha fatto scivolare Daniele Rugani al quinto posto nella gerarchia dei centrali, e quindi sul mercato.

In mezzo al campo la dirigenza bianconera ha messo a segno due colpi a parametro zero, accompagnando Aaron Ramsey, già ufficializzato a febbraio, con Adrien Rabiot, da tempo corteggiato dalla Juventus e fuori rosa dal PSG già da gennaio.

In attacco invece la Juventus non si è mossa, sacrificando solo Moise Kean sull'altare delle esigenze di bilancio. Il player-trading rimane una delle leve finanziarie della società e ha condotto anche alle cessioni di Spinazzola alla Roma e, soprattutto, di Cancelo al Manchester City. La partenza del terzino portoghese priva la Juve del giocatore più creativo della scorsa stagione, a dispetto di quanto lasci pensare la sua posizione in campo. A sostituire Cancelo è arrivato, facendo il percorso inverso, il brasiliano Danilo; a completare la batteria di terzini assieme ad Alex Sandro e De Sciglio sarà probabilmente Cuadrado, più volte provato in precampionato, oltre che nel finale della scorsa stagione, nel ruolo di laterale basso di destra.

Ad ogni modo, indipendentemente da come si concluderà la sessione di mercato, la più grossa novità della Juventus siederà sulla panchina bianconera e risponde al nome di Maurizio Sarri.

Nonostante la riconferma di Allegri da parte di Agnelli subito dopo la sconfitta con l'Ajax, la società ha considerato chiuso il ciclo dell’allenatore. Al termine di un’estate che ha visto ballare tanti nomi, tra cui quello di Pep Guardiola, la scelta è caduta a sorpresa sull’ex tecnico di Napoli e Chelsea.

Al di là delle reali motivazioni che hanno portato Sarri sulla panchina della Juventus, e togliendo dalla discussione inutili giacobinismi, il cambio di filosofia sulla panchina bianconera rimane piuttosto evidente. Maurizio Sarri ama un calcio in cui la squadra deve provare a imporre la propria volontà tattica in ogni occasione, mentre Allegri voleva dominare gli episodi e i momenti cruciali dei match. La Juventus di Allegri accettava fasi in cui doveva adattarsi alla volontà degli avversari e all’andamento della partita, mentre quella di Sarri probabilmente proverà ad evitarli attraverso il gioco.

La diversità di approccio è resa concreta dai diversi principi di gioco adottati dai due allenatori. La Juve dell’anno scorso giocava con un sistema a zona, con abbondanti aggiustamenti delle posizioni dei difendenti rispetto alla posizione degli avversari; quest’anno passerà a un sistema a zona puro, in cui i difensori si sistemano in campo tenendo in considerazione, in ordine di priorità, la palla, i compagni e gli attaccanti avversari. Il recupero del pallone sarà più aggressivo, utilizzando con più continuità il pressing e il gegenpressing per riconquistare velocemente il possesso. Le amichevoli giocate e la prima partita di campionato, in questo senso, non hanno mostrato alcuna sorpresa. Al di là di meccanismi ancora da rodare – anche se la partita di Parma è stata già abbastanza convincente – la fase difensiva e di recupero palla della Juve pare indirizzata verso le direttrici tipiche del calcio di Maurizio Sarri.

La presenza di Cristiano Ronaldo incide invece in maniera pesante sul modulo di gioco. L’idea è quella di far partite il portoghese dal centro-sinistra, affiancandogli un centravanti. Nelle amichevoli estive la Juventus si è quindi schierata con un 4-3-3 in fase di possesso, che senza palla si è tramutato presto in un 4-4-2. La mezzala sinistra scivolava verso l’esterno e Ronaldo non doveva quindi coprire l'intera fascia di sua competenza.

Il 4-4-2 della Juventus in fase di non possesso contro il Parma.

La libertà posizionale concessa a Ronaldo, attratto inesorabilmente verso il centro del campo, ha reso di fatto la fascia destra quella in cui la Juventus sviluppa di solito la propria azione. Ampliando lo sguardo, c’è una grande novità a livello di principi: la Juventus prova ad occupare gli spazi alle spalle del centrocampo avversario e a creare i presupposti per le ricezioni in quella zona, provando a disordinare lo schieramento difensivo avversario muovendo velocemente il pallone.

Cristiano Ronaldo e Douglas Costa stringono il campo e si predispongono per ricevere alle spalle del centrocampo del Parma.

È interessante notare i compiti delle mezzali in questo inizio di stagione. A destra, sorprendentemente rispetto alle previsioni, a giocare sia in precampionato che a Parma è stato Sami Khedira. Il tedesco, lo sappiamo, è un fenomeno nel muoversi in funzione dei compagni: un aspetto prezioso sul lato forte della manovra.

Khedira accompagna i movimenti dell’esterno d’attacco allargandosi sui tagli interni del compagno o alzandosi in occasione delle tracce verso la palla dell’ala. Quando poi il centravanti svuota l’area di rigore è bravo a tagliare per occuparla. A sinistra il più impiegato nelle amichevoli è stato Adrien Rabiot, col compito di coprire gli ampi spazi lasciati da Cristiano Ronaldo e di associarsi in palleggio col portoghese.

Alla prima di campionato, però, a sorpresa, è stato utilizzato Blaise Matuidi, che pareva fuori dal progetto tattico di Sarri. Il francese è stato impiegato in funzione quasi esclusivamente difensiva. In fase offensiva, con la manovra che si è sviluppata quasi del tutto sulla fascia destra, Matuidi non ha mai accompagnato l’azione sul lato debole, rimanendo invece in posizione coperta, pronto a fare scattare il gegenpressing per prevenire le ripartenze avversarie.

In fase di non possesso invece il francese è stato impegnato a scivolare verso sinistra per comporre la linea a 4 di centrocampo. L’impiego di Matuidi e i particolari compiti assegnatigli testimoniano di un’attenzione particolare di Sarri, in occasione del suo primo impegno ufficiale sulla panchina bianconera, alla prevenzione delle ripartenze avversarie.

La pass-map della Juventus contro il Parma mostra che Matuidi ha toccato il pallone mediamente più indietro di Pjanic a certificare la posizione estremamente prudente in cui il francese è stato impiegato da Sarri.

In attacco, Sarri, sia a parole che con i fatti, sembra puntare forte su Douglas Costa. In effetti, in una squadra con pochi calciatori capaci di cambi di passo, le accelerazioni e l'imprevedibilità del brasiliano sembrano fondamentali per fornire le necessarie variazioni di ritmo all'attacco bianconero. Con la fascia sinistra occupata da CR7, Douglas Costa a destra è pienamente coinvolto nella costruzione della manovra bianconera.

Il brasiliano quindi non sarà più un’ala usata solo in isolamento ma un attaccante pienamente coinvolto nello sviluppo delle azioni e con piena libertà di invenzione negli ultimi 30 metri. Rimane aperto il nodo del centravanti. Senza tenere in considerazione eventuali arrivi o partenze dal mercato, i candidati al ruolo sono Higuain e Dybala. A Parma ha giocato Higuain, maggiormente impiegato in precampionato anche per il ritardato rientro dalle vacanze di Dybala, impegnato in Copa America. Il Pipita ha un set di movimenti completo, sia muovendosi verso la palla, che tagliando in profondità negli ultimi 30 metri, per completare l'attacco della Juventus assieme a Cristiano Ronaldo.

I dubbi riguardano però le sue condizioni psico-fisiche, dopo la pessima stagione passata e più in generale in un momento in cui le sue qualità atletiche sembrano in declino. Per Dybala, Sarri ha ipotizzato un utilizzo da centravanti e "la Joya" è stata impiegata da 9 nell'amichevole contro la Triestina. In quell'occasione non è stata testata l'intesa nel nuovo sistema con CR7, ma i movimenti delle mezzali, entrambe pronte ad occupare l'area, sono sembrati calibrati ad hoc sui movimenti di raccordo col centrocampo di Dybala.

Il livello dei difensori bianconeri lascia pochi dubbi sulle loro capacità di giocare una fase di non possesso efficace anche basandosi su principi difensivi diversi da quelli applicati negli anni precedenti. Più complesso sarà invece per Sarri trovare la giusta formula per la fase offensiva. I dubbi sono diversi e riguardano vari aspetti del gioco.

In mezzo al campo sarà necessario verificare la capacità di Pjanic di sintonizzare la sua sensibilità di gioco con l’esigenza di attirare la pressione avversaria per creare spazi oltre la linea di pressing. Il tecnico bianconero dovrà trovare i compiti e gli interpreti più efficaci per il ruolo di mezzala, scegliendo tra un'interpretazione più da incursore (come quella di Matuidi e Khedira) e una più associativa (come quella di Ramsey e Rabiot). In attacco rimane il dubbio sul migliore interprete del ruolo di centravanti. Più in generale Sarri dovrà essere bravo a concedere libertà posizionale di Ronaldo mantenendo la squadra equilibrata in fase di possesso e quindi in transizione difensiva. Bisogna trovare il punto di incontro tra i suoi principi di gioco e una rosa con calciatori di grande qualità, ma caratteristiche profondamente diverse da quelli del suo Napoli.

Giocatore chiave

Buona parte delle fortune offensive della Juventus passerà dai piedi e dalla testa di Miralem Pjanic. Nel 4-3-3 di Sarri il giocatore che occupa la posizione davanti la difesa riveste un ruolo fondamentale per muovere e disordinare la struttura difensiva avversaria, attirando la pressione utilizzando tocchi corti, gioco a “parete” e sviluppando la sensibilità necessaria a rendere funzionale le giocate alla liberazione di spazi alle spalle del pressing. Pjanic dovrà quindi sviluppare tale sensibilità tattica e, in aggiunta, preoccuparsi della transizione difensiva in una squadra che probabilmente utilizzerà le mezzali in maniera più spregiudicata di quanto Sarri è solito fare. L’alternativa a Pjanic pare esser Bentancur che sembra avere nel suo bagaglio tattico la capacità di attirare la pressione avversaria e di effettuare un ottimo gegenpressing, proteggendo enormi spazi e coprendo gli inserimenti delle mezzali.

Giocatore da acquistare al Fantacalcio

Se, come noi della redazione di Ultimo Uomo, fate l’asta a mercato finito durante la consueta pausa nazionali dopo le prime due giornate di campionato, un ottimo acquisto, qualora rimanesse alla Juventus, potrebbe essere quello di Paulo Dybala, sempre che non venga scambiato con Icardi negli ultimi giorni di mercato. Potrebbe venir via a un prezzo di saldo, sia per i dubbi sulla possibilità di essere protagonista che per i soli 5 gol e 4 assist della passata stagione che hanno bruciato l’investimento di tanti fantallenatori. Ma Sarri è stato chiaro: per lui Dybala è un 9 nel 4-3-3 o una delle due punte davanti al trequartista in un ipotetico 4-3-1-2. E, come la storia di Higuain e di Mertens testimonia ampiamente, i centravanti di Sarri tendono a segnare parecchio. Anche con un’interpretazione da “falso nueve” Dybala potrebbe garantire tanti gol e, se i meccanismi dell’attacco bianconero dovessero davvero perfezionarsi, l’intesa tra l’argentino e CR7 potrebbe finalmente decollare e anche gli assist di Dybala lievitare a dismisura.

Migliore scenario possibile

La Juventus comincia forte, scegliendo Dybala al centro dell’attacco e Rabiot e Khedira come mezzali, pronte ad occupare gli spazi lasciati liberi dai movimenti verso il pallone dell’argentino. I meccanismi offensivi funzionano alla perfezione. Dybala, tornando il centravanti che era a Palermo, alterna tagli in profondità che abbassano la difesa a ricezioni corte muovendosi verso la palla e, in maniera perfettamente coordinata, Ronaldo e le mezzali si inseriscono negli spazi. I buoni risultati iniziali e le convincenti prestazioni fanno crescere l’entusiasmo all’interno della squadra: Bernardeschi cresce e si alterna a Douglas Costa sulla fascia destra, mentre Ramsey trova una sua collocazione come mezzala destra e segna parecchi gol. De Ligt, presto titolare inamovibile, copre ogni buco in una fase difensiva occupata quasi esclusivamente a proteggersi dalle ripartenze avversarie. La Juventus distanzia le avversarie e vince il nono scudetto di fila in totale serenità.

Peggiore scenario possibile

La squadra non riesce ad assimilare velocemente i principi di gioco di Maurizio Sarri, specie in fase offensiva. La Juventus primeggia nelle percentuali di possesso palla, ma la circolazione è sempre piuttosto orizzontale e stagnante, incapace di disordinare le difese avversarie. L’unica reale fonte di gioco si rivelano i dribbling di Douglas Costa, un’arma aleatoria e incostante. Al centro dell’attacco Dybala riesce a dialogare bene coi compagni di squadra, ma l’area è troppo vuota. Per le difese avversarie, in assenza di un pericolo concreto, è troppo semplice difendere il centro dell’area dagli inserimenti, non sempre puntuali delle mezzali. Higuain, scelto talvolta al posto di Dybala, è quello visto nell’ultimo anno tra Milan e Chelsea, mentre Mandzukic rimane sempre in panchina con la faccia feroce. Dopo il girone d’andata Sarri comincia ad alternare il 4-3-1-2 al 4-3-3, schierando Ramsey alle spalle di Dybala e Ronaldo. La squadra attacca meglio, ma il gallese, fragile fisicamente, non ha un sostituto e gli esperimenti di utilizzare Bernardeschi e Dybala come trequartisti falliscono. La Juventus, dopo 8 anni, non vince lo scudetto, finendo al secondo posto dietro l’Inter di Antonio Conte.

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