
Piazzamento lo scorso campionato: 10°
Chi in più: Alessandro Buongiorno, Rafa Marín, Leonardo Spinazzola, David Neres.
Chi in meno: Leo Ostigard, Jasper Lindstrom, Piotr Zielinski, Diego Demme, Hamed Junior Traorè, Leander Dendoncker, Natan, Jens Cajuste.
Una statistica interessante dalla scorsa stagione: Secondo i dati StatsBomb, il Napoli è stata la squadra che ha effettuato più tocchi e più tiri nell’area avversaria (1045 e 638), ben 29 tocchi e 58 tiri più dell’Inter seconda. Nonostante questo, gli azzurri hanno avuto soltanto il sesto attacco del campionato (55 gol fatti, 34 meno dell’Inter prima).
Formazione tipo: (3-4-2-1) Meret; Rrahmani, Marín, Buongiorno; Di Lorenzo, Anguissa, Lobotka, Spinazzola; Politano, Kvaratskhelia; ?
«È un progetto che sta cominciando quest'anno, condividiamo un'idea e una strategia con tutto il club, ma non faremo cose folli, ma cose funzionali alla nostra idea tecnico-tattica, a supporto dell'allenatore», ha detto il direttore sportivo Giovanni Manna durante il ritiro estivo di Dimaro, per ricordare che il nuovo Napoli nasce con parametri diversi da quelli del recente passato.
Una rottura necessaria, dopo che il Napoli ha chiuso la scorsa stagione con la peggiore difesa del titolo che la Serie A recente ricordi. Una stagione da incubo a dir poco, iniziata malissimo con Rudi Garcia, passata per i meme con Mazzarri e chiusa nell’indifferenza generale e nello strazio dei tifosi con Calzona. La stagione in cui il presidente De Laurentiis si è fatto carico di una squadra che ha perso allenatore e direttore sportivo che avevano portato allo scudetto, con risultati disastrosi.
È andata persino peggio del peggiore scenario che avevamo immaginato l'anno scorso: "Il presidente va su tutte le furie, nel girone di ritorno non si fa vedere allo stadio, ma manda i suoi strali dalla sua casa di Los Angeles. Il Napoli deve accontentarsi di aver fatto un buon cammino in Europa League dopo l’eliminazione dai gironi di Champions e di aver tenuto con le unghie il quarto posto in campionato". Nella realtà, invece, De Laurentiis è stato ben presente, anche troppo. Ha cambiato ben tre allenatori ma il Napoli (o forse proprio per questo) ha chiuso al decimo posto in campionato.
De Laurentiis ha cercato di rimediare questa estate permettendo al Napoli di ripudiare i movimenti di mercato fatti per ampliare la rosa che aveva vinto lo Scudetto, ma che non avevano funzionato. Dei giocatori arrivati la scorsa stagione tra mercato estivo e invernale solo Pasquale Mazzocchi rientra nei piani della società per questa stagione: sono stati ceduti già Lindstrom, Natan, Cajuste, mentre non sono stati riscattati i prestiti di Traorè e Dendoncker, ed è sul mercato Cyril Ngonge. La strategia di prendere giocatori giovani per allungare le rotazioni attorno al gruppo dello Scudetto è così stata spazzata via.

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Anche il nuovo allenatore ha lavorato per cancellare il recente passato. Antonio Conte ha infatti definito lo Scudetto di Spalletti come un «grosso tranello» che «butta fumo negli occhi alla gente». Alla vigilia dell’esordio in campionato l’allenatore ha parlato di un Napoli che deve ricostruirsi praticamente da zero: «Mi aspettavo una situazione migliore di quella che ho trovato, di ricevere qualche sorpresa positiva, ma ho avuto difficoltà a trovarne: mi aspettavo di meglio. Ma ripeto, siamo qui per lavorare e per cercare di fare valutazioni con il club in maniera obiettiva, razionale, sapendo che non si può fare tutto subito. Trovarti davanti a 9-10 uscite... Le altre squadre hanno situazioni consolidate, dove vengono aggiunti pezzi importanti. Oggi non dico che siamo all'anno zero, ma ci siamo vicini».
Il giorno dopo, cioè domenica, il Napoli ha perso per 3-0 a Verona. Conte ha detto di volersi prendere tutte le responsabilità dell’accaduto. Con De Laurentiis che sembra per adesso più defilato, la scena deve per forza di cose essere occupata da Conte, protagonista assoluto dell’estate napoletana.
L'allenatore salentino è arrivato come un salvatore tra la fiducia totale della piazza e con lo stipendio più alto tra gli allenatori della Serie A: 12 milioni a stagione a cui vanno aggiunti i bonus per le vittorie. Il Napoli ha battuto la concorrenza del Milan e la sua figura è vista come l’unica (non solo dalla tifoseria napoletana) per poter rialzare subito una squadra ancora traumatizzata dalla scorsa stagione. Con lui sono arrivati il team manager Lele Oriali, il vice allenatore Cristian Stellini e i due preparatori atletici Stefano Bruno e Costantino Coratti. Com'è da consolidata tradizione contiana, a luglio sono uscite le prime storie e le prime immagini di giocatori stremati dal carico degli allenamenti in ritiro a Dimaro. Conte si diceva, era arrivato per far correre quei giocatori che nella stagione passata non avevano dato tutto dopo le celebrazioni per lo Scudetto.
L'altro tema caldo è stato quello della rivoluzione tattica. Niente più 4-3-3, ma 3-4-2-1 fin dalla prima amichevole. Da quando, nell’autunno della sua prima stagione al Chelsea, aveva dovuto abbandonare la difesa a quattro per rifugiarsi nella difesa a 3, stravincendo quella Premier League, qualcosa nel suo modo di vedere il calcio sembra essersi definitivamente modificato. Adesso non c'è più spazio né per il 4-2-4 né per il 4-3-3, né tanto meno le loro connessioni, i loro meccanismi. Tutto sembra riuscire unicamente in rapporto alla difesa a tre.
Per Conte è stato fondamentale rimarcare l’importanza del suo modulo preferito, una visione totalizzante che non era riuscita ad investire nemmeno un allenatore come Walter Mazzarri. «L’anno scorso con il 4-3-3 sono arrivati decimi e hanno preso 48 gol. Hanno fatto molta fatica», ha detto in conferenza stampa a metà agosto. Tutti i presenti hanno fatto ben attenzione a non ricordargli che il Napoli ha giocato anche con la difesa a tre la scorsa stagione, ci ha perso la finale di Supercoppa contro l’Inter a gennaio e in campionato contro il Milan a febbraio, sempre con Mazzarri.
Fatto sta che il Napoli da subito si è mosso per inserire nuovi giocatori all’interno del 3-4-2-1. Il primo arrivo è stato quello di Leonardo Spinazzola, arrivato a parametro zero dalla Roma. Una tipologia di esterno a tutta fascia dallo stile di gioco autosufficiente che sembra fatto per giocare per Conte. Volto noto della Serie A non c’è molto da presentare, per Conte stesso è una sorta di plug and play un giocatore da poter inserire a occhi chiusi nel suo 3-4-2-1 a sinistra. Così è stato fin dalle prime amichevoli, dove lo si è visto molto intraprendente nei tagli in area di rigore. Rispetto a Mario Rui garantisce dribbling e una fisicità superiore, quello che perde in termini di visione di gioco e contributo alla manovra non è così importante per come vede Conte il ruolo dell’esterno a tutta fascia.
Poi sono arrivati i difensori centrali Rafa Marín e Alessandro Buongiorno. Marín è un centrale cresciuto nelle giovanili del Real Madrid e che a 21 anni la scorsa stagione ha giocato in prestito nella Liga nel Deportivo Alavés. Ha un buon fisico e si è mostrato a suo agio nelle uscite in anticipo e col pallone tra i piedi. Non aveva mai giocato in una difesa a tre fino ad ora, ma sembra potersi inserire bene. Buongiorno lo conosciamo bene come perno della difesa a tre del Torino. È uno dei migliori difensori italiani in circolazione e a 25 anni è entrato nel picco della carriera. Per prenderlo il Napoli questa volta non ha badato a spese, mettendo sul piatto 35 milioni più 5 di bonus. La squadra campana sembra esser rimasta scottata del disastroso tentativo di sostituire Kim con Natan.

Fin da subito Conte ha imposto il modulo totem e si è concentrato sulla preparazione fisica e tattica prima ancora di vederlo in partite vere e proprie, tanto da aver fatto poche amichevoli e solo una con un avversario di alto livello (cioè il Girona, tra l'altro l’unica amichevole persa per quel che vale). Vedendo le amichevoli contro il Mantova e il Brest, nel bel mezzo della preparazione con i carichi pesantissimi e i giocatori migliori assenti, è stato difficile cogliere il livello del lavoro in termini di richieste senza il pallone.
I giocatori si sono concentrati soprattutto nello sviluppo della manovra, nei nuovi meccanismi provati a Conte. I protagonisti sono stati quelli delle catene di fascia, lì dov’è più facile vedere subito giocate a un tocco provate e riprovate in allenamento. Si sono viste le classiche giocate di prima dalla fascia verso il centro e i veli sulla trequarti per attaccare la profondità. Si è visto Di Lorenzo schierato centrale di destra che si allarga e l’esterno Mazzocchi che viene dentro il campo e Di Lorenzo che sale in sovrapposizione per andare al cross dalla fascia. Meccanismi che potrebbero essere contingenti agli uomini in campo (due terzini sulla stessa catena), così come parte fondante del nuovo sistema di gioco. Sicuramente meccanismi visti anche nelle prime partite stagionali in cui Di Lorenzo è stato confermato centrale e Mazzocchi esterno titolare.
La prima uscita ufficiale per la squadra è stato il turno di Coppa Italia contro il Modena, affrontato con la migliore formazione a disposizione e superato solo ai calci di rigore dopo lo 0-0 nei 90 minuti. Era la stessa formazione (a parte Buongiorno e Raspadori sostituiti da Juan Jesus e Simeone) che poi ha preso tre gol dal Verona in campionato. In entrambe le partite si è vista una squadra che non può ancora mantenere i ritmi di gioco pensati da Conte, forse per una questione di semplice preparazione atletica. Si sono visti errori tecnici col pallone e difficoltà nel mantenere le giuste distanze senza. A Verona si è vista una transizione difensiva semplicemente non adeguata al livello imposto dalla Serie A.
All’ora di gioco, contro il Verona, ecco la più contiana delle azioni del Napoli. Poco dopo, purtroppo per gli azzurri, il secondo gol subito da Mosquera con una transizione difensiva gestita in modo tragico.
Il fatto che la manovra sia risultata lenta e prevedibile può essere conseguenza della preparazione e del primo impatto con la difesa uomo su uomo del Verona. Questa è una questione che seguirà il Napoli per tutta la stagione in Serie A: contro le marcature a uomo la risposta sono gli automatismi sulle catene di fascia, perché la coppia di centrocampisti deve necessariamente rimanere più bloccata. È una scelta a cui il Napoli è costretto per proteggere la fascia centrale del campo, ma che lo porta a utilizzare il cross come risorsa offensiva forse più del dovuto. Nel modulo scelto il Napoli si trova con Lobotka e Anguissa centrocampisti centrali e chiede ad entrambi un sacrificio rispetto al loro gioco, limitandone lo stile per renderli più funzionali alla manovra. Più libertà è invece lasciata ai due trequrtisti, Kvaratskhelia e Politano, che ora hanno tutta la trequarti libera per scegliere dove ricevere e cosa farne.
Forse per questo il Napoli ha preso anche Neres, così da avere sempre in campo almeno due giocatori in grado di attivarsi nello stretto dietro il centravanti. Folorunsho e Cajuste, che potevano essere provati in tal senso, sono stati invece bocciati da Conte, così come Gaetano forse non ritenuto ancora pronto. Nell’idea di Conte probabilmente fin da subito c’è Lukaku come centroboa a smistare con le sponde i palloni al centro, dove si alternano per affiancarlo Kvaratskhelia e l’altro trequartista (principalmente Politano). Fare di Kvaratskhelia un po’ quello che aveva fatto con Son nel Tottenham, la stella della squadra in una posizione libera da vincoli. Quindi di conseguenza lasciarlo libero di scegliere dove ricevere e averlo più coinvolto nella zona di rifinitura. Un pensiero, in realtà, avuto anche da Rudi Garcia e Mazzarri, che però non sono riusciti a trasformarlo in realtà.

«Dobbiamo cercare di trovare delle soluzioni per tamponare, non possiamo pensare di fare tutto in un anno, in una sola sessione di mercato: ci sono troppe cose da fare, bisogna prendere il necessario. Anche perché dalle uscite che stiamo facendo non si stanno ottenendo introiti. Se il club vorrà implementare la rosa bene, altrimenti punteremo su alcuni giovani che abbiamo», ha detto Conte, forse anche per convincere se stesso del fatto che si può fare poco per sbloccare un mercato incagliato proprio nel momento di finalizzare il pezzo più importante: il nuovo centravanti.
Da subito si è parlato con sicurezza dell’addio di Osimhen, mentalmente già fuori dal Napoli sul finire della scorsa stagione, e con la stessa sicurezza di colui che andrà a sostituirlo, cioè Lukaku. Il centravanti belga conosce bene Conte e da tempo ha già accettato il trasferimento, bisogna però trovare un accordo tra i due club e non è semplice, visto il peso del suo cartellino. Per arrivare a quella cifra, il Napoli ha bisogno di cedere Osimhen, ma tutti i grandi club sembrano essersi già mossi per il centravanti: riuscirà questa situazione a sbloccarsi prima della fine della sessione estiva? Con PSG e Arsenal che si sono fatte da parte, l’unica pista rimasta in piedi è quella che porta al Chelsea. Questo stallo ha portato Osimhen a essere di fatto fuori rosa mentre il Napoli ha fatto la preparazione e iniziato il campionato alternando davanti Raspadori, Cheddira o Simeone (visto nella prima giornata col Verona). Di fatto mantenendo un grosso punto interrogativo su chi sarà il centravanti stagionale nel caso in cui non dovesse concretizzarsi Lukaku.
Miglior scenario possibile
Finalmente la questione centravanti si risolve con l’arrivo di Lukaku e il suo inserimento è immediato. Conosce già le richieste di Conte e la sua fisicità al centro dell’area crea quello spazio fondamentale per le ricezioni centrali di Kvaratskhelia. Gli automatismi iniziano a carburare prima del previsto e si notano nella vittoria contro la Juventus a fine settembre, arrivando a pieno regime per la complicatissima serie che vede il Napoli uscire con 10 punti da Milan, Atalanta, Inter e Roma a novembre. Conte è l’unico che appare tesissimo nei punti persi a marzo, quando ricorda che aveva chiesto almeno due acquisti a gennaio che non sono arrivati. A quel punto un De Laurentiis che aveva pubblicamente annunciato un «garbato silenzio», decide di attuarlo, evitando repliche. Il Napoli si assesta in zona Champions League e ci rimane, anche grazie alle zero sconfitte tra aprile e maggio. Il quarto posto viene accolto con gioia dalla piazza e con sollievo da Conte, che nell’ultima conferenza stampa ci tiene a ricordare a tutti che lui ha raccolto una squadra di metà classifica e l’ha portata in Champions. Ora il Napoli può ricominciare a pensare in grande.
Peggior scenario possibile
La questione del centravanti non viene risolta, il Napoli fa comunque uno sforzo per prendere Lukaku nell’ultimo giorno di mercato, ma Osimhen non trova una sistemazione e rimane in disparte in attesa del mercato di gennaio. Il Napoli non decolla, Lukaku è quello visto in primavera alla Roma, il contrario del finalizzatore di livello per far dimenticare Osimhen. La serie di grandi partite perse a novembre scalda tutto l’ambiente, Conte è sempre più apocalittico in conferenza stampa, parla di pizzeria e banconote da 5 euro, di livelli. Con il Napoli a metà classifica e un mercato di gennaio senza grandi innesti nonostante la cessione in prestito di Osimhen in Premier, un De Laurentiis che si era espresso in totale sintonia con le vedute del suo mister, sparisce dai radar per un paio di giorni dopo la sconfitta contro la Roma a febbraio. La mattina del terzo giorno l’account X ufficiale della squadra scrive che per mancanza di comunione d’intenti, il mister Antonio Conte non sarà più l’allenatore del Napoli. Al suo posto fino a fine stagione arriva Fabio Cannavaro. La squadra chiude per il secondo anno di fila fuori dall’Europa.
Giocatore di cui avere la maglia
Se la maglia dello scorso anno aveva senso farsela come omaggio al giocatore preferito della cavalcata Scudetto, qualunque esso fosse, per questa ha più senso ragionare in ottica di estetica. La nuova maglia a forma di polo è solo azzurra con gli inserti bianchi e lo stemma ritoccato in versione più minimale: alla vista funziona. Una maglia elegante, quindi, che va abbinata al giocatore più elegante della rosa: Kvaratskhelia. L’ala con i calzettoni abbassati e il nastro bianco attorno al polso, la stella indiscussa di questo Napoli che sta divorziando da Osimhen.
Giocatore da prendere al Fantacalcio
Se si ha paura di spendere troppo per Kvaratskhelia e visto che non si sa ancora neanche chi sarà il centravanti titolare, il Napoli offre forse più sicurezza cercando tra i giocatori che possono mantenersi ad un livello di prestazioni lungo tutto l’arco della stagione. Ad esempio Leonardo Spinazzola come esterno con Conte può assolvere bene a questo compito, e forse riuscirete a prenderlo senza svenarvi. Pur non essendo più il giocatore inarrestabile di qualche anno fa, nelle ultime due stagioni Spinazzola ha comunque chiuso con 40 e 36 partite in tutte le competizioni. Non dovendo giocare il Napoli in Europa non c’è neanche la paura del vederselo escluso da qualche partita di troppo per preservarlo. Giocherà come titolare e con funzioni fondamentali per un sistema che usa tanto la rifinitura dalle fasce. Qualche bonus lo porterà di sicuro.