• Euro 2024
Daniele V. Morrone

Guida alla Spagna

Una delle favorite alla vittoria finale.

La Spagna di Luis de la Fuente ha iniziato le qualificazioni con addosso il peso del deludente Mondiale in Qatar ed è stata subito sconfitta in trasferta dalla Scozia. Ad evitare che le polemiche travolgessero il nuovo CT, subentrato dopo l’uscita di scena di Luis Enrique, ci ha pensato però la vittoria nella Nations League (battendo Italia e Croazia, che la Spagna si ritroverà in questo girone) e un lavoro certosino nel portare la stampa dalla sua parte. Se Luis Enrique aveva tagliato i ponti e preferito usare canali diretti per parlare con i tifosi (i social e Twitch), il nuovo CT basco ha deciso di invertire rotta facendo subito il giro delle varie testate e radio nazionali per concedere interviste. De la Fuente si è presentato come un allenatore meno dogmatico e in antitesi come personaggio a Luis Enrique. Soprattutto un allenatore che può piacere al grande pubblico: «Sono orgoglioso di essere spagnolo, cattolico e amante delle corride», ha detto in una delle varie interviste. 

 

Un CT diverso

De la Fuente è stato molto abile a mantenere il suo posto, nonostante un contesto politico intorno a lui tutt’altro che favorevole. Il nuovo CT è infatti uno degli uomini dell’ex presidente della federazione spagnola, Luis Rubiales, costretto a dimettersi per il bacio non consensuale a Jenni Hermoso durante i festeggiamenti per il mondiale vinto dalla Spagna femminile. De la Fuente aveva addirittura applaudito lo strampalato discorso con cui Rubiales aveva provato disperatamente a difendersi.

 

Il girone non era complicatissimo, con Scozia e Norvegia distanti contendenti alla qualificazione, ma è stato comunque superato brillantemente. Dopo la Nations League, la Spagna ha vinto le successive sei partite di qualificazione all’Europeo, passando il girone al primo posto con una differenza reti di +20. Nei giorni della preparazione all’Europeo è stato ufficializzato il rinnovo del CT fino al termine del Mondiale 2026.

 

Negli ultimi dieci anni Luis de la Fuente era stato allenatore della nazionale Under 18, Under 19, Under 21 e Olimpica. Conosce quindi a menadito tutti i giocatori spagnoli usciti negli ultimi anni. Da questo punto di vista, la sua mano si è vista soprattutto nel continuare col ricambio generazionale già iniziato da Luis Enrique e dare subito fiducia agli altri giovani giocatori usciti nell’ultimo anno come Lamine Yamal.

 

De la Fuente non ha messo totalmente in discussione l’architettura tattica ereditata dal suo predecessore, ma ne ha smussato le parti più estreme: nella sua Spagna ad esempio in campo c’è sempre una prima punta (e non più un falso nove), due ali pure e a Rodri viene chiesto di rimanere più stabilmente a schermo della difesa. Una squadra più normalizzata quindi, che non vuole essere un club all’avanguardia tattica come la versione ereditata, perché gli basta perseguire il mantra del possesso palla e la riconquista immediata del pallone per disordinare l’avversario. 

 

I cardini della squadra

Il motore della squadra è ancora il triangolo di centrocampo: Rodri è la stella e Pedri il miglior compagno di reparto possibile. L’infortunio che ha tenuto Gavi fuori dall’Europeo è una brutta notizia per il CT: il centrocampista era infatti il giocatore chiave del sistema e ancora non è chiaro chi prenderà il suo posto. Nelle ultime quattro amichevoli giocate, de la Fuente ha provato vari giocatori, tra cui Mikel Merino, Fabian Ruiz, Alex Baena e Dani Olmo. Potrebbe sceglierne uno tra questi oppure decidere di ruotare i nomi nelle partite dei gironi per poi prendere una scelta definitiva solo a partire dalla fase ad eliminazione diretta.

 

Chi è sicuro di avere il posto è invece Morata. La punta dell’Atlético è ora il capitano della Spagna e per de la Fuente è lui il centravanti titolare. Per accompagnarlo l’opzione preferita negli ultimi mesi è stata Lamine Yamal a destra. A sinistra, invece si cambia a seconda dell’avversario: se vuole un’ala pura gioca il basco Nico Williams; se preferisce più una seconda punta gioca l’altro basco Mikel Oyarzabal; se preferisce un rifinitore opta per il catalano Dani Olmo. Nell’amichevole di prestigio di marzo contro il Brasile, con Dani Olmo messo tra le linee, ha giocato Nico Williams. Anche nell’ultima amichevole, contro l’Irlanda del Nord, ha giocato Nico Williams titolare.

 

Tra i centrali l’unico sicuro di un posto, perché sempre in campo durante le qualificazioni, è Robin Le Normand della Real Sociedad, un francese la cui naturalizzazione è stata fortemente voluta da de la Fuente. Esperto, forte fisicamente e sicuro col pallone, è diventato la colonna portante della difesa. Al suo fianco l’altro titolare dovrebbe essere Aymeric Laporte, che però da qualche mese, forse per via del passaggio in Arabia Saudita, ha iniziato a sedersi più spesso in panchina. Daniel Vivian o più probabilmente Nacho potrebbero prendere il suo posto.

 

Come terzino destro l’immortale Dani Carvajal sarà il titolare e l’eterno Jesus Navas la sua riserva (a 38 anni Jesus Navas è l’unico giocatore della generazione d’oro ancora in rosa). Un ruolo dove c’è un ballottaggio ancora in corso è quello di terzino sinistro, dove sia il teorico titolare (Gayà) che la sua teorica riserva (Balde) sono fuori dalla competizione per infortunio. De la Fuente ha optato per Grimaldo e Cucurella e, avendo provato prima uno e poi l’altro, non è ancora chiaro chi sarà alla fine il titolare. Certo, Grimaldo viene da una stagione scintillante al Leverkusen e sembra difficile poterlo escludere.

 

Forze e debolezze

In campo la Spagna non gioca molto diversamente dal passato, come detto. La manovra fluida e gli scambi di posizioni ereditati da Luis Enrique sono rimasti, ma sono meno accentuati. Durante la costruzione della manovra la Spagna può abbassare Rodri vicino ai centrali, mentre i due terzini salgono per formare il fronte offensivo, con le due ali che a quel punto entrano nei mezzi spazi. Alternativamente, può mantenere Rodri davanti ai due centrali, con un centrocampista sempre al suo fianco e uno che si alza. In questo caso un terzino rimane più bloccato, mentre l’altro attacca la profondità in modo asimmetrico.

 

Contro il Brasile, ad esempio, Rodri è rimasto alto ed è Fabian Ruiz che porta su il pallone dalla difesa. Le due ali vengono nel mezzo spazio e, mentre Cucurella taglia verso l’area, Carvajal rimane fermo pronto per l’eventuale diagonale difensiva. La palla viene giocata nel mezzo spazio per Nico, che la passa poi a Cucurella per il cross.



Le altezze di Rodri e dei terzini, le esatte zone di ricezione delle mezzali e delle ali, cambiano spesso a seconda di dove si trova il pallone. Può capitare ad esempio che per due azioni consecutive Lamine Yamal riceva in fascia vicino alla linea laterale, soprattutto in fase di uscita del pallone dalla difesa. O anche che Nico Williams riceva in fascia, portando il terzino dalla sua parte a entrare nel mezzo spazio.

 

Un pattern di gioco che la Spagna usa spesso per arrivare alla conclusione è il cambio di gioco di Rodri verso destra per Lamine Yamal, che entra dentro al campo in conduzione e poi crossa per Morata o per l’inserimento in area della mezzala. Uno schema che è difficile da arginare per gli avversari, soprattutto per il momento di grazia che sta vivendo il giocatore del Barcellona. L’influenza del giovanissimo catalano nella manovra offensiva sfiora a tratti la dipendenza.

 

D’altra parte, proprio il talento di Lamine Yamal, insieme alla sua connessione con Nico Williams, è la principale speranza della Spagna in questo torneo. I due in Nazionale sono diventati amici e in ritiro sono inseparabili. Il ragazzo prodigio del Barcellona è tecnico, elegante, più rifinitore e associativo rispetto al compagno. Il ventunenne dell’Athletic Club, dallo stile di gioco elettrico e tagliente, ha un primo passo bruciante, è più veloce del compagno e più incisivo negli smarcamenti e in area di rigore.

 

Anche da questo grafico di Statsbomb si vede come possano essere compatibili in campo per stile di gioco.

 

Lamine Yamal e Nico Williams sono due giocatori che non hanno timore di nessuno e sanno creare pericolo costante ovunque ricevono il pallone. Sono due giocatori divertenti da vedere in campo e il volto fresco della nuova generazione spagnola, che vuole portare nuova linfa a una Nazionale che aveva perso un po’ di fuoco sugli esterni negli ultimi anni.

 

Certo, il lavoro di de la Fuente non è riuscito a correggere del tutto i difetti che la Spagna ha mostrato negli ultimi Mondiali. Il primo è il ritmo di gioco letargico con cui approccia alcune partite. La Spagna spesso non entra col piede giusto e prova ad attaccare con una manovra piatta e fin troppo prevedibile, e per questo si affida alla singola giocata di Lamine Yamal.

 

La Spagna, poi, crea molto, ma fatica a finalizzare. Morata è il miglior marcatore spagnolo con 21 reti stagionali, ma viene da un momento di appanamento, in cui ha segnato solo 2 gol nelle ultime 16 partite giocate con l’Atletico. La sua riserva, Joselu, ha chiuso la sua stagione col Real Madrid con un ottimo bottino di 17 gol. Anche lui però ha segnato la maggior parte dei suoi gol nella prima metà della stagione e in generale per limiti tecnici sembra più adatto al ruolo da subentrato. Visti i limiti dei suoi attaccanti, la Spagna deve compensare con gli inserimenti dei centrocampisti – una risorsa importante ma anche una fonte di fragilità, esponendosi ai contropiede avversari in inferiorità numerica quando perde il pallone sul cross. Un difetto che può essere letale in un torneo breve come un Europeo.

 

Al di là dei limiti, comunque, la Spagna parte con la possibilità di lottare per la vittoria, e lo ha ammesso lo stesso de la Fuente. Può farlo perché tecnicamente è all’incirca allo stesso livello delle migliori squadre del torneo, un gradino sotto forse solo a Francia e Inghilterra. Il girone è complicato, e la Spagna affronterà subito una squadra di alto livello come la Croazia, ma per il livello della Nazionale iberica l’obiettivo deve essere almeno puntare a ripetere il percorso dell’ultimo Europeo, terminato in semifinale ai rigori.

 

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Daniele V. Morrone, nato a Roma nel 1987, per l'Ultimo Uomo scrive di calcio e basket. Cruyffista e socio del Barcellona, guarda forse troppe partite dell'Arsenal.