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Guida al Lecce 2019/20
31 ago 2019
La squadra di Liverani proverà a conservare la propria identità anche in Serie A.
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Piazzamento lo scorso campionato: Neopromossa

Chi in più: Rispoli (svincolato), Lapadula (Genoa), Dell'Orco (Sassuolo), Farias (Cagliari), Gabriel (Perugia), Rossettini (Genoa), Shakhov (PAOK Salonicco), Giannelli Imbula (Stoke), Benzar (Steaua), Vera (Leones Fc), Meccariello (Brescia).

Chi in meno: Andrea Arrigoni (Teramo), Lorenzo Venuti (Fiorentina), Simone Palombi (Cremonese), Cesare Bovo (ritirato), Marco Tumminello (Pescara), Manuel Scavone (Bari)

Una statistica interessante dalla scorsa stagione: Il Lecce è stata la squadra con il miglior rendimento casalingo della scorsa stagione di Serie B, conquistando il 79.63% dei punti disponibili, 43.

Sono passati sette anni dall'ultima presenza del Lecce in Serie A, da quando cioè un gol di Cerci nello scontro diretto con la Fiorentina aveva condannato i salentini alla retrocessione. Finito quel campionato, era arrivata la condanna per illecito sportivo e con essa la retrocessione immediata dalla Serie B alla prima divisione di Lega Pro. Dopo qualche delusione nella terza serie (due finali playoff perse) e le dimissioni del tecnico Roberto Rizzo alla terza giornata della stagione 2017/18, il Lecce aveva deciso di puntare su Fabio Liverani, reduce da una miracolosa salvezza in Serie B con la Ternana.

A Lecce Liverani è riuscito fin da subito a trasmettere i suoi principi di gioco, attraverso un 4-3-1-2 votato al possesso palla e al dominio tecnico della partita. Grazie al nuovo allenatore i giallorossi giocano un calcio propositivo per tutta la stagione, evento raro per la categoria, e con 74 punti guadagnano primo posto e, finalmente, la promozione diretta.

Lo stesso spirito il Lecce lo ha portato anche in serie B, completando il doppio salto di categoria a maggio, con la vittoria per 2-1 contro lo Spezia. L'inizio della stagione comunque non era stato facile e la prima vittoria era giunta solo alla quarta giornata col Venezia. Da lì in poi, un cammino costante nelle posizioni nobili della classifica, condito da vittorie di prestigio contro Hellas (sia andata che ritorno) e Brescia (al Via del mare), fino alla promozione diretta.

Com'è andato il mercato

Nel passaggio dalla B alla A il Lecce ha mantenuto l’intelaiatura che le ha permesso di scalare la categoria. Ad eccezione di Venuti, tornato alla Fiorentina, il resto dei titolari è rimasto, anche perché il salentini non hanno giocatori giovani da vendere bene sul mercato. La partenza di Venuti, tuttavia, è un problema. Con Liverani il terzino aveva imparato a muoversi in relazione ai compagni, diventando decisivo non solo nel dare ampiezza, ma anche per attaccare senza palla la profondità e dare verticalità alla manovra. Per sostituirlo il DS Meluso ha puntato su Andrea Rispoli, un giocatore che conosce bene la Serie A e sul terzino destro della nazionale rumena, Romario Benzar. Giocatore con esperienza anche in Europa League, è in possesso di un buon piede, che in patria sfruttava anche per battere le punizioni.

Al centro della difesa sono arrivati Rossettini e Dell’Orco. Un difetto dei centrali leccesi lo scorso anno era la lentezza, per una squadra abituata in B a pressare alto avrebbe potuto essere utile un difensore rapido, mentre l’ex giocatore del Chievo è un profilo simile a quelli già presenti in rosa. Dell’Orco non è veloce, ma ha una discreta tecnica - importante nel gioco di Liverani - e può essere impiegato anche sulla fascia. Per la porta è arrivato Gabriel dal Perugia.

Se il rombo di centrocampo è rimasto invariato, almeno al momento, in attacco il Lecce sta provando a migliorare il suo potenziale offensivo: dal Cagliari è arrivato Farias, mentre dal Genoa Lapadula; due giocatori con esperienza nel massimo campionato e che possono offrire il loro contributo, anche se negli ultimi anni nessuno dei due ha brillato in zona gol. L’idea però è quella di aggiungere un attaccante di spessore ad un reparto che appare troppo leggero per la Serie A e da mesi diversi nomi più o meno suggestivi si rincorrono, anche se al momento non è arrivato nessuno.

Il resto del mercato ha puntato su profili esotici, alla ricerca di qualche elemento di livello a basso costo dall’estero. Sono arrivati il terzino colombiano Brayan Vera – reduce da un mondiale under 20 con la nazionale cafetera proprio come Muriel nel 2011 – e Yevhen Shakov, possente centrocampista ucraino. La prima pesante sconfitta con l’Inter, più a livello numerico che di gioco, ha però indotto il Lecce a muoversi in maniera più decisa sul mercato: dallo Stoke è arrivato Giannelli Imbula, per aumentare la fisicità del reparto anche in fase di copertura, mentre in attacco sembra vicino l'acquisto di un centravanti con esperienza in Serie A (si fanno i nomi di Babacar e Okaka).

Il Lecce di Liverani: un calcio basato sulla tecnica

Liverani è rimasto fedele ai propri principi nel passaggio dalla C alla B; ma la vera sfida sarà farlo anche in un campionato esigente come la Serie A, in cui il tecnico ritorna ben 6 anni dopo la brevissima esperienza con il Genoa (6 partite prima dell’esonero). Il modulo di partenza è il 4-3-1-2, un sistema che favorisce il palleggio corto e lo sviluppo del gioco nelle zone centrali del campo, eppure nonostante la capacità di occupare gli spazi intermedi, il Lecce spesso preferisce costruire il suo gioco sulle catene laterali.

La costruzione del gioco parte sempre dal basso e coinvolge i due centrali, il regista basso Tachtsidis, e una delle mezzali (soprattutto Petriccione e Majer, Tabanelli invece preferisce muoversi in zone più avanzate). L'altra mezzala si alza sulla stessa linea del trequartista Mancosu e la seconda punta, invece, si apre a destra: i movimenti dei giocatori determinano il passaggio dal 4-3-1-2 ad una sorta di 4-2-3-1, pronto a variare a seconda dei scelte dei giocatori.

Questo modo di occupare il campo è funzionale all'idea di calcio di Liverani: una circolazione di palla paziente con lo scopo di attirare gli avversari, con il coinvolgimento degli uomini nei mezzi spazi per portare il pallone sul lato scoperto, dove lo sviluppo dell'attacco diventa più diretto. L’idea è quella di avere sul lato forte quattro giocatori: il terzino, il mediano più vicino, il trequartista esterno (solitamente Falco a destra e la mezzala che si alza a sinistra) e il trequartista centrale. Sul lato debole invece l’altro trequartista e il terzino devono farsi trovare pronti alla ricezione del cambio di gioco, con l’idea di attaccare in maniera diretta l’area di rigore avversaria. In questo tipo di sviluppo diventano importanti le sovrapposizioni interne ed esterne del terzino, utili a portare via l'uomo al trequartista palla al piede o, in alternativa, a fornirgli una linea di passaggio.

Gli scambi di posizione servono a favorire la circolazione, ma nel gioco di Liverani a fare la differenza è soprattutto il tasso tecnico della rosa. I salentini giocano un calcio basato sulla tecnica, prima che sugli schemi: qualcosa di raro per il calcio italiano. La sensibilità del singolo è fondamentale e i giocatori vengono lasciati liberi di scegliere se provare una giocata o un’altra. È quindi il talento degli interpreti a plasmare il sistema di gioco e lo sviluppo dell’azione.

Il Lecce si compone infatti di diversi elementi molto tecnici e con un buon QI calcistico: a centrocampo Tachtsidis è spesso invitato a partecipare alla costruzione del gioco, anche rimanendo basso, per sfruttare le sue doti nel tagliare le linee con passaggi verticali e soprattutto nel cambiare gioco con i suoi lanci. Accanto a lui Petriccione, il Luka Modric di Gorizia, ha dimostrato una padronanza tecnica davvero notevole sia in conduzione che nell’associarsi con i compagni. Davanti Marco Mancosu e Filippo Falco sanno esaltarsi in un contesto che li lascia liberi di far valere le proprie qualità (di Falco abbiamo visto quelle nel dribbling, nella prima partita contro l’Inter).

La tecnica dunque, messa al centro di un sistema chiaro ed efficiente, ha permesso al Lecce di salire di categoria. Tuttavia in Serie A la situazione sarà diversa: necessariamente il valore dei singoli giocatori sarà molto diluito all’interno di un campionato in cui quasi tutte le squadre hanno le armi per limitare il gioco del Lecce e per sovrastarlo anche dal punto di vista tecnico. In molte partite la squadra di Liverani si troverà ad essere pressata fin dal primo possesso e dovrà migliorare in impostazione se vuole continuare a fare il proprio gioco offensivo.

I problemi di adattamento sembrano però riguardare soprattutto la fase difensiva. Il Lecce ama aggredire alto, usando come trigger il passaggio dal centro verso l'esterno: la mezzala scivola sul terzino, la punta sul difensore più vicino e il trequartista sul mediano. Le scalate del resto del centrocampo però non sempre sono precise: Tachtsidis in questo senso può diventare un grande problema. Il greco è lento nei movimenti laterali e fatica ad accompagnare i movimenti dei compagni. Per coprire lo spazio ai suoi lati, i centrali di difesa escono aggressivi in avanti, nei mezzi spazi, una situazione però inusuale in una difesa a quattro.

Il rischio è che se il centrocampo non accompagna il pressing possono aprirsi buchi pericolosi, perché i centrali non sono molto veloci e Rossettini, che dovrebbe giocare in coppia con Lucioni, non è una soluzione in questo senso. Viste le possibili difficoltà che la sua difesa potrebbe incontrare in Serie A, è possibile che Liverani decida di ricorrere al pressing alto in maniera più selettiva, solo in momenti di necessità, preferendo abbassarsi in fase di non possesso palla e coprendo il centro.

Giocatore chiave

Marco Mancosu forse non è il giocatore più talentuoso, probabilmente quello è Filippo Falco, col suo tocco morbido e i suoi dribbling a rientrare. In un sistema come quello di Liverani è però il giocatore più importante, grazie alla sua capacità di trovare la posizione migliore nei corridoi intermedi e dettare la linea di passaggio. Mancosu si muove verso il lato forte, si sistema alle spalle del centrocampo e invita i compagni al filtrante. La sua capacità di orientare il controllo verso la porta fa la differenza: ha davvero un'ottima sensibilità tecnica e, una volta giratosi verso la porta avversaria, le sue scelte diventano decisive per lo sviluppo dell'azione.

Possiede un buon dribbling in corsa ma soprattutto è preciso a trasmettere il pallone verso il lato opposto, principio cardine del calcio di Liverani. Se c'è la possibilità poi, il sardo è un ottimo tiratore dalla media-lunga distanza, sia con il destro che con il sinistro. L'anno scorso ha realizzato ben tredici gol e sei assist e, sfumato l'acquisto di Saponara, il Lecce si ritroverà a puntare ancora sul proprio capitano. Un trequartista con piedi degni della Serie A, nobilitato come i suoi compagni da un sistema in cui la tecnica prevale sul resto.

Giocatore di cui avere la maglia

Il concetto di mezzala di possesso forse non è ancora così radicato nel calcio italiano. La Serie A è piena di mezzali dallo spirito verticale, sempre disposte ad attaccare l'area in corsa ma poco decisive palla al piede. Jacopo Petriccione, come Stefano Sensi e Marco Verratti prima di lui, è un interno di centrocampo a cui piace toccare tante volte il pallone per associarsi coi compagni e condurre in prima persona lo sviluppo dell'azione. È un giocatore piacevole da vedere se amate questo tipo di centrocampista e la speranza è che i calciatori più tecnici riescano a imporsi anche nella piccola-medio borghesia del nostro calcio. Se poi avete i capelli lunghi, non superate il metro e settantacinque e avete sempre provato a imitare Modric, potrete dire di indossare la maglia di un giocatore al quale vi ispirate senza sembrare fuori luogo o troppo presuntuosi.

Miglior scenario possibile

Il Lecce riesce a far valere il suo calcio tecnico e offensivo anche in Serie A: il centravanti titolare riesce ad essere un terminale efficace sui cross, mentre Mancosu incanta con la sua ambidestria e mantiene un rendimento simile a quello della Serie B. Soprattutto però, le catene funzionano benissimo: Petriccione dà continuità al possesso e si guadagna i complimenti di De Zerbi dopo un pirotecnico 3-3 col Sassuolo, Falco completa 2,4 dribbling a partita e Tachtsidis finalmente trova la sua dimensione in Serie A. Il Lecce si salva con tre giornate d'anticipo.

Peggior scenario possibile

Il tasso tecnico del Lecce, alto per la B, si dimostra inadeguato per la A. Liverani ha difficoltà ad esprimere il suo calcio, Falco e Mancosu faticano ad incidere e i tentativi di difesa in avanti finiscono per essere un disastro. La presidenza ha comunque fiducia nel tecnico, che prova a svoltare verso un calcio fatto di recupero palla e transizioni veloci, con Lapadula al posto di Falco. Il contributo della punta, a parte due gol su rigore con esultanza polemica annessa, è nullo. Il Lecce retrocede dopo appena una stagione di Serie A.

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