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Guida al Monza 2024/25
08 ago 2024
A Nesta il difficile compito di gestire l'eredità di Palladino.
(articolo)
11 min
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IMAGO / Buzzi
(copertina) IMAGO / Buzzi
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Piazzamento lo scorso campionato: 12°

Chi in più: Omari Forson (Manchester United), Stefano Sensi (Inter).


Chi in meno: Michele Di Gregorio (Juventus), Andrea Colpani (Fiorentina), Matija Popović (Napoli), Giulio Donati (svincolato), Papu Gómez (svincolato), Valentín Carboni (Inter, fine prestito), Lorenzo Colombo (Milan, fine prestito), Franco Carboni (Inter, fine prestito), Jean-Daniel Akpra Akpro (Lazio, fine prestito).

Una statistica interessante dalla scorsa stagione: Secondo StatsBomb, il Monza della scorsa stagione era la quartultima squadra della Serie A per pace to goal (2,22 m/s), la statistica che misura in m/s la velocità media delle azioni che si concludono con un tiro, dall’inizio del possesso fino al momento della conclusione. Di solito le grandi squadre hanno una manovra più elaborata e quindi hanno un pace to goal più basso rispetto alle “piccole”. Il Monza, invece, aveva una velocità media quasi uguale a quella Napoli, Roma e Bologna e anche più lenta di Inter, Fiorentina, Milan e Juve. Segno di come Palladino ci tenesse a sviluppare in maniera ragionata.

Formazione tipo: (3-4-2-1) Pizzignacco; Izzo, Pablo Marí, Carboni; Ciurria, Pessina, Sensi, Kyriakopoulos; Forson, Caprari; Djurić.

Se è vero che ripetere un buon risultato è la cosa più difficile, lo scorso anno il Monza di Palladino ha compiuto in pieno il suo dovere. Certo, non ci saranno stati i picchi della stagione 2022/23, dove per larghi tratti i brianzoli si erano imposti come una delle squadre più interessanti della Serie A, ma la stagione 2023/24 poteva riservare grandi insidie per il Monza. La rosa, infatti, era di livello inferiore rispetto a quella della prima stagione in Serie A, senza Rovella, Sensi e Carlos Augusto, con Caprari e Ciurria infortunati per lunghi mesi e Papu Gómez messo fuori gioco dalla squalifica per doping.

Anche quest’estate il Monza ha perso alcuni dei suoi pilastri. Michele Di Gregorio, uno dei portieri più forti del campionato, si è guadagnato il trasferimento alla Juventus. Andrea Colpani, invece, ha seguito Palladino alla Fiorentina. Se per sostituire "El Flaco" si punta sul rientro a pieno regime di Caprari e a centrocampo si spera che la qualità di Stefano Sensi, di ritorno a Monza a due anni dall’ultima volta, possa addirittura migliorare il reparto, la situazione in porta è meno chiara.

Pizzignacco, classe 2001, è stato uno dei portieri più interessanti della scorsa Serie B, ma le voci di mercato lasciano immaginare come il Monza voglia provare a garantirsi maggiore esperienza fra i pali. A fine luglio il prescelto sembrava essere Keylor Navas, ma la trattativa è saltata. Da giorni, poi, si parla di un interesse per Szczęsny. È chiaro che per una squadra della statura del Monza il rendimento del portiere può fare la differenza tra una salvezza tranquilla e una stagione tribolata.

In generale, quello del Monza è stato un mercato conservativo, che ha puntato più sul ritorno di vecchie certezze (Stefano Sensi, ma anche Daniel Maldini a titolo definitivo dal Milan). L’unica novità è Omari Forson, ala inglese del 2004 cresciuta nel Manchester United. Del resto, per usare una parola cara a Galliani, la rosa del Monza era già competitiva rispetto alle altre squadre di media-bassa classifica, l’ossatura era di ottimo livello e serviva giusto qualche innesto.

Sembrano lontani, però, i tempi in cui Galliani poteva puntare a nomi ben al di sopra della dimensione del Monza: un po’ perché nel frattempo il Monza è cresciuto, quindi migliorare l’organico diventa più difficile, un po’ perché il coinvolgimento di Silvio Berlusconi dava tutt’altro spessore alle sessioni di mercato. La proprietà vuole continuare a investire – sono stati effettuati lavori di ammodernamento al Brianteo – tuttavia già da tempo ha aperto all’ingresso di altri soci: «Penso sia interesse del club, dei tifosi e anche della mia famiglia garantire al Monza il miglior futuro possibile: avere un socio o dei soci che credono nel club, persone che probabilmente porterebbero a investimenti ancora maggiori», ha dichiarato Pier Silvio Berlusconi.

Dopo la fine del campionato, in effetti, sembrava quasi fatto il passaggio di proprietà al fondo italiano Orienta Capital Partners, ma poi è saltato tutto. In questi giorni, invece, si parla dell’interesse di una cordata texana.

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Al netto degli sviluppi societari, comunque, Galliani quest’estate ha dovuto affrontare la scelta più importante degli ultimi anni, ovvero la sostituzione di Raffaele Palladino. Il tecnico napoletano ha trasformato il Monza in una squadra di media classifica della Serie A. Come rimpiazzarlo? Se all’inizio si pensava che il suo erede potesse essere Marco Baroni, con grande sorpresa di tutti alla fine la scelta è ricaduta su una vecchia conoscenza di Galliani e della famiglia Berlusconi: Alessandro Nesta.

Il nome di Nesta, inevitabilmente, mantiene alto il focus dell’attenzione sul Monza, ma al netto dell’interesse mediatico per una figura tanto importante nella storia del calcio italiano, quali sono le motivazioni tecniche dietro la scelta dell’ex allenatore della Reggiana?

Secondo Galliani, Nesta era quello con le idee di gioco più simili a Palladino. «Abbiamo fatto un sacco di analisi sullo stile di gioco degli allenatori che avevamo messo nel mirino e abbiamo capito che l’allenatore che come stile di gioco era più vicino a Raffaele Palladino è Alessandro Nesta», ha dichiarato durante la presentazione.

Ma è davvero così?

Di sicuro, prima di scegliere Nesta è stata fatta una valutazione sulle caratteristiche della rosa più che sul gioco di Palladino in sé: il Monza ha quasi solo centrali abituati alla difesa a tre, è pieno di mezzepunte e non ha ali. Per non rivoluzionare la rosa poteva essere logico scegliere un allenatore che valorizzasse quel tipo di individualità: sulla carta Nesta, col 3-4-2-1 visto lo scorso anno a Reggio Emilia, rispetta questo criterio. Aggiungiamoci la fiducia nei suoi confronti da parte di Galliani, che aveva con lui un rapporto già costruito al Milan durante la sua carriera da calciatore, ed ecco spiegato come Nesta è arrivato al Brianteo.

Il discorso sui moduli, però, lascia il tempo che trova, perché è chiaro come i numeri passino in secondo piano rispetto all’interpretazione. Da questo punto di vista, allora, la scelta di Nesta potrebbe suscitare qualche dubbio se davvero l’obiettivo era di mantenere continuità rispetto ai due anni di Palladino.

Il Monza fino allo scorso anno era capace di giocare in maniera propositiva anche al cospetto di avversari più grandi. Palladino impostava la sua squadra con la volontà di sviluppare il possesso in maniera organizzata e paziente. La Reggiana di Nesta, invece, era soprattutto una squadra reattiva, che puntava a far succedere poche cose e che contro avversari di livello più alto non si faceva problemi ad abbassarsi e a trascorrere gran parte della gara a difesa della propria area. A giudicare da quanto visto l’anno scorso, di continuità nei principi potrebbe essercene poca.

E se invece Nesta riuscisse a modellare le sue idee su quanto di buono lasciato da Palladino? Non sarebbe la prima volta, si tratterebbe della classica alternanza tra allenatore-architetto e allenatore-gestore. Nesta magari potrebbe smussare alcuni tratti del gioco del Monza, ma mantenere continuità su certe idee. È quanto sembra trapelare dalle prime amichevoli.

Contro Palermo e Sassuolo, ad esempio, il Monza ha continuato a impostare con raziocinio, anche a costo di sbagliare in costruzione. A giudicare dalle prime uscite, ma anche da quanto visto con la Reggiana, la volontà di Nesta con la palla è quella di raggiungere le mezzepunte tra le linee per poi definire l’azione di conseguenza. Contro il Palermo alle spalle di Djurić agivano Dany Mota e Forson, contro il Sassuolo Maldini e Caprari.

L’idea è quella di costruire con calma, attirare gli avversari e poi pescare gli uomini tra le linee, anche appoggiandosi al gioco spalle alla porta di Djurić. Del resto, anche la Reggiana dello scorso anno era una squadra che puntava molto a recapitare il pallone ai trequartisti: Nesta aveva saputo valorizzare un esordiente in B come Girma che, ricevendo da trequartista alle spalle dei centrocampisti avversari, si era rivelato uno dei calciatori migliori del campionato. Le mezzepunte – Caprari, Dany Mota, Forson, Maldini, eventualmente anche Pessina e Ciurria – saranno i giocatori chiave in fase di possesso, dovranno smarcarsi tra le linee, girarsi e poi puntare la porta. Il recupero di Caprari sarà fondamentale in questo senso, perché si tratta del giocatore più talentuoso in organico. In queste settimane, poi, ha ben impressionato Forson: l’inglese offre maggior spunto e verticalità, un giocatore con quelle qualità fisiche e tecniche può fare la differenza nella parte medio-bassa della classifica.

Per raggiungere i trequartisti, contro il Palermo è stato particolarmente sollecitato il mancino di Andrea Carboni, centrale sinistro della difesa a tre, che potrebbe rivestire un ruolo decisivo in impostazione.

In primo possesso, però, l’uomo a cui dare palla dovrà essere Stefano Sensi, se saprà mantenersi in salute: Nesta a Reggio Emilia ha dimostrato di gradire centrocampisti con caratteristiche simili, a cui demandare l’uscita da dietro – Kabashi e Bianco, ma anche Cigarini nonostante l’età – e Sensi è l’unico centrocampista di tocco per il Monza.

In fase di non possesso, invece, il Monza ha affrontato le prime amichevoli con un blocco medio, che evitava il pressing alto. La squadra si sistemava in un 5-2-3 che diventava 5-4-1 man mano che si arretrava, senza avere un atteggiamento troppo orientato sull’uomo.

Il 5-4-1 del Monza, che chiude il centro per spingere il possesso sul'esterno. Qui è Forson che si abbassa sulla linea dei mediani e scivola sul terzino del Palermo.

Il pressing si è visto solo in occasioni particolari, come ad esempio i rinvii dal fondo, le rimesse laterali o un retropassaggio sul portiere: in quel caso il Monza diventava aggressivo e pressava uomo su uomo, pareggiando gli avversari in impostazione e con i difensori che seguivano il riferimento ben oltre il centrocampo.

Il pressing alto uomo contro uomo su rinvio dal fondo. In un secondo momento Izzo sale fin sulla trequarti del Palermo per seguire l'attaccante avversario e togliergli palla.



Insomma, nessuna idea radicale, ma senza palla nemmeno il Monza di Palladino era una squadra troppo estrema – a dire il vero era ultima nella scorsa Serie A sia per pressioni che per riaggressioni portate nella metà campo avversaria.

Nesta, quindi, vuole costruire una squadra capace di adattarsi ai vari segmenti delle partite e del campionato. «Tutti a inizio agosto parlano di uomo contro uomo, di dominio, poi alla quarta giornata magari si tirano indietro. Non facciamo proclami, non diciamo “andiamo altissimi”. Noi studiamo la squadra e le caratteristiche dei giocatori e proviamo a metterli nelle condizioni migliori».

Ci sono vecchi fuoriclasse che da allenatori faticano nelle categorie inferiori, ma che a contatto con giocatori di livello più alto, grazie al loro ascendente, riescono a dimostrarsi validi anche in panchina. Il rendimento in Serie B di Nesta è stato contraddittorio, riuscirà a dare una sterzata alla sua carriera da allenatore in Serie A? Dalla risposta a questa domanda passa molto della prossima stagione del Monza.

Miglior scenario possibile
Il nuovo allenatore non soffre il salto di categoria e il Monza si rivela una squadra piuttosto completa. Come con la Reggiana lo scorso anno, anche in Brianza Nesta riesce a costruire una fase difensiva solida. Con un blocco più basso, Pablo Marí si impone come uno dei centrali più affidabili del campionato. La fase offensiva è meno elaborata rispetto ai tempi di Palladino, ma non per questo meno efficace. Sensi fiorisce di nuovo e rientra nelle convocazioni di Spalletti. Il gioco di sponda di Djurić potenzia Caprari, che sembra essere ritornato quello di Verona. La vera sorpresa però è Forson, che si ritaglia sempre più minuti e a giugno diventa protagonista degli Europei di categoria con l’Inghilterra Under 21. Il Monza chiude di nuovo la stagione al 12° posto.

Peggior scenario possibile
Il Monza rimane una squadra da ritmi bassi, tuttavia con Nesta c’è meno varietà nella manovra rispetto a Palladino. La squadra è troppo statica. Stefano Sensi è vittima della solita serie di infortuni muscolari. Nesta si vede costretto a improntare un calcio reattivo al quale i giocatori del Monza non sono abituati. A fine novembre, col Monza terzultimo, Galliani sostituisce Nesta con Ballardini, ma il tecnico ravennate sembra aver perso il tocco. Galliani e la famiglia Berlusconi, poi, maldigeriscono il suo 5-3-2, cosa avrebbe detto il Presidente di una squadra così difensiva? A marzo arriva l’esonero di Ballardini e, in ultimo disperato tentativo di dare un colpo di coda, ritorna Brocchi. Il Monza retrocede con due giornate d’anticipo.

Giocatore chiave
Gianluca Caprari è il singolo incaricato di dare maggior qualità al Monza sulla trequarti. Forse non potrà garantire le giocate fuori dal copione di Colpani, ma potrà dare continuità al gioco con la sua capacità di smarcarsi e connettersi con i compagni. Se Caprari non riuscisse a tornare quello di prima dell’infortunio, quasi tutte le responsabilità con la palla ricadrebbero tra i piedi di Sensi. Insomma, il Monza possiede due profili di alto valore tecnico, che però potrebbero avere problemi di continuità a causa dei problemi fisici (per Sensi parla la sua storia, Caprari invece dovrà stare attento dopo un infortunio tanto grave come quello al crociato).

Giocatore da comprare al Fantacalcio
Senza Colpani il Monza sembra aver perso il suo appeal fantacalcistico. Pessina non è più un incursore (o almeno, non solo), Caprari non ha i numeri di Verona e gli esterni non garantiscono un apporto sufficiente. Se però ve lo lasciassero a tre crediti massimo, Omari Forson potrebbe essere la vostra scommessa: ha un passo diverso da tutti gli altri giocatori del Monza e sappiamo quanto i giocatori cresciuti in Inghilterra riescano a fare la differenza in Italia negli ultimi anni. Se poi state leggendo questo pezzo è anche perché probabilmente volete fare la figura di quelli che ne capiscono, quindi Forson va bene anche per darsi un tono.

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