
Questa guida è dedicata a Matilde Lorenzi. La sua famiglia si è data l’obiettivo di far sciare gli atleti nel modo più sicuro possibile: qui ci sono le informazioni per sostenere il progetto.
Un brasiliano lancia gli sci, balla con stivali da cowboy, mette in mostra il piumino griffato. La telecamera stacca e riprende un’aquila, in primo piano, per svariati secondi. Un anonimo svizzero non riesce a credere a ciò che ha appena fatto: a 35 anni ha vinto la sua prima gara in carriera. Non è una barzelletta, ma alcuni frame dall’ultima tappa di Coppa del Mondo di sci alpino, svoltasi in una località che, italianizzata, si chiama “ruscello del castoro”.
A Beaver Creek, tra le montagne del Colorado, una tre giorni di gare ha dato realmente il via alla stagione del Circo Bianco. L’annata è iniziata, per la verità, più di un mese fa col consueto appuntamento sul ghiacciaio del Rettenbach, a Soelden, ma è in questi giorni che si comincia a fare sul serio. Dopo le gare negli Stati Uniti, la Coppa del Mondo maschile torna in Europa: dopo la Val d’Isère comincia il poker di gare italiane, imperdibili. Quella femminile si appresta a dare il bentornato alla sua regina, the Greatest Show on Snow, Lindsey Vonn. E dopo l'ennesimo infortunio sta per tornare anche Sofia Goggia.

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Prima di buttarci in discesa libera sui temi della stagione, però, facciamo un passo indietro e impariamo ad allacciare gli scarponi, come dicono i maestri di sci ai bambini alla prima lezione. Se già sai cosa sono barratura, doppie e triple e che fanno gli skimen, passa pure al prossimo capitoletto, intitolato “Perché appassionarsi in questa stagione”. Per tutti gli altri: cominciamo.
COME FUNZIONA LO SCI ALPINO
Per sci alpino, intanto, s’intende sci per andare all’ingiù. Non si risale con le pelli attaccate alle solette (quello è lo sci alpinismo), non si usano le racchette per spingersi in piano (quello è lo sci di fondo), non si prende la mira per sparare (quello è il biathlon). Occasionalmente si fanno salti ma non è l’unica cosa, come nel salto con gli sci. E si va all’ingiù in quattro modi, che sono anche le quattro discipline dello sci alpino: discesa libera, supergigante, slalom gigante e slalom speciale. (Da qui in avanti discesa, superG, gigante e slalom).
Le prime due sono le cosiddette discipline veloci, le ultime due quelle tecniche. Cosa cambia è la disposizione delle porte, gates in inglese: dal cancelletto di partenza al traguardo bisogna passare tra due porte rosse, e poi due blu, e poi due rosse, e poi due blu, nel minor tempo possibile. Cosa cambia tra le varie discipline è la disposizione delle porte: ce ne sono meno e permettono curve più ampie e veloci nella discesa, di più e quindi costringono a tante più curve in superG e ancor più nel gigante.
Specie nel gigante, gli sciatori migliori passano così vicino alle porte da poterle abbattere, si dice in gergo, ovvero scansarle con un movimento del braccio. Questo permette una curva più stretta o maggiore velocità. Data la combinazione di potenza e tecnica richiesta, è forse il gigante la disciplina che incorona l’atleta più completo, lo sciatore più eclettico.
Nello slalom, invece, anziché porte si abbattono singoli paletti: anche per questo lo slalom è considerata una disciplina un po’ a parte, forse la più affascinante. Spesso i paletti vengono abbattuti anche con la tibia, per questo gli slalomisti portano protezioni sia su radio e ulna che tra caviglia e ginocchio. È uno sport intuitivo, no? Per alcuni addirittura triviale per quant’è ripetitivo: porta rossa, porta blu. Fine.

Il belga Sam Maes sul ghiacciaio del Rettenbach, durante il gigante di Soelden, il 27 ottobre 2024.
La discesa, dicevamo, è la disciplina più veloce. Servono eccome capacità aliene per curvare su piste ghiacciate al 70% di pendenza, lanciati su due sci affilati come lame di coltello a 130 chilometri orari, ma hai soprattutto bisogno di scaricare a terra potenza e paura di nulla. Non è retorico parlare di atleti senza paura: di recente Mikaela Shiffrin ha dichiarato di voler gareggiare sempre meno in discesa perché stanca di sentirsi «un pollo senza testa» a quelle velocità.
Il superG è la specialità più recente, introdotta negli anni Ottanta per permettere ai discesisti di competere nella classifica generale di Coppa del Mondo (ci arriviamo) e presenta qualche porta in più rispetto alla discesa. Come la discesa si svolge su un’unica manche: si fanno le prove del percorso nei giorni precedenti, ma la gara è di fatto una sola sciata.
Sono due, invece, le manche in gigante e slalom. Nelle discipline tecniche, in Coppa del Mondo, i migliori 30 tempi della prima manche partono per la seconda, che decreta il vincitore finale. Nella seconda si parte però ad ordine invertito, quindi prima il 30°, poi il 29°, e così via fino al primo. Questo crea scompiglio: i primi a scendere troveranno una pista migliore, meno rovinata da tutti gli sciatori venuti prima (meno segnata, in gergo). Capitano le rimonte notevoli: anche grazie a condizioni della neve particolari, Daniel Yule nella passata stagione è diventato il primo sciatore di sempre ad aver vinto una gara partendo col 30° tempo dopo la prima manche.

Yule, quel giorno, dopo la prima manche aveva «già fatto le valigie», pronto a tornare in albergo. Nella foto si notano sia le protezioni sulle gambe che alcuni fondamentali tipici dello slalom, come l’abbattimento del palo con la mano e la ricerca del cosiddetto terzo appoggio, con la mano interna sulla neve (foto Agence Zoom).
Tutte e quattro le discipline hanno durate simili, di circa un minuto, 70 secondi. Raramente una singola manche arriva ai 90 secondi. Si tratta quindi di sforzi molto brevi: una gran quantità di potenza dev’essere scaricata in un numero limitato di curve e in un brevissimo lasso di tempo, specie nelle discipline veloci. Per questo calzano tutti scarponi strettissimi, tutine attillate e – da qualche tempo – un airbag che protegge gli organi vitali in caso di cadute violente. Un famoso aneddoto vuole che Alberto Tomba mettesse i suoi scarponi nella neve prima di indossarli, per renderli il più duri e aderenti possibili ai propri piedi.
I migliori sciatori al mondo gareggiano in competizioni regolate dalla FIS (Fédération Internationale de Ski et de Snowboard), e il massimo circuito internazionale è la Coppa del Mondo (World Cup in inglese). Esiste dalla stagione 1966/67 (la domanda su cosa c’era prima richiederebbe un pezzo a parte, scusate) e consiste in vari eventi delle quattro discipline in giro per il mondo, più o meno dalla fine di ottobre alla fine di marzo. La Coppa del Mondo non va confusa coi Mondiali (World Championships), che ci sono ogni due anni e in un’unica località racchiudono tutte le gare possibili.
Parentesi che riguarda l’organizzazione delle gare stesse. Non tutte le località ospitano sia la Coppa del Mondo maschile che quella femminile, a causa della pista o di accordi commerciali tra organizzatori locali e FIS, tra le altre cose. È raro anche trovare singole piste (o piste molto vicine tra loro) che possano ospitare sia discese che slalom, per varie ragioni. Una di queste è la lunghezza della pista stessa: per la discesa c’è bisogno di circa 700 metri di dislivello, impossibili da trovare ad esempio sulla “Black” di Levi. La pista in Lapponia, infatti, è pendente ma corta, e parte ad una quota di soli 438 metri sul livello del mare. È dunque perfetta per gli slalom, sia maschile che femminile. Al contrario, alcune piste più lunghe non possono ospitare uno slalom perché non è facile porre la zona di partenza ovunque. Per la disposizione in calendario degli eventi stessi, inoltre, va tenuto conto del fatto che non in tutto il mondo c’è neve negli stessi periodi dell’anno: anche per questo la stagione inizia sempre ai 3.000 metri su un ghiacciaio austriaco.
Come sa chiunque sia stato in alta montagna, tuttavia, il meteo si fa più impervio e variabile in quota. Condizioni avverse a volte non permettono il regolare svolgimento delle gare, che vengono rimandate, riprogrammate in altre località o annullate. Per questo spesso, a fine stagione, si arriva ad un numero diseguale di gare tra le varie specialità: nella passata stagione le donne hanno disputato otto discese e undici slalom.
Tornando agli eventi, ci sono ovviamente le Olimpiadi invernali, una volta ogni quattro anni. Sono al contempo il momento di massima visibilità per gli sport invernali, ma anche una prova ad alto tasso di incertezza e imprevedibilità. Per tanti atleti, paradossalmente, è più significativo primeggiare in Coppa del Mondo: dimostrando cioè, settimana dopo settimana, di essere il o la più forte. Lo sci alpino alle prossime Olimpiadi, nel febbraio 2026, si svolgerà a Bormio (uomini) e a Cortina (donne), su due piste che hanno fatto la storia dei rispettivi circuiti: la “Stelvio” e la “Olimpia delle Tofane”.

La pista “Olimpia delle Tofane”, a Cortina (foto italia.it).
Ogni quattro stagioni, dunque, ce n’è una senza Olimpiadi e senza Mondiali. Non è il caso della stagione 2024-25: i Mondiali si terranno a Saalbach, in Austria. A chiudere la stagione di Coppa del Mondo sono sempre le Finals, nelle quali vengono concentrate tutte le discipline in un unico posto. Di base sono una normale tappa di Coppa del Mondo e vengono ospitate da chi, l’anno dopo, organizza i Mondiali. Quest’anno le Finals sono nella Sun Valley, in Idaho.
Infine, va specificato che quasi nessun atleta gareggia costantemente nelle quattro discipline. Esistono sciatori polivalenti (è il caso dei fenomeni Marco Odermatt e Mikaela Shiffrin) e specialisti (un esempio è l’italiano Luca De Aliprandini, che fa quasi solo gigante), ma generalmente fare tre discipline su quattro è considerato sia sinonimo di grande versatilità sia molto usurante dal punto di vista fisico e logistico.
Proprio la questione spostamenti è un tema, nello sci – e non solo – di oggi. Che senso ha avuto organizzare l’opening a Soelden con una sola gara di gigante, spostare tutto il carrozzone in Lapponia due settimane dopo per poi tornare per un solo slalom a Gurgl, cioè a dieci chilometri da Soelden? Manuel Feller di recente si è risparmiato la trasferta in Nord America: ha parlato di dolori all’anca, ma anche di «tanti sforzi per una sola gara» (a Beaver Creek lui avrebbe fatto solo un gigante).
Feller è un buon nome per parlare di classifiche, perché nella passata stagione ha vinto la coppa di specialità in slalom. È stato quindi lo sciatore che ha totalizzato più punti in quella disciplina, portandosi a casa una sfera di cristallo (per questi si parla di cristalleria, nei salotti degli atleti più vincenti). Una sfera di cristallo ancora più grossa è assegnata a chi vince la classifica generale, somma delle quattro discipline. Chi riesce a gareggiare in più specialità è favorito in ottica classifica generale; e se in una stagione si tengono più slalom che discese, come succede spesso, gli sciatori tecnici avranno un vantaggio non da poco sui velocisti.
Ne sono esistite altre, in passato, di tipologie di gare: tutte facenti parte della classifica per la generale. Alcune di queste esistono ancora: per esempio ai Mondiali di Saalbach 2025 vedremo ancora il parallelo a squadre. La combinata mette assieme una manche di slalom e una di discesa; il parallelo è sostanzialmente un gigante nel quale due sciatori partono assieme: chi arriva primo avanza nel tabellone, chi perde va a casa.
DIZIONARIO MINIMO PER SEGUIRE LE GARE
Senza scendere troppo nei dettagli, infine, ecco una sfilza di parole in cui vi imbatterete sicuramente guardando lo sci:
Anima – letteralmente negli sci, l’anima è il materiale di cui sono composti all’interno. Anche negli sci più moderni è in legno.
Carvata – italianizzazione dal verbo inglese to carve, cioè intagliare, incidere, indica una curva fatta grazie alle lamine, cioè gli spigoli esterni dello sci. Spesso molto affilate, le lamine consentono di incidere sul ghiaccio curve precise e pulite, senza scivolamento laterale o slittamenti verso valle.
Sciancratura – qualsiasi sci è più largo nella parte anteriore e più stretto dove si aggancia lo scarpone sugli attacchi. È difficile da immaginare, ma tracciando un ipotetico cerchio partendo da questa curva che fa lo sci tra attacco e punta si ottiene il raggio di curvatura, che è molto importante per definire l’uso dello sci stesso. Senza addentrarci in dettagli, tanto più è ampio più è difficile da curvare, e quindi adatto per le discese libere.

Qui una spiegazione un po’ più lunga. Qui c’è la formula matematica (è lunga quasi quanto uno sci).
Skimen – la scelta e la preparazione degli sci è affidata agli skimen, che per qualche motivo sono al 99,9% uomini e diventano col tempo il vero e proprio consigliere dell’atleta, stringendo con esso un rapporto di fiducia e stima. Spesso gli skimen lavorano fino a notte fonda sugli sci dei loro atleti, i più forti ne hanno uno per sé e la prassi vuole che l’atleta divida col proprio skiman almeno una parte del prize money.

L’attuale skiman di Sofia Goggia, Barnaba “Babi” Greppi, al lavoro (foto Stefan Hadalin).
Scioline – è la sostanza a base di cere, idrocarburi, resine e chissà quale altra diavoleria che gli skimen applicano sotto gli sci. Serve per far scivolare meglio lo sci sul tipo di neve previsto in gara. Le scioline più usate sono di poche marche e tutti le conoscono, ma le quantità, la miscelazione tra loro e l’esatta composizione di ciascuna è un segreto che gli skimen custodiscono gelosamente. Una sciolina giusta o sbagliata può muovere interi secondi.
Doppia e tripla – si tratta di due o tre porte (o paletti nel caso dello slalom) posti in rapida successione, che spesso l’atleta abbatte in un unico movimento.
Inforcata – è l’incubo di tutti gli sciatori. Accade quando con uno sci si passa all’esterno della porta (o paletto nel caso dello slalom), e con l’altro all’interno. È piuttosto comune specie in slalom e comporta l’automatica squalifica.
Tracciatura – a turno un allenatore delle Nazionali impegnate in ciascuna gara di Coppa del Mondo dispone le porte (o i paletti) per ciascuna manche come meglio crede, generalmente nell’ottica di favorire il proprio atleta di punta.
A uovo – è la posizione raggomitolata e con la schiena più parallela agli sci possibile che assumono tutti per essere più aerodinamici.
Bastoncini – sono le due stecche che ogni sciatore tiene in mano mentre scende. Sembrano inutili, ma servono a darsi il fondamentale slancio della partenza e aiutano parecchio a rimanere in equilibrio. Quelli da discesa sono ricurvi per essere più aderenti al corpo nella posizione a uovo.
Barratura – prende il nome da un vero e proprio tubo di acciaio che inietta acqua ad alta pressione nella neve per aumentarne il peso specifico e renderla durissima. L’obiettivo è provare a garantire una neve simile al primo e all’ultimo che scendono. È il motivo per cui chi scia sulla “Saslong” il giorno dopo la Coppa del Mondo la trova così ghiacciata, e spesso cade.
Schuss – una parte molto ripida e dritta di una discesa libera, in cui si raggiungono le velocità maggiori. Le pendenze massime si aggirano attorno all’80%. Schuss è anche il nome della mascotte delle Olimpiadi invernali di Grenoble ‘68, una specie di girino su un solo sci.
PERCHE' APPASSIONARSI IN QUESTA STAGIONE?
Innanzitutto perché, a differenza di quella passata, le gare ci sono. Finora sono stati cancellati solo i due giganti femminili di Mont Tremblant, in Canada, per mancanza di neve e temperature alte che non hanno permesso l’innevamento artificiale. L’anno scorso andò molto peggio: tra uomini e donne furono cancellate le prime nove gare su dodici. E non riapriamo il tragicomico capitolo Gran Becca.
Non solo le gare ci sono, quest’anno, ma sono pure divertenti. Diversi dei dominatori delle passate stagioni non stanno vivendo gran periodi, il che apre spiragli nuovi e rende le gare incerte fino alla fine. Dopo aver vinto quelli che sono sembrati 198 giganti di fila, Marco Odermatt non ha concluso gli ultimi tre a cui ha preso parte; l’unico vincitore di un cristallo diverso da Odermatt nella passata stagione, Manuel Feller, ha cominciato totalizzando zero punti in tre gare; Aleksander Aamodt Kilde è ancora ai box (forse avete visto foto splatter su cui è meglio non soffermarsi); Mikaela Shiffrin è arrivata a quota 99 vittorie in Coppa del Mondo prima di farsi male; l’unica che può reggere il confronto con l’americana in slalom, Petra Vlhova, è anch’essa ai box; Lara Gut-Behrami è in cerca della condizione e di un nuovo sponsor.

Mikaela Shiffrin festeggia la 99ª vittoria in Coppa del Mondo al Museo della Motocicletta, nei pressi di Gurgl.
I campioni comunque non mancano, le riprese col drone sono aumentate e sempre più incredibili, ogni tanto al traguardo succedono cose pazze tipo l’affidamento di una renna (tocca a chi vince a Levi) o le foto con un’aquila (Beaver Creek). Se vi piacciono gli uomini alti due metri che si muovono in maniera incredibilmente aggraziata, questo potrebbe essere davvero l’anno di Clement Noel. È anche l’ultima stagione prima di quella olimpica, quindi sono gli ultimi mesi per prepararsi a un evento di cui in Italia si parlerà tanto.
COME SONO ANDATE LE PRIME GARE?
Tutte le discipline hanno già disputato almeno una gara, tranne le prove di velocità femminili, che cominciano questo weekend a Beaver Creek con una discesa e un superG. Detto del rientro di Goggia («ancora un po’ arrugginita, ma sono a posto»), concentriamoci su ciò che abbiamo visto finora. Non si può non partire da quella che, almeno in Italia, è stata la storia dell’anno: le performance straordinarie della naturalizzata albanese Lara Colturi, nata a Torino e residente a Fenils, frazione di Cesana.
-SLALOM FEMMINILE
Dei ben tre disputati finora, due li ha vinti Mikaela Shiffrin. Chi sennò. Poi però si è fatta male nella seconda manche del gigante di Killington, quando poteva toccare quota 100 vittorie in casa, e ha dovuto abdicare. Bravissima a farsi spazio Camille Rast, vincitrice nello slalom di Killington e pettorale rosso (è il simbolo del primato provvisorio nella data specialità, simile alla maglia rosa al Giro d’Italia).
Ma la storia, dicevamo, è senz’altro quella di Lara Colturi. Figlia di Daniela Ceccarelli, oro olimpico in superG a Salt Lake City 2002, e dell’allenatore Alessandro Colturi, Lara è nata nel novembre 2006 e sembra un talento pazzesco. Al momento gareggia per l’Albania: la famiglia, e in particolare la madre, voleva continuare ad allenarla. Lo sci però non funziona come calcio o ciclismo, non ci sono dei club per cui se non ti piace uno cambi e vai in un altro. Lo sci funziona per Nazionali, cioè a un certo punto per andare avanti “devi” venire selezionata dalla federazione.
Esistono gli sponsor privati, nello sci, ma il “vero potere” sta in mano alle federazioni nazionali. Se fin dai primi anni tutti i ragazzini pagano fior fior di migliaia di euro per sciare (una trasferta tipo comprende: almeno tre o quattro paia di sci, tutto l’abbigliamento tecnico necessario, due o tre notti in albergo e rimborso spese per gli staff, tra le altre cose), i più promettenti entrano a far parte delle squadre nazionali verso i 19/20 anni, quando spesso entrano a far parte anche di gruppi sportivi come i carabinieri o le Fiamme Gialle.
Non addentriamoci in tutta la trafila di sci club, comitati regionali e squadre “C”, torniamo a Colturi. Cos’è successo dopo, riassunto brutalmente, è questo. Ceccarelli voleva continuare ad allenare la promettente figlia, la federazione italiana però aveva già gli allenatori federali e non ha voluto far saltare a Lara alcune tappe della lunga trafila di squadre giovanili per arrivare alla Coppa del Mondo. Quindi Ceccarelli si è fatta assumere dalla Federazione albanese come direttrice tecnica e ha fatto prendere la cittadinanza alla figlia. Lara Colturi ha dunque debuttato con l’Albania in Coppa del Mondo a 16 anni e quattro giorni. A 18 anni e otto giorni è arrivato il primo podio, pur partendo col pettorale 27. E non è un fuoco di paglia: a Killington sono arrivate top-10 sia in slalom che in gigante. Lara Colturi è già pronta.
Per tutto ciò, com’è facile immaginare, in Italia si rosica alla grande. Anche perché un’italiana non sale sul podio di Coppa del Mondo in slalom da Manuela Moelgg nel gennaio 2011. Proprio la gara che ha consacrato Colturi, lo slalom di Gurgl, tuttavia, ha messo in mostra diverse giovani italiane molto interessanti. Ben quattro si sono qualificate per la seconda manche – Martina Peterlini, Lara Della Mea, Beatrice Sola e Giorgia Collomb – e specie quest’ultima sembra, come dire, la risposta italiana a Colturi. Collomb fin dalle categorie giovanili gareggiava contro Colturi e ha una pulizia tecnica clamorosa per l’età (è dell’ottobre 2006).
-GIGANTE FEMMINILE
Dopo aver vinto la prima gara sul ghiacciaio del Rettenbach, diventando la più anziana vincitrice di sempre in Coppa del Mondo, Federica Brignone è uscita a Killington: le si sono incrociate le punte degli sci ad ingresso muro. A Killington ha vinto dunque Sara Hector, che è campionessa olimpica in carica in gigante. Si attende un ritorno in stato di grazia per Marta Bassino, vincitrice della coppa di specialità nella stagione 2020/21. Bassino non ha iniziato forte quest’anno, che si stia trasformando in una velocista?
-DISCESA MASCHILE
Marco Odermatt contro Cyprien Sarrazin. Sono entrambi gigantisti divenuti col tempo esperti della velocità. L’anno scorso in tre gare veloci a Wengen sono finiti sempre primo e secondo: due volte ha vinto Odermatt, una Sarrazin. Sulla “Streif” di Kitzbuehel, che sta alla discesa libera come il Bernabeu sta al calcio o la Parigi-Roubaix al ciclismo, Odermatt non ha mai vinto: Sarrazin due volte l’anno scorso. Se Kilde dovesse tornare sano e Paris tornare in forma, ne vedremo delle belle.
-SUPERG MASCHILE
In questa specialità è arrivata la più bella sorpresa italiana di questo inizio di stagione: a Beaver Creek è arrivato quarto Giovanni Franzoni. Il 23enne di Manerba del Garda aveva già fatto bene il giorno prima, entrando nei 30 in discesa, ma avvicinarsi al podio col pettorale 39 è tanta roba. Un altro prospetto interessante è Fredrik Moeller, norvegese vincitore di due giganti in Coppa Europa due stagioni fa: identico tempo di Franzoni. In superG sì che sono arrivati primo e secondo Odermatt e Sarrazin: lo svizzero vincerà la specialità per il terzo anno di fila?
-GIGANTE MASCHILE
Come accennato, in gigante Odermatt sembra essersi rotto. In Svizzera non capiscono se è una casualità (forse non era così dominante prima, nonostante tutte quelle vittorie consecutive, e sicuramente non ha dimenticato come si scia adesso) o se il problema è più profondo. Mentre lo scranno del re è vacante, nessuno sembra potersi issare al suo posto. Ci stanno provando due ragazzini coetanei, cresciuti nello stesso sci club: Lucas Pinheiro Braathen e Atle Lie McGrath. Braathen è nato a Oslo ma dopo il ritiro è tornato in gara col Brasile, McGrath è nato negli Stati Uniti ma gareggia per la Norvegia.
I norvegesi hanno fatto tripletta a Soelden – primo Steen Olsen, secondo Kristoffersen, terzo McGrath – ma è tutto molto aperto. A Beaver Creek, per dire, ha vinto la sua prima gara in carriera il 35enne Thomas Tumler. Si è rivisto in gara dopo l’operazione al crociato, tra l’altro, un mammasantissima della disciplina, Alexis Pinturault, che sarebbe anche l’ultimo a vincere la coppa di gigante prima dell’arrivo di Odermatt. Sabato 14 dicembre “La face de Bellevarde”, la pista su cui si svolgerà il gigante della Val d’Isère, ci darà le prime risposte.
-SLALOM MASCHILE
Se l’anno scorso lo slalom maschile è stato dominato da Manuel Feller, questa stagione sembra quella della consacrazione per Clement Noel. Il francese può vincere la terza gara consecutiva in slalom sulle nevi di casa e non è mai sembrato così in forma, così intoccabile. Questa è forse la disciplina più elettrizzante del momento: gli svizzeri Nef e Meillard devono dimostrare, alcuni venerabili maestri come Ryding e Strasser ci danno dentro, il figlio d’arte Steven Amiez sembra crescere benissimo. Da guardare soprattutto il vecchio leone Henrik Kristoffersen, che forse ha perso il treno buono per vincere la generale, schiacciato tra i regni di Hirscher e Odermatt, ma rimane uno sciatore sopraffino.
A proposito di Marcel Hirscher, la sua stagione al rientro coi Paesi Bassi è già finita. Tornato coi colori del Paese della madre per non togliere spazio ai giovani austriaci, e per pubblicizzare una nuova marca di sci creata in collaborazione con Red Bull, dopo un inizio promettente Hirscher si è rotto il crociato in allenamento. Forse è davvero arrivato alla fine del suo viaggio.
L’altro ritorno sta andando pure meglio del previsto. Lucas Pinheiro Braathen è il motivo per cui così tante bandiere brasiliane sono apparse sulle tribune di tutto il Circo Bianco. È un personaggio catalizzatore di attenzioni: perché fa cose che nello sci non si erano mai viste, con la maglia di una Nazionale già presente nell’immaginario comune, ma che nello sci non aveva mai toccato palla. Oltre a essere un talento naturale e precoce (ha vinto per la prima volta in Coppa del Mondo a 20 anni), Braathen sembrava poter fare qualsiasi cosa prima del ritiro.
Poi le pressioni, la vita frenetica del Circo Bianco e rigidità varie della Federazione norvegese lo hanno convinto a prendersi un anno sabbatico per sentirsi «libero e felice». Dopo aver girato il mondo, e aver passato molto tempo nel paese d’origine della madre (qui se volete vederlo con la canottiera del San Paolo), Braathen è tornato. Sponsorizzato anche da uno dei maggiori brand d’abbigliamento, sta facendo i buchi nella neve. Pur partendo sempre con pettorali altissimi, è arrivato due volte quarto e una secondo. Il ritorno alla vittoria – sarà la prima di sempre del Brasile nello sci alpino – è solo questione di tempo.
MA DAVVERO TORNA PURE LINDSEY VONN?
Davvero! È un ritorno che ha dell’incredibile per svariati motivi: Vonn ha 40 anni, una lunghissima serie di infortuni alle spalle, tuttora la sua ultima gara ufficiale ad alti livelli risale al 10 febbraio 2019. Quel giorno arrivò terza ai Mondiali di Are in discesa: a sei podi ai Mondiali di sci non era mai arrivata nessuna donna prima di lei.
Vonn, il cui elenco di record è pressoché infinito, può ovviamente fare ciò che vuole della propria vita e delle proprie ginocchia. Tanti non hanno potuto fare a meno di notare che forse non è l’ideale continuare a correre con un ginocchio destro sostanzialmente del tutto artificiale, ma magari non è riuscita a costruirsi una vita soddisfacente al di fuori delle competizioni, chissà. Tanti altri la amano incondizionatamente. È un personaggio mediatico come nessun altro e, quando tornerà in Coppa del Mondo, attirerà attenzioni su uno sport che ne ha bisogno. Intanto, si sta segnando tutto.
Vonn ha già preso parte ad alcune gare FIS in Colorado. Al di sotto della Coppa del Mondo, infatti, ci sono altri circuiti: il più importante è la Coppa Europa, c’è la NorAm Cup in Nord America, e poi un marasma di gare in giro per il mondo chiamate appunto gare FIS. Questo inverno sono previste gare FIS a Roccaraso e sullo Zoncolan, ma anche in Argentina, Bosnia, Sud Corea, Pakistan, per dire. Le gare FIS servono ad abbassare i punti, come si dice in gergo: nello sci tanto sei più forte quanto più il tuo punteggio in una certa disciplina è basso. Federica Brignone ha zero punti in gigante e superG: significa che è fortissima in queste specialità. Come si abbassano i punti? In breve, arrivando il più vicino possibile al vincitore, magari in gare nelle quali chi vince ha già punteggi bassi.
È ciò che è accaduto a Vonn in Colorado. Gran parte delle atlete veloci di Coppa del Mondo (Brignone, Bassino, Miradoli, Huetter, Puchner, Venier) era già in Colorado e ha preso parte a queste gare FIS per allenarsi in vista di Beaver Creek. Vonn pure ha partecipato, è arrivata abbastanza vicina alle prime, tutte atlete con ottimo punteggio. Questo ha fatto sì che le gare fossero ben punteggiate, come si dice, e Vonn è scesa sotto gli 80 punti sia in discesa che in superG: è la soglia minima sotto la quale si possono ottenere wild card per la Coppa del Mondo.
Il problema è che il prossimo aggiornamento delle classifiche FIS avverrà dopo Beaver Creek, dove lei potrà fare al più da apripista, e tornare davvero a St. Moritz, il 21 e il 22 dicembre. Un’estesa e multiforme massa di tifosi attende con ansia.

Vonn in allenamento a Copper Mountain (foto dal profilo Instagram di Lindsey Vonn).
CHI VINCERA' LE COPPE DI SPECIALITA'? E LA GENERALE?
È ancora troppo difficile abbandonare i pronostici scontati, quindi Shiffrin e Odermatt per le due classifiche generali. Shiffrin ha già vinto otto volte la classifica di slalom, l’anno scorso è arrivata terza in generale nonostante un lungo infortunio. Se Odermatt si normalizzasse in gigante, non si apre nemmeno la partita. Forse non domineranno come nella stagione 2022/23, quando entrambi chiusero oltre quota duemila punti, ma dovrebbero vincere ancora loro.
Le classifiche di specialità più aperte sono probabilmente quella dello slalom maschile e della discesa femminile. I due più talentuosi sono forse Braathen e Goggia, i due più solidi Noel e Huetter. Un sognatore direbbe Kristoffersen e Vonn, ma meglio non fantasticare a occhi aperti.
A QUALI ATLETI AFFEZIONARSI
Oltre a quelli già citati, si intende. Certamente a tutti i membri della squadra americana di discesa libera, che – oltre a essere forte vera – comprende il pescatore Bryce Bennett e le acconciature pazze di River Radamus. Tormis Laine ha portato in Estonia i primi punti di Coppa del Mondo nella storia del paese baltico, Edouard Hallberg (la cui famiglia appartiene alla minoranza etnica e linguistica degli svedesi in Finlandia) è la grande speranza dello sci più sfigato tra i tre paesi della Penisola scandinava, Joan Verdù è un andorrano coi serpenti sul casco. Inoltre, alle gare FIS della Val Gardena, sul Piz Sella, ho visto sciare l’haitiano classe 2002 Mackenson Florindo e non è male. Purtroppo è già finita la stagione di Alexandros Ioannis detto “AJ” Ginnis, greco vice-campione del mondo in carica in slalom: uno di quelli che o vince o inforca dopo due porte, e spesso inforca. Tutti personaggi adorabili.
Tra le donne pure c’è l’imbarazzo della scelta. Camille Rast se ti piace il tipo di persona che per festeggiare si lancia nelle piscine vestito, Alice Robinson e Zrinka Ljutic per tifare fortissime giovani in ascesa, Lena Duerr per tifare chi arriva ai vertici più tardi. Clarisse Breche tiene un diario sul sito francese Ski Chrono, il nome più bello è certamente quello della britannica Victoria Palla e magari per questo inverno volete comprarvi la pettorina SNOW JAPAN che indossa Ellen Watanabe. Potrebbe essere la stagione buona per imparare a pronunciare correttamente il cognome della pusterese Vera Tschurtschenthaler!
GLI ITALIANI DA SEGUIRE IN VISTA DI MILANO-CORTINA 2026
Sono tanti e con ottime speranze. Per la verità l’ultima competizione organizzata in Italia non andò benissimo: ai Mondiali di Cortina 2021 vincemmo solo un oro (Bassino in parallelo) e un argento (De Aliprandini in gigante). Alle prossime Olimpiadi oltre alle quattro discipline consuete ci sarà una combinata a squadre difficile da prevedere: discesa e slalom saranno affrontati da specialisti della disciplina e la classifica finale somma i tempi delle due gare.
A Pechino 2022 l’Italia vinse quattro medaglie nello sci alpino, due d’argento (Goggia in discesa, Brignone in gigante) e due di bronzo (Delago in discesa e di nuovo Brignone in combinata). Le ultime medaglie maschili olimpiche nello sci alpino arrivano da Christof Innerhofer a Sochi 2014, argento in discesa e bronzo in combinata. L’ultimo oro a Vancouver 2010, Giuliano Razzoli in slalom.
Al momento è difficile immaginare tra gli uomini qualcuno che possa partire tra i favoriti per una medaglia. Dominik Paris è probabilmente il più forte discesista italiano degli ultimi 15 anni, ma quando si aprirà il cancelletto della sua quinta Olimpiade avrà quasi 37 anni. L’unico che può ambire a un podio in slalom sembra Alex Vinatzer, che però in questo inizio di stagione sta avendo migliori sensazioni in gigante. De Aliprandini è andato fortissimo nella seconda manche del gigante di Beaver Creek, ma l’impressione è che un po’ in ogni specialità serva un ricambio generazionale più o meno profondo. A Levi nessuno slalomista italiano si è qualificato per la seconda manche: non succedeva da 22 anni. Tommaso Saccardi intanto ha vinto il primo slalom della stagione in Coppa Europa, sarà pronto?
Discorso diverso invece per le donne, che sono ancora una corazzata. Brignone, Goggia, Bassino, Elena Curtoni e le sorelle Delago sono campionesse, specie le prime due, dalla longevità incredibile. È giusto continuare a puntare su di loro, che alle Olimpiadi potrebbero ambire almeno ad un oro, ma va tenuto presente che avranno quasi tutte superato i 30 anni nel 2026. Per fortuna, come detto riguardo la frizzante Nazionale di slalom, dietro di loro piccole sciatrici crescono.
QUALI GARE NON PUOI PERDERE, E DOVE GUARDARLE
Quasi obbligatorio, almeno una volta, guardare quelle italiane. Dopodiché ci sta anche dire “meglio il surf a Tahiti”, non tratteniamo nessuno. Dal 20 al 23 dicembre ci sono quattro gare in stecca tra Val Gardena e Alta Badia, su “Saslong” e “Gran Risa”. Poi 28 e 29 dicembre alla Scala dello sci, la “Stelvio” a Bormio. 8 gennaio di nuovo slalom, questa volta notturno, a Madonna di Campiglio. Se non ti piace nemmeno il colpo d’occhio di Cortina durante la discesa femminile del 18 gennaio forse questa cosa non fa per te.
Rai Sport – a volte perfino Rai 2 – trasmette la Coppa del Mondo in chiaro. Su RaiPlay si possono recuperare diverse gare, manche intere e highlights. Bonus: spesso il collegamento c’è Ettore Giovannelli, che parla un tedesco meraviglioso. Se vi dà fastidio che RaiPlay stacchi il collegamento dopo i primi 30 a scendere (a Beaver Creek per esempio si è persa la manche di Franzoni), Eurosport e Discovery+ trasmettono ogni singolo sciatore.
E DAL VIVO?
Due problemi: il primo è che lo sci alpino si svolge in posti sempre uber-costosi (una notte a St. Moritz o Courchevel costa un occhio della testa, una giornata di skipass a Beaver Creek 250 dollari, per dire), il secondo è che guardarlo da casa permette di vedere molto meglio l’azione e comprendere le dinamiche di gara. Non in tutte le gare, e certamente non in quelle veloci, dal vivo si può vedere tutta la pista. I biglietti per stare all’arrivo della “Saslong” per la discesa del 21 dicembre partono da 33€, non male se non hai mai visto il massiccio da cui la pista prende il nome, il Sassolungo.
Altrimenti, se vuoi spendere zero e stare tra gli atleti mentre si riscaldano in zona partenza o scroccare un bicchiere di tè caldo al traguardo, cerca la gara FIS più vicina a te. C'è chi dice di aver trovato la vera essenza dell'essere umano tra il cigolio degli attacchi e piccoli fiocchi di neve che si sciolgono sulle fronti sudate di ragazzini coi brufoli, nascosti sotto casco e maschera.