Con gli Australian Open 2020 inizia un nuovo decennio di tennis. Se gli anni '10 sono stati quelli della fine del gioco di serve and volley puro e della consacrazione dei tre supercampioni che resteranno in modo indelebile nella storia di questo sport, gli anni '20 saranno quelli che metteranno fine alle loro carriere e realizzeranno la transizione a un tennis diverso. Sarà forse meno raffinato nel contrattacco - come è stato per Nadal e Djokovic - e dal punto di vista della classe - per l'irriproducibilità del tennis impossibile di Federer - e più dotato invece di potenza e ritmi elevatissimi, ma sarà ancora capace di lasciare spazio alla diversità e alle personalizzazioni.
Nel primo slam dell’anno degli anni ’20, come per dare un timbro al futuro, si è parlato soprattutto della questione più importante della nostra contemporaneità: la crisi climatica che ha portato ai gravi incendi nella zona sud-est dell’Australia. Proprio la zona di Melbourne, quella dello slam. Dalila Jakupovic si è ritirata per problemi respiratori e altri giocatori ne hanno sofferto nel primo giorno di qualificazioni. Stefanos Tsitsipas ha detto di aver tossito molto dopo la prima giornata di allenamenti. I migliori tennisti sono stati lasciati intanto ad allenarsi in spazi chiusi, in un’inquietante metafora delle conseguenze piramidali della crisi climatica.
A un certo punto lo stesso torneo è sembrato a rischio e Shapovalov ha dichiarato: «Non voglio rischiare la mia vita, se la qualità dell'aria non sarà salutare non giocherò», ha detto. «Sono stati male nelle qualificazioni giocatori in partite al meglio dei 3 set, cosa potrebbe succedere a noi al meglio dei 5? Sappiamo gli effetti che può dare l'inalazione di questa aria a breve termine, ma quanto condizionerà la nostra vita futura respirare così per due settimane?».
La sua sconfitta nella notte al primo turno contro Marton Fucsovics e il fatto che in conferenza stampa abbia parlato solo del suo atteggiamento e dei suoi errori testimoniano, forse, che il problema della qualità dell'aria sembri essere in via di risoluzione. Lo Slam è iniziato regolarmente e vale la pena farsi qualche domanda su cosa ci sarà da aspettarsi.
1. Solita domanda: chi può fermare la macchina Novak Djokovic?
Dopo lo psicodramma collettivo successivo all'eliminazione dalla Davis, il team Serbia si è rifatto all'ATP Cup dove Djokovic ha avuto modo di sconfiggere due dei tre rivali principali nella corsa a quello che sarebbe il suo ottavo titolo a Melbourne. Soprattutto in relazione alla discontinuità patita a fine 2019 - con le prestazioni deludenti di Londra e Shanghai e quelle spaventose di Parigi-Bercy - il suo rendimento è parso a tratti inattaccabile, perfino in doppio dove non è mai stato un interprete di primissimo livello.
È soprattutto nella sfida in finale nell'ATP Cup contro Nadal che Djokovic ha dato per l'ennesima volta prova di quanto sia naturale la sua espressione su questa superficie: è partito talmente forte da soffocare per l'ennesima volta il gioco dello spagnolo e ha resistito con solidità e continuità alla crescita dell'aggressività che Nadal ha messo in campo nel secondo set, soprattutto con le efficaci discese a rete. Anche contro Medvedev, Djokovic ha risolto alcuni problemi che il russo gli ha sempre posto di fronte: ha manovrato bene nonostante abbia sempre sofferto le palle senza peso di Medvedev e alla fine ha fatto valere la sua maggiore qualità e completezza di gioco, forse contro l'avversario per lui in assoluto più fastidioso per caratteristiche tecniche.
Vale la pena ribadire per l'ennesima volta come Djokovic all'ATP Cup sia riuscito a colpire sempre in anticipo, vicino alla riga, il rovescio contro le palle cariche di Nadal. In questo modo ha vinto lo scontro diretto per la nona volta consecutiva sul cemento, con un impressionante parziale di 19 set a zero.
Nadal e Medvedev sono però dall'altra parte del tabellone, anche se appaiono nettamente i favoriti in quella sezione per arrivare in finale. La zona di Djokovic non mostra alcuna insidia fino agli eventuali quarti di finale contro Tsitsipas: il serbo di recente ha dominato contro il greco solo a Parigi-Bercy, per via della superficie più lenta, ma nei terreni più rapidi di Shanghai e del torneo di esibizione di Abu Dhabi Tsitsipas è uscito vincitore in rimonta al terzo set mostrandosi soprattutto molto pericoloso nello scontro sulla diagonale destra. La superficie di Melbourne, seppur modificata dal Plexicushion al Greenset, sembra essere rimasta piuttosto rapida per cui Tsitsipas nell'eventuale sfida a Djokovic partirebbe sfavorito ma avrebbe comunque molte carte da giocare.
Dovesse uscire vincitore contro uno Tsitsipas oltretutto molto migliorato sul lato del rovescio nei campi veloci, Djokovic se la vedrebbe teoricamente contro Federer in semifinale, forse l'unica altra grande insidia considerato che Wawrinka è nella zona di tabellone opposta e difficilmente riuscirà a emergere nella sezione con Nadal e Medvedev. È difficile fare previsioni sulla reazione dei giocatori alle condizioni dell'aria - anche se in passato Djokovic ha sofferto più di altri sulla respirazione - il serbo appare ovviamente il giocatore da battere in questo torneo.
2. Quante possibilità hanno Nadal e Federer?
In una campagna australiana che ha rappresentato un passo indietro rispetto al brillante finale di 2019, compresa la bella vittoria contro Tsitsipas nella finale di Abu Dhabi, Nadal sembra non arrivare nelle migliori condizioni a uno Slam che gli prospetta nuovamente il temuto scontro caratteriale con Kyrgios nei primi turni, stavolta eventualmente al quarto. Tutto sommato, però, nella prospettiva a lungo termine è stato piuttosto fortunato: ha pescato eventualmente Thiem ai quarti - uscito non bene dall'ATP Cup con le sconfitte contro Coric e Hurkacz - anziché i più temuti Zverev e Tsitsipas, e lo stesso vale per Medvedev in semifinale - battuto 3 volte su 3 - anziché Federer, contro cui ha perso gli ultimi 6 scontri diretti sul veloce.
Avviato all'incirca nel 2016 con il miglioramento del rovescio in anticipo, il processo di adattamento di Nadal al veloce si è alimentato proprio un anno fa a Melbourne con il nuovo servizio e, in chiusura di 2019, anche da una maggiore propensione alle discese a rete.
Per uscire vincitore dalla finale del torneo di esibizione di Abu Dhabi contro Tsitsipas, Nadal ha giocato più rovesci lungolinea che incrociati, dimostrando ancora la sua trasformazione nel corso degli ultimi anni.
Forse solo proprio tramite la sintesi pressoché perfetta di tutti questi aggiustamenti, unita alla precisione del dritto lungolinea, passano le uniche speranze di Nadal di uscire vincitore dall'eventuale attesissimo scontro contro Djokovic in finale. Comunque il maiorchino, come però era riuscito a fare gli anni scorsi, dovrà dimostrare di crescere di condizione psico-fisica nel corso del torneo, sciogliendo forse anche qualche carico di preparazione.
Tutto il repertorio offensivo di Nadal - tra colpi lungolinea e attacchi a rete - per uscire vincitore da due punti importanti contro Djokovic. Una varietà che per lo spagnolo è sempre più indispensabile per vincere titoli sul cemento, come visto anche nell'ultimo US Open.
In condizione non eccellente è parso anche Roger Federer nella sfida, seppur non troppo attendibile, contro Kyrgios al Rally for Relief. «Le mie aspettative sono piuttosto basse», ha detto prima dell'inizio del torneo, che lo ha visto sconfiggere stanotte Steve Johnson mostrando una brillantezza atletica in leggera crescita.
La sua zona di tabellone fino al terzo turno non gli ha riservato particolari insidie, ma neanche giocatori così semplici da battere - Krajinovic, Hurkacz, Humbert - e già agli ottavi arriverebbe uno tra il rivitalizzato Dimitrov o eventualmente un Sinner a quel punto molto carico. Con un po’ di realismo, però, le insidie maggiori arriverebbero nei quarti contro Berrettini, battuto due volte ma su erba e indoor, le migliori condizioni possibili per Federer nel confronto diretto.
Lo svizzero in forma è in grado ancora di poter vincere uno Slam e il fatto che fino alla semifinale potrebbe evitare tutte le possibili mine vaganti - stanotte hanno perso sia Shapovalov che Borna Coric, da sempre una sua bestia nera per la capacità di spostare e condurre lo scambio sulla diagonale del rovescio - potrebbe consentirgli di arrivare fresco e lucido all'eventuale scontro contro Djokovic o Tsitsipas, un fattore troppo importante quando si va verso il compimento dei 39 anni.
3. Parliamo di Medvedev e Tsitsipas
Qualche giorno fa Mats Wilander ha dichiarato che secondo lui solo cinque uomini possono vincere questo torneo, e cioè Medvedev e Tsitsipas oltre ai Big 3. È un’idea condivisibile condivisibile: la crescita di Thiem è stata evidente ma sul cemento al meglio dei 5 set appare ancora attaccabile da molti avversari - già eventualmente Anderson al terzo turno oppure Monfils o Auger-Aliassime agli ottavi.
Ancora un po' acerbi sia Zverev che Berrettini, la principale mina vagante potrebbe essere rappresentata dall'esperienza di Wawrinka, che avrebbe Medvedev agli ottavi - buttò un po' via la sfida contro di lui all'ultimo US Open - e Zverev ai quarti. In tono minore qualche exploit importante potrebbe arrivare dalla freschezza e dalla crescita di Rublëv, vincitore dei primi due tornei stagionali a Doha e Adelaide; mentre la grande delusione è già arrivata da Shapovalov, che era stato autore di un grande finale di 2019. L'altro giovane canadese, Auger-Aliassime, sembra ancora non aver ripreso il ritmo dopo l'infortunio di Vienna e ha messo a segno vittorie recenti solo contro i non irresistibili Pervolarakis, Bolt e Duckworth.
Tsitsipas, tuttavia, tra i cinque favoriti è quello col tabellone più complicato, con l'insidia Raonic al terzo turno e un ottavo complicato contro Paire - in grande forma ad Auckland - o la rivincita del quarto 2019 contro Bautista Agut. Ma rispetto al 2019 Tsitsipas, seppur sia apparso ancora molto nervoso in campo, ha solidificato un'evoluzione sul rovescio che gli permette di avere più anticipo sulla palla sui campi veloci. In queste due settimane potrebbe essere ancora presto per un suo successo Slam, ma la sensazione è che la strada sia quella giusta.
Medvedev viene invece dalla splendida finale dello scorso US Open ed è più solido e consapevole di Tsitsipas. All'ATP Cup è parso recuperato dopo le quattro sconfitte consecutive con cui ha chiuso il 2019 e che lo avevano visto un po' in riserva di energie mentali sul campo. La sensazione è che su questa superficie la sua naturalezza e la sua costanza siano a un livello troppo elevato per quasi tutti i suoi avversari: forse fino alla semifinale contro Nadal l'unico pericolo per Medvedev potrebbero essere le palle molto pesanti di Wawrinka agli ottavi.
Ma la facilità con cui Medvedev decodifica gli avversari, oltre che il fatto che contro Nadal nei tre precedenti sia andato sempre più vicino al successo, portano a pensare che il russo possa avere chance anche per andare in finale. Oltretutto, per la sua capacità di togliere peso alla palla e utilizzare poche energie, potrebbe dare eventualmente molto fastidio anche a Djokovic, sotto tutti gli aspetti.
4. Quale percorso attende gli italiani?
Nella notte sono già arrivati i primi verdetti, sia definitivi che parziali: si sono conclusi solamente gli incontri di Berrettini e Caruso che hanno rispettato ampiamente i pronostici - il romano ha asfaltato l'australiano Harris, il siciliano ha perso nettamente contro Tsitsipas - mentre si sono già indirizzati i match di Fognini, Travaglia, Sinner e Giustino, tutti sospesi per pioggia.
Le sorprese sono arrivate soprattutto in negativo: il fatto che il lucky loser Giustino sia sotto per 6-2 6-1 5-2 contro Raonic rientra nella norma, mentre anche Sinner sta sfruttando il sorteggio fortunato ed è avanti per 2 set a zero contro Purcell. Molto negativi invece i punteggi di Fognini e Travaglia: il ligure veniva dalle recenti vittorie contro i grandi battitori, Opelka in Davis e soprattutto quella molto convincente contro Isner all'ATP Cup, ma è sotto 2 set a zero proprio contro Opelka in un match che in ogni caso, potrebbe girare da un momento all'altro. Sarebbe importante anche perché il tabellone a livello teorico prevede il derby Fognini-Berrettini agli ottavi, sempre che il ligure superi lo scoglio di un secondo turno complicato contro Thompson o Bublik.
Altrettanto sorprendente in negativo il parziale di 6-4 6-3 per Garin - che si esprime forse meglio sui campi più lenti, visti anche i quarti a Parigi-Bercy - su Travaglia, reduce dalle grandi prestazioni all'ATP Cup con la vittoria su Fritz. I pronostici sembrano invece chiusi per Sonego contro Kyrgios e per Cecchinato contro Alexander Zverev, con il palermitano che ha battuto miracolosamente Leonardo Mayer ad Auckland ma è stato dominato contro i francesi, adatti al veloce, Humbert ed Herbert. Bella sfida generazionale e di qualità, soprattutto sul lato del rovescio per entrambi, tra Seppi e Kecmanovic, col giovane serbo apparso più in forma di recente - a Doha ha battuto Thompson, Tsonga e Fucsovocs e ha perso solo contro un grande Rublëv - ma senza dubbio alla portata di Seppi per un match più o meno alla pari.
I maggiori riflettori saranno però puntati chiaramente su Berrettini e Sinner, le nostre grandi promesse. Il romano ha pochissimi punti da difendere fino all'inizio della stagione su erba e potrà provare l'ingresso nei primi 5-6 del mondo, a partire da questo torneo dove può solo guadagnare punti - vista la sconfitta al primo turno l'anno scorso contro Tsitsipas - spingendosi almeno fino ai quarti contro Federer.
Sinner ha invece iniziato la stagione con un po' di tensione in più rispetto alla totale scioltezza con cui si è espresso alle Next Gen Finals di Milano: non solo contro Paire ad Auckland ha confermato ripetutamente di soffrire ancora molto le variazioni di ritmo rispetto a un palleggio lineare, ma soprattutto a inizio partita è andato molto lento con il braccio. Non vengono minimamente ridimensionate le aspettative per il futuro, ma va sempre ricordato che l'andamento della curva di apprendimento non può sempre salire vertiginosamente, neanche per un giocatore così giovane, per cui servirà ancora pazienza per vederlo ai piani più alti.
La scarsissima profondità della risposta di Sinner nel primo set del primo turno di Auckland contro Paire, anche sulla seconda non irresistibile del francese. Indice di troppa tensione iniziale, man mano sciolta nel corso del match.
5. Quali primi turni vanno assolutamente seguiti?
È saltata la possibilità di vedere lo spettacolare derby dei giovanissimi tra Sinner e Shapovalov al secondo turno, ma l'altoatesino sarà eventualmente chiamato comunque a un'altra bella partita contro Fucsovics. Più interessante del previsto si è rivelato il primo turno di Djokovic contro Struff, mentre non andrà sicuramente perso lo scontro tra il perennemente acciaccato Cilic e l'astro in ascesa Moutet, un giocatore dalla tecnica piuttosto istintiva ma con una grande varietà di colpi tra rovesci tagliati e palle corte, già capace di sconfiggere Wawrinka a Doha.
Andando più in là con lo sguardo possono rivelarsi intriganti gli scontri tra Goffin e Herbert al secondo turno e tra il vincente di questa partita e Rublëv al terzo turno. Ugualmente da non perdere gli eventuali terzi turni tra Anderson e Thiem, tra Monfils e Auger-Aliassime e tra Kyrgios e Khachanov. In chiave giovani, da testare l'esuberanza e l'atletismo di Davidovich Fokina eventualmente nel secondo turno contro Schwartzman o addirittura nel terzo turno contro Edmund, quella che sarebbe una rivincita dell'intensissima sfida di Auckland. Potrebbe emozionare, ma anche deludere, la prosecuzione del derby spagnolo e la totale contrapposizione di stili tra Lopez e Bautista Agut, avanti di un set.
La sensazione, però, è che le partite migliori possano generarsi nelle fasi finali del torneo, come ormai accade sempre più spesso negli ultimi anni agli Australian Open.