Chi in più: Gianluca Scamacca (Genoa), Matheus Henrique (Gremio), Davide Frattesi (Monza)
Chi in meno: Manuel Locatelli (Juventus), Marlon (Shakhtar), Stefano Turati (Reggina)
Una statistica interessante della scorsa stagione: Lo scorso anno il Sassuolo ha chiuso il campionato con 62 punti, superando di un punto il precedente record in Serie A.
«È una scelta soffertissima perché non sono contento, lo faccio prevalentemente con il cervello. Non penso di poter dare di più a questa squadra». Con queste parole De Zerbi ha annunciato la fine del suo rapporto col Sassuolo, al termine di tre anni che hanno cambiato la storia di entrambi. A Sassuolo il tecnico bresciano ha trovato una società che gli ha dato la prima vera occasione nel massimo campionato italiano, dopo le complicate esperienze con Palermo e Benevento, in un contesto funzionale alle sue idee. Con De Zerbi, il Sassuolo ha trovato quel tecnico giovane e promettente a cui affidare un progetto tecnico con cui crescere insieme. Dopo tre anni entrambe le missioni sembrano riuscite: De Zerbi è riuscito ad affermarsi ad alti livelli, guadagnandosi la chiamata di una panchina prestigiosa come quella dello Shakhtar; il Sassuolo si è stabilito nella classe media della Serie A, e questa estate tre dei suoi giocatori hanno rappresentato la squadra nella Nazionale vincitrice dell’Europeo. La valorizzazione dei giocatori è forse il lascito più evidente della gestione De Zerbi, che in questi anni non è riuscito nell’impresa di raggiungere la qualificazione europea.
Nonostante tutto, il tecnico bresciano lascia un’eredità importante: per il gioco ambizioso e propositivo cercato dalla sua squadra, per la valorizzazione dei tanti giocatori passati in neroverde, per l’ambizione di una squadra che adesso ha come obiettivo minimo quello di arrivare nella prima metà della classifica. Per sostituire De Zerbi il Sassuolo ha fatto una scelta in linea con quella che è la sua storia, ovvero di «puntare sempre su allenatori giovani, emergenti, di grande capacità». Con queste parole Giovanni Carnevali ha presentato Alessio Dionisi, tecnico che negli ultimi anni è stato protagonista di una carriera fulminante: nel 2018 ha esordito tra i professionisti sulla panchina dell’Imolese, portata al terzo posto in classifica; nel 2019 ha firmato col Venezia, in Serie B, con la quale ha sfiorato i playoff; la scorsa estate – dopo aver quasi intrapreso una battaglia legale per liberarsi – è andato all’Empoli, dove ha vinto il campionato al primo colpo. Il Sassuolo è la quarta squadra in quattro anni per Dionisi, che ha spinto molto per firmare coi neroverdi, nonostante lo aspetti un lavoro tutt’altro che facile.
Nella conferenza stampa di presentazione il tecnico ha rimarcato l’importanza del percorso tracciato da De Zerbi, sottolineando l’intenzione di proseguire sulla stessa strada: «Sarebbe folle da parte mia non cercare di dare continuità con quello che è stato fatto. Non parlo di posizione in classifica ma di identità, perché il Sassuolo ha un’identità precisa, ha un marchio preciso». L’identità del Sassuolo è soprattutto nei principi: la costruzione dal basso, il controllo del campo attraverso il possesso, la fluidità delle posizioni in campo, la difesa in avanti tramite meccanismi di riaggressione. Idee che sono state "il marchio" del Sassuolo di De Zerbi, e che non sono affatto distanti dal calcio che ha fatto vedere Dionisi in questi anni. Interrogato sul modulo da utilizzare, Dionisi ha rimarcato il suo approccio bottom-up, chiarendo che l’assetto di gioco deve essere determinato dalle qualità dei suoi giocatori: «Non ho mai pensato di fare un sistema di gioco in funzione di quello che credo io, anche se vorrei che in campo si giocasse per un’idea comune […] Dionisi non è il mister del 4-3-1-2».
Non deve sorprendere, quindi, che il tecnico sia ripartito dal 4-2-3-1 dello scorso anno, lasciando da parte il rombo utilizzato a Imola, Venezia ed Empoli. Quella vista in questo precampionato è in buona parte la stessa squadra dello scorso anno, salvo l’inserimento di Frattesi al posto di Locatelli in mezzo al campo. Eppure la mano di Dionisi è già visibile, perché la squadra – pur applicando gli stessi principi dello scorso anno – sta iniziando a cambiare gli strumenti del suo gioco. Il primo e più evidente cambiamento è nell’uscita della palla, con un utilizzo maggiore dei terzini, che spesso vengono tenuti bassi per attirare la pressione sull’esterno, e liberare lo spazio per un passaggio lungolinea o una traccia centrale. Un meccanismo già visto ad Empoli, dove i due terzini giocavano ad altezze diverse (basso quello sul lato forte, alto quello sul lato debole) per dare contemporaneamente un appoggio al possesso e una soluzione al cambio gioco. Particolarmente interessante, in questo senso, è stato l’utilizzo di Kyriakopoulos contro il Vicenza: per ovviare alla marcatura a uomo su Maxime Lopez la difesa neroverde è passata spesso per i piedi del difensore greco, che dopo aver attirato la mezzala avversaria (i biancorossi giocavano col 4-3-1-2) serviva Traorè o Djuricic alle spalle della linea di pressione, per poi attaccare lo spazio in fascia.
Maxime Lopez è coperto, e Ferrari decide di allargare per Kyriakopoulos: il terzino aspetta la pressione, gioca per Traorè e poi attacca lo spazio in fascia.
Un’altra differenza sta nel posizionamento della squadra ad inizio azione, perché pur abbandonando il rombo Dionisi non ha rinunciato alla ricerca di superiorità numerica in mezzo al campo. Nonostante parta col 4-2-3-1, nel primo possesso il Sassuolo porta tanti giocatori in mezzo: contro il Vicenza Traorè (trequartista) arretrava spesso al fianco dei due centrocampisti, e quando Maxime Lopez scendeva sulla linea difensiva – spesso per compensare la salita di uno dei terzini – non era raro trovare anche uno degli esterni (Djiuricic più di Haraslin) o Caputo nella fascia centrale.
Maxime Lopez scende al fianco dei centrali per aiutare l’uscita, mentre Kyriakopoulos si alza sulla fascia; Traorè e Djuricic accorciano al fianco di Frattesi, per dare più soluzioni in mezzo al campo; nella seconda immagine il trequartista Traorè accorcia in posizione da mezzala (da notare anche la posizione dei due terzini, ad altezze asimmetriche).
Come lo scorso anno il Sassuolo prova a manipolare gli avversari attraverso il possesso, ma con strumenti diversi: con la palla si cerca superiorità numerica al centro, ma quando gli avversari cercano di pareggiare gli uomini, il gioco si sposta sulla fascia, dove è possibile sfruttare gli scivolamenti laterali degli avversari per pescare spazi alle loro spalle.
La ricerca della superiorità numerica si vede molto anche nella fase di sviluppo, in cui i neroverdi cercano di avere sempre molti uomini intorno la palla. In alcune situazioni, soprattutto negli sviluppi laterali, il Sassuolo porta spesso quattro giocatori in zona palla, disposti a rombo, per attirare la pressione e liberare spazio per la verticalizzazione o un cambio gioco sul lato debole.
Nella partita contro il Vicenza questa situazione si è vista soprattutto sul lato destro, con Maxime Lopez, Frattesi, Haraslin che a turno andavano a completare il rombo con Ayhan (centrale) e Toljan (terzino).
Alcune situazioni nella costruzione laterale: nella prima immagine arrivano in supporto Fratteli e Maxime Lopez, con Haraslin alto a sinistra; nella seconda immagine è Haraslin a venire incontro, aprendo spazio al taglio esterno di Caputo; nella terza immagine, sull’altra fascia, il vertice sinistro è addirittura Boga, con Rogerio tra le linee e Raspadori pronto ad allungare sull’esterno.
Su una situazione simile i neroverdi hanno segnato il primo gol contro il Parma, con uno sviluppo laterale che ha liberato un corridoio interno per Djuricic, servito da Maxime Lopez.
Nonostante sia al Sassuolo da solo due mesi Dionisi sembra essere già riuscito a lasciare la sua impronta, facilitato da una squadra con basi molto solide e principi di gioco molto simili ai suoi. Nonostante la cessione di Locatelli – compensata dagli arrivi di Frattesi e Matheus – il Sassuolo resta una squadra completa, senza particolari buchi di formazione, ma il mercato è ancora aperto e le voci su Berardi e Scamacca stanno aumentando. Dopo i tre anni in crescendo con De Zerbi il Sassuolo si trova a gestire una transizione complicata, ma il buon precampionato dei neroverdi ha lanciato segnali positivi.
Giocatore chiave
Dopo la partenza di Locatelli molte delle responsabilità del centrocampo cadranno sulle piccole ma solide spalle di Maxime Lopez, che dopo la buona stagione dello scorso anno è chiamato a fare il definitivo salto di qualità. In questo precampionato l’ex Olympique Marsiglia non ha avuto problemi a prendersi più responsabilità con il pallone, e l’ha fatto in tutte le zone del campo: venendo incontro ai centrali in fase di costruzione, proponendosi in mezzo al campo per scambiare nello stretto, cercando con più coraggio la palla in verticale verso i giocatori offensivi. Il Sassuolo ha tantissima qualità in avanti, ma la brillantezza della squadra dipenderà anche e soprattutto dalla crescita del franco-algerino.
Giocatore di cui avere la maglia
La maglia del Sassuolo non è banale, e se proprio volete comprarla va da sé che non potete fare una scelta banale. I neroverdi hanno tanti giocatori di culto, ma se volete sorprendere dovete uscire dagli schemi. Se siete su queste pagine a valutare l’acquisto di una maglia del Sassuolo probabilmente siete ragazzi o ragazze tra i 25 e i 40 che giocano a calcetto o calciotto una volta a settimana, e – dispiace presumerlo – ma non avete i piedi di Djuricic, né l’estro di Berardi, né l’uno contro uno di Boga. Siete a quel punto della vostra vita (o forse no, ma ci arriverete) dove siete felici per una copertura fatta bene, un passaggio giusto, uno smarcamento intelligente sotto pressione. Siete a quel punto della vostra vita in cui capite che bisogna giocare con la testa e non coi piedi, e riuscite ad apprezzare il talento discreto di quei giocatori che potreste essere voi. Insomma, siete a quel punto della vostra vita in cui dovreste indossare il nome di Vlad Chiricheș sulle spalle. (PS: È buono anche per il fantacalcio).
Miglior scenario possibile
Il Sassuolo non subisce il peso della guida tecnica, e dimostra un buon gioco già dalle prime partite. La difesa subisce poco, Frattesi e Matheus riescono a non far sentire l’assenza di Locatelli, l’attacco gira benissimo. Maxime Lopez diventa uno dei migliori centrocampisti del campionato, Boga torna ai livelli di due anni fa, Berardi fa l’ennesima stagione della vita. Nel reparto avanzato, la presenza di un’alternativa come Scamacca garantisce maggiore flessibilità offensiva. La brutta stagione di una delle top 7 apre uno spiraglio per l’Europa, e stavolta il Sassuolo riesce a tenere il ritmo. Nell’ultima giornata del campionato, con la vittoria a sorpresa contro il Milan, arriva la qualificazione alla Conference League.
Peggior scenario possibile
I tre anni di De Zerbi sono un’eredità troppo grande da raccogliere, e Dionisi fa fatica a motivare e coinvolgere i suoi giocatori. La squadra ha un percorso altalenante, alterna partite buone e meno buone, e i nuovi arrivi non convincono appieno. Il centrocampo soffre l’assenza di Locatelli, e in attacco la grande varietà offensiva inizia a diventare un limite, portando confusione sulla strategia da attuare. Il Sassuolo vive un campionato mediocre: al riparo dalle zone calde, ma è subito fuori dalla lotta per un posto europeo. Nonostante gli sforzi di Dionisi e il supporto dei dirigenti il gioco non sembra fare progressi, e alla fine della stagione – dopo un deludente 12esimo posto – il tecnico lascia la squadra. In estate, in uno slancio nostalgico, il Sassuolo ufficializza il ritorno di Eusebio Di Francesco.