• Euro 2024
Emanuele Mongiardo

Guida alla Romania

La Romania si è qualificata agli Europei da prima del suo girone, ma arriva in…

La panchina della Nazionale, in Romania, sembra essere una questione di sangue. Anghel Iordanescu era il CT della selezione romena più forte di sempre, quella di USA ’94, trascinata fino ai quarti di finale da Gica Hagi e da una generazione di calciatori estremamente talentuosa. Anghel Iordanescu, a dire il vero, ha allenato la Romania fino a meno di dieci anni fa. È stato lui, infatti, l’ultimo allenatore capace di ottenere una qualificazione per la fase finale di un torneo per Nazionali. Era il 2016 e la Romania chiuse all’ultimo posto nel girone degli Europei con Francia, Paese ospitante, Svizzera e Albania. Da lì in avanti non è arrivata la qualificazione né per Euro 2020 né tantomeno per i Mondiali del 2018 e del 2022.

 

Proprio la mancata qualificazione per l’ultima Coppa del Mondo è costata il licenziamento al CT Mirel Radoi. Una serie di rifiuti da parte di altri tecnici hanno condotto la Federazione a ingaggiare Iordanescu, non Anghel ma Edi, l’unico dei figli del vecchio CT che abbia scelto il calcio, visto che gli altri due di lavoro fanno, rispettivamente, la presentatrice televisiva e il teologo.

 

Come è arrivata agli Europei

Iordanescu veniva da un esonero allo Steaua Bucarest a causa di dissapori col presidente George Becali, ma in passato aveva conquistato due Supercoppe di Romania e un campionato con il Cluj. Nonostante un inizio a rilento in Nations League, con lui la Romania non solo si è guadagnata un posto a Euro 2024, ma ha anche chiuso in testa il proprio girone di qualificazione con cinque punti di vantaggio sulla Svizzera seconda in classifica.

 

Nel gruppo I Svizzera e Israele erano le chiare favorite per la qualificazione diretta, dotate di ben più talento rispetto a una Romania la cui ossatura è costituita da giocatori del campionato rumeno, di quello turco e di quello arabo. La Romania, però, ha fatto il suo dovere sconfiggendo le avversarie più abbordabili (Lussemburgo, Kosovo e Andorra) e si è guadagnata l’accesso alla fase finale del torneo conservando l’imbattibilità contro Svizzera e Israele. Il segreto dietro il percorso della squadra di Iordanescu va ricercato nei pochi gol subiti – ne ha incassati solo cinque – ma anche in un pizzico di fortuna, visto che nella gara d’andata contro la Svizzera, a Berna, pareggiata in rimonta per 2-2, di reti avrebbe potute subirne almeno quattro, compresa una traversa nell’ultimo minuto di recupero.

 

 

La qualificazione aritmetica è arrivata grazie ad un’altra rimonta, in casa di Israele: la Romania perdeva 1-0 dopo due minuti, ma è stata capace di ribaltare la partita e vincere per 1-2, staccando il biglietto per la Germania con un turno di anticipo. Non contenta, nella partita di chiusura del girone si è assicurata il primo posto togliendosi lo sfizio di battere la Svizzera per 1-0.

 

Insomma, la squadra di Iordanescu non è solo organizzata, ma ha anche carattere, sa incassare i colpi e ha dimostrato di poter competere contro avversari più forti. La Romania è consapevole di essere inferiore a quasi tutte le sue avversarie, ma non si dà per vinta nemmeno quando va sotto nel punteggio. Tutto ciò senza poter contare su calciatori con grande esperienza internazionale in rosa. Sono lontani i fasti degli anni ’90, ma non è nemmeno una Nazionale allo stesso livello della generazione di Euro 2008, quella di Cristian Chivu, Adrian Mutu e Ciprian Marica per intenderci. Il nome più altisonante è quello di Radu Dragusin, oggi al Tottenham dopo essersi affermato come uno dei difensori più interessanti della Serie A con la maglia del Genoa. L’altra stella dovrebbe essere il capitano Stanciu, trequartista chiamato a cucire il gioco muovendosi lungo tutto il campo.

 

Per il resto, a dimostrazione di quanto la Romania sia andata oltre le aspettative già qualificandosi, sarà una Nazionale piena di volti familiari per chi segue le categorie inferiori del calcio italiano, visto che molti dei giocatori convocati da Iordanescu hanno militato in Serie B o addirittura in Serie C. I più noti sono Man e Mihaila del Parma. Alle loro spalle, il capitano del Pisa, Marius Marin, poi un altro ex giocatore dei toscani come l’ala Morutan, una comparsa del Genoa dell’anno della B come l’ala/attaccante Dragus, l’attaccante di riserva del Bari diciassettesimo in B, Puscas, e un centravanti dal passato anonimo in Serie C con la maglia del Teramo come Birligea.

 

Il problema della Romania: far arrivare la palla agli attaccanti

Dev’esserci per forza qualcosa di speciale se una Nazionale con nomi del genere è riuscita a vincere un girone di qualificazione agli Europei. Di sicuro vi è una buona organizzazione in fase difensiva. La Romania non ama pressare alto, anche perché non ha centrali in grado di difendere con troppo campo alle spalle. Di solito si assesta su un blocco medio, che pian piano diventa basso. Iordanescu può schierare i suoi con un 4-4-2 o con un 5-4-1/5-3-2. Spesso il passaggio dalla difesa a quattro a quella a cinque avviene all’interno della stessa partita, se Iordanescu si accorge che la squadra sta soffrendo. In caso di passaggio alla linea a cinque, durante le qualificazioni Dragusin si piazzava da terzo di destra, con Andrei Burca nel ruolo di centrale, il terzino sinistro Bancu che stringeva da terzo di sinistra e l’esterno di centrocampo che diventava quinto. Burca è uno degli uomini a cui Iordanescu non ha mai rinunciato, ma a causa di uno strappo muscolare ha dovuto saltare le ultime due amichevoli contro Liechtenstein e Bulgaria. Che si difenda a quattro o a cinque, lui, Dragusin e il portiere Moldovan sono i pilastri del sistema difensivo rumeno e recuperarlo sarebbe cruciale.

 

In fase di possesso, invece, la squadra si sistema con un 4-2-3-1. Stanciu, il trequartista, tende ad abbassarsi sul centrosinistra, mentre il mediano di destra Razvan Marin (centrocampista dell’Empoli) si alza da mezzala destra e così la struttura si trasforma in una sorta di 4-3-3. Le gerarchie sulle ali sono meno definite. Nell’ultimo scorcio del girone di qualificazione i titolari erano Hagi (figlio d’arte) a destra e Dragus a sinistra, ma nella prima parte del percorso verso Euro 2024 il titolare sulla corsia mancina era stato Morutan. Nelle gare degli ultimi giorni, poi, Iordanescu sembra aver cambiato ancora una volta idea e contro la Bulgaria ha schierato Man a destra e Mihaila a sinistra, con Dragus da centravanti. Insomma, l’unico punto fermo sembra essere Stanciu da trequartista. Per il resto, la Romania non avrà dei campioni, ma tutti i nomi citati sono ali e mezzepunte produttivi, intraprendenti quando ricevono palla: Hagi, Dragus, Morutan, Mihaila e Man cercano di ricevere larghi per poi rientrare sul piede forte e calciare. Tutti loro, ma anche Stanciu e Marin da centrocampo, amano cercare il tiro dalla distanza, che è una delle soluzioni più utilizzate dalla Romania, quinta tra tutte le squadre dei gironi di qualificazione per tiri da fuori area ogni 90’ (5,40) e terza tra le squadre qualificate a Euro 2024 per distanza media dei tiri (18,6 metri, dato inferiore solo ai 19,16 metri della Georgia e ai 20,66 metri dell’Albania). Man, Mihaila, Marin, Hagi, Morutan, poi, sono tutti giocatori dotati di ottima gamba, motivo per cui la Romania preferisce attaccare in transizione, l’arma con cui ha colto di sorpresa Svizzera e Israele.

 

 

Viste queste caratteristiche, il gioco di Iordanescu consiste nell’appoggiarsi alla punta per attivare nella maniera più veloce possibile ali e trequartisti, così che possa arrivare il tiro o il cross dopo un’iniziativa individuale. Il problema è far arrivare la palla in attacco. La Romania non dispone di un’uscita pulita del pallone dalla (tranne quando Ratiu, terzino di riserva del Rayo Vallecano, riesce a far saltare la pressione con un dribbling stretto), né di punte troppo affidabili nel tenere palla e appoggiare ai compagni (l’ex interista Alibec ha avuto qualche acciacco e sta provando a recuperare, motivo per cui Dragus, che era stato usato sempre come ala, ha giocato da centravanti in amichevole). Costruire un ponte verso i giocatori offensivi sarà fondamentale per provare a segnare.

 

Sulle spalle di Radu Dragusin

L’arma su cui dovrà reggersi la competitività della Romania, però, rimane la fase difensiva. La squadra di Iordanescu passerà la maggior parte del suo tempo nella propria metà campo e allora i nomi chiave saranno quelli di Radu Dragusin e di Horatiu Moldovan. Il primo ha già dimostrato di saper reggere lunghe fasi di difesa posizionale in una squadra reattiva come il Genoa di Gilardino. Moldovan, invece, è diventato portiere titolare della Romania solo a fine 2022. All’inizio del percorso di qualificazione, infatti, tra i pali giocava l’ex interista Radu. Moldovan fino a gennaio era il numero uno del Rapid Bucarest. Poi nel mercato invernale lo ha acquistato l’Atlético Madrid, con cui però non ha disputato nemmeno un minuto tra Liga, Copa del Rey e Champions League. Iordanescu deve pregare che ciò non abbia inciso sulla sua affidabilità, perché Moldovan è stato uno dei portieri migliori di tutte le qualificazioni: il quinto per saldo tra da psxG affrontati e gol effettivamente subiti nonostante abbia giocato solo 8 partite su 12 (+1,75), il primo per percentuale di parate (86%). Un buon Europeo, insomma, può passare solo da grandi prestazioni di Moldovan e Dragusin.

 

Dove può arrivare

La squadra di Iordanescu, sulla carta, è la più debole del gruppo E, dove affronterà Belgio, Slovacchia e Ucraina. Se il discorso per il primo posto sembra già chiuso in partenza, col Belgio nettamente favorito, la contesa con Ucraina e Slovacchia è più aperta di quanto sembri. L’Ucraina è dotata di grande qualità ma è leggera in transizione e potrebbe soffrire il passo di giocatori come Man, Morutan, Hagi e Mihaila. La Slovacchia cerca di ovviare al poco talento attraverso un gioco organizzato già dalla fase di costruzione, perciò potrebbe andare in difficoltà contro squadre chiuse. A livello tattico, quindi, ci sono i presupposti affinché la Romania possa sorprendere: poi, tra il piano partita e la sua effettiva applicazione ovviamente ce ne passa. Ma con lo spirito mostrato contro Israele e Svizzera la qualificazione agli ottavi non è utopia. Saper ottimizzare le risorse, ricavare tanto da poco, a volte nei tornei per Nazionali è più importante di tutto il resto.

 

 

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Emanuele Mongiardo nasce a Catanzaro nel 1997. Scrive di calcio su "Fuori dagli schemi" e di rap su "Four Domino".