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Guida pratica per qualificarsi alle Olimpiadi
01 set 2021
Consigli per arrivare a Parigi 2024 da atleta olimpico.
(articolo)
13 min
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“Tu non sei un atleta!” - rimbomba una voce esasperata qualche secondo dopo un distinto rumore di vetri rotti. A non essere un atleta è Michael Edwards, per gli amici Eddie, un ragazzino inglese con un’autentica ossessione per i Giochi Olimpici. La voce esasperata è quella di suo padre, Mr. Terry Edward, intonacatore. È l’inizio di una storia che porterà Eddie a partecipare alle Olimpiadi di Calgary del 1988.

Tra il lancio del giavellotto con una trave al posto del giavellotto nel cortile di casa e i Giochi di Calgary ci sono anni di sacrifici incomprensibili. Smaltita la delusione per i fallimenti nelle discipline estive, Eddie, ormai 13enne, si appassiona al mondo degli sci durante una gita sulle Dolomiti. Inizia a partecipare alle gare e a vincerle, tanto da venire convocato dalla nazionale britannica. Ben presto però viene scartato dai vertici della Federazione a causa del suo stile goffo. Quando ormai pensa di smettere, si accorge di un buco incredibile: la nazionale inglese non presenta atleti nel salto con gli sci dal 1928. È un’occasione irripetibile: Eddie si trasferisce negli Stati Uniti per imparare le basi, poi, dopo essere finito a corto di soldi, torna a fare l’intonacatore assieme al padre per potersi permettere un soggiorno di allenamento in Svizzera. Finalmente, dopo aver preso parte a molte gare del circuito e dopo aver superato le reticenze del Comitato olimpico britannico (che prova a fermarlo spostando quattro volte la misura di qualificazione) si qualifica per i Giochi Olimpici di Calgary.

A Calgary, Eddie diventa Eddie the Eagle. Arriva ultimo sia nel trampolino normale che in quello lungo, ma il suo stile buffo e amatoriale, la sua totale dissonanza rispetto al contesto di eccellenza lo rendono tanto amato dalla maggioranza del pubblico e dai media (al punto da meritare un biopic, chiamato proprio Eddie the Eagle e uscito nel 2016), quanto osteggiato da molti addetti ai lavori e dalle istituzioni sportive. Il suo successo planetario non basterà infatti a evitare la promulgazione della cosiddetta “Eddie the Eagle rule”, con cui il CIO inasprirà definitivamente le regole di accesso alle competizioni.

Il tema è talmente divisivo da assumere più o meno questi confini: la parabola di un atleta di livello quasi dilettantesco che riesce a partecipare alle Olimpiadi è l’emblema dello spirito decoubertiano o è una truffa che si prende gioco della sacralità dei Giochi sfruttando un vuoto legislativo? Se a prima vista la questione può sembrare scontata - e in fondo ci vuole un cuore d’acciaio per non provare simpatia nei confronti di questa persona - bisogna riconoscere che voler partecipare a tutti i costi alle Olimpiadi pur non essendo dotato di alcun talento particolare nello sport è un atto egoistico. Più che di una Rivoluzione, si tratta di un’ascesa sociale: l’obiettivo non è aprire le porte della più importante rassegna sportiva anche alle persone non eccezionali, ma entrare a far parte in prima persona dell’oligarchia delle persone eccezionali, non importa con quale mezzo. Se quelli olimpici sono Giochi, non c’è niente di più puerile che voler passare dal veder giocare gli altri, a giocare: voglio giocare anch’io. Comunque la si pensi sull’eticità dell’impresa, c’è un punto chiave che va sottolineato: la capacità di arrivare a partecipare alle Olimpiadi senza nessuna dote particolare comporta impegno, sacrificio, dedizione e capacità di programmazione in quantità straordinarie. E in fondo sono doti che stanno nel nucleo centrale del significato dello sport quanto la forza, la velocità, l’eleganza, la precisione. D’altra parte, è questa la differenza tra Eddie e chi, come il sottoscritto, lo pensa da sempre ma non ci è mai riuscito.

Come ogni 4 (in questo caso 5) anni, l’unico modo per sopravvivere all’horror vacui post-olimpico sembra essere impegnarsi attivamente per partecipare ai prossimi Giochi. La storia di Eddie the Eagle ci insegna che l’impresa è più accessibile ai Giochi invernali piuttosto che a quelli estivi. In effetti, le ultime Olimpiadi invernali di Pyeongchang ci hanno portato due straordinari esempi di successo nello sci di fondo e nell’halfpipe. Ma ebbri dello spettacolo di Tokyo, consci della differenza di risonanza e prestigio, e attenti al calendario che vede Pechino 2022 a meno di 180 giorni di distanza, ci concentreremo sulla partecipazione alle Olimpiadi estive.

Un buon punto di partenza è sicuramente la pagina Competere alle Olimpiadi del sito ufficiale delle Olimpiadi, la cui esistenza è di per sé incoraggiante. La prima delle FAQ sembra proprio fare al caso nostro: “Cosa deve fare un atleta per partecipare ai Giochi Olimpici?” La risposta non ci soddisfa però molto: “Partecipare ai Giochi Olimpici è il sogno di ogni atleta e richiede un'enorme quantità di determinazione e lunghi anni di allenamento”.

Il grosso del lavoro (almeno di quello che si può fare a tavolino) sta nello scegliere la disciplina giusta. Ovviamente, la scelta dipende da alcune caratteristiche soggettive come età, sesso, corporatura e attitudine. Ma se per qualificarvi alle Olimpiadi state leggendo questo pezzo è perché le vostre caratteristiche soggettive non bastano a realizzare il sogno a cinque cerchi, per cui, per quanto possibile, proveremo a farne a meno nei ragionamenti. Una variabile soggettiva di cui invece non possiamo assolutamente fare a meno è la cittadinanza. Per qualificarsi bisogna essere tra i migliori atleti di un Paese in una data disciplina, il che rende la difficoltà della qualificazione molto diversa a seconda del Paese. Avete davanti a voi due strade: provare a partecipare con la vostra nazionalità o acquisirne una nuova che renda più facile la qualificazione. Proviamo ad analizzarle entrambe, dando per scontato che la stragrande maggior parte di chi legge sia italiano.

Percorso A. Partecipare alle Olimpiadi da italiano

Sei in un Paese meraviglioso, recita il claim di una famosa pubblicità. Vero, ma sei nel Paese giusto per partecipare alle Olimpiadi? La delegazione italiana a Tokyo è stata la più numerosa della storia azzurra, con 384 atleti. Per qualificarsi in uno sport che ha visto partecipare atleti italiani a Tokyo, bisogna fare la corsa diretta proprio su questi atleti, giacché in quasi tutti gli sport è il Comitato Olimpico Nazionale a guadagnare, attraverso le qualificazioni, il posto per i Giochi.

Passiamo dunque in rassegna i pochi sport in cui la nostra nazionale non presentava atleti in gara: badminton, baseball, calcio, hockey prato, pallamano, rugby a 7, BMX freestyle, trampolino elastico. Eliminiamo per ovvie ragioni il calcio. Via anche il baseball, che è fortemente a rischio per le Olimpiadi di Parigi. I movimenti italiani di pallamano e rugby a 7 sembrano essere troppo indietro rispetto ai competitor europei per avere speranze di qualificazione. Fra gli sport di squadra resta il solo hockey prato. La nazionale maschile non è risultata particolarmente competitiva nelle qualificazioni olimpiche ma è 23esima nel ranking ed è considerata tra le squadre che stanno scalando più rapidamente la graduatoria. La squadra femminile è invece 17esima nel ranking e settima tra le europee. Nelle qualificazioni si è arresa alla forte Germania, ma non è impensabile immaginare che le azzurre possano farcela per il prossimo anno. Ovviamente, puntare su uno sport di squadra ha i pro e i contro di dover contare su altre persone, ma nel nostro caso il gioco vale la candela. Soltanto una scarsa metà delle convocate in Nazionale gioca nel campionato italiano di Serie A1 (l’unico), per cui non disdegnate esperienze all’estero, soprattutto in Belgio e in Spagna, dove militano diverse azzurre. Se volete a tutti i costi restare in questo Paese meraviglioso, qui trovate la mappa dei campi da hockey prato dove potete intraprendere la vostra scalata.

BMX freestyle e trampolino elastico prevedono una confidenza spiccata con i salti mortali, lascerei perdere. Resta il badminton. Per quanto riguarda il badminton maschile, gli italiani sono andati ben lontani dalla qualificazione. Il primo azzurro nel ranking è Fabio Caponio, pugliese classe ‘99, sensation del badminton giovanile del nostro Paese e già Primo Aviere dell'Aeronautica militare. Si allena così. Considerando che lui è 158esimo nel ranking mondiale e ha bisogno di crescere molto nei prossimi anni per ambire a un posto a Parigi, se non avete grande confidenza con la racchetta e un atletismo straripante, l’impresa sembra molto difficile. In caso contrario, magari Fabio troverà in voi il compagno con cui sfidare il mondo nel torneo a coppie. Nel circuito femminile le migliori italiane in circolazione sono Yasmine Hamza e Katharina Fink, rispettivamente classe 2003 e 2002, numero 266 e 281 del ranking mondiale. Potete rubar loro i segreti iscrivendovi alla SSV Bozen, una polisportiva di Bolzano dove praticare anche la pallapugno, il floorball e la tandance, sperando che vengano inseriti nel programma olimpico. In fondo perché la break dance e non la tandance?

Intermezzo, a proposito di sport assurdi. Sport che hanno fatto parte del programma olimpico ai quali avremmo potuto qualificarci: pelota basca, tiro alla fune, motonautica, roque, pallacorda (in foto: Jean Louis David, Il giuramento della sala della pallacorda).

Percorso B. Alle Olimpiadi con un Paese nuovo di zecca

Scordatevi il tricolore, l’inno di Mameli, l’orgoglio di rappresentare il vostro Paese. Eccoci con la bussola del principio di razionalità strumentale, pronti a navigare nel mare di norme che ci porterà sulle coste del sogno olimpico. Nella quasi totalità delle discipline i percorsi di qualificazione sono tre: la qualificazione sulla base del ranking o della coppa del mondo di specialità; la qualificazione attraverso apposite competizioni pre-olimpiche, con sistemi di quote per garantire la rappresentanza continentale; l’invito della Tripartite commission, la commissione che si occupa di promuovere l’universalità dei giochi. Quest’ultimo è nettamente il piatto più succulento in tavola. A Tokyo, gli atleti con posti riservati sono stati 104 in 16 sport. Affinché un Paese sia in lizza per questi posti, deve aver avuto una media di non più di 8 atleti nelle due Olimpiadi precedenti. In anteprima mondiale, eccovi fornita la lista dei Paesi idonei per Parigi 2024:

Afghanistan, Albania, Andorra, Antigua e Barbuda, Aruba, Bangladesh, Belize, Benin, Bermuda, Bhutan, Brunei, Burkina Faso, Burundi, Cambogia, Ciad, , Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Dominica, El Salvador, eSwatini, Gabon, Gibuti, Grenada, Guam, Guinea, Guinea Bissau, Guinea Equatoriale, Guyana, Haiti, Isole Cayman, Isole Comore, Isole Cook, Isole Marshall, Isole Salomone, Isole Vergini americane, Isole Vergini britanniche, Kiribati, Laos, Lesotho, Libano, Liberia, Libia, Liechtenstein, Macedonia, Malawi, Maldive, Mali, Mauritania, Micronesia, Monaco, Myanmar, Nauru, Nepal, Nicaragua, Niger, Oman, Palau, Palestina, Papua Nuova Guinea, Repubblica Centrafricana, Ruanda, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine, Samoa, Samoa americane, San Marino, Santa Lucia, São Tomé e Príncipe, Seychelles, Sierra Leone, Siria, Somalia, Sudan, Sudan del sud, Suriname,Tanzania, Timor Est, Togo, Tonga, Tuvalu, Vanuatu, Yemen.

Prima cosa: avete legami con uno di questi Paesi? Se sì, informatevi al più presto sulla cittadinanza. Personalmente, ho subito pensato di far valere il sangue della mia bisnonna somala, salvo poi scoprire che la Somalia non permette di avere la doppia cittadinanza (tenere quella italiana potrebbe essere molto utile). Purtroppo non è una cosa rara, ci tocca escludere anche Andorra, Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Congo francese, Gabon, Gibuti, Haiti, Liberia, Mali, Mauritania, Nepal, Nicaragua, Ruanda, Somalia, Tanzania e Tonga. Non fasciamoci la testa e andiamo avanti. Non dico che dobbiate sposarvi per ottenere la cittadinanza, ma se doveste avere un partner del Belize con cui vi trovate molto bene, tenete conto che in caso di matrimonio basterebbe un solo anno di residenza nel Paese. Famiglia, amore, cos’è rimasto che può darci la cittadinanza? I soldi, ovviamente. Il cosiddetto ius pecuniae è un processo tramite il quale si acquisisce la seconda cittadinanza in tempi relativamente brevi in cambio di un investimento economico nel Paese in questione. Le combinazioni sono innumerevoli e potete scegliere la più adatta a voi, ma questa è una guida pratica, quindi ecco un paio di comodissimi pacchetti cittadinanza+disciplina.

Vanuatu + Ping pong

Il programma di cittadinanza di Vanuatu è forse uno dei più celebri al mondo, tanto da essersi guadagnato le attenzioni del Guardian e del Financial Times. Per diventare cittadino vanuatuano vi servono 130mila dollari americani e un mesetto di tempo e non c’è alcun bisogno di recarvi in nessuna delle 80 isole che compongono lo stato. Una volta smaltita questa agevole pratica potrete concentrarvi sullo sport nazionale, ovvero il ping pong. Tra inviti e qualificazioni, quella appena trascorsa è la quarta partecipazione olimpica consecutiva nel ping pong per Vanuatu. Le ultime tre sono state raggiunte da Yoshua Shing, che però non è mai andato oltre il turno preliminare, perdendo 0-4 sia a Londra che a Rio e Tokyo. È il numero 286 del ranking mondiale, ma anche un rinomato artista reggae e soprattutto una persona simpatica che potrebbe tranquillamente diventare la guida della vostra avventura olimpica. Iniziando a seguire la pagina Facebook della federazione vi renderete conto che la federazione è composta da lui, Anolyn Lulu (che a 33 anni ha partecipato alla competizione femminile a Londra 2012) e i loro amici. Non so se è effettivamente il modo più semplice per arrivare alle Olimpiadi, di sicuro è il più piacevole.

Selezionare un solo contenuto multimediale è stata la parte più complicata di questo pezzo. Ha vinto questa bella foto di Yoshua Shing che gioca a ping pong con dei bambini su un tavolo vista mare.

Isole Comore + 50 metri stile libero

Le Isole Comore sono la medaglia d’oro dei programmi di cittadinanza da investimento. Con circa 45mila dollari di investimento prenderete parte a un programma rapido e soprattutto burocraticamente efficiente. Il posto, neanche a dirlo, è paradisiaco. La stabilità di governo (20 colpi di stato tra riusciti e tentati dal 1975) e l’equità (peggior indice di Gini al mondo, 60%) non sono il fiore all’occhiello delle Comore, ma voi sarete sicuramente dalla parte fortunata dell’isola. Non vi resta che scegliere una delle tre isole maggiori e allenarvi a nuotare più velocemente possibile.

Il nuoto è probabilmente la disciplina olimpica più aperta in assoluto. Per qualificarsi direttamente bisogna battere il tempo di qualificazione olimpica (OQT). Saranno poi invitati gli atleti che hanno battuto il cosiddetto tempo di selezione olimpica tempo (OST), fino al raggiungimento di quota 878 atleti e secondo la posizione nel ranking. Ma c’è un’altra strada: le nazionali che non hanno atleti con OQT o OST, possono usufruire degli Universality places per un massimo di un uomo e una donna, a condizione che tali atleti abbiano partecipato alla coppa del mondo e/o siano approvati dalla FINA per competere. È la nostra El Dorado. Per darvi un’idea: i tempi OQT e OST per Tokyo nei 50 metri stile libero erano rispettivamente 22.01 e 22.67 per gli uomini e 24.77 e 25.51 per le donne, ma ai blocchi si sono presentati atleti con tempi di ingresso 30.64 (Miko Eyanga Diosdado, Guinea Equatoriale) nella gara maschile e 34.97 (Kaze Odrina, Burundi) per le donne. Le isole Comore non sono riuscite a sfruttare gli Universality places a Tokyo, ma c’erano riuscite a Rio, dove Athoumane Solihi si era piazzato 76esimo, facendo segnare il nuovo record nazionale con un eccezionale 27.31. Come per tutti i posti su invito, non bisogna sottovalutare l’aspetto politico, per cui è bene iniziare a prendere subito contatti con la federazione nazionale. Purtroppo non esiste un sito ufficiale, ma posso fornirvi un numero di telefono (+2697736790) e una mail (farahanein@yahoo.fr). Se non conoscete il comoriano, rivolgetevi in francese o in arabo e chiedete del Presidente Mohamed Farahane. A lui potete dire che volete rappresentare le Isole Comore alle Olimpiadi di Parigi.

L’ostacolista Fadane Hamadi guida la delegazione delle Comore nella cerimonia inaugurale di Tokyo 2020.

Non perdiamoci di vista, aggiorniamoci lungo questi mesi e soprattutto facciamo in modo di riconoscerci sulla Senna! Ci si vede lì il 26 luglio 2024.

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