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Guida alla Lazio 2021/22
16 ago 2021
Con Sarri ci si aspetta la rivoluzione, ma è possibile senza mercato?
(articolo)
12 min
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Chi in più: Felipe Anderson (West Ham), Dimitrije Kamenovic (Cukaricki), Elseid Hysaj (Napoli), Luka Romero (Maiorca).

Chi in meno: Senad Lulic (svincolato), Marco Parolo (svincolato), Mateo Musacchio (svincolato), Wesley Hoedt (Southampton), Andreas Pereira (Manchester United).

Piazzamento lo scorso campionato:

Arrivati oltre Ferragosto, nell’estate che avrebbe dovuto rilanciarne le ambizioni, la Lazio non ha presentato quasi nessuno sul mercato. Anzi, ufficialmente, non sono stati depositati neanche i contratti di Felipe Anderson, Kamenovic e Hysaj, già a disposizione di Sarri, per via dell’indice di liquidità imposto ai club di Serie A, ovvero il rapporto tra spese e ricavi negli ultimi dodici mesi, che per i biancocelesti è in negativo e che impedisce per questo motivo ai biancocelesti di ufficializzare giocatori di fatto di loro proprietà. Insomma: per ora non è stato un grande calciomercato. Avremmo dovuto aspettarcelo conoscendo i metodi della dirigenza? Probabile. L’ingaggio di Sarri, però, lasciava presagire altro.

Per fortuna di Lotito, Sarri non ama alzare la voce per i trasferimenti e alcuni dei suoi principi si sono già visti, nonostante non abbia mai avuto a disposizione la formazione titolare. Correa, il nome più spendibile da cedere per risanare l’indice di liquidità, non è mai partito da titolare nelle amichevoli. Luis Alberto ormai usa Instagram per smentire voci di presunte liti col nuovo allenatore e ha saltato l’amichevole col Twente, la più probante della pre-season. A pochi giorni da inizio campionato, insomma, si hanno poche informazioni sull’inserimento nel nuovo sistema di due dei quattro giocatori più importanti degli ultimi anni di Inzaghi. Ci sarebbe da preoccuparsi, considerato il passaggio a un modello di calcio del tutto differente. La rosa però, e alcuni segnali dalle amichevoli, rivelano caratteristiche più adatte al gioco dell'allenatore di quanto si possa pensare, pur in maniera meno ortodossa rispetto alla nostra idea dell’allenatore toscano.

Pressing e gegenpressing: potenziali armi offensive

L’aggressione alta, per esempio, è uno dei principi chiave del calcio di Sarri. Alla Lazio potrebbe diventare ancora più importante tra le armi tattiche a disposizione. Le ultime due stagioni di calcio europeo hanno rappresentato il trionfo della nuova scuola di allenatori tedeschi, capaci di imporre il contesto della gara a partire dalla proattività senza palla. Il pressing diventa la prima arma offensiva e costringe a giocare su ritmi difficili da sostenere per l’avversario. Dell’ultima amichevole con la Lazio, disputata in casa del Twente con lo stadio pieno, salta subito all’occhio il focus dei biancocelesti sul recupero palla, in una partita che per intensità non è sembrata proprio un’amichevole estiva.

La Lazio ha costruito alcune delle sue occasioni più importanti dal recupero alto del pallone. Nel 4-3-3 di partenza, mezzali e ali si alternavano per alzarsi di fianco al centravanti nel pressing sui difensori, col resto della squadra a coprire il centro per poi pressare dopo il passaggio verso la fascia. Encomiabile, come ci si poteva attendere, il lavoro di Immobile senza palla, sempre pronto a scattare in pressing senza dimenticarsi di coprire la linea di passaggio verso il centrocampo e sempre disposto a fare una corsa all’indietro se il suo centrale si alzava. Anche le fasi di riaggressione hanno funzionato, nelle occasioni in cui la Lazio ha saputo accumulare tanti uomini nel corridoio centrale del campo vicino alla palla. È stato sorprendente vedere tanta foga in fase di non possesso, anche per gli standard del calcio di Sarri: in alcune fasi dell’amichevole la Lazio è sembrata davvero una squadra di Bundesliga.

Alla Juventus, a causa delle caratteristiche di giocatori come Cristiano Ronaldo e Higuain, i meccanismi di pressione sono stati uno dei problemi meno risolvibili per l’allenatore toscano, tanto da costringerlo a mitigare l’aggressività. La presenza di un animale da pressing come Immobile e di un metodista intelligente nella difesa in avanti come Leiva lo aiuteranno senz’altro in fase di non possesso. La difesa, invece, dovrà abituarsi a mantenere la distanza giusta da attaccanti e centrocampisti per non concedere seconde palle comode in caso di lancio lungo. Per la prima volta dai tempi di Napoli, però, Sarri ha avuto la possibilità di lavorare con calma lungo tutto il ritiro estivo: aspetto non di poco conto se si considera la sua cura della linea arretrata. Chissà che allora il recupero alto non diventi il principio più riconoscibile della sua Lazio, anche al pari della circolazione di palla. Il pressing sarebbe un buon modo di rimediare ai problemi offensivi.

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Le difficoltà con la palla: la prima costruzione e i movimenti di Luis Alberto

In fase di possesso, invece, si è vista qualche incertezza di troppo. La Lazio ha picchi tecnici da squadra di altissimo livello nei suoi giocatori migliori, ma il talento è distribuito in modo troppo diseguale. La costruzione dal basso, trademark di Sarri, non si è dimostrata ancora all’altezza. Lazzari a destra e Hysaj a piede invertito a sinistra offrono pochi sbocchi sulle fasce, a parte qualche conduzione interna del secondo. Le alternative, però, presentano molte incognite: c'è Durmisi, che a sprazzi al Betis ha dimostrato di poter essere una buona alternativa ma ovviamente va testato; se imparasse a muoversi nella linea a quattro, anche Jony, con la sua tecnica, sarebbe senz’altro utile. Leiva non è abituato a offrire linee di passaggio con continuità per giocare di prima con l’uomo incollato e in generale il gioco spalle alla porta sotto pressione è sembrato il fondamentale più ostico per i giocatori della Lazio. Milinkovic, per esempio, è fortissimo spalle alla porta se la ricezione è statica. Se però viene incontro ai difensori per farsi dare palla, anche il marcatore dietro di lui arriva in movimento e quindi gli rende più sporca la ricezione: il serbo contro il Twente, da subito aggressivo in pressing, ha avuto difficoltà spalle alla porta e ha sbagliato diversi appoggi di prima.

Discorso analogo per Immobile, sempre più impreciso man mano che si allontana dall’area di rigore. È impossibile praticare il gioco di posizione senza ricevere spalle alla porta, tanto più con un allenatore come Sarri, che esaspera l’uso del terzo uomo. Dalla pulizia nelle sponde e nei primi controlli con l’avversario dietro passa gran parte del successo del nuovo progetto laziale.

Non si prescinde, allora, da Luis Alberto, non solo per la pulizia dei primi tocchi, ma anche per la sua capacità di aggirare il pressing di avversari attaccati alle sue spalle come koala. Lo spagnolo è diventato padrone della Serie A con i movimenti incontro al portatore di palla, conditi da una capacità ipnotica di eludere le marcature. Sarri dovrà trovare un punto d’incontro tra la sua ricerca del gioco a due tocchi e la tecnica opulenta dello spagnolo.

D’altra parte, il compromesso tra le idee di Sarri e la libertà interpretativa del "Mago" è forse il nodo più importante per la stagione della Lazio. Luis Alberto, come detto, ama schiacciarsi sulla linea della palla per toglierla dai piedi dei compagni e giocare fronte alla porta. Durante il primo possesso, l’andaluso sarà abbastanza libero di abbassarsi. Già Hamsik nel Napoli spesso riceveva sulla stessa altezza di Jorginho per offrire sbocchi contro il pressing. Luis Alberto toglierebbe qualche incombenza di troppo in impostazione a Leiva, come faceva con Inzaghi, e manterrebbe quasi intatta la sua influenza nella zona medio-bassa di campo.

I problemi sorgono in fase di attacco posizionale. Con la squadra padrona del terreno, Sarri chiede alle mezzali di posizionarsi dietro il centrocampo avversario, per ricevere direttamente di spalle tra le linee o per ricevere fronte alla porta la sponda dell’attaccante sulla verticalizzazione che arriva dalla difesa o dal regista. Milinkovic, quando la Lazio ha alzato il baricentro nelle amichevoli, si è trovato a proprio agio in questa funzione. Per Luis Alberto, invece, si tratta di rinunciare a un privilegio. È difficile immaginarlo ad aspettare tra centrocampo e difesa avversari per ricevere solo negli ultimi trenta metri. Soffrirebbe lui e soffriremmo noi spettatori, senza le sue pause e le sue pettinate di suola.

Le mezzali Milinkovic e Akpa Akpro molto più alte rispetto a Leiva, posizionate spalle alla porta dietro il centrocampo del Twente (indicato dalle linee rosse). In generale, i giocatori della Lazio occupano con ordine i corridoi tra un avversario e l’altro. Luiz Felipe raggiunge Milinkovic con un bel filtrante. Non abbiamo mai visto Luis Alberto di spalle ad aspettare quel tipo di passaggio.

Non è neanche detto, però, che l’occupazione più razionale del campo con Sarri non favorisca l’estro di un giocatore così geniale a individuare i corridoi di passaggio più redditizi. Senza dubbio, la convivenza tra i due sarà una delle questioni più interessanti della prossima Serie A.

Attaccare la profondità

Ci sono giocatori della Lazio, peraltro, che sembrano perfetti per potenziare il rendimento di Luis Alberto tra le linee con Sarri. Se ci sono state difficoltà in prima costruzione, per converso i biancocelesti hanno offerto trame di gioco più dirette davvero efficaci. A differenza di Juventus e Chelsea, dove tutti i giocatori preferivano ricevere sui piedi, alla Lazio Sarri potrà contare su alcuni elementi con una predisposizione naturale per l’attacco alla profondità: Immobile, Lazzari, Milinkovic, ma anche il giovane Raul Moro, per quello che si è visto.

Nel gioco di posizione minacciare in maniera credibile la profondità è fondamentale per dilatare le maglie avversarie e attivare con più libertà gli uomini tra le linee. Scegliere se controllare una scheggia come Immobile nello spazio o dei prodigi di tecnica come Luis Alberto, Milinkovic e Correa tra le linee è un bel dilemma per le difese. Contro il Twente il gol vittoria è arrivato proprio grazie a un movimento in profondità di Immobile. Altre volte, l’attaccante della Nazionale ha ricevuto direttamente l’assist in profondità in diagonale dal terzino, con la difesa olandese preoccupata dalla presenza di molti laziali dietro il proprio centrocampo. La Lazio non solo ha giocatori rapidi e disposti a ricevere in corsa, ma ha anche centrocampisti e difensori abili a servirli sul lungo: in Italia sono pochi i lanciatori migliori di Luis Alberto, Milinkovic e Acerbi.

In Serie A è raro affrontare squadre dal baricentro alto. Arriveranno però momenti della partita che imporranno ai difensori avversari di salire e a quel punto la minaccia in profondità, la precisione dei lanciatori, la tecnica e l’occupazione razionale del campo potrebbero diventare un mix letale. Chissà, magari assisteremo alla versione più diretta in assoluto del calcio di Sarri, anche per non trascinare Immobile troppo lontano dalla sua comfort zone. Anche in prima costruzione, peraltro, si sono visti sviluppi più verticali grazie a Reina, importante col pallone forse più di Leiva nell’ultima amichevole.

Giocatore chiave

Luis Alberto potrebbe essere decisivo in tutte le fasi di gioco per la Lazio, dal primo possesso alla rifinitura. Accadeva già con Inzaghi, ma con Sarri dovrà muoversi secondo paradigmi diversi. Sarri ha allenato fuoriclasse come Hazard e Cristiano Ronaldo, ma, pur senza raggiungere il loro livello, Luis Alberto è esploso con movimenti inediti per l’allenatore toscano, per la prima volta alle prese con un giocatore così padrone delle proprie scelte. Sarri, però, ha bisogno di giocatori tecnici, perciò l’accordo tra i due potrebbe arrivare più agevolmente di quanto si pensi. Luis Alberto, peraltro, non ha vissuto una situazione facile negli ultimi mesi nel rapporto con la società. Se riconoscesse in Sarri un mentore adeguato e giocasse senza pensieri, allora la Lazio potrebbe ancora godere di uno dei giocatori più forti – in alcuni momenti il più forte – della Serie A.

Giocatore di cui avere la maglia

Con la numero dieci già sulle spalle di Neymar, al PSG Messi ha deciso di tornare alle origini e di indossare il trenta, il numero del suo esordio. Immaginate, allora, su quegli store online di maglie a trent’euro che sembrano perfettamente originali, il boom di prenotazioni di divise vecchie del Barcellona col numero trenta (o, se siete reseller, immaginate a quanto sarà schizzato il prezzo delle divise blaugrana originali). Di Luka Romero non sappiamo niente, ma ce lo hanno presentato come il nuovo Messi. Perché, allora, non investire nel futuro e comprare la numero diciotto della Lazio, col nome del giovane argentino? Se va bene, tra qualche anno potrete dire di avere una delle prime maglie da professionista del miglior giocatore del mondo. Se va male, beh… ci sarà pur qualche laziale con la maglia di Castroman, tanto i capelli sono simili e il calcio è fatto di corsi e ricorsi.

Miglior scenario possibile

La Lazio, dopo le prime giornate di assestamento, gioca il miglior calcio del campionato. Luis Alberto accetta di passare più tempo tra le linee, ma quando si abbassa gioca dei filtranti d’esterno incredibili con cui manda in porta i compagni almeno due volte a partita. L’enigma tra difesa della profondità o dello spazio tra le linee è irrisolvibile. A marzo la Lazio, in corsa per lo scudetto, vince 7-1 il derby e la Roma, sesta in quel momento, esonera Mourinho. La squadra di Sarri raggiunge la finale di Europa League e arriva terza in campionato, centrando la qualificazione in Champions. Scaloni convoca Romero per il Mondiale e gli assegna la numero diciannove, come Messi a Germania 2006.

Peggior scenario possibile

Dopo un buon inizio di campionato, gli avversari prendono le misure alla Lazio abbassando sempre di più il baricentro. Felipe Anderson sulla destra prova solo inutili dribbling verso il fondo, Leiva non tocca abbastanza palloni e Luiz Felipe è troppo aggressivo per giocare nella difesa di Sarri. Luis Alberto si lamenta di intervenire poco. A dicembre, contro il Genoa di Ballardini, Sarri lo sostituisce a fine primo tempo, colpevole di aver preso palla direttamente dai piedi di Acerbi. A gennaio l’andaluso viene ceduto al Siviglia. Anche Immobile soffre e per avere più controllo spesso Sarri gli preferisce Caicedo. Alla fine la Lazio conferma il piazzamento dello scorso anno, sesto posto. Luka Romero va in prestito alla Salernitana, dove impara l’arte italiana dell’attaccante del 3-5-2 che tocca dieci palloni a partita.

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