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Guida alla Juventus 2023/24
21 ago 2023
I bianconeri cercano di rilanciarsi dopo un mercato che non ha cambiato molto.
(articolo)
16 min
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IMAGO / ABACAPRESS
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Piazzamento lo scorso campionato: 

Chi in più: Timothy Weah, Andrea Cambiaso, Hans Nicolussi Caviglia, Facundo Gonzales.

Chi in meno: Angel Di Maria, Leandro Paredes, Juan Cuadrado, Enzo Barrenechea.

Una statistica interessante dalla scorsa stagione: Nella scorsa Serie A la Juventus ha realizzato 56 gol, la sesta squadra del campionato per reti segnate. Ben 18 gol, il 32%, sono stati realizzati da calcio piazzato. Se si tiene conto anche dei calci di rigore la percentuale di reti segnate da palla inattiva è addirittura il 37.5 %. Nei top 5 campionati europei solamente l'Union Berlino ha segnato quanto la Juventus da calcio piazzato. La notevolissima prolificità su palla inattiva ha parzialmente compensato le difficoltà a segnare su azione manovrata: i 35 gol segnati dalla Juve su azione hanno collocato i bianconeri solamente all'undicesimo posto della serie A nella classifica relativa a questo dato.

Formazione tipo: 3-5-2; Szczȩsny; Gatti, Bremer, Danilo; Weah, Fagioli, Locatelli, Rabiot, Cambiaso; Chiesa, Vlahovic.

Nonostante i risultati più che deludenti, Massimiliano Allegri è giunto al terzo anno di fila alla guida della squadra dopo il suo ritorno sulla panchina bianconera. Il tecnico livornese, conosciuto storicamente per il suo pragmatismo, nell'ultima stagione è sembrato ancora di più allontanare il gioco della Juventus dalle caratteristiche dei propri calciatori per avvicinarsi, per successive approssimazioni, a un'idea di calcio sempre più astratta. Nonostante ripeta che il calcio è semplice e che non ci sia niente da imparare dalla tattica, Allegri è apparso sempre più radicalizzato nella ricerca di una sua proposta di calcio ideale, autosufficiente rispetto agli insoddisfacenti risultati in campo e alle caratteristiche dei suoi migliori giocatori.

La scelta è stata quindi quella di difendere abbassando il baricentro della squadra, confinando il pressing offensivo e la riaggressione a momenti occasionali, peraltro in genere di scarso successo a causa di disorganizzazione e imprecisione. Forse era un tentativo di far ritrovare certezze alla propria squadra attraverso la solidità difensiva, ma questa non è mai stata pienamente trovata. Nella scorsa stagione la Juventus è stata solamente la sesta difesa del campionato per xG subiti su azione (0.67 xG per 90 minuti) e l’undicesima per tiri subiti (12.2 per 90 minuti). La ragione di questi numeri va ricercata nell’eccessiva passività con cui la Juventus ha interpretato la sua difesa posizionale che troppo spesso ha regalato tempo e spazio agli avversari nonostante la densità nella propria metà campo. Il baricentro basso adottato dalla Juventus avrebbe potuto costituire la base di partenza di una pericolosità offensiva centrata su ripartenze in campo aperto, ma i bianconeri non sono riusciti a costruire un sistema di transizioni offensive lunghe che avesse efficacia con sufficiente continuità. Il punto medio di recupero del pallone particolarmente basso (43.68 metri) ha allontanato in maniera eccessiva la porta avversaria e l’elevato numero di giocatori sotto la linea del pallone ha reso complicato risalire velocemente il campo, costringendo i centravanti della Juventus ha sfiancanti corpo a corpo con i difensori avversari in mezzo al campo per potere ripulire il pallone e permettere alla squadra di risalire.

Solamente otto squadre hanno avuto un’altezza media degli interventi difensivi più bassa di quella della Juventus (grafico Statsbomb).

Morata la stagione precedente e Vlahovic quella successiva hanno particolarmente sofferto questa lontananza dalla porta e le ripartenze più efficaci hanno sfruttato più le capacità di conduzione in campo aperto di Rabiot e Kostic che un sistema collettivo per avanzare lungo il campo. Probabilmente, una fase di riconquista palla più aggressiva che avesse permesso di avanzare il punto medio di recupero del pallone avrebbe potuto accorciare le transizioni e permesso alla Juventus di effettuare ripartenze più brevi e per questo più semplici ed efficaci.

In fase d’attacco posizionale la scelta immutabile di Allegri è stata quella di attaccare utilizzando un campo grande, svuotando il centro con i movimenti in profondità o verso l’esterno delle mezzali, esentati sostanzialmente dalle fasi preparatorie della manovra. L’assenza, ricercata, di riferimenti interni, ha costretto a una circolazione del pallone perimetrale e la volontà è stata quella non di giocare all’interno del blocco difensivo avversario per muoverlo e disordinarlo, ma di aggirarlo dall’esterno, per poi magari attaccare il lato debole con lunghi cambi di gioco. Con una struttura di gioco di questo tipo la Juventus ha costantemente dilatato la distanza tra i suoi calciatori in fase di possesso, togliendo loro ogni linea di passaggio comoda e sicura, impedendo alla squadra di generare vantaggi numerici e posizionali.

Il risultato finale è stata una circolazione del pallone generalmente lenta e stagnante che per risalire il campo si appoggiava direttamente sulle punte o provava a passare per l’esterno, lasciando le maggiori responsabilità di rifinitura ad un eccesso di “crossing-game”, peraltro non accompagnato da un efficiente occupazione dell’area di rigore. Anche per questo la produzione offensiva è stata scadente - 0.82 xG per 90 minuti in open play, la dodicesima squadra in Serie A - e solo la pericolosità sui calci piazzati - 0.46 xG per 90 minuti, ampiamente il dato più alto tra le squadre di serie A - ha parzialmente compensato la scarsa pericolosità in attacco.

La pericolosità in fase di azione manovrata è progressivamente diminuita nel corso della stagione. Per fortuna dei bianconeri, contemporaneamente quella su calcio piazzato è costantemente cresciuta (grafico Statsbomb).

Un gioco così spiccatamente reattivo ha valorizzato alcuni giocatori – i già citati Rabiot e Kostic - a scapito di altri. Nel 3-5-2 di Allegri, il modulo di gioco più utilizzato, Chiesa e lo stesso Di Maria non hanno trovato la loro collocazione ideale. A Vlahovic è stato chiesto di giocare più spesso spalle alla porta, non il piatto forte della casa, e Bremer ha sofferto un lungo e non ancora del tutto completato periodo di adattamento a uno stile di difesa meno aggressivo di quello giocato nel Torino di Juric. Le capacità di palleggio e il gioco interno e corto di Fagioli, Miretti e dello stesso Locatelli sono state sacrificate sull’altare di un calcio più essenziale e meno manovrato, che richiede ai centrocampisti tante giocate sul lungo e molti inserimenti profondi in area.

Le difficoltà in campo della Juventus, insieme ai suoi guai fuori con relativa penalizzazione in classifica, hanno portato a un'esclusione dalle coppe europee con conseguente contrazione dei ricavi. Una situazione che ha imposto alla Juventus un’attenzione ancora più marcata alle già stringenti esigenze di bilancio. Il ritorno dai prestiti di Arthur, Zakaria e McKennie, oltre che di Rovella, Cambiaso, Ranocchia, De Winter, Luca Pellegrini e Nicolussi Caviglia ha consegnato ai dirigenti juventini una rosa estremamente numerosa. Appena insediatosi nel ruolo di direttore sportivo, Cristiano Giuntoli ha immediatamente sottolineato come, almeno nelle fasi iniziali, il mercato della Juventus avrebbe avuto come priorità il suo sfoltimento.

Zakaria quindi è stato venduto al Monaco, Arthur è stato ceduto in prestito alla Fiorentina, Ranocchia all’Empoli, De Winter al Genoa, Rovella e Luca Pellegrini alla Lazio. Tra queste la più sorprendente è stata forse la decisione di privarsi di Rovella (in prestito biennale alla Lazio con obbligo di riscatto al verificarsi di alcune condizioni contrattuali) visto che la Juventus sembrava cercare un giocatore in grado di sostituire, o quanto meno fare respirare, Locatelli, nel ruolo di centrocampista davanti alla difesa. Rovella viene da una stagione molto positiva a Monza ma evidentemente per la Juventus, attenta come non mai al bilancio, non è stato abbastanza.

D'altra parte, ancora prima dell'avvento di Giuntoli, la Juventus aveva già preso rilevanti decisioni su alcuni importanti giocatori. Mentre non è stato fatto alcun tentativo per prolungare il contratto di Juan Cuadrado, scaduto il 30 giugno e raccolto dall'Inter, la dirigenza juventina è invece riuscita a convincere Adrien Rabiot a rimanere almeno un’altra stagione in maglia bianconera. A coprire il buco lasciato proprio da Cuadrado è arrivato dal Lille Timothy Weah, mentre dal Marsiglia è stato acquisito a titolo definitivo Arek Milik. Dopo i movimenti iniziali, il mercato in entrata della Juventus si è fermato, concentrandosi sullo sfoltimento della rosa, esigenza ancora più pressante dopo la decisione della UEFA di escluderla dalla prossima Conference League. L'estate della Juventus è stata molto travagliata anche dopo la coda finale dei procedimenti giudiziari nei suoi confronti, soprattutto dopo la decisione di mettere fuori rosa Leonardo Bonucci. Al di là delle polemiche che sono seguite, che non hanno aiutato a farsi un'idea chiara della situazione, la Juventus ha completato così il roster dei difensori - composto dai tre brasiliani Danilo, Bremer e Alex Sandro, e da Gatti e Rugani - con il promettentissimo difensore olandese classe 2005 Dean Huijsen.

Dalle parole di Allegri, dalle amichevoli estive e dalla prima partita di campionato contro l’Udinese è emerso chiaramente che la Juventus abbia intenzione di ripartire dal 3-5-2 della passata stagione, pur avendo a disposizione solamente Weah e Cambiaso sugli esterni come novità rispetto alla scorsa stagione, e nonostante Kostic sia finito improvvisamente ai margini della rosa (e chissà se rimarrà a Torino da qui al primo settembre). L’esperienza degli ultimi due anni non suggerisce che la struttura di gioco della Juventus possa subire enormi cambiamenti rispetto alle passate stagioni sotto la guida di Massimiliano Allegri. Tuttavia le prime impressioni lasciano intendere che il tecnico livornese stia provando ad apportare delle variazioni al proprio gioco per sopperire ad alcuni dei difetti visti nella passata stagione.

Tra i nodi irrisolti degli ultimi due anni, quello relativo alla posizione in campo di Federico Chiesa sembra, dalle dichiarazioni dell’allenatore e dalle indicazioni dal campo, che possa essere sciolto impegnando il numero 7 bianconero nel ruolo di seconda punta, lasciandogli grossa libertà di movimento, in particolare quando cerca di aprirsi sulle fasce, specie quella sinistra, per potere puntare in velocità i terzini avversari ed evitare ricezioni spalle alla porta nel traffico delle difese. La propensione di Chiesa a sovraccaricare la fascia sinistra, unita alla maggiore verticalità di Weah rispetto a Cuadrado su quella opposta, renderà probabilmente il lato mancino il lato forte della manovra bianconera, con quello opposto pronto ad attaccare la profondità per giungere alla rifinitura e/o alla finalizzazione. Il secondo gol realizzato contro il Real Madrid in una delle amichevoli estive può essere un buon esempio di come la Juve della prossima stagione possa costruire a sinistra per poi finalizzare a destra.

La Juventus sovraccarica il lato sinistro, Chiesa riceve sulla linea laterale e si accentra in conduzione. La mezzala del lato opposto – McKennie – attacca lo spazio liberato da Chiesa e mette in mezzo per Weah che, arrivando a rimorchio sul lato debole, mette in rete.

A proposito della libertà concessa a Federico Chiesa di aprirsi a sinistra, è interessante anche l’interpretazione del ruolo di esterno sinistro data da Andrea Cambiaso nell’amichevole contro l’Atalanta e nell'esordio contro l’Udinese. Cambiaso non ha interpretato il ruolo muovendosi, come spesso è richiesto agli esterni del 3-5-2, entro i confini del binario di sinistra, ma, leggendo i movimenti di Chiesa davanti a lui, è entrato dentro il campo ad occupare zone interne, mentre la mezzala sinistra – Adrien Rabiot – poteva attaccare lo spazio in attacco liberato da Chiesa. Una rotazione piuttosto fluida che non si era mai vista la passata stagione e che sembra pensata apposta per rendere più aderente alle caratteristiche di Chiesa il ruolo di seconda punta nel 3-5-2 di Allegri. Cambiaso ha interpretato con naturalezza ed efficacia il ruolo, e sembra più adatto di Kostic, più monodimensionale e legato alla linea laterale, a venire dentro il campo per liberare spazio alle ricezioni di Chiesa nella sua zolla di campo preferita.

Chiesa si apre a sinistra, Cambiaso entra dentro il campo fornendo una linea di passaggio interna, la mezzala sinistra Rabiot attacca la profondità. La rotazione della fascia sinistra della Juventus sembra progettata per favorire le ricezioni aperte di Federico Chiesa.

Più in generale l’impressione è che si stia ricercando una struttura posizionale maggiormente fluida e meno rigida delle passate stagioni che possa favorire una risalita del pallone più palleggiata e un gioco più corto tra i giocatori. L’utilizzo di una linea arretrata a 4 in fase di costruzione, con l’aggiunta ai tre difensori di Szczȩsny in zone particolarmente basse e di Locatelli in zone più avanzate, sembra un tentativo di rendere più semplici le fasi iniziali della manovra offensiva. Più avanti, nelle prime partite della stagione particolarmente interessante è stata l’interpretazione del ruolo di mezzala data da Fabio Miretti che, con il suo continuo movimento, ha supportato nella costruzione Locatelli abbassandosi sulla sua linea. Il giovane centrocampista della Juventus ha fornito sempre linee di passaggio utili alla linea arretrata, favorendo una risalita del campo più manovrata ed interna.

Nel secondo tempo della partita di Udine, per dire, Miretti è stato sostituito da Fagioli nella posizione di mezzala destra. L’interpretazione del ruolo di Fagioli - più statica e legata alla zona di centro-destra – ha probabilmente contribuito alle difficoltà di palleggio mostrate dalla Juventus nel secondo tempo e pone interrogativi sulla volontà strutturale dei bianconeri di coinvolgere maggiormente e in zone interne almeno una delle mezzali alla definizione della manovra d’attacco.

Le prime uscite stagionali sembrano anche suggerire una maggiore volontà di alzare il punto medio di recupero del pallone giocando più frequenti fasi di pressing offensivo. Il gol di Chiesa a Udine nasce da una ripartenza corta generata da una palla recuperata dal pressing alto a 35 metri dalla porta avversaria e già nell’amichevole con il Real Madrid la Juventus era andata a rete all’inizio del match recuperando un pallone nei pressi dell’area di rigore avversaria. Il pressing, oltre che più frequente e convinto, è apparso anche meglio organizzato, a partire dal contributo iniziale dei due attaccanti Vlahovic e Chiesa. Questo nuovo atteggiamento è stato sottolineato dopo la convincente vittoria di Udine dallo stesso Federico Chiesa, che è sembrato voler mandare un messaggio chiaro al proprio allenatore. «Oggi abbiamo fatto una grande partita, soprattutto il primo tempo. Molto intensi, alti. Dobbiamo giocare così, questo è calcio moderno, non chiuderci dietro ed essere propositivi. Mi trovo bene da seconda punta, non siamo fermi, ci muoviamo. Ce lo chiede il mister, anche con Magnanelli [da questa stagione nello staff tattico della Juventus, ndr] proviamo queste nuove tattiche, ci troviamo bene».

È ancora presto per capire se questi cambiamenti tattici saranno la base per un gioco più equilibrato ed efficace, ma le prime impressioni sembrano suggerire che lo staff tecnico della Juventus, con una rosa molto simile a quella della passata stagione, stia provando a modificare alcuni aspetti del gioco della squadra, consapevole dei tanti limiti mostrati nell’anno appena passato. Una rondine non fa primavera ma insomma, ci siamo capiti.

Miglior scenario possibile

L'ultimo giorno di mercato la Juventus prende Domenico Berardi. Progressivamente Allegri abbandona parzialmente il 3-5-2 passando spesso al 4-3-3 con l’ex Sassuolo e Chiesa sugli esterni, e Vlahovic centravanti. Il tridente funziona, Chiesa e Berardi creano in autonomia sufficienti pericoli per la porta avversaria a dispetto di un gioco non sempre fluido. Vlahovic, rifornito di assist, si issa in cima alla classifica dei cannonieri del campionato. Senza l’assillo di dovere migliorare la fase offensiva e con tutta la settimana per potere lavorare, Allegri si concentra sul miglioramento individuale dei difensori. Progressivamente Weah a destra e Cambiaso a sinistra diventano degli ottimi terzini, anche in fase difensiva, e Bremer migliora le sue capacità di difendere di reparto creando con Danilo una solida coppia centrale. In mezzo al campo Rabiot prosegue sul rendimento della scorsa stagione, Pogba, sebbene a sprazzi, vede il campo e quando gioca regala qualità alla manovra. Fagioli e Miretti continuano il loro percorso di crescita. A gennaio la Juventus vende Kostic in Bundesliga, dove continua ad avere parecchi estimatori, e, decisa a puntare allo scudetto, prende Biraghi, che nella Fiorentina ha perso il posto a favore di Fabiano Parisi. A marzo la Juventus è nella mischia scudetto che comprende anche Napoli, Inter, Milan e Lazio. Approfittando della fatica dovuta agli impegni europei degli avversari si mette in testa alla classifica riuscendo a mantenere la vetta fino all’ultima giornata, vincendo lo scudetto con due punti di vantaggio sulla Lazio di Sarri.

Peggiore scenario possibile

La rosa, fatta eccezione per il cambio tra Weah e Cuadrado, è la stessa della scorsa stagione e la Juventus inevitabilmente continua a portarsi dietro gli stessi equivoci e le stesse difficoltà dell’anno passato. Il modulo di base è sempre il 3-5-2, in cui il ruolo di Chiesa si rivela, ancora una volta, confuso e ondivago. Il numero 7 bianconero peggiora la qualità delle proprie prestazioni, intestardendosi in continui dribbling e soluzioni individuali. Allegri non trova la maniera di farlo convivere con Kostic che, dopo i primi tempi, ha ripreso il suo ruolo al posto di Cambiaso in virtù dell’enorme volume di palloni che riesce a mettere in mezzo. Al centro dell’attacco Vlahovic è sempre più solo e non bastano i continui inserimenti di Rabiot per compensare il vuoto nell’area di rigore avversaria. Fagioli si intristisce in un ruolo non suo, Miretti si rivela sempre più fumoso e Pogba, prima di Natale, riesce a giocare solo spezzoni di partita. La solidità difensiva e, ancora una volta, l’efficacia sui calci piazzati, mantengono la Juventus in linea di galleggiamento per il quarto posto. Dopo ogni sconfitta le voci di un esonero di Allegri si rincorrono, ma le vittorie nelle partite successive le spengono temporaneamente. Nel mercato di riparazione la Juventus prende Berardi, ormai fuori rosa nel Sassuolo, e prova a passare al 4-3-3 nella speranza di recuperare a un rendimento migliore Chiesa e Vlahovic. I passi in avanti sono pochi e non decisivi: la Juve è più pericolosa in attacco, ma prende più gol. Si giunge alla volata con l’Inter per il quarto e decisivo posto che assegna la qualificazione alla Champions League, che viene vinta dai nerazzurri. La Juventus, quinta, esonera Allegri una settimana dopo la fine del campionato.

Giocatore chiave

In un attacco che ha molte difficoltà a variare il proprio ritmo per mettere in difficoltà le difese avversarie, le accelerazioni e le iniziative individuali di Federico Chiesa possono fornire l’imprevedibilità che è mancata alla fase offensiva della Juventus la scorsa stagione. A sentire Massimiliano Allegri, la condizione atletica di Chiesa è migliore di quella della passata stagione e la chiave per permettere alla Juventus di sfruttarne le migliori qualità risiede nella possibilità di creare le condizioni tattiche per permettere all’attaccante di ottenere una consistente quota delle proprie ricezioni fronte alla porta partendo da zone esterne. Se riuscisse a creare in campo i presupposti tattici per sfruttare al meglio l’energia di Chiesa, la fase offensiva della Juventus guadagnerebbe quella vivacità e quell’imprevedibilità che sono completamente mancate nella scorsa stagione.

Giocatore di cui prendere la maglia

Nell’estate in cui la Saudi Pro League ha fatto shopping nei migliori campionati europei, mostrando al mondo che i soldi possono comprare se non tutto, quasi tutto, prendere la maglia di un ragazzo cresciuto alla Juventus e che ha lottato per ritornarci e restarci è un gesto identitario. Insomma, non c'è nulla di più juventino al momento della maglia numero di Nicolò Fagioli, 21 come quella di Zizou.

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