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Bruno Bottaro

Guida alla Turchia

La Nazionale di Vincenzo Montella arriva in Germania con un gruppo rinnovato e qualche convinzione…

A molte nazionali, a volte, è sufficiente una piccola scossa per dare senso a un puzzle che altrimenti sembrerebbe impossibile da far quadrare. Per la Turchia quella scossa è arrivata, e ha un nome e un cognome: Vincenzo Montella, conoscitore del calcio turco già nella sua positiva esperienza all’Adana Demirspor, che gli ha permesso di osservare e analizzare da vicino un mondo all’apparenza molto distante dall’Italia. 

 

Cosa ha portato Montella

Per il Montella allenatore, che prima della Turchia all’estero aveva vissuto soltanto 28 partite da tecnico del Siviglia per poi nemmeno finire la stagione, la parentesi di Adana, due stagioni piene con tanto di quarto posto finale, ha rappresentato un punto di svolta. Per la Nazionale turca, che si è a lungo affidata ad allenatori locali – con le figure di Fatih Terim e Şenol Güneş chiamate, esonerate e richiamate a seconda delle esigenze del momento – Montella ha rappresentato una risposta a tanti problemi irrisolti, rimasti sotto il tappeto.

 

La Turchia, prima del suo arrivo, sembrava una polveriera. Voci di litigi e gruppi separati nello spogliatoio, con i turchi “tedeschi” e i turchi “100%” che avrebbero formato fazioni e sotto-fazioni; tecnici stranieri messi subito nel tritacarne mediatico (come il tedesco Stefan Kuntz, il primo straniero sulla panchina della Nazionale dopo diversi anni); allenatori imputati sempre di ogni errore.

 

Tutto questo ha messo un po’ in ombra uno dei problemi di questa Nazionale, e cioè che un’intera generazione di talento si è un po’ persa per strada. La parabola di Cengiz Ünder è abbastanza chiara in questo senso. Tornato al Fenerbahçe a 26 anni dopo esperienze altalenanti tra Roma, Leicester e Marsiglia, Under ha mostrato soltanto qualche lampo del suo talento in una stagione in cui i suoi compagni hanno messo a segno ben 99 gol totali. Montella, dopo una stagione così grigia, lo ha lasciato a casa, una scelta che qualche tempo fa avrebbe fatto scoppiare il finimondo, e che invece questa volta non ha fatto così tanto rumore.

 

La Turchia sembra aver trovato anche il leader, tecnico e carismatico, che cercava da molto tempo. Parlo di Hakan Çalhanoğlu, che nell’Inter di Inzaghi ha trovato una nuova dimensione e i migliori anni della sua carriera, e che anche Vincenzo Montella ha messo al centro della sua Nazionale, quando la qualificazione era ancora da conquistare. Schierato da mezzala ma con ampi compiti di regia, Çalhanoğlu ha risposto presente. E anche nella decisiva notte delle qualificazioni a Osijek, in Croazia, in cui è bastato un gol di Barış Alper Yılmaz (2000, Galatasaray), il 20 interista è stato uno dei migliori in campo.

 

L’ossatura della squadra 

Proprio dalle buone sensazioni di Osijek dovrà ripartire la squadra di Montella, che dopo ha passeggiato sulla bestia nera Lettonia (4-0), archiviato la qualificazione, ma che poi ha avuto diverse preoccupanti uscite a vuoto. Nelle ultime amichevoli di marzo ha perso 6-1 con l’Austria e 1-0 con l’Ungheria, mostrando una fase difensiva attaccabile in cui mancherà anche Çağlar Söyüncü, che si è infortunato all’ultima di campionato e lascia un vuoto non da poco nel reparto arretrato.

 

Sono proprio i blocchi di Gala e Fener, che hanno concluso il campionato rispettivamente a 102 e 99 punti, record storico per entrambi i club, a costruire la spina dorsale della Milli Takım (cioè letteralmente la “squadra nazionale”). Davanti alla difesa, infatti, insieme a Çalhanoğlu che avrà più compiti di regia, è molto quotata la presenza di Ismail Yüksek (1999), perno del centrocampo del Fenerbahçe che però, come il centrocampista dell’Inter, ha giocato buona parte della stagione da regista, occupando esattamente le stesse zone del campo. Come lui Salih Özcan (1998), in finale di Champions con il Borussia Dortmund da mediano di rottura: da come Montella riuscirà a risolvere questo rebus del centrocampo passeranno molte risposte, su una Nazionale che si presenta con molte meno aspettative rispetto agli ultimi due Europei, ma forse un pizzico in più di compattezza.

 

Il “blocco Fener” regala alla Turchia anche la velocità e l’imprevedibilità di un esterno sinistro dal piede destro che potrebbe regalare sorprese, ovvero Ferdi Kadıoğlu (1999), terzino che si prende molte licenze offensive; e non solo, perché sulla trequarti Irfan Can Kahveci (1995) ha ormai dimostrato di essere un giocatore pronto per grandi palcoscenici, migliorato in molti fondamentali. Kahveci potrebbe diventare il vostro giocatore feticcio di questi Europei: è estremamente piacevole da veder giocare e ha un sinistro sempre pericoloso.

 

Una compilation delle migliori giocate di Kahveci in questa stagione.

 

Anche il “blocco Galatasaray”, comunque, darà alla Nazionale il suo contributo, soprattutto sulla trequarti, con Kerem Aktürkoğlu (1998) e Barış Alper Yılmaz (2000) che hanno combinato sfracelli in patria insieme a Dries Mertens e Mauro Icardi. Yılmaz, soprattutto, ha fatto un netto salto di qualità dal punto di vista dell’esplosività fisica, qualità emersa nel 2-3 all’Old Trafford in Champions League. Il modo in cui lui e Kerem combinano e si trovano a memoria può giocare a favore di Montella, a cui però manca chiaramente una punta che in una Nazionale – cioè una squadra che per mancanza di tempo manca di una chiara identità offensiva – spesso ti toglie le castagne dal fuoco.

 

Il nodo attaccante

A Osijek, contro la Croazia, Montella in quella posizione schierò addirittura proprio Barış Alper Yılmaz, a tutti gli effetti un’ala destra. A Berlino, nell’amichevole contro la Germania vinta per 3 a 2, aveva ripescato Yazıcı, talentuoso trequartista classe ’97 di Trebisonda ora al Lille. In quell’occasione aveva trovato spazi importanti (e un gol in cui ha esultato con la linguaccia alla Del Piero) il bianconero Kenan Yıldız, una delle giovani scommesse dell’annata d’oro 2005.

 

Ha lo stesso anno sulla carta d’identità Semih Kılıçsoy, uno dei pochi numeri 9 veri e puri a disposizione di Montella, ma comunque pur sempre un’altra scommessa. Come Yıldız e Kılıçsoy, l’altro attesissimo 2005 è il gioiello del Real Madrid Arda Güler, reduce da un crociato rotto. Il suo promettente recupero in primavera, in cui si è messo a sprazzi in evidenza nonostante la durissima concorrenza di Bellingham e Brahim Diaz, fa sperare bene.

 

Se trovasse la quadra anche davanti, Montella potrebbe davvero scatenare un’altra scossa: la prima impresa l’ha già fatta in Croazia, vincendo a sorpresa su un campo che sembrava impossibile e staccando il pass per Euro 2024 con un inatteso primo posto nel girone. La seconda vera scossa sarebbe superare anche i gironi, obiettivo non impossibile considerando la concorrenza di Repubblica Ceca e Georgia. Certo, si diceva lo stesso negli ultimi due Europei, finiti entrambi dopo tre partite. Per ritrovare la Turchia ad alti livelli in un torneo continentale bisogna riavvolgere il nastro fino al 2008, con Fatih Terim che fece divertire l’Europa, arrendendosi soltanto in semifinale nel “derby” contro una Germania che negli anni successivi avrebbe attratto a sé Mesut Özil e Ilkay Gündoğan.

 

Ora qualcosa è cambiato. I “tedeschi” come Çalhanoğlu e Yıldız, gli “austriaci” come Müldür, gli “olandesi” come Kökçu e Kadıoğlu scelgono la Milli Takım: la Turchia è la Nazionale più europea di tutte, a pensarci bene. Sarà compito di un italiano, Vincenzo Montella, mettere insieme tutte queste scuole, e trasformare quello che finora è stato un limite in un pregio.

 

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Bruno Bottaro è nato nella provincia bergamasca, dov'è cresciuto prima di essere folgorato da Costantinopoli in un viaggio di tanti anni fa. Ha girato un documentario in Bosnia-Erzegovina sul derby di Mostar, prima di lavorare in Turchia, vivere in Germania e oggi, tra una fuga all'estero e l'altra, lavora dietro le quinte di DAZN a Milano. Ma la testa è sempre al Bosforo (e oltre).