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Guida all'Olanda
12 giu 2021
Dopo sette anni d'assenza, l'Olanda torna sul palcoscenico internazionale con qualche incertezza di troppo.
(articolo)
6 min
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L’Olanda torna in un grande torneo per Nazionali dopo ben sette anni di assenza, una lunga parentesi nera dopo i fasti della generazione d’oro che riuscì arrivare sul podio in due Mondiali di fila. In questi casi si usa spesso il termine “ricambio generazionale” ma le cose, lo sappiamo, non sono mai così nette, tanto più per l’Olanda che ha visto il proprio progetto di rinascita troncato dalla pandemia. L’allenatore che era stato scelto per ricominciare un’altra volta dopo il fallimento alle qualificazioni per i Mondiali russi, cioè Ronald Koeman, alla fine della scorsa estate ha infatti deciso di accettare l’offerta del Barcellona, lasciando la panchina degli “Oranje” vacante. In questo caso bisognerebbe davvero dire che ha lasciato sul più bello, perché l’Olanda sembrava lanciata verso un ritorno in grande stile: non solo per via di una squadra con un’intelaiatura forte e tanti nuovi talenti, ma anche per il secondo posto nel proprio girone di qualificazione a un passo dalla Germania, per di più battuta fuori casa nella partita di ritorno per 2-4.

L’addio di Koeman, purtroppo per l’Olanda, ha interrotto bruscamente questa rincorsa. E visto che, come si dice, i problemi non vengono mai da soli, gli “Oranje” si sono anche ritrovati a fare i conti con altri due. Prima il controverso ingaggio di Frank de Boer, che con gli Europei non ha già un buon rapporto di suo (era lui il capitano di quell’Olanda che tutti noi qui in Italia ricordiamo con grande piacere) e per di più viene da una serie di esperienze deprimenti a livello di club. Poi, soprattutto, il grave infortunio di Virgil van Dijk, che ha tolto alla squadra il suo perno difensivo.

La somma delle due cose ha tolto molte sicurezze nel cammino di avvicinamento agli Europei e tra la seconda metà del 2020 e la prima del 2021, contro le Nazionali di alto livello, l’Olanda non ha mai vinto. Prima ha perso di misura contro l’Italia in Nations League, poi ha pareggiato con la Spagna in amichevole, infine ha perso malamente contro la Turchia la prima partita di qualificazione ai Mondiali (finita 4-2, ma partendo da un parziale di 3-0).

Se è vero che da quella partita in poi la squadra di de Boer ha quasi sempre vinto, è vero anche che le Nazionali affrontate sono state Lettonia, Gibilterra, Scozia e Georgia. E contro la più probante tra queste, la Scozia, l’Olanda ha pareggiato 2-2.

Come gioca?

De Boer, in realtà, non si è allontanato troppo dalla via tracciata da Koeman, ovvero una squadra piuttosto fluida che passa con grande disinvoltura dal 4-3-3 al 4-2-3-1 fino al 3-5-2 (tre moduli meno diversi di quanto non sembri), anche all’interno di una stessa partita. I due aghi della bilancia, in questo senso, sono soprattutto la posizione di Wijnaldum, più libero rispetto a de Roon e de Jong di cercare la ricezione sulla trequarti o addirittura andare in profondità alle spalle della linea difensiva avversaria, e il livello di sacrificio difensivo richiesto all’esterno sinistro (di solito Malen, più raramente Quincy Promes), a cui a volte viene chiesto di fare l’esterno a tutta fascia, con il terzino sinistro che si avvicina ai due centrali.

Nelle ultime due amichevoli, però, de Boer è passato a un 3-5-2 più rigido, forse per la grande fiducia che sembra riporre in alcuni uomini chiave di questo modulo come Timber (giovane centrale dell’Ajax che potrebbe togliere il posto al veterano Blind) e Wijndal (ancora più giovane esterno dell’AZ Alkmaar), o forse per trovare una collocazione a Weghorst, che pur non essendo più di primo pelo con il Wolfsburg viene da una stagione da 25 gol. L’adozione più ortodossa di questo modulo spiegherebbe anche alcune scelte controverse nelle convocazioni, che hanno lasciato a metà quel “ricambio generazionale” che tutti in Olanda invocavano. Con un modulo che non ha bisogno di ali diventa infatti più accettabile che sia stata tagliata fuori tutta la new wave dribblomane olandese, che andava dai più giovani Ihattaren e Bergwijn, e arrivava al più esperto El Ghazi. Più difficile da spiegare invece la mancata scommessa su Boadu, una delle rivelazioni dell’ultima Eredivisie, soprattutto perché il suo posto è stato occupato da Luuk de Jong (che viene da una stagione tutt’altro che memorabile a Siviglia) e Cody Gakpo (7 gol in campionato con il PSV).

Anche in campo l’Olanda sembra una squadra interrotta - a metà tra il suo istinto primordiale a voler dominare l’avversario e una nuova natura più reattiva che sembra adattarsi bene alla sua grande qualità difensiva. Non aspettatevi, quindi, un'arancia meccanica, perché anche l’Olanda, come gran parte delle Nazionali, quest’anno cercherà fortuna negli spunti individuali dei suoi giocatori migliori.

Chi va tenuto d’occhio?

La forza dell’Olanda, quindi, sono innanzitutto i suoi giocatori, a partire dalla sua solidissima spina dorsale composta da de Ligt, Wijnaldum e Depay. Soprattutto le associazioni tra questi ultimi due saranno fondamentali per permettere alla squadra di de Boer di arrivare in area, con Depay che viene incontro sulla trequarti da numero 10 puro e Wijnaldum che attacca lo spazio alle sue spalle in verticale. Il loro dialogo è talmente importante che di fatto decide di volta in volta la “forma” dell’Olanda: a seconda dell’altezza a cui si scaglionano Depay e Wijnaldum il centrocampo arancione può diventare un rombo o un quadrato, con Frenkie de Jong che quindi viene relegato a un compito più da costruttore che da rifinitore.

Il primo pareggio della squadra di de Boer nella penultima amichevole contro la Scozia è un buon esempio di cosa può produrre il dialogo in campo tra Depay e Wijnaldum.

Se in campo il sole è Depay, che potrebbe essere decisivo anche sui calci piazzati, in panchina attenzione a uno dei giovani più interessanti della rosa olandese, Donyell Malen, che, nonostante sia stato tagliato fuori dal 3-5-2, con i suoi strappi palla al piede e la sua conduzione nello stretto potrebbe comunque tornare utile a partita in corso.

Ha dei punti deboli?

Il primo giugno il portiere titolare, Jasper Cillessen, è stato trovato positivo al covid e, con una decisione che non si aspettava nemmeno lo stesso Cillessen, è stato cancellato da de Boer dalla lista dei convocati (al suo posto è stato chiamato Marco Bizot dell’AZ). Da quel momento per l’Olanda in porta si è aperto un fronte, alla luce del fatto che i suoi sostituti sono Tim Krul, che si è dimostrato molto incerto nelle ultime uscite (le sue sbavature hanno pesato molto nella sconfitta contro la Turchia), e Maarten Stekelenburg, che sta vivendo una seconda giovinezza senza che lui abbia fatto nulla per volerlo.

In tutte e due i casi, comunque, il portiere potrebbe essere un problema non indifferente per l’Olanda, che tra l’altro non sembra nemmeno aver interiorizzato del tutto i meccanismi difensivi della difesa a tre. Se la squadra di de Boer iniziasse a subire troppi gol, l’Europeo potrebbe trasformarsi in un incubo.

Dove può arrivare?

La morbidezza del gruppo in cui si ritrova e la qualificazione attraverso la classifica delle migliori terze sembrerebbe mettere l’Olanda in una botte di ferro per il passaggio agli ottavi, ma anche il solo fatto che in patria lo considerino un obiettivo minimo insindacabile potrebbe aggiungere ulteriori pressioni su una squadra che non sembra sicurissima. Molto si capirà già da domenica sera, quando all’esordio l’Olanda affronterà subito l’avversario più ostico del girone, cioè l’Ucraina. Se la squadra di de Boer partirà con il piede giusto, allora forse potrebbe ottenere quel ritorno in grande stile sul palcoscenico internazionale che in molti, dopo sette anni di buio, si aspettano.

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