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Guida al Milan 2024/25
14 ago 2024
Il Milan riparte da Paulo Fonseca per aprire un nuovo ciclo.
(articolo)
11 min
(copertina)
IMAGO / Italy Photo Press
(copertina) IMAGO / Italy Photo Press
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Piazzamento lo scorso campionato:

Chi ha in più: Strahinja Pavlović, Álvaro Morata, Emerson Royal.

Chi ha in meno: Jean-Carlo Simić, Olivier Giroud, Antonio Mirante, Simon Kjær, Mattia Caldara.

Una statistica interessante sulla scorsa stagione: Secondo StatsBomb, il Milan è stata la miglior squadra per dribbling riusciti ogni 90’ (8,82). È un dato indicativo del talento a disposizione dei rossoneri, ma che nasconde le difficoltà nella manovra dello scorso anno: tante volte dare palla a Leão e affidarsi alle sue iniziative era l’unica opzione di gioco. Fonseca, pertanto, dovrà ripartire dalla capacità dei suoi di saltare l’uomo e riuscire a utilizzarla per creare il tipo di calcio fluido che idealmente vorrebbe praticare: integrare i dribbling nella manovra, non considerarli solo un’ancora di salvezza.

Formazione tipo: 4-2-3-1; Maignan; Calabria, Tomori, Pavlović, Theo; Bennacer, Reijnders; Chukwueze, Pulisic, Leão; Morata.



Esprimere giudizi sull’estate del Milan e sul modo in cui si presenterà al prossimo campionato è difficile. L’ondata iniziale di malcontento generata dal mercato e dalla scelta del nuovo allenatore sembra essersi stemperata col passare delle settimane: aver rivisto alla prova i giocatori, seppur in amichevole, ha fatto ricordare ai tifosi quanto sia forte, in realtà, la rosa del Milan, con la prospettiva dei più ottimisti rivolta a quanto potrebbero migliorare alcuni talenti ancora non del tutto espressi – Chukwueze, Okafor, Musah, ma anche Reijnders – tra le mani di un nuovo allenatore.

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Già dalla tournée estiva si è visto quanto Fonseca voglia proporre qualcosa di diverso rispetto a Pioli – se in meglio o in peggio potrà dircelo solo il tempo – e il pensiero di assistere a qualcosa di nuovo potrà portare nuova linfa a un ambiente che, al termine della scorsa stagione, aveva assolutamente bisogno di una scossa.

Che il clima intorno al Milan si stesse deturpando pareva evidente tra giugno e luglio. Fonseca apparteneva allo stesso gradino di Pioli in un’ipotetica piramide degli allenatori e non era nemmeno un volto nuovo, visto che in Serie A ci era già stato. A spazientire i tifosi, però, erano state le estenuanti trattative di mercato, con le differenze incolmabili tra domande e offerte e le grane coi procuratori. Dapprima quella per Zirkzee, sbandierato per mesi come obiettivo del Milan e alla fine sfumato. Poi quella per Fofana che, a giudicare dalle parole di Fonseca, dovrebbe giungere a lieto fine: «Serve un mediano davanti alla difesa? È Fofana il mediano davanti alla difesa... lo sappiamo tutti», ha dichiarato al termine del Trofeo Silvio Berlusconi. Il francese però, a oggi, non è ancora arrivato ufficialmente.


Forse non saranno arrivati i nomi che desiderava il pubblico, ma la dirigenza, capitanata da Zlatan Ibrahimović, ha effettivamente colmato quelle lacune così evidenti lo scorso anno. Calabria è stato poco costante sulla destra e così è arrivato Emerson Royal: forse non un upgrade, ma un terzino con caratteristiche diverse, da alternare al capitano. Dietro serviva un centrale mancino e, più in generale, un difensore che sostituisse Kjær ed è arrivato Pavlović. A centrocampo, come detto, dovrebbe mancare poco all’acquisto di Fofana, da anni tra i mediani della Nazionale francese. In attacco non sarà arrivato Zirkzee, ma Morata dovrebbe essere una garanzia e sulla carta le sue caratteristiche si sposano bene con Fonseca.

Insomma, forse il livello della rosa non si è alzato troppo, ma comunque la base di partenza era già ottima: dovrà essere Fonseca ad aggiungere qualcosa in più e dimostrare che i margini di miglioramento, rispetto allo scorso anno, erano ampi.

Ma cosa dobbiamo aspettarci dal Milan del nuovo corso?

Nella conferenza stampa di presentazione Fonseca ha insistito sulla sua volontà di costruire una squadra diversa a partire dalla fase difensiva. In effetti, ciò che più connotava il Milan di Pioli era il pressing alto uomo contro uomo. A domanda specifica sulle marcature a tutto campo, il nuovo allenatore è stato chiaro: «So che è una tendenza, soprattutto qui in Italia, fare uomo contro uomo. Io penso che in qualche momento noi possiamo farlo, ma io non sono un allenatore che vuole fare uomo contro uomo a tutto campo. Penso che per questo cambierà, ad esempio, l’approccio dei mediani, che è collegato con il modo di difendere».

Dalle prime uscite, in effetti, è possibile vedere come il Milan stia cambiando atteggiamento ma anche come, in determinate situazioni, il pressing sull’uomo rimanga.

Contro il Monza, quando il pressing è stato effettuato nelle zone più avanzate di campo, le uscite sui riferimenti erano chiare. Il Milan era schierato col 4-2-3-1, i brianzoli col 3-4-2-1: le tre punte si orientavano sui tre centrali, il trequartista Loftus-Cheek e uno dei mediani pareggiavano i due centrocampisti avversari e sull’esterno del lato palla saliva il terzino. Se il Monza riusciva a progredire il centrocampista che si era alzato vicino a Loftus-Cheek doveva rientrare davanti alla difesa, in modo da avere di nuovo due mediani a tamponare i trequartisti avversari ed evitare di lasciare troppo esposti i centrali.

Quando invece i rossoneri dovevano mantenere un blocco medio-alto, è stata evidente la differenza rispetto allo scorso anno. Il Milan si disponeva con una sorta di 4-4-2. Le uscite sull’uomo avvenivano a seconda di come gli avversari muovevano la palla. Uno dei mediani si alzava vicino al trequartista. L’ala destra Saelemaekers, invece, doveva decidere se andare sul terzo centrale o sull’esterno di sinistra.

Insomma, la soluzione di Fonseca dovrebbe essere quella di acuire il riferimento sull’uomo quando il pressing viene portato in alto e invece di lenirlo man mano che ci si abbassa.

In ogni caso, rimane un modo di difendere proattivo che accetta i rischi insiti nel pressing alto. Del resto, l’aggressività è una caratteristica di questa rosa e negli acquisti di quest’estate sembra esserci coerenza nella scelta di profili adeguati a quel modo di difendere. Morata è uno specialista nel lanciare il pressing. Fofana, Emerson Royal e Pavlović, oltre all’impatto fisico che possono avere aggredendo in avanti, dovrebbero garantire una sorta di rete di protezione qualora il pressing venga saltato: sono tutti e tre giocatori veloci su lunghe distanze, che possono riequilibrare la squadra col loro atletismo. Avere elementi abili a rientrare fa la differenza se si difende in alto.

Dove però è lecito aspettarsi le differenze più evidenti è in fase offensiva. Il Milan lo scorso anno aveva perso qualsiasi tipo di smalto con la palla. Il possesso della squadra di Pioli era farraginoso, si risolveva spesso in un lancio per Giroud e nella ricerca dell’isolamento di Leão, con poco supporto.

Abbiamo conosciuto Fonseca come allenatore vicino ai principi del gioco di posizione: forse ai giocatori del Milan non appartiene del tutto quel tipo di calcio, ma comunque ci sono i margini per sviluppare una fase offensiva più armoniosa ed efficace.

Detto che se arrivasse Fofana uno dei due posti davanti alla difesa sarebbe suo, sia Bennacer che Reijnders sono due centrocampisti adatti alla volontà di Fonseca di uscire in maniera pulita da dietro.

In avanti Morata non dovrebbe faticare a integrarsi nel gioco del nuovo allenatore. Il portoghese ha sempre amato le punte mobili, abili in appoggio ma soprattutto ad aprire spazi ai compagni muovendosi in profondità: Facundo Ferreyra allo Shakhtar e Jonathan David al Lille ne sono la dimostrazione.

L’uso che contro il Monza il Milan ha fatto di Morata, ma anche di Lofuts-Cheek, è stato particolare: la punta e il trequartista, infatti, si abbassavano molto in prima costruzione per ricevere alle spalle dei mediani avversari e permettere al Milan di ribaltare il campo, con le ali Leão e Saelemaekers che così rimanevano alti e aperti.

Un altro movimento su cui il Milan è sembrato insistere nelle amichevoli è il taglio del trequartista tra centrale e terzino avversari. È un movimento che hanno eseguito sia Pulisic che Loftus-Cheek, i due giocatori usati alle spalle della punta, e che il Milan potrebbe usare con profitto per raggiungere il lato corto dell’area di rigore. Vista la loro qualità in dribbling e la loro velocità, sia Leão che Chukwueze costringono spesso gli avversari al raddoppio. Ciò significa che deve per forza aprirsi uno spiraglio alle spalle di chi esce su di loro. Pulisic e Loftus-Cheek hanno le caratteristiche per attaccare quello spazio con un taglio. L’americano, in particolare, è rapido ed intelligente nei movimenti senza palla, ha le letture e il tempismo giusto. In più, né per lui né per Loftus-Cheek è un problema controllare palla in corsa, così come fare la scelta giusta dopo aver ricevuto.

Il taglio tra centrale e terzino di Pulisic che porta al gol dell'1-0 contro il Barcellona. Chukwueze lo serve dopo aver attratto gli avversari. Anche il secondo gol arriva in questo modo, con Pulisic che effettua lo stesso taglio però sulla fascia opposta.


In generale, la versione ideale del Milan di Fonseca rispetto a quello di Pioli dovrebbe diventare più paziente in prima costruzione, cercando di appoggiarsi di più al terzo uomo per uscire dal pressing, e, soprattutto, dovrebbe avere movimenti più variegati a ridosso dell’area di rigore. Vedremo, nella pratica, se sarà così, visto che il Milan dispone soprattutto di giocatori istintivi e abili a portare palla.

Fatta la premessa su ciò che ci si può attendere con il portoghese in panchina, è inutile parlare della fase di possesso del Milan senza considerare le caratteristiche della catena di sinistra, quella di Theo e Leão. Ancora non è stato possibile vederli in campo insieme con il nuovo allenatore, ma saranno sempre loro i protagonisti. Terracciano, sperimentato titolare da terzino sinistro nelle amichevoli con Leão in campo, ha giocato in funzione dell’ala portoghese, passando molto tempo dentro al campo e liberando linee di passaggio per il compagno. Sacrificare Theo in questo modo è possibile solo fino a un certo punto. Oltretutto Theo e Leão erano abituati a combinare di puro istinto, senza bisogno di troppo supporto, al più ricevevano una sponda da Giroud. Quanta libertà gli lascerà Fonseca? E quanto, invece, vorrà costruire un sistema ordinato intorno a loro?

Difficile fare un pronostico. Fonseca ha detto che si aspetta di vedere un Leão diverso. Per il momento, però, lo ha utilizzato quasi sempre alto e aperto. Si riferiva forse al contesto intorno a lui, che lo aiuterà a prendere decisioni migliori? Oppure nelle prossime settimane, vista la presenza di un centravanti mobile come Morata, proverà a interscambiarli per fargli calpestare anche zone più interne?

Sono tutte domande che rendono interessante da seguire la stagione del Milan, perché il potenziale è ottimo e di certo Fonseca non è un allenatore remissivo. Proprio perché si tratta dell’inizio di un nuovo progetto, però, servirà pazienza. Per dirla con un proverbio portoghese, utilizzato in conferenza stampa dall’ex allenatore della Roma, la fretta è nemica della perfezione.



Miglior scenario possibile

Il Milan pratica un calcio fluido, che unito alle qualità tecniche dei singoli diventa un enigma per gli avversari. Alla quinta giornata, contro l’Inter, arriva uno 0-0 che lascia l’amaro in bocca: il Milan avrebbe meritato largamente la vittoria, solo un palo e una traversa salvano Sommer. È una prestazione che dà fiducia alla squadra. A gennaio il Milan batte la Juventus all’Allianz Stadium e si issa in testa alla classifica. Per lo scudetto è una lotta a tre con Inter e Juve, così serrata da costringere il Milan a trascurare la Champions, dove perde ai quarti di finale contro il Bayer Leverkusen. Ne vale la pena però, perché all’ultima giornata contro il Monza arriva lo scudetto. A consegnare le medaglie a Fonseca e i suoi è Adriano Galliani.

Peggior scenario possibile

Il Milan parte bene con quattro vittorie nelle prime quattro partite, ma il gioco lascia un po’ di dubbi: la manovra è lenta e in fase di non possesso la squadra è troppo lunga. Così, al derby della quinta giornata arriva il tracollo: 3-0 per l’Inter. Finisce lì l’idillio tra il Milan e Fonseca. La stampa, come accade sempre con i tecnici stranieri, inizia a massacrarlo: “Pioli meritava più rispetto” è il tormentone di quei giorni. La sconfitta in casa della Roma alla penultima giornata lascia il Milan fuori dalla Champions. Fonseca rassegna le dimissioni. Per l’ultima partita contro il Monza Ibrahimović diventa dirigente-allenatore. Chiuso il campionato, la proprietà assegna ancora più poteri allo svedese. Il progetto Milan 2025/26 riparte con Ignazio Abate in panchina, fresco vincitore del girone B di Serie C con la Ternana.

Giocatore chiave

Con il Milan quello del giocatore chiave è un discorso abbastanza scontato: Rafael Leão. In attacco Pulisic e Chukwueze posso anche avere un rendimento eccellente, ma è il portoghese a proiettare il Milan in un’altra dimensione. Fonseca costruirà un gioco che esalti i suoi punti di forza, cioè dribbling e conduzioni, e lo lasci nella sua zona di comfort? Oppure riuscirà ad ampliare il suo repertorio, migliorandone la balistica e i movimenti senza palla? Se non vi accontentate di Leão come uomo chiave, dovrete tenere d’occhio la stagione dei centrocampisti. Bennacer deve riprendersi dopo un’annata grigia – veniva comunque da un grave infortunio – mentre di Reijnders si può dire che Fonseca adori i centrocampisti che partono bassi per poi portare palla.

Giocatore da prendere al Fantacalcio

Per Chukwueze questa deve essere la stagione dell’affermazione. Se non fate il mantra è listato centrocampista, quindi puntarci può essere un affare. In generale, il centrocampo del Milan può riservarvi dei nomi davvero interessanti. Loftus-Cheek è il più scontato, ma occhio a Reijnders che l’anno scorso ha raccolto meno di quanto prodotto: soli 3 gol da 3,49 xG e soli 3 assist da 3,55. Reijnders arriva con frequenza a vedere la porta, deve solo migliorare in finalizzazione. In attacco, invece, Morata dovrebbe garantire 12-15 gol, ma rischia di avere periodi più o meno lunghi di carestia.

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