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Guida al Super Bowl LIX
06 feb 2025
→ Per arrivare preparati alla sfida tra Chiefs e Eagles.
(copertina)
IMAGO / Icon Sportswire
(copertina) IMAGO / Icon Sportswire
Nella preview del Super Bowl di due anni fa tra Chiefs e Eagles descrivevo i primi come la squadra con il giocatore più forte, e la seconda come quella più equilibrata e profonda sui due lati del campo. A oggi, le cose non sono cambiate di una virgola.
Da un lato l’ineluttabilità di uno dei migliori quarterback di sempre, dall’altra una squadra che da un anno all’altro ha ridotto al minimo i propri punti deboli. Questa domenica Kansas City proverà a vincere il terzo Super Bowl di fila (non è mai successo dall’unione tra AFL e NFL nel 1970), Philadelphia proverà a vendicare la sconfitta del 2023 vincendo il suo secondo Super Bowl di sempre.
QUANDO I CHIEFS HANNO IL PALLONE
Come dicevamo nella preview del Divisional Round, in questa stagione l’attacco dei Chiefs ha risentito sia degli aggiustamenti delle difese avversarie, dell’assenza di un ricevitore dominante nell’uno-contro-uno e del fisiologico calo di Travis Kelce. Questi playoff hanno confermato queste tendenze, ma ci hanno anche ribadito che nel complesso la squadra non ha necessario bisogno degli eroismi del suo numero 15 per vincere.
Partiamo dal running game, che come sempre in questi casi può far capire da che parte oscillerà il pendolo. Isaiah Pacheco ha vissuto una stagione particolarmente travagliata per la frattura a una tibia e, complice un rendimento sotto tono nei playoff, ha perso il posto da titolare a favore di Kareem Hunt. In stagione regolare, KC ha corso usando con molta più frequenza gli schemi a zona (sia inside che outside) che gli schemi 'gap’: i primi prevedono blocchi in una direzione specifica da parte di tutta la linea, mentre i secondi possono coinvolgere solo alcuni uomini e sono diretti a bloccare specifici difensori. Nelle due partite di playoff, Hunt ha corso 13 schemi a zona contro 12 schemi gap, e il motivo potrebbe essere spiegabile anche con i problemi di infortuni che sta attraversando la squadra di Andy Reid nella o-line.
Anche nella partita di domenica, infatti, a partire titolare come guardia sinistra ci sarà Nick Caliendo, mentre come left tackle è stato adattato Joe Thuney, che normalmente gioca da guardia. Guardando le due partite di playoff dei Chiefs si ha la sensazione che la o-line difficilmente riesca a imporsi con la forza bloccando a zona, ma abbia bisogno di far uscire i suoi uomini migliori (cioè tutto il lato destro, centro compreso) a bloccare i difensori al secondo livello. La sensazione visiva è confermata anche dalle cifre: in due partite, KC ha perso 28 yard dietro la linea di scrimmage, nettamente il peggior dato NFL.
Rispetto agli scorsi anni, i Chiefs usano personali molto più "pesanti" quando c’è da muovere il pallone via terra: in questa stagione, ad esempio, hanno usato il 12 personnel (1 running back e 2 tight end in campo contemporaneamente) nel 34% dei propri possessi offensivi, secondo dato più alto di Lega (la media è del 21.7): ovviamente ciò avviene per aumentare il numero di bloccanti disponibili. Contro i Bills sono arrivati due touchdown che spiegano benissimo l’utilizzo dei tight end nel gioco di corsa, e sappiamo che i Chiefs utilizzano i propri giocatori spesso in maniera non convenzionale:
In entrambi i casi, l’attacco è disposto in questa diamond formation con i due tight end ai lati di Mahomes e Hunt dietro di lui. A conti fatti non si tratta altro che di una zone read, l’azione in cui il quarterback, una volta ricevuto palla, legge le intenzioni del defensive end: se lui attacca il running back, allora il QB tiene la palla e corre. Viceversa, se il difensore si butta sul passatore, allora lui consegna la palla al running back. È esattamente ciò che avviene in questi due casi con, però, l’aggiunta di ben 4 giocatori che escono a bloccare: guardia e tackle – nel caso in cui il pallone sia in mano al RB – i due tight end nel caso in cui sia Mahomes a tenerla. Nel primo caso è Hunt a ricevere il consegnato e segnare il touchdown. Nel secondo, invece, è il numero 15 a leggere correttamente le intenzioni del defensive end che, memore dell’azione del primo tempo, si getta su Hunt. Anche i linebacker puntano la linea di scrimmage, convinti che la palla finirà a lui, e invece la tiene Mahomes, a cui basta seguire i blocchi di Kelce e Gray per entrare in endzone.
Come abbiamo appena visto, Travis Kelce non è più il centro dell’attacco dei Chiefs, ma rimane comunque l’uomo di riferimento sui terzi down per la sua capacità di inserirsi nella zona ed eventualmente creare yard extra dopo la ricezione: in stagione ha realizzato 25 catch sui terzi down che hanno portato alla chiusura dello stesso, quinto miglior dato in NFL. Di seguito un paio di situazioni interessanti che vedono coinvolto Kelce, sia che riceva, sia che non riceva ma sia semplicemente in campo:
Nella prima clip, la difesa si dispone a uomo e porta un linebacker in blitz. L’altro linebacker, però, viene attirato verso l’esterno dalla traccia del running back liberando così spazio per l’inserimento del tight end al centro del campo. Qui tra l’altro Kelce è marcato da un cornerback, quindi ricevere è ancora più facile vista la differenza di stazza. Nella seconda, invece, Kelce gioca da bloccante: con la sua traccia ostacola il marcatore di Worthy che rimane indietro e consente una ricezione comoda al giocatore dei Chiefs.
Se la scorsa stagione il reparto dei wide receiver rappresentava la più evidente debolezza nel roster dei Chiefs, quest’anno la situazione appare sicuramente migliore grazie allo sviluppo di Xavier Worthy e all’arrivo di ‘Hollywood’ Brown. Il primo è la ‘minaccia profonda’ dell’attacco di KC, che ne sfrutta la velocità ma anche la creatività palla in mano; le difese non lo marcano stretto per evitare che prenda velocità e batta facilmente il marcatore, quindi se non ha spazio verso il fondo del campo, ne approfitta per fermarsi su una moneta da un centesimo, girarsi e ricevere il passaggio. La sua velocità però viene anche usata tramite ghost motion, quei movimenti da una parte all’altra del campo, effettuati prima dello snap, senza pallone in mano con il solo scopo di tenere all’erta le difese.
La motion di Worthy fa drizzare le antenne alla difesa, che si apre nella direzione della sua corsa. Tramite RPO (Run Pass Option) Mahomes nota le intenzioni dei linebacker e serve Smith-Schuster nello spazio creato dal movimento di Worthy.
Il rientro di Brown in pianta stabile dagli infortuni che lo hanno tormentato quest’anno garantisce a Mahomes un bersaglio affidabile sul medio-corto. Come riportato da Pro Football Focus, prima del suo rientro in week 16 Mahomes impiegava 2.82 secondi di media per lanciare il pallone, 16esimo dato in NFL: nelle ultime 4 gare è passato a 2.65 secondi, sesto miglior dato.
Domenica il test sarà però di quelli seri, visto che la difesa degli Eagles ha armi sufficienti per limitare o anche ridurre al minimo la pericolosità dell’attacco dei Chiefs.
Il front four degli Eagles è al top per qualità e quantità. Limitandosi ai numeri, la difesa di Phila non produce tanto a livelli di sack (41), ed è anche una delle squadre che va meno in blitz (19% di frequenza, quinto dato più basso). Il motivo sta nel fatto che la secondaria funziona così bene che non c’è bisogno di essere troppo aggressivi in pass rush: i quarterback faticano a trovare soluzioni contro i defensive backs degli Eagles e prima o poi la tasca collassa sotto la pressione del front four. Al di là dei nomi più noti, Jalen Carter e Jordan Davis su tutti, attenzione a Milton Williams, che ha dominato contro Washington al Championship, e soprattutto Nolan Smith. Il defensive end al secondo anno da Georgia ha chiuso la stagione con 6.5 sack (era stato solo uno nel 2023), ma anche 46 pressioni e 11 pressioni. Smith gioca prevalentemente sul lato sinistro della linea, quindi attenzione al matchup con Thuney, che ha decisamente un’altra mobilità di piedi (ricordiamoci che è una guardia adattata a tackle).
La difesa di Philadelphia ha cambiato pelle da un anno all’altro. Il reparto guidato da Vic Fangio si dispone quasi sempre con box molto leggere, cioè con pochi giocatori all’interno del perimetro della linea di scrimmage, prediligendo la copertura del campo contro i passaggi. Il fatto che gli Eagles giochino anche con soli 4 difensori all’interno della box non ha impedito loro di essere una delle migliori difese contro le corse. Ciò è merito non solo del front four, ma anche dei linebacker, eccellenti sia nell’attaccare la linea che nello spostarsi lateralmente e reagire alle varie motion degli attacchi.
Zach Baun, arrivato in free agency dai Saints, si è rivelato un’aggiunta provvidenziale per come sa attaccare i gap giusti alla linea di scrimmage e per l’abilità nelle letture in ogni zona del campo di sua competenza. La perdita di Nakobe Dean, suo compagno di reparto migliorato esponenzialmente nel suo secondo anno in NFL, ha aperto le porte a Oren Burks, veterano che ha già giocato (e perso) un Super Bowl con Kansas City, quello dello scorso anno.
Anche la secondaria ha cambiato pelle, e lo ha fatto aggiungendo talento giovane dal Draft. Quinyon Mitchell e Cooper DeJean sono i rookie che hanno avuto un impatto immediato, Mitchell come cornerback esterno e DeJean come slot corner. Come è classico nelle difese di Fangio, anche gli Eagles giocano spesso con due safety, Gardner-Johnson e Blankenship, ma lo fanno non semplicemente lasciandole a marcare il fondo del campo, bensì ruotando e cambiando coverage prima dello snap per rendere le cose più difficili ai QB avversari.
Mitchell è il classico shutdown corner che marca i migliori ricevitori avversari, e al suo primo anno in NFL, per giunta in una posizione critica come quella di cornerback, ha tenuto i QB avversari a un rating di 69.2, terzo miglior dato tra i giocatori con almeno 70 target difesi. DeJean, invece, entrato in lineup dalla 6 giornata e mai più uscito, è uno slot corner che placca benissimo attorno alla linea di scrimmage grazie alle sue doti di lettura e velocità di chiusura sull’attaccante. Gli Eagles giocano molto a uomo, lasciando che ciascun giocatore della secondaria si occupi di un attaccante e la pressione del front four faccia il resto.
Quando la difesa si dispone a uomo, servirà necessariamente una spy, un difensore che si occupi di marcare Mahomes quando esce dalla tasca: in questa postseason, il QB dei Chiefs è andato in scramble nel 14.9% dei propri dropback, nettamente il dato più alto della carriera (sia considerando regular season che playoff).
QUANDO GLI EAGLES HANNO IL PALLONE
Saquon Barkley ha impiegato una sola stagione per prendersi i Philadelphia Eagles. Al running back è bastato lasciare i New York Giants per trovare una costanza e una qualità di rendimento mai vista prima. Gli Eagles sono di gran lunga la squadra che corre di più in NFL, nel 59.4% dei propri possessi offensivi, e come potrebbe essere altrimenti? Barkley ha ridato lustro a un ruolo, quello del running back, che quest’anno ha avuto nella Lega una centralità che non dimostrava di avere da almeno un decennio; come se non bastasse, la linea offensiva degli Eagles continua a essere una delle migliori della Lega, riuscendo a rimanere al top nonostante il ritiro di Jason Kelce, uno dei centri più forti della storia.
Mahomes ha costruito una carriera sul senso di ineluttabilità che provoca negli avversari: sai che con lui non puoi mai abbassare la guardia, ché qualcosa prima o poi tira fuori dal cilindro. Quest’anno, Barkley è riuscito a raggiungere livelli simili di onnipotenza sportiva; al di là delle oltre 2000 yard guadagnate, uno dei 9 giocatori della storia a riuscirci, l’ex Giants ha raccolto il 41% delle proprie yard su corsa tramite giocate "esplosive", cioè corse da 15 o più yard: gli unici giocatori capaci di avvicinarsi a queste cifre sono stati Jahmyr Gibbs di Detroit e Derrick Henry di Baltimore, che comunque non sono andati oltre il 36%.
Come raccontato dal diretto interessato, Barkley ha raccolto il consiglio di un grande del ruolo come Marshall Faulk di non cercare a tutti i costi la corsa esplosiva nei primi tempi delle partite, preferendo macinare yard un po’ alla volta e colpire le difese, stremate, nei secondi tempi. Come riportato da Matt Harmon, Barkley ha finito la stagione regolare al primo posto per portate e al secondo per primi down guadagnati nei secondi tempi delle partite; sempre nelle seconde frazioni ha messo a referto 6.64 yard a portate sulle corse a gap e 6.64 in quelle a zona, unico running back della NFL quest’anno a riuscirci (ma questa è anche una testimonianza della bravura della o-line).
Detto di Saquon, il peso dell’attacco ricadrà inevitabilmente su di lui, e dovrà essere bravo Jalen Hurts ad alleggerirlo. Nelle ultime settimane il QB degli Eagles ha perso tempo per una commozione cerebrale, e nelle prime due partite di playoff era apparso clamorosamente indietro di condizione. Contro i Commanders, invece, ha fatto un’impressione decisamente migliore, non tanto nelle cifre (246 yard, 1 touchdown e 110 di passer rating), quanto nelle scelte e nella rapidità di esecuzione. Il passing game degli Eagles che i Chiefs si troveranno ad affrontare ruota attorno alle tracce medio-corte di AJ Brown e alle abilità after-the-catch del tight end Dallas Goedert: dei 48 passaggi lanciati nelle 3 gare di postseason, 39 non hanno superato le 9 yard di lunghezza.
Detto che il matchup individuale più interessante sarà quello tra Brown e il CB Trent McDuffie, due sono i punti su cui questa partita potrebbe svoltare quando Phila ha in mano il pallone.
Il primo riguarda la loro propensione a correre sui terzi down. La squadra di Sirianni è quella che lo fa più spesso in NFL in questa situazione, in quello che comunemente si definisce "passing down": il fatto che in una situazione in cui passare è pressoché la norma loro preferiscano correre fa capire quale sia la loro identità offensiva. Di contro, sui terzi down i Chiefs sono la squadra che più frequentemente si dispone in nickel formation, ovverosia con 5 defensive back: questo schieramento ovviamente è più indicato per difendere i passaggi poiché toglie un uomo dalla linea di scrimmage aggiungendone uno nelle retrovie. Dal canto loro, Kansas City ha ottimi placcatori anche nei ruoli teoricamente più deboli in questo fondamentale, e quindi aspettiamoci che – pur con cinque defensive back in campo contemporaneamente – almeno uno di questi giochi nei pressi della linea di scrimmage per aiutare contro un’eventuale corsa.
Il secondo punto riguarda invece la questione blitz. I Chiefs sono una squadra nella media per quanto riguarda la produzione di sack (39), ma sono anche la quarta per percentuale di frequenza di utilizzo dei blitz (31.6). Il defensive coordinator Steve Spagnuolo è tanto aggressivo quanto creativo nel portare pressioni, e lo fa portando un uomo o due in più alla linea di scrimmage, mascherando le proprie intenzioni prima dello snap o massimizzando le caratteristiche dei propri giocatori.