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Guida al Milan 2022/23
19 ago 2022
Come si sono preparati i rossoneri a difendere il titolo.
(articolo)
12 min
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TPosizionamento lo scorso campionato: Campioni.

Chi in più: Divock Origi (Liverpool), Yacine Adli (Bordeaux), Charles De Ketelaere (Bruges), Tommaso Pobega (Torino).

Chi in meno: Franck Kessie (Barcellona), Alessio Romagnoli (Lazio), Dani Castillejo (Valencia).

Una statistica interessante della scorsa stagione: Il Milan è la squadra che in Serie A ha tentato ed effettuato con successo più dribbling la scorsa stagione (e anche che si è costruita più tiri in seguito a un dribbling). Si parla meno del fatto che il Milan è stata anche la squadra a vincere più tackle (insieme al Genoa pimpato di Blessin) e a portare più pressioni in assoluto nel terzo di campo di campo offensivo, su un avversario in possesso del pallone.

Non sono passati neanche tre mesi da quando il Milan ha vinto lo Scudetto ma sembra che nella memoria di alcuni il ricordo brillante di quella squadra capace di subire appena due gol nelle ultime undici partite sia sbiadito fino a far riapparire, in filigrana, l’ombra della vittoria mancata dell’Inter. Come se fosse davvero possibile vincere uno Scudetto per carenze altrui. Il mercato non ha fatto che rafforzare l’impressione che quello dello scorso campionato sia stato un fatto anomalo, eccezionale, difficilmente ripetibile. L’Inter con Lukaku, la Juventus con Pogba, Di Maria e Bremer, la Roma con Dybala, Matic e Wijnaldum, mentre il Milan perdeva Kessie a parametro zero e passava l’estate a inseguire una giovane promessa belga. Così a fine agosto il Milan si trova nella strana situazione di squadra campione in carica che al tempo stesso deve dimostrare di meritare di esserlo.

Non che abbia molto senso mettere in discussione una cosa del genere, e certo come sempre diamo troppa importanza al mercato estivo, ma è interessante notare che le ragioni per cui là fuori c’è ancora qualcuno che dubita delle qualità di questo Milan, sono esattamente le ragioni per cui il Milan ha vinto lo scorso anno ed è oggi, ai blocchi di partenza, una delle squadre più interessanti del campionato.

Una squadra sorprendente

Tanto per cominciare, del mercato estivo hanno bisogno soprattutto le squadre con dei problemi o dei limiti evidenti. Lo scorso anno il Milan ha fatto a meno di quasi tutti i suoi titolari grazie al livello di una rosa costruita meglio di quanto si pensasse inizialmente e all’utilizzo che ne ha saputo fare Pioli. Una stagione cominciata chiedendosi come avrebbero potuto sostituire il miglior portiere del campionato (Donnarumma) e il giocatore che faceva più cose a centrocampo (Calhanoglu), continuata poi con l’infortunio di Kjaer, il leader della difesa, e quello prolungato di Ibrahimovic. Una stagione in mezzo alla quale Pioli ha giocato con Gabbia centrale di difesa, Kalulu terzino, Kessié e Krunic trequartisti. Ma il Milan è rimasto sempre lo stesso, non ha perso la propria identità.

Anzi, proprio dove si pensava potesse avere difficoltà ha trovato la sua forza. Maignan ha dato subito sicurezza e a conti fatti è stato il portiere con più reti inviolate del campionato (17). La coppia Tomori-Kalulu scoperta nel finale di stagione, sembra oggi una delle più complete della Serie A (il francese è stato, nella stagione 2021/22, il giocatore con la percentuale più alta di dribbling contrastati, 76,9%). Il talento di Rafael Leao è emerso nel vuoto di leadership offensiva lasciato da Zlatan, quello di Giroud si è manifestato nei momenti importanti, con una doppietta difficile da credere nella partita probabilmente più importante di tutta la stagione (ovviamente il derby con l’Inter). Là dove Bennacer sembrava tentennare, è venuto fuori Sandro Tonali. Il Milan, in definitiva, si è rivelata una squadra piena di sorprese.

Per questo, all’inizio dell’estate Pioli aveva bisogno di rinforzi in alcune posizioni ma non di acquisti sensazionali. Forse la lacuna più grande era proprio quella offensiva (l’Inter ha segnato 15 gol più del Milan, ma anche Napoli e Lazio hanno segnato di più e, se si guardano gli xG, Roma e Atalanta hanno prodotto più pericoli). Se non fosse stato per la stagione di Leao - soprattutto il finale - forse il Milan non sarebbe riuscito a segnare i gol necessari per vincere sul serio. Adesso, non c’è ragione per cui Leao non debba ripetersi (e al momento sembra anche ben avviato il discorso per il rinnovo del contratto), ma di certo al Milan faceva comodo avere qualche soluzione in più.

Quindi Maldini e Massara hanno preso Divock Origi, che con il Liverpool ha giocato e segnato pochino nelle ultime due stagioni ma che potrebbe regalare belle sorprese. E poi, dopo un lungo corteggiamento, hanno convinto Charles De Ketelaere, con qualità che vanno ben al di là dell’hype e che ne fanno uno degli acquisti più affascinanti dell’estate. Anche Adli ha fatto così bene in estate che i tifosi hanno iniziato a pensare che magari, perché no, potesse essere lui la risposta alle lacune creative sulle trequarti (e sicuramente Adli avrà minuti a disposizione per dimostrare di essere pronto).

Poi però ricomincia il campionato e il Milan torna a sorprendere: non solo prende 2 gol nel primo tempo contro l’Udinese per due dormite in area di rigore, ma a portare a casa i tre punti sono due giocatori su cui aveva potuto contare poco o niente la passata stagione. Rebic (doppietta) veniva da 3 soli gol mentre Brahim Diaz (gol e assist) era partito bene ma si era perso: il suo ultimo gol lo aveva segnato lo scorso settembre e in parte è stato lui ad aver fatto diventare prioritario per il Milan l’acquisto di un trequartista centrale di alto livello.

Una giocata minimale, ma di gran carattere, per continuare a sognare sul talento di Charles De Kateleare

Dagli individui al collettivo

Insomma, per quanto pensiamo di conoscere il Milan non possiamo prevedere esattamente chi, come o quando sarà decisivo per la sua fortuna stagionale. Anche questo in fin dei conti è un successo di Stefano Pioli, che a differenza di molti allenatori non chiede a Maldini e Massara un undici ideale quanto piuttosto una rosa di giocatori polivalenti e adattabili al suo gioco. Che è fatto prima di tutto di aggressività. Con o senza palla.

Anche se è un assunto ormai piuttosto universale, e in Italia ci sono altre squadre a portarlo avanti, il Milan è un ottimo esempio di come - se organizzati - sia talvolta più semplice difendere lontano dalla porta che a ridosso della propria area. Lo ha detto anche Pioli dopo l’Udinese, che quando i giocatori del Milan difendono in alto sono più “efficace e attenti”. Difendere in alto significa anche difendere in avanti. Il secondo gol dell’Udinese, il colpo di testa di Masina che sbuca alle spalle di Calabria e davanti a Messias, è un esempio di quanto, invece, sia difficile difendere all’indietro, guardando la propria porta, cioè. Il Milan ha pagato uno dei rari momenti di passività (ed è stato bravo a sfruttarla l’Udinese di Sottil, che ha cercato più volte la giocata in ampiezza, per l’esterno sul lato debole) ma in un certo senso, per contrasto, è un’ulteriore conferma di quanto siano buoni e adatti ai giocatori in rosa i princìpi del gioco di Pioli.

L’aggressività del Milan negli ultimi anni è dipesa in parte dal dinamismo e dalla forza di Frank Kessié - anche la scorsa stagione, in cui in alcuni momenti sembrava semplicemente essere dappertutto. Pioli ha già detto che non si sostituisce un giocatore con il proprio doppione ma di certo il Milan ha cercato di prendere un giocatore equivalente sul piano del “peso” specifico, un giocatore cioè che avrebbe influenzato quanto Kessié - anche se in modo diverso - la manovra milanista. Renato Sanches, però, è andato al PSG e magari Pioli si dovrà accontentare di un profilo meno lussuoso ma forse persino più funzionale al suo gioco come quello di Raphael Onyedika (dal Midtjytlland), un giocatore giovane, 2001, con poca esperienza di alto livello ma che tra le sue caratteristiche migliori ha proprio la difesa in avanti.

In sostanza sembra arrivata l’ora per Bennacer di prendersi maggiori responsabilità, ma con Tonali e Krunic, che come un coltellino svizzero può fare tutto quello che Pioli gli chiede, e l’arrivo di un potenziale quinto centrocampista (oltre a Pobega), il Milan dovrebbe essere apposto. D’altra parte, se è fondamentale che siano tutti concentrati e decisi per vincere i duelli individuali, la vera forza del Milan sta nel numero di giocatori che porta in zona palla. E, quindi, nelle distanze sempre corte che mantengono i giocatori tra di loro. È più importante la sintonia del gruppo della capacità del singolo di recuperare palla e far ripartire l’azione.

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L’azione del secondo gol del Milan nasce da un recupero arrivato poco dopo aver perso il pallone. Guardate quanti giocatori del Milan sono vicini alla palla e quante superiorità si creano nelle zone importanti.

Con questo non voglio dire che il Milan sia una squadra dai valori assolutamente “medi”. Il successo lo scorso anno è arrivato anche grazie ad alcuni giocatori di valore assoluto, che farebbero gola a qualsiasi altra squadra italiana, come Maignan, Theo Hernandez, Tomori, Leao, e che saranno importanti anche quest’anno ovviamente. Theo Hernandez sta assumendo le dimensioni di un leader a tutto campo, con una posizione ormai quasi stabile di centrocampista centrale quando il Milan è in possesso (con contemporaneo avanzamento del vero e proprio centrale sulla linea degli attaccanti, nel mezzo spazio di sinistra). E Leao già lo scorso anno, quando era in palla, veniva a prendersi palla praticamente dalla difesa.

Ai nomi fatti va aggiunto Tonali, con un’intensità che in Serie A difficilmente pareggiano altri centrocampisti, ma potenzialmente possiamo aspettarci una grande stagione, o almeno grandi momenti, più o meno da tutti gli altri giocatori a disposizione. Kalulu è apparso in grande crescita alla fine della scorsa stagione, impressione confermata anche contro l’Udinese; Bennacer non solo può aggiungere controllo in fase di impostazione e conservazione del pallone, grazie alla sua capacità di resistere al pressing, ma con il suo gioco lungo (cambi di campo, lanci in profondità) può aggiungere una nuova dimensione al gioco rossonero; anche Rebic in fin dei conti ha steccato solo la scorsa stagione, la sola delle ultime cinque in cui ha segnato meno di 15 gol, perché non dovrebbe riprendersi?

Poi ci sono i nuovi acquisti, De Katelaere, soprattutto, ma anche Origi che potrebbe essere stimolato dalla competizione a distanza con il connazionale Lukaku. C’è il ritorno di Ibra, quello più imminente di Kjaer, c’è Giroud sempre pronto, e l’entusiasmo di una Champions League da giocare con la leggerezza di chi in fin dei conti non ha niente da perdere.

Il Milan è una squadra giovane in tutti i sensi. Ricca di giocatori emergenti o alle soglie della piena maturità (con qualche senatore molto oltre), ma anche nel senso di squadra a inizio ciclo, che sta iniziando a scoprire le proprie potenzialità. E d’accordo, prima o poi si scontrerà anche con i propri limiti, ma l’impressione è anche che il Milan abbia imparato dai propri errori passati (diciamo dall’ultimo Berlusconi a Mr. Bee) la differenza tra ambizione e folle arroganza.

Due anni fa la proprietà del Milan si è trovata di fronte a un bivio. Mandare via Pioli e ridimensionare fortemente Maldini per mettere tutto in mano a Rangnick per rifondare la squadra oppure continuare dritto per dritto con Ibrahimovich e la speranza che tutto andasse per il meglio. Poi è arrivata l’incredibile striscia positiva post-covid (scusate il gioco di parole) e la scelta non c’è più stata. Oggi possiamo dire che non è stato solo un colpo di fortuna ma anche lungimiranza (non solo perché nel frattempo Rangnick ha fallito allo United). Pioli ha costruito una squadra aggressiva, intensa, verticale, che attacca con molti uomini e non ha paura di difendere in parità numerica. Una squadra in cui sono tutti importanti ma nessuno è davvero insostituibile, in cui si sfruttano episodi e piccole incertezze ma di cui si sono costruiti i presupposti con l’applicazione collettiva e la fiducia nelle idee dell’allenatore.

Una squadra in cui tutti sono in fiducia, una squadra divertente da vedere. All’inizio della stagione 2022/23 questo è il Milan campione in carica, e magari nel corso della stagione le cose cambieranno, perché tutto cambia e il mondo tende all’entropia, si sa, ma oggi come oggi quella di Pioli è la squadra da battere se si vuole pensare di vincere lo Scudetto. E non sarà facile per nessuno.

Miglior scenario possibile

Il Milan sfrutta i momenti di forma dei suoi giocatori offensivi: tra settembre a novembre Rebic segna una decina di gol, poi è il turno di Origi mentre in Champions League brillano Giroud e Leao. Da marzo in poi torna Ibrahimovich che trascina il Milan nella gara di ritorno dei quarti di finale contro il Barcellona dell’ex Kessié. Il Mondiale deludente della Francia restituisce a Pioli un Theo Hernandez e un Maignan incattiviti, e dopo la sosta invernale De Katelaere sembra aver preso le misure all’impatto fisico della Serie A. Vince il premio di giocatore del mese AIC sia ad aprile che a maggio. Il Milan esce stanco dalla semifinale di Champions con il Liverpool ma a quattro giornate dalla fine l’Inter perde in casa con il Sassuolo (doppietta di Pinamonti): il 4 giugno 2023 la squadra di Pioli si conferma di nuovo campione d’Italia, con un punto in più dei rivali cittadini.

Peggior scenario possibile

Rafael Leao è l’ombra del giocatore della passata stagione, nessuno capisce cosa gli sia successo ma a gennaio il Real Madrid annuncia di aver raggiunto l’accordo con il giocatore per la stagione successiva. Dopo un buon inizio il ginocchio di Rebic torna a dargli fastidio mentre Origi non sembra ricordare dove si trovi la porta. Charles De Katelaere fatica ad adattarsi, non gli piace il cibo italiano e si lamenta dell’eccessivo tatticismo (in un’intervista dirà: «Non sono mica venuto qui per difendere i cross sul secondo palo»). A centrocampo Bennacer perde troppi palloni mentre Tonali passa più tempo in infermeria che in campo, insieme a Kalulu e Ibrahimovic, che il giorno di Natale annuncia il suo addio al calcio. Theo e Maignan tornano prosciugati dal Mondiale, il Milan esce dalla Champions e dalla Coppa Italia e in classifica galleggia tra terzo e quarto posto.

Giocatore chiave

In una squadra in cui tutti hanno qualcosa da fare forse quello con più responsabilità sarà Bennacer, chiamato a colmare il vuoto di Kessié. Le qualità ci sono, la costanza va trovata. È anche giusto, e bello, che a un certo punto qualcuno porti il conto a uno dei talenti tecnici più interessanti del nostro campionato. Ismael è ora di crescere una volta e per tutte.

Giocatore da prendere al Fantacalcio

Tolti i nomi scontati (Leao, Theo, Maignan) e le possibili scommesse da perderci il sonno (Brahim Diaz, De Katelaere, Rebic) un nome non scontato potrebbe essere Calabria: se resta integro fisicamente garantisce bonus grazie alla costante presenza nei pressi dell’area di rigore.

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