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Guida ai quarti di Champions League 2018
31 mar 2018
La presentazione di Juventus - Real, Roma - Barcellona, Bayern - Siviglia e City - Liverpool.
(articolo)
16 min
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Il Real Madrid è la squadra campione in carica, ma la Juventus parte davvero sfavorita nel doppio confronto?

Fabio Barcellona

Il Real parte favorito, anche solo tenendo conto del precedente di Cardiff di nove mesi fa. Nel doppio confronto, però, la Juve è sempre sembrata più in grado di gestire i tempi e i momenti delle singole sfide. Due anni fa i bianconeri eliminarono il Madrid in semifinale e, più in generale, hanno un'ottima tradizione negli scontri a eliminazione diretta contro di loro.

Guardando alla stagione delle due squadre, è evidente che il calcio fluido, tutto incentrato sulla superiorità tecnica degli interpreti, della squadra di Zidane non abbia sempre funzionato, mettendo in mostra più spesso i difetti dei pregi. Al di là delle difficoltà puramente realizzative di inizio stagione, il Real ha quasi sempre avuto problemi in transizione difensiva, pagando gli sbilanciamenti creati da un calcio offensivo che non è riuscito a trovare l’equilibrio nel disordine programmato; anche in fase di difesa posizionale la squadra di Zidane non è riuscita a rimanere compatta e le eccessive distanze tra i giocatori hanno lasciato spazi invitanti per gli avversari. Le partite fra queste due squadre non sono mai chiuse, in un senso e nell’altro, soprattutto per la capacità del Madrid di segnare o subire gol il qualsiasi momento. La Juventus ha la possibilità, con il suo cinismo, di inserirsi e sfruttare a proprio vantaggio tutte le contraddizioni del Real di questa stagione.

Daniele Manusia

Penso sia interessante notare come Juventus e Madrid abbiano entrambe eliminato i loro precedenti avversari grazie a una migliore gestione dei diversi momenti della gara. Sfruttando una manciata di minuti di leggerezza, ingenuità, sia del Tottenham (il primo quarto d’ora dell’andata) che del PSG (l’ultimo quarto d’ora dell’andata) per prendersi un vantaggio decisivo.

Ovviamente Zidane deve avere i favori del pronostico, anche seguendo la questione della gestione dei momenti sarà sempre avvantaggiata la squadra con “più campioni”, più giocatori in grado di cambiare marcia all’improvviso. Il PSG ha letteralmente buttato una partita giocata secondo me molto bene, a tratti, in cui avrebbe potuto anche fare più gol, subendone due in 6’ minuti quando la partita sembrava finita. Fermo restando che anche la Juventus ha qualche giocatore di questo tipo; va detto anche che se la Juventus non dovrà mai distrarsi, e Allegri dovrà leggere il contesto in corsa, interpretare e le modifiche di Zidane e intervenire velocemente; il Madrid ha, almeno per la partita di andata dello Stadium, l’obbligo di fare almeno un gol. Giocare in casa la prima potrebbe rivelarsi un piccolo vantaggio, perché in fondo alla Juventus potrebbe andare più che bene giocare i primi 90’ pensando solo a non sbagliare niente. A non commettere nessuna leggerezza. Se ci riuscisse, al ritorno, a Madrid, potrebbe pensare a sfruttare le leggerezze del Madrid, che oltretutto mi sembra meno portato per sue caratteristiche a tenere un controllo totale su una partita intera.

Certo, il filo è sottile. Psicologicamente il Real Madrid è una squadra che sa di poter segnare in qualsiasi momento e che può sempre forzare qualsiasi contesto. Ma quello che dobbiamo chiederci veramente è se la Juventus delle 12 vittorie consecutive in campionato, la squadra che ha subito solo 3 gol in tutto il 2018 (ma tutti nelle due partite di Champions), può giocare 180’ perfetti, con un’intensità soprattutto mentale.

Se la Juventus uscisse ai quarti sarebbe un fallimento, alla luce degli scorsi anni?

Fabio Barcellona

La Juventus viene da due finali negli ultimi tre anni, e non troppe persone avrebbero messo i bianconeri nelle prime due posizioni della griglia di partenza. Anche per questo, essere eliminati dal Real Madrid, il vincitore delle ultime 2 e di 3 delle ultime 4 edizioni della Champions League, non potrebbe essere considerato un fallimento.

Sarebbe però importante analizzare le modalità di un’eventuale eliminazione per provare a capire quale sarebbe la distanza che ha separato la Juventus dalla vittoria della Coppa. Il percorso verso le finali dei bianconeri è stato caratterizzato da un’eccezionale preparazione delle doppie sfide e da un’attenzione difensiva inossidabile durante le partite. Tra i tifosi juventini è acceso il dibattito tra chi vorrebbe una Juve più spregiudicata e offensiva, immaginando che un cambio di atteggiamento possa colmare la distanza che la separa dalla Champions League, e chi invece rivendica una sorta di DNA bianconero, fatto di equilibrio tattico e priorità della difesa rispetto all’attacco.

Credo che le due sconfitte in finale sono invece in parte attribuibili al momentaneo abbandono da parte della Juventus della filosofia che l’aveva condotta fin lì. La partita giocata dopo il pareggio di Morata contro il Barcellona e quella con il Real Madrid sono state affrontate dai bianconeri in maniera troppo aperta, rinunciando a creare l’habitat tattico ideale per sé e scomodo per gli avversari. Se Juve ha perso le finali è anche perché ha abbandonato nell’ultimo metro le caratteristiche che l’avevano portata fino a quel punto, senza essere veramente preparata a giocare al massimo livello un altro spartito tattico. Un'eventuale eliminazione potrebbe e dovrebbe rappresentare un momento per decidere quale possa essere la strada per rimanere ai vertici europei. Continuare e credere fino in fondo sulla strada già percorsa o percorrerne una totalmente nuova.

Daniele V. Morrone

Mi guarderei dall’usare giudizi troppo netti visto che stiamo parlando del Real Madrid: come si fa a parlare di fallimento se l’avversario è a questo livello? Ci potrà essere rammarico perché la Juventus ha tutto per potersela giocare alla pari nei 180 minuti, e anche per l’assenza di Pjanic nella partita d’andata. Ma la Juventus ha già programmato il ricambio generazionale bloccando praticamente tutti i migliori U-21 italiani sul mercato e, come dice Fabio, l’eliminazione servirebbe solo per decidersi su che forma dargli.

Se invece fosse eliminato il Real Madrid significherebbe la fine di un ciclo? E per Cristiano Ronaldo?

Fabio

Il Real Madrid ha alzato bandiera bianca in campionato da parecchio tempo ed è stato eliminato in Coppa del Re dal Leganes. La narrativa del Real ha spostato alla primavera e alle fasi finali della Champions League, ogni attenzione di una squadra che si ritiene capace di accendere l’interruttore a proprio piacimento, specie in Europa. Anche Marcelo ha dichiarato che bisognava aspettare marzo per vedere il vero Real.

Un’eliminazione ai quarti di finale di Champions non potrebbe, pertanto, non sancire il fallimento di una stagione, nonostante la vittoria al Mondiale per club. Saremmo di fronte alla fine di un ciclo, che forse andrebbe considerato finito indipendentemente dal risultato contro la Juventus. Gli ultimi grandi acquisti all’estero del Real risalgono ormai a 4 stagioni or sono, quando arrivarono a Madrid Toni Kroos e James Rodriguez, preceduti, nella stagione precedente da Gareth Bale e Isco. Da allora i Blancos hanno ottimamente lavorato nel mercato interno (Asensio), ma non hanno più acquistato una stella di prima grandezza.

Gli indizi lasciano presagire la possibilità di operare sul mercato nel reparto avanzato dove Benzema e Bale sembrano arrivati alla fine del loro percorso madridista. L’arrivo di almeno un top-player, potrebbe sancire l’inizio di una nuova era in cui potrebbe ancora essere decisiva la presenza di Cristiano Ronaldo. Dipende solo da lui. Al di là del tempo passato dall’ultimo grande colpo di mercato e di come finirà la stagione, è innegabile che il Real Madrid non abbia giocato bene finora e che in ogni caso la prossima stagione potrebbe comunque completare un cambio di ciclo che è già nei fatti.

Daniele V.

Per quanto siano tutti consapevoli della natura dell’impresa che ha di fronte questo Madrid, costretto a vincere per la terza volta consecutiva la coppa più difficile da vincere, ormai non si può più tornare indietro. Uscire ai quarti porterebbe a ripensare completamente il futuro di molti dei componenti storici della rosa, non solo chi non è mai piaciuto al presidente padrone come Keylor Navas, ma anche pupilli di Florentino come Bale e Benzema. Anche perché ci sarebbe bisogno di reperire tutti i fondi possibili per tentare un assalto a Neymar, vecchia fissa di Florentino e terzo componente del nuovo tridente con Asensio e un Cristiano definitivamente punta centrale. Ronaldo, dovesse andare male, è ancora quello con la sicurezza dell’intoccabilità visto che è ancora l’unica figura da poter contrapporre mediaticamente a Messi. Certo dovesse arrivare Neymar...

Per la Roma essere arrivata ai quarti di finale può considerarsi già un successo? Che conseguenze può avere per il club?

Emiliano Battazzi

Al 25 agosto, prima cioè dell’inizio dei gironi, nel Ranking Uefa la Roma era la 27esimo posto, dietro anche alla Fiorentina: tra le squadre che si giocheranno l’accesso alle semifinali, solo il Liverpool era messo peggio. Al di là di quello che era un conteggio basato sul passato, ma che ovviamente descrive anche l’abitudine della squadra a quei livelli, la rosa complessiva della Roma non è da prime 8 in Europa.

Il cammino dei giallorossi nella Champions è esemplare: nel girone sono arrivati davanti a Chelsea e Atletico Madrid (che era ed è la seconda squadra del Ranking, davanti al Barça), facendo attenzione a non perdere punti contro la squadra più debole del girone. Quel primo posto era già una vera impresa. Agli ottavi contro lo Shakhtar, la Roma ha perso (male) il controllo della situazione solo nel secondo tempo in Ucraina, riuscendo a gestire bene i momenti della doppia sfida. Il cammino pragmatico della Roma in Champions è forse la vera grande nota positiva della stagione della nuova gestione di Di Francesco. Per il club ovviamente ci sono ottime ricadute economiche e di immagine, mentre a livello tecnico può aiutare ad avere maggior consapevolezza dei propri mezzi e a sviluppare l’abitudine alle diverse dinamiche (rispetto ai campionati) delle competizioni europee - una cosa che difficilmente si può comprare, e che conta, accidenti se conta (vedere il Siviglia).

Daniele Manusia

La speranza più grande è che i quarti di finale riescano ad allentare la tensione su dirigenza e giocatori. Ma una squadra che voglia continuare a competere ad alto livello non può considerarsi già soddisfatta e le faremmo torto anche noi, a considerare i quarti di finale già un successo. Nessuno pretende che la Roma elimini il Barcellona, e nel calcio come in ogni sport si può perdere anche male, ma bisogna quanto meno pensare di poter competere. Quindi attenzione a non abbassare troppo l’intensità mentale: la Roma 2017-18 è una squadra in divenire, che si è trovata con il passare dei mesi (ha trovato Under, ha ritrovato Florenzi, molti sono ancora da trovare o ritrovare) ma che è lontana dall’essere una squadra completa e senza difetti. C’è un detto che non sono sicuro fosse della scuola stoica, che dice: “La fine è importante nelle cose”. Come si esce dalla Champions (meglio in semifinale o dopo, ovvio) e come finisce il campionato (meglio con un piazzamento tra le prime quattro) cambierà la luce sul resto della stagione. E soprattutto sulla prossima.

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Oltre Messi, quali uomini dovrebbe temere la Roma?

Emiliano

Siccome sono tutti forti, credo che la Roma dovrebbe temere gli avversari che meglio combaciano con le sue debolezze: e cioè Jordi Alba per la capacità di attaccare lo spazio dietro Florenzi, e per la sua connessione quasi magica con Messi; Iniesta per la sua capacità di creare gioco sulla trequarti e per la sua forma attuale, la Roma deve sperare che Iniesta sia costretto ad abbassarsi spesso per aiutare l’inizio azione. Qualora dovesse giocare, anche Dembélé, per l’evidente mismatch di dinamismo con Kolarov.

Daniele V.

Per come gioca e per la porzione di campo che è solito occupare Dembélé rischia di essere un vero problema per Kolarov e Fazio. Soprattutto perché il secondo dovrà occuparsi di aiutare Manolas con Suárez e Dembélé è in grado di mangiarsi il campo in pochi secondi in transizione offensiva, come già mostrato contro il Chelsea.

Cosa deve fare il Siviglia per dar fastidio al Bayern Monaco?

Fabio

Per avere qualche possibilità di qualificazione, Montella dovrebbe riuscire a giocare due partite all’interno dei binari tattici più congeniali alla propria squadra. Per il Siviglia sarà decisivo controllare il ritmo del match: una partita “aperta” e a ritmi elevati favorirebbe le migliori qualità del Bayern ed esporrebbe gli andalusi alle loro conclamate difficoltà a difendere in transizione. Difendere con ordine, gestire in maniera oculata il possesso e lasciarsi gli spazi in avanti per giocare ripartenze manovrate con il talento del “Mudo” Vazquez, Banega, Sarabia e Correa, potrebbe rendere più equilibrata la sfida contro il Bayern Monaco.

Emiliano

Ha ragione Fabio, il Siviglia è una squadra piena di problemi e quelli principali riguardano la transizione difensiva. Se la può giocare gestendo il tempo della partita, mantenendo i ritmi bassi e attirando la pressione avversaria: deve spingere il Bayern a lasciare spazi da attaccare. Il Bayern, a differenza dello United, sembra avere una capacità offensiva superiore, una strategia di gioco più elaborata, e che sicuramente farà male in qualche occasione: la vera questione è se il Siviglia reggerà a livello psicologico, perché nella Liga, quando perde, ha una tendenza a farsi travolgere. Gli andalusi però rimangono i maestri nella gestione dei 180 minuti, e nonostante il forte sbilanciamento di valore tra le due squadre, se fossi nel Bayern ci andrei con i piedi di piombo.

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Qual è il vero valore del Bayern Monaco? Può vincere la Coppa?

Daniele V.

Una squadra che da anni arriva come minimo alla semifinale può certamente vincere la Coppa con un po’ di fortuna, magari vedendo le due spagnole uscire prima. La Bundesliga però non è un banco di prova adeguato per estrapolare il valore in relazione alle migliori squadre d’Europa e le sensazioni che porta questo Bayern sono quelle di una squadra in fase di transizione o di gloriosa mediocrità: per quanto James stia giocando bene e Coman sembri veramente esploso, non sappiamo ancora se saranno loro i nuovi Ribery e Robben, i due giocatori che riuscivano a fare la differenza quando la palla pesa sul serio.

Certo, Lewandowski è una sicurezza a qualsiasi livello, ma questo Bayern sembra appeso ad un filo fragile che in Bundesliga quasi nessuno riesce a recidere ma che in questi anni non ha mai retto le apnee psicologiche delle semifinali di Champions.

Il City ha perso in campionato contro il Liverpool, che partita ci aspettiamo e quanto sarà equilibrata la sfida secondo voi?

Fabio

In campionato il Liverpool ha avuto bisogno di una partita praticamente perfetta per intensità e attenzione per riuscire con le proprie armi, il pressing e le ripartenze immediatamente successive alla riconquista del possesso, a battere il Manchester City. Nei pochi minuti di calo di tensione, il City riuscì ad ogni modo a segnare 3 reti alla squadra di Klopp. Sarebbe difficile immaginare un’altra partita perfetta del Liverpool - l’unica maniera realistica con cui i Reds possono ambire a battere la squadra di Guardiola.

Purtroppo per Klopp è ancora più difficile pensare che il Liverpool possa tenere per due partite il livello di gioco necessario a prevalere sui Citizens. 180 minuti sono troppi per non pensare che il City di quest’anno non trovi la maniera di girare a proprio vantaggio il pressing, pur ottimo, del Liverpool e troppi per immaginare che la difesa posizionale dei Reds possa mantenere costantemente l’attenzione e le distanze per fermare lo strepitoso attacco di Guardiola. È possibile che ci siano due partite molto intense e periodi, all’interno dei match, in cui il Liverpool metterà in difficoltà il Manchester City.

Guardiola avrà gli occhi puntati addosso. Se il City dovesse uscire quanto verrebbe ridimensionata la grande stagione della squadra?

Fabio

Per me il City è di gran lunga la migliore squadra di questa stagione e la grande favorita della Champions League. Si è già scritto e detto molto dell’evoluzione del calcio di Guardiola all’interno dell’ambiente tattico della Premier League.

Il tecnico catalano ha dimostrato che il suo Barcellona era solo una delle forme possibili che i princìpi del suo gioco di posizione potevano assumere in campo: oggi al City in un campionato e con giocatori diversi, Guardiola ha aggiunto fisicità e verticalità al suo gioco, senza cedere di un millimetro sulla basi teoriche fondanti il suo modo di interpretare il calcio. Mancano però ancora i grandi scontri con le big storiche europee: Barcellona, Real Madrid, Juventus, Bayern Monaco. Dopo il Basilea agli ottavi, il sorteggio ha regalato ai Citizens il Liverpool, già affrontato in Premier League. Si aspettano i match contro i top club per avere la conferma definitiva di essere al cospetto di una squadra paragonabile, per forza ed efficacia, alle grandi del calcio europeo. Essere eliminati dal Liverpool, cosa che ritengo improbabile, priverebbe il City di questo banco di prova e la stagione sarebbe, sì, fortemente ridimensionata.

Daniele Manusia

Purtroppo la sola certezza è che se il Manchester City non dovesse vincere anche la Champions League, uscendo magari contro il Liverpool, in molti correrebbero con le seghe affilate per fare la legna con l’albero di Guardiola, il miglior allenatore vivente. La verità è che se amiamo il calcio è proprio perché anche la migliore squadra della stagione, allenata dal miglior allenatore vivente (questo era un test per vedere se vi dà fastidio leggerlo una seconda volta, in caso parlatene con qualcuno che vi vuole bene e può capirvi), è proprio perché è possibile, ci sta, non sarebbe assurdo, se perdesse contro una squadra come il Liverpool di Klopp. Una squadra eccezionale (lo sarà ancora di più il prossimo anno, probabilmente, anche grazie a Naby Keita) con idee molto diverse, ma che non arriva al livello di complessità e completezza del City di Guardiola. I suoi meriti sono ormai indiscutibili, trasversali e con propagazioni extra-calcistiche; così come è complessissima la storia di ognuna delle sue squadre, difficilmente riducibile a luoghi comuni tipo “il Bayer vince perché in Germania non c’è competizione”. Il punto è che i meriti di Guardiola, ormai, non sono riconducibili solo alla vittoria di un trofeo, o più trofei. Il principale merito di Guardiola è quello di aver smentito chi pensava di conoscerlo, cambiando sempre e costringendo tutti ad accettare il cambiamento come l’essenza del calcio. Possiamo guardarci la partita con il Liverpool tranquilli, quindi, e anzi goderci il tentativo di Klopp e dei suoi uomini di mettere in difficoltà la migliore squadra della stagione.

Tra le varie sorprese possibili, quale vi aspettate?

Daniele V.

Nessuna visto che l’unica sfida veramente incerta tra Juventus e Real Madrid non porterebbe a nessuna sorpresa in entrambi i risultati possibili. Il passaggio del Liverpool non me lo aspetto ma direi che sembra la sorpresa più possibile per la natura della squadra di Klopp.

Fabio

Come ho già scritto, non credo che il Liverpool possa eliminare il City e, lo stesso, penso che la Roma abbia poche chance contro il Barcellona. Un’eventuale qualificazione della Juventus non potrebbe essere considerata una sorpresa. Rimane il Siviglia, che mi pare, anche per esperienza nelle coppe europee, la candidata più autorevole a inserirsi, a sorpresa, tra le grandi di Europa.

Chi è stato finora il giocatore che vi ha sorpreso di più?

Daniele V.

Salah continua a giocare ad un livello impensabile solo otto mesi fa.

Fabio

Alisson, decisivo per il primo posto nel girone della Roma e fondamentale anche per il successivo passaggio ai quarti di finale.

Daniele M.

Higuain tende ad essere considerato una sorpresa solo in negativo, ma è in grande forma, ha giocato bene gli ottavi e se fosse decisivo anche nei quarti, contro l’ex Madrid, credo che il suo “valore percepito” aumenterebbe anche a livello internazionale e si avvicinerebbe a quello reale.

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