L’Ucraina si è qualificata agli Europei dopo un lungo testa a testa con l’Italia che ha visto entrambe le squadre arrivare a 14 punti. Gli scontri diretti a favore degli azzurri hanno costretto i ragazzi guidati da Rebrov a doversi giocare la qualificazione agli spareggi, dove ha incontrato più difficoltà del previsto: è stata sotto nel punteggio per 1-0 fino all’85’ nella semifinale contro la Bosnia ed è riuscita a rimontare con i gol dei due centravanti Yaremchuk e Dovbyk nei minuti finali; esito simile anche nella finale contro l’Islanda che è passata in vantaggio con il gol di Gudmundsson alla mezz’ora, prima della rimonta avviata da Tsygankov al 54’ e poi conclusa da Mudryk all’84’, al suo secondo gol in Nazionale.
Si tratta della quarta qualificazione consecutiva, un risultato impressionante se si considera che prima del 2012, edizione in cui avevano svolto il ruolo di paese ospitante assieme alla Polonia, l’Ucraina non si era mai qualificata all’Europeo. Da quando Serhij Rebrov – stella della Dinamo Kiev negli anni ‘90 e grande compagno d’attacco di Andrij Shevchenko – è diventato commissario tecnico a giugno 2023 in sostituzione di Ruslan Rotan, l’Ucraina ha inanellato una lunga serie di risultati utili, con una sola sconfitta in undici partite proprio contro l’Italia a settembre, a testimonianza anche dell’innalzamento del livello medio della rosa che concede a Rebrov il lusso di poter tenere in panchina uno tra Lunin e Trubin, Malinovskyi, Stepanenko, Yarmolenko e Yaremchuk.
Una squadra versatile
Una delle migliori qualità dell’Ucraina è la duttilità: la rosa è formata da giocatori con struttura, velocità e buone qualità tecniche, per cui può permettersi di avere il controllo del pallone contro squadre di livello simile o inferiore per poi accelerare improvvisamente con le qualità in conduzione degli esterni e l’ottima presenza in area dei centravanti, ma contro squadre più blasonate può lasciargli il possesso per cercare di compattarsi e ripartire in velocità con la grande gamba dei giocatori offensivi.
L’idea di base è quella di giocare un calcio posizionale in cui il modulo di riferimento è il 4-1-4-1 che può facilmente trasformarsi in un 4-2-3-1. L’uomo chiave dal punto di vista tattico è Zinchenko, il vero regista della squadra che gioca nominalmente da mezzala sinistra ma che in pratica si abbassa a fianco del vertice; nella costruzione dal portiere la struttura più usata è infatti il 4+2.
Nel tratto medio del campo e in generale in fase di sviluppo però si ricerca una costruzione a 3, con il terzino sinistro Mykolenko che stringe la propria posizione lasciando l’ampiezza a Mudryk, mentre il terzino destro Konoplya si alza permettendo all’esterno alto Tsygankov di stringersi nel mezzo spazio destro. La struttura di riferimento in fase di possesso è quindi il 3-4-3 o 3-2-5. Una delle giocate più ricercate è l’isolamento in uno contro uno di Mudryk sulla fascia sinistra, che dribbla tanto ogni partita.
La costruzione a 3 è una costante che però viene trovata in maniera a diversa a seconda degli interpreti in campo: nella gara decisiva contro l’Islanda mancava Zinchenko dal primo minuto, ed è stato il movimento del vertice basso Brazkho ad abbassarsi tra i due centrali a permettere di ricreare quella struttura, con i due terzini che potevano alzarsi in ampiezza lasciando l’occupazione dei mezzi spazi agli esterni alti.
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Se la pressione avversaria si fa particolarmente intensa, avere davanti dei riferimenti di grande struttura come Dobvyk e Yaremchuk permette di giocare anche in maniera più diretta.
In fase di non possesso l’atteggiamento non è particolarmente aggressivo: viene lasciata la prima costruzione agli avversari, come dimostra il dato piuttosto alto sul PPDA. L’aspetto più interessante è però il radicale cambio di assetto tattico: Rebrov infatti opta per un 5-4-1 sia nel tratto alto che nel tratto medio abbassando Zinchenko nella posizione di terzino sinistro, oppure abbassando il vertice basso tra i due centrali. Prendendo in esame la gara giocata contro l’Italia che costruiva 4+2, l’idea era quella di lasciare il centravanti a ballare tra i due centrali con l’intento di chiudere la linea verso il compagno di reparto per forzarlo sull’esterno, mentre la linea a 4 di centrocampo prendeva a uomo il proprio riferimento con i due esterni alti sui terzini azzurri e i due centrocampisti sul doppio play.
I cinque difensori non sono passivi, ma si orientano sull’uomo e sono pronti a rompere la linea se uno degli avversari decide di abbassare il proprio baricentro per evitare di lasciare il centrocampo in inferiorità numerica.
Dall’arrivo di Rebrov, l'Ucraina ha perso una sola partita, ma i meriti vanno dati principalmente all’ottima fase difensiva che raramente concede tiri facili agli avversari. La fase offensiva è piuttosto deficitaria e fatica a produrre occasioni da gol: secondo Statsbomb sono solo 8,50 gli Expected Goals creati in nove partite, e non è un caso che tanti gol siano arrivati negli ultimi minuti, quando si spinge più per inerzia che attraverso il gioco. Può sembrare sorprendente se si considera l’alto livello del tridente, ma in realtà la difficoltà sta proprio nel riuscire mettere il reparto offensivo nelle condizioni di far male l’avversario; l’Ucraina infatti si colloca solo al 27° posto per passaggi nella trequarti avversaria: per intenderci è più vicina a San Marino che a squadre come Spagna, Danimarca e Svizzera che comandano la classifica.
I gialloblù sono stati sorteggiati nell’accessibile Girone E assieme a Belgio, Romania e Slovacchia. Per i valori delle rose l’esito più probabile è la qualificazione agli ottavi di finale arrivando secondo posto alle spalle del Belgio, squadra che negli ultimi quindici anni si è dimostrata una schiacciasassi nelle qualificazioni, ma che ha senza dubbio perso valore rispetto al periodo d’oro coinciso con la semifinale dei mondiali del 2014. In ogni caso il format del torneo permette la qualificazione al turno successivo anche alle quattro migliori terze, per cui un’eventuale eliminazione anticipata dell’Ucraina sarebbe un vero e fallimento per la qualità di cui può disporre la squadra. Difficile in ogni caso pensare che la squadra di Rebrov possa andare oltre i quarti di finale, proprio come nella scorsa edizione, quando si erano dovuti arrendere all’Inghilterra.
Artem Dovbyk arriva molto in forma
I nomi più rinomati sono certamente quelli di Oleksandr Zinchenko e di Mykhaylo Mudryk. Il terzino dell’Arsenal è il perno della squadra e ha più libertà di movimento rispetto ai compagni, così che possa svariare per il campo muovendosi verso il pallone per alzare la qualità del palleggio; l’esterno del Chelsea invece non ha rispettato le grandi aspettative sul suo conto e anche in nazionale non è stato protagonista come si potrebbe pensare, ma rappresenta comunque l’elemento di accelerazione e di imprevedibilità di cui ha tanto bisogno la squadra di Rebrov.
Spesso però in questo genere di competizioni fa la differenza chi è in un ottimo stato di forma, e nel caso dell’Ucraina si tratta senza dubbio di Artem Dovbyk. Il centravanti classe 1997 è stato il finalizzatore devastante del Girona, una delle più grandi sorprese della stagione europea, siglando ben 24 reti e vincendo il Pichichi, il premio assegnato al capocannoniere del campionato. Dovbyk rappresenta l’archetipo del centravanti moderno che abbina grande struttura (189cm) a potenza e velocità in campo aperto, dimostrandosi anche mortifero dentro l’area di rigore avversaria specialmente nel gioco aereo. Da non sottovalutare poi il vantaggio di poter condividere il reparto offensivo con un suo compagno di squadra nel Girona come Tsygankov, esterno d’attacco mancino capace di mettere a segno otto gol e sette assist nel grande campionato dei catalani.