
È difficile per un evento sportivo di grande livello mantenere in equilibrio una dimensione popolare e locale con una mediatica e globale; una spinta identitaria all’autenticità e un’altra che prova a piegare l’evento a un respiro televisivo e internazionale, ridefinendone logiche e senso. Il Tour de France è una delle poche manifestazioni sportive riuscite a trovare un proprio spazio di coerenza in limine a due universi così diversi. Un equilibrio sottile tra un’epica nazionale, tutta impegnata a narrare la Francia, e un’estetica internazionale, preoccupata di vendere il Tour come uno dei più grandi eventi mondiali.
Dopo i Mondiali di calcio e le Olimpiadi, il Tour de France è il terzo evento sportivo più seguito in assoluto. Una macchina organizzativa impressionante, che per quasi un mese accresce il senso di appartenenza dei francesi come se fosse un contenitore in grado di definire un’identità collettiva diffusa.
Ci sono centinaia di piccoli paesini che ogni anno, con un’attesa spasmodica, aspettano di essere attraversati dalla carovana della grand boucle come se dovessero essere toccati con mano dalla Marianne in carne ed ossa.
È questa una delle meraviglie del Tour: l’equilibrio fra le sue contraddizioni. Dalla piccola famiglia rurale francese che aspetta il passaggio dei corridori insieme a giovani ragazzi olandesi e sud americani, alla bottiglietta di Coca Cola che un anziano di novantuno anni passa ogni anno a corridori che hanno a disposizione le borracce più tecnologiche del pianeta. Quest’anno, come ogni anno, il Tour de France continuerà e rimettere in scena questo miracolo, questa sottile corda che sembra non spezzarsi mai.
Siamo all’edizione numero 103: 3519 km divisi in 21 tappe che si disputeranno dal 2 al 24 luglio, 198 corridori per 22 squadre. Questi sono i numeri che inaugurano la corsa più importante dell’anno, e con questa guida analizziamo le cose più importanti da tenere a mente per preparavi a luglio: il mese del Tour.
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Ed eccoci qua. Vi piace questo percorso, su quali tappe bisogna segnare il “circoletto rosso”?
Umberto Preite Martinez
A saltare all’occhio sono subito due cose: l’importanza dell’ultima settimana, quando il gruppo affronterà quattro tappe di montagna in successione prima del classico finale a Parigi; e l’assenza di una vera cronometro. Le due tappe contro il tempo sono una cronoscalata (all’ultima settimana) e una cronometro piuttosto breve con due côte da affrontare nel percorso.
Un contesto che sembra cucito su Nairo Quintana, che da sempre fatica a cronometro (anche se recentemente ha vinto la crono della Route du Sud, seppure contro corridori di seconda fascia) e da sempre riesce a dare il meglio di sé nella terza settimana dei Grandi Giri.
Per questo, paradossalmente, saranno decisive le tre tappe pirenaiche. Se Quintana riuscirà a limitare i danni, allora avrà la reale possibilità di andare a vincere il suo primo Tour de France nelle ultime quattro tappe.
La cronometro è sempre stata una specialità molto particolare, spesso criticata dal grande pubblico perché non proprio spettacolare. Ma è pur sempre una specialità importante nel ciclismo. La tendenza degli ultimi anni a cercare nuovi escamotage per rendere le prove contro il tempo più appetibili sono apprezzabili, ma la bellezza del gesto tecnico del grande cronoman, dello studiare la fluidità della pedalata, l’ammirare la posizione perfetta degli specialisti, sono tutte piccole cose che rendono una cronometro magica.
Lo snaturamento di queste tappe è per me l’amputazione di uno piaceri del seguire il ciclismo. Che è spesso un piacere di natura masochistica.

Flavio Fusi
A me sembra il classico percorso da Tour de France, fatta eccezione per la cronometro “lunga” accorciata di 20 km rispetto al solito e la cronoscalata. Probabilmente la scelta rientra nell’ottica di non dare troppo vantaggio a Froome, che obiettivamente a cronometro è un gradino sopra gli altri corridori che competono per la vittoria finale. Ciò non vuol dire che le due prove contro il tempo saranno meno complicate del solito, anzi, quella alla tredicesima tappa sarà difficile da interpretare visto che parte in salita, prosegue con una sezione piatta e torna a salire nel finale.
Come al solito ci sono salite storiche come il Tourmalet, il Col d’Aspin e il grande ritorno del Mont Ventoux. Quest’ultima ascesa verrà affrontato il 14 luglio, giorno della presa della Bastiglia e sicuramente ci sarà da divertirsi con tutti i francesi volenterosi di ben figurare nel giorno della festa nazionale.
A non piacermi è la mancanza di tappe adatte agli specialisti delle classiche, che invece caratterizzano il Giro d’Italia, specie negli ultimi anni. C’è qualche tappa piatta con un finale che può non far pensare necessariamente ad un arrivo in volata, ma c’è il rischio che le tappe dedicate agli sprinter siano un po’ troppo simili tra loro, oltre che noiose. Una tappa un po’ diversa dal solito non avrebbe probabilmente deciso la classifica, ma sicuramente avrebbe favorito lo spettacolo.
Sarà banale dirlo, ma penso che la maglia gialla si assegnerà all’ultima settimana, in quel blocco di quattro tappe tra la 17 e la 20, coni una combinazione di fattori tra cui il giorno di riposo, le difficoltà a controllare la corsa e la possibilità di renderla dura fin dai primi chilometri, in grado di ribaltare completamente la classifica.

Il Mont Ventoux.
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Francesi&Tour de France, un’altra edizione di delusioni?
Andrea
Aggiorniamo la statistica assurda anche quest’anno: un francese non vince un Tour de France da ben trentuno anni. Solo per un podio ne hanno dovuti aspettare quindici, quando nel 2014 - l’edizione vinta da Nibali - Péraud e Pinot arrivarono rispettivamente secondo e terzo, interrompendo una striscia negativa che durava dal 1997, con il secondo posto di Richard Virenque. Difficile dire quando un francese tornerà a vincer un Tour, sicuramente c’è una generazione di corridori che sembra promettere bene. Limitandoci al presente, sicuramente i francesi avranno l’occasione per rendersi protagonisti in questo Tour de France. Corridori come Bardet, Pinot, Barguil, Rolland e l’intramontabile Voeckler possono ambire a qualche tappa importante. Difficilmente li vedremo competere per la generale, ma se uno di loro - penso soprattutto a Pinot - riuscisse a salire sul podio sarebbe un ottimo risultato.
Flavio
Proprio nessuna possibilità direi di no, però anche quest’anno sarà difficile vedere un francese in maglia gialla sugli Champs-Elysees. I due più accreditati tra i corridori di casa sono nuovamente Thibaut Pinot e Romain Bardet. Negli ultimi due anni entrambi sono cresciuti nelle prestazioni in salita, ma tra i due credo che sia Pinot quello che arriva meglio visti i notevoli progressi fatti anche a cronometro, certificati dalla recente conquista del titolo nazionale “contre la montre”. Inoltre, rispetto ai precedenti tentativi, avrà finalmente la squadra a sua completa disposizione, cosa che potrebbe permettergli un ulteriore salto di qualità.
Ci sarebbe anche Warren Barguil, che ha dimostrato di avere la stoffa del campione con le due tappe vinte alla Vuelta del 2013, ma che da allora non ha più tagliato il traguardo per primo. Probabile che punti a vincere una tappa più che a fare classifica.
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Insomma, sarà un Tour equilibrato o dobbiamo subito rassegnarci a un altro dominio di Chris Froome?
Andrea
L’edizione di quest’anno, almeno sulla carta, sembra più avvincente rispetto del Tour 2015. Oltre a Froome, Nibali - ma con tuttavia un ruolo diverso - Contador e Quintana, ci saranno anche Aru e Landa.
A rendere interesssante questo Tour però, più che i nomi, sono le motivazioni di questi corridori. Sarà interessante vedere come si comporterà Quintana: l’anno scorso è sembrato l’unico in grado di reggere i ritmi di Froome ma alla fine, anche per colpa dell’eccessivo attendismo, ha dato l’impressione di rinunciare a competere davvero per la maglia gialla, accontentandosi di un secondo posto. C’è poi da vedere cosa combinerà Aru, per la prima volta capitano al Tour. Nonostante abbia già vinto una Vuelta, qui la pressione ha una consistenza molto diversa e la mancanza di esperienza potrebbe essere un’incognita grossa.
Ma se i nomi, il percorso e le narrazioni lasciano ben sperare per un tour avvincente ed equilibrato, Chris Froome impedisce di parlare troppo presto. Anche l’anno scorso sembrava un Tour equilibrato, con grandi aspettative, dove tutti immaginavamo duelli infiniti, e invece abbiamo visto come è andata a finire. Se Froome si ripresenta con la stessa condizione e motivazione dello scorso anno non ci sarà storia per nessuno.
Il momento in cui Froome ha ucciso il Tour 2015.
Marco Armillei
Credo comunque che sarà molto difficile assistere nuovamente a un’edizione simile a quella del 2015. Lo scorso anno la Sky è riuscita a controllare totalmente la corsa soprattutto grazie ad avversari sottotono (Nibali e Contador non hanno rispettato le attese) e di una Movistar che ha preferito portare due corridori sul podio piuttosto che rischiare il tutto per tutto in ottica maglia gialla. Nessuna di queste due condizioni dovrebbe riproporsi, per cui credo che la corsa potrebbe riservare parecchie sorprese. Sarà interessante vedere come si comporterà Froome se in qualche occasione verrà abbandonato dai propri compagni. Per caratteristiche tecniche, senza il prezioso lavoro del suo team, l’inglese perde molta efficacia quando alza il ritmo, e non essendo abituato a difendersi da solo, se avrà giornate difficili in cui saranno gli altri ad attaccarlo, si troverà in una condizione per lui quasi del tutto nuova. La mia sensazione è che, sebbene le strade del Tour non saranno probabilmente una polveriera pronta a esplodere in ogni tappa, non si seguirà il copione voluto dal Team Sky.
Umberto
Sono d’accordo: sarà un Tour molto più equilibrato, vuoi per la durezza del percorso che favorirà gli scalatori puri, vuoi per la presenza di tanti campioni al via. Da Froome a Contador, da Quintana a Van Garderen; poi Aru, Nibali e i francesi Bardet e Pinot: in tanti hanno messo nel mirino la maglia Gialla di Parigi.
Chris Froome è il favorito, ma credo che quest’anno Quintana riuscirà a metterlo spesso in difficoltà, soprattutto nell’ultima settimana, periodo in cui Froome ha dimostrato negli ultimi anni di non riuscire a essere brillantissimo.
C’è da dire che anche quest’anno la Sky schiera uno squadrone superiore a tutte le altre formazioni presenti al via. Anche se Geraint Thomas non ha ancora mostrato la gamba dell’anno scorso, e rappresenta quindi un’incognita, la presenza di Henao, Landa, Nieve e Kiryienka può far stare tranquillo Chris Froome. Ma gli avversari da controllare quest’anno sono tantissimi, il percorso è meno favorevole rispetto alle ultime edizioni e le gambe di Froome potrebbero cominciare a risentire del lavoro fatto per aumentare a dismisura la frequenza di pedalata (nelle ultime apparizioni la frequenza di Froome sia stata più bassa rispetto a quella, mostruosa, cui siamo abituati).
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Prima volta di Aru al Tour de France: aspettative, speranze, sogni?
Marco
Diciamo subito che Fabio Aru è un corridore dal talento immenso. Seppur giovanissimo, ha già conquistato una Vuelta di Spagna e ben due podi al Giro d’Italia. Il Tour, però, è tutt’altra cosa. Nella corsa francese l’esperienza conta moltissimo, così come la squadra. Aru è alla prima partecipazione in Francia, e nonostante l’Astana sia una team composto da corridori eccezionali, la presenza di Nibali rischia di rivelarsi molto pericolosa per lo scalatore sardo. Cosa accadrà se Aru dovesse avere difficoltà nelle prima tappe e Nibali si mostrasse pimpante? I gregari saranno comuni oppure ognuno avrà almeno qualche uomo di fiducia? E ancora, Nibali saprà davvero mettersi al servizio di Aru in caso di manifesta superiorità del compagno? Le risposte a queste domande sono fondamentali per capire fin dove potrebbe spingersi Aru, ma la sensazione è che nella migliore delle ipotesi (una corsa con tutta la squadra, Nibali compreso, al proprio servizio) il giovane capitano dell’Astana, trattandosi della prima esperienza nella corsa francese, possa ambire “solo” a un piazzamento sul podio. Su cui costruire per i prossimi anni.

Umberto
Essendo alla sua prima esperienza al Tour, ed avendo davanti a lui almeno due campioni di livello superiore a tutti gli altri, sarà già un successo per Fabio Aru riuscire a piazzarsi sul gradino più basso del podio.
Aru arriva a questa Grand Boucle con una squadra di fedelissimi costruita per aiutarlo e proteggerlo durante tutte le tre settimane, e anche se la presenza di Nibali potrebbe inizialmente essere percepita come destabilizzante, credo che si potrebbe rivelare un’arma in più per l’Astana. Il poter giocare con due punte, come la Movistar dello scorso anno, garantisce alla squadra kazaka la possibilità di provare a mettere in difficoltà gli avversari, ammesso che Nibali abbia la forza per fare un gran Tour de France dopo le energie spese per vincere un Giro difficilissimo.
Le incognite sono la condizione fisica e l’esperienza. Il Tour de France è una corsa diversa dalle altre: più nervosa, più veloce.
Nelle corse di preparazione Aru non si è praticamente mai visto, seguendo un programma di avvicinamento che ricorda molto quello di Nibali. Le voci di un inverno un po’ tribolato e di qualche difficoltà di troppo nel trovare la giusta pedalata fanno suonare un campanello d’allarme se rapportate all’altalenante condizione mostrata dal sardo al Delfinato. La mia fiducia nei tecnici dell’Astana è però, dopo le imprese di Nibali degli ultimi anni, praticamente incondizionata, quindi sono convinto che Fabio Aru saprà ancora una volta regalarci grandi emozioni.
Flavio
Penso che nemmeno Aru conosca i propri limiti. L’impressione, provando a interpretare il modo in cui è cresciuto finora, è che non sia ancora al massimo del proprio sviluppo fisico e atletico. Cosa che rende ancora più complesso provare a pronosticare come sarà il suo primo Tour. Penso che il discorso sulla preparazione sia molto relativo, perché Aru è più giovane di Nibali e ha può anche permettersi un avvicinamento come meno giorni di corsa. Inoltre il corridore sardo aveva approcciato il Giro del Delfinato come una corsa di preparazione, come si suol dire “per fare fatica” e comunque è riuscito a vincere una tappa che nulla aveva a che vedere con le sue caratteristiche, prima di terminare la classifica al 45.esimo posto. Dunque io penso che arriverà pronto e che in salita possa tenere il ritmo dei migliori e aggiungo che sono sicuro che la squadra, salvo disastri nella prima settimana, correrà per lui. Certo, rispetto ai migliori pare essere ancora un passo indietro, specie sulle pendenze più dure e a cronometro, ma in un Tour come questo, senza troppa pressione, potrebbe avere qualche chance di centrare il podio.
Andrea
Per tornare sulla questione Nibali, e sul suo possibile supporto ad Aru. Il messinese ha dichiarato più volte che il suo obiettivo, dopo la vittoria al Giro d’Italia, sono le Olimpiadi di Rio, quindi è scontato pensare che parteciperà al Tour per prepararsi a questo appuntamento, e soprattutto per aiutare Aru.
A rigor di logica questo è lo scenario più plausibile, ma il ciclismo ci insegna che in una corsa a tappe di un mese non possiamo azzardare pronostici senza il rischio di essere subito smentiti. Se Aru non subirà cali di condizione, e le sue prestazioni lo manterranno nelle posizioni alte della generale, allora è molto probabile che Nibali avrà un ruolo da comprimario. Sorge però spontanea una domanda: e se Nibali avesse la condizione per lottare seriamente per la maglia gialla al pari di Aru, chi sarà il vero capitano dell’Astana? è uno scenario remoto, immaginifico, sostanzialmente irreale. Con alle spalle un Giro d’Italia vinto alla penultima tappa con estrema fatica, è impossibile che Nibali conserverà la condizione adatta per sfidare degli avversari di tutto rispetto che stanno preparando questo appuntamento da un anno. Però sognare è lecito, se questo 0,1% di probabilità dovesse tramutarsi in realtà, Nibali avrebbe l’occasione di raggiungere Marco Pantani, l’ultimo corridore in grado di vincere Giro d’Italia e Tour de France nello stesso anno. Se mai dovesse succedere una cosa simile, restare fermi e guardare gli altri sarà molta dura.
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Ma arriviamo al dunque dai. Nairo Quintana è l’avversario principale di Chris Froome?
Andrea
Il Tour 2015 di Quintana lo possiamo considerare sostanzialmente inespresso. Certo, un secondo posto dietro un Froome micidiale resta un ottimo risultato, ma la sensazione è che Quintana lo scorso anno non si sia spinto fino al limite. Ha preferito, insieme alla sua squadra, pensare al podio piuttosto che rischiare il tutto per tutto provando ad attaccare fino in fondo la maglia gialla. Quest’anno Quintana torna al Tour con motivazioni totalmente diverse, e difficilmente correrà con il freno tirato, e anche la Movistar si comporterà in modo diverso. Se alle motivazioni aggiungiamo lo spessore del corridore e la forza della squadra a supporto, possiamo certamente considerarlo come l’avversario principale di Chris Froome.
Marco
Concordo sostanzialmente con quanto detto da Andrea. Quintana ha tutte le carte in regola per ambire alla maglia gialla. Inoltre in questo 2016 è riuscito, nel Tour du Sud, a conquistare anche una frazione a cronometro. Di certo, per assegnare la Grand Boucle 2016 le prove contro il tempo non saranno decisive, ma il colombiano ha dimostrato che contro il tempo, dai più attesi Contador e Froome, potrebbe perdere solo pochi secondi, per poi esprimere tutto il suo potenziale sulle salite della corsa francese. Personalmente, lo vedo addirittura favorito su Froome.

Tutto normale.
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E Alberto Contador? È ancora in grado di competere per la maglia gialla ?
Marco
Alberto Contador è la più grande incognita di questo Tour de France. Lo spagnolo, sulla carta, appare inferiore a Quintana e Froome, avendo inoltre a disposizione una squadra buona ma non eccezionale. Il madrileno non ha più lo scatto bruciante degli anni d’oro e in questo 2016 nei confronti diretti con Froome ha dato l’idea di non riuscire mai a metterlo davvero in difficoltà. Tuttavia sarebbe un grave errore non considerarlo come un candidato alla maglia gialla. Il Tour è una di quelle corse in cui l’esperienza è fondamentale, e Contador saprà di certo sfruttare questo fattore a suo vantaggio.
Inoltre, è chiaro che per mettere in difficoltà Froome sia necessario correre e attaccare con grande coraggio, dote che non manca a Contador. In uno sport in cui conta molto la resistenza alla sofferenza, le motivazioni dello spagnolo, alle sue ultime occasioni, potrebbero fare la differenza. Contador si presenta a questo Tour diviso fra la possibilità di stupire e quella di interpretare una corsa anonima. Probabilmente dopo il primo arrivo in salita il suo effettivo livello sarà molto più chiaro,ma la mia sensazione è che nella terza settimana sarà fra coloro che lotteranno per il primo posto.
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Fabian Cancellara riuscirà a riscattarsi da un deludente Giro d’Italia e a vincere almeno una tappa ?
Umberto
Ormai abbiamo capito che l’obiettivo di Cancellara in questa seconda parte di stagione sarà la cronometro delle Olimpiadi di Rio, dopo la delusione nelle Classiche del Nord e al Giro d’Italia.
Correrà quindi un Tour de France di preparazione, per trovare la gamba migliore possibile in vista dei Giochi Olimpici che si terranno ad Agosto. Per questo il neo-campione svizzero a cronometro (per la decima volta in carriera) punterà a vincere la cronometro della tredicesima tappa, 37,5 km da Bourg Saint-Andéol a Le Caverne de Pont-d’Arc, il giorno dopo la scalata del Mont Ventoux che sicuramente peserà nelle gambe degli uomini di classifica favorendo gli specialisti che potranno salvare la gamba in vista della prova contro il tempo.
Per il resto credo che Cancellara disputerà un Tour de France abbastanza anonimo, ma spero vivamente di essere smentito.
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Peter Sagan vincerà ancora la classifica a punti? A quale tappa potrebbe o dovrebbe puntare?
Andrea
Peter Sagan è un corridore diverso rispetto allo scorso anno. Dopo aver conquistato il titolo mondiale di Richmond è entrato in una fase nuova della sua carriera: oggi è un corridore più maturo, più completo, perfino, per quanto possibile, più responsabile. Uno sviluppo positivo culminato con la vittoria di una classica monumento: il Giro delle Fiandre (finalmente Peter!).
Senza più il peso di dover vincere a ogni costo, e scacciato l’incubo di una classica che sembrava continuamente sfuggirgli, Sagan si presenterà a questa edizione del Tour mentalmente più libero.
Di certo il suo principale obiettivo sarà la conquista della maglia verde, ma per dimostrare di essere maturato del tutto dovrà conquistare almeno una tappa. Stiamo parlando di Sagan, e quindi di un traguardo che può raggiungere tranquillamente. Le occasioni non mancheranno: ci sono diverse tappe per velocisti, e poi non dimentichiamo che Sagan è un corridore sorprendente, abile negli sprint puri e capace di reggere un certo ritmo anche in salita.

Il “King” torna al Tour, magari vestito diversamente.
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Chi è il velocista più forte ?
Andrea
Se diamo un’occhiata ai velocisti che partiranno c’è davvero da mettersi le mani nei capelli: Mark Cavendish, Bryan Coquard, Micheal Matthews, Marcel Kittel, Andre Greipel, e anche Peter Sagan, Alexander Krisoff e Jhon Degenkolb. Insomma: le ruote più veloci del mondo le ritroveremo tutte insieme al Tour de France. Stabilire chi tra questi sia il più forte in assoluto è molto difficile, se devo scegliere direi Marcel Kittel, leggermente avanti ad Andre Greipel.
Marco
La lista degli sprinter presenti al Tour è davvero di alto livello. Me credo che fra tutti ce ne sia uno un gradino sopra tutti: parlo ovviamente di Marcel Kittel. Onestamente, non vedo nessuno al suo livello, e considerando quanto sia forte il suo team, nelle volate in cui non sbaglieranno gli ultimi kilometri, il tedesco non avrà problemi a tagliare per primo il traguardo. Tuttavia è verosimile pensare che anche qualche avversario risucirà a spuntarla in qualche tappa, e tra i principali outsider scelgo allora Greipel e Sagan.
Umberto
Aggiungo solo una postilla a tutto quel che avete detto: quest’anno i Mondiali saranno terra di conquista per i velocisti, perciò sarà interessante vedere la sfida fra i tre grandi sprinter tedeschi che si giocheranno i gradi di capitano ai Mondiali in Qatar. Mi riferisco ovviamente a Kittel, Degenkolb e Greipel. Il migliore fra loro al Tour sarà probabilmente il prossimo campione del Mondo.
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Chi sono i possibili outsider per la vittoria finale ?
Marco
Per le caratteristiche delle strade, e in particolar modo delle salite, il Tour de France è una corsa che poco si presta a sorprese. Non è un caso che a differenza del Giro d’Italia, in Francia ad imporsi sia spesso il favorito della vigilia, proprio per la relativa facilità con cui un corridore in forma e con una buona squadra possa controllare la corsa e gestire gli attacchi dei propri rivali. Per questo motivo, credo che molto difficilmente ad imporsi sarà qualcuno che non risponde ai nomi di Froome, Quintana o Contador. Il ciclismo però, è sport romantico e capace di regalare anche delle sorprese. Occhio allora al duo italiano Aru-NIbali, gli unici “outsider” realmente in grado di poter ambire alla maglia gialla. Porte e Pinot sono nettamente inferiori ai cinque atleti citati, mentre Van Garderen, corridore dal gran potenziale, dovrà fare i conti con un percorso con pochi chilometri a cronometro e quindi poco adatto alle sua caratteristiche, ragion per cui lo vedo escluso in partenza dalla lotta per il primo posto.
Umberto
Difficilmente qualcuno riuscirà a inserirsi nella lotta fra Froome e Quintana (vedo un gradino sotto Contador e Aru), ma è probabile che ci saranno delle sorprese nelle posizioni di rincalzo.
Detto di Porte, Van Garderen e Pinot, attenzione agli altri francesi Romain Bardet e Warren Barguil. Il primo si è piazzato in seconda posizione al Delfinato alle spalle di Chris Froome dimostrando una crescita notevole rispetto agli anni scorsi (essendo un classe ‘90 ha ancora spazio per ampi miglioramenti), Barguil dal canto suo ha concluso la Liegi-Bastogne-Liegi al 6° posto e recentemente è arrivato terzo al Giro di Svizzera.
Da tenere d’occhio anche Wilco Kelderman, olandese classe ‘91 della Lotto NL-Jumbo, che visto l’exploit del suo compagno Kruijswijk al Giro potrebbe regalarci qualche sorpresa anche lui qui alla Grand Boucle.
Tutti e tre saranno gli unici capitani delle rispettive squadre e potranno perciò contare su un importante supporto durante le tre settimane. Tutti e tre dovranno però mostrare di aver fatto quel salto di qualità che tutti quanti ci aspettiamo da loro se vorranno lottare per le posizioni più alte della classifica generale.
Tutti e tre deluderanno le mie aspettative ancora una volta e usciranno troppo presto dalla classifica. E a quel punto tiferò Louis Meintjes.
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Insomma, chi vince ?
Marco
Sono un romantico, dico Alberto Contador.
Umberto
Nairo Quintana con la pipa in bocca.
Andrea
A malincuore dico Chris Froome.
Flavio
Per me vince Froome, ma quest'anno sarà molto più dura.
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