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Guida ufficiosa alla NBA 2013-2014
31 ott 2013
LeBron James, Derrick Rose, Chris Paul e tutte le altre star NBA finalmente sul parquet per una nuova stagione, che si preannuncia tra le più appassionanti degli ultimi anni. Una guida al basket americano in conversazione con Mauro Bevacqua e Francesco Pacifico.
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Ecco cosa abbiamo deciso di fare: prima di tutto, ognuno di noi ha creato un ranking di ogni squadra NBA, dalla migliore alla peggiore, poi abbiamo dato un valore da 1 a 30 per ogni posizione, li abbiamo sommati, e abbiamo creato la classifica finale. Questa è stata a sua volta divisa in cinque sotto-gruppi, ai quali ho dato un nome totalmente arbitrario, e poi ho scritto a Mauro Bevacqua, direttore di Rivista Ufficiale NBA, e Francesco Pacifico, il cui ultimo romanzo, Storia della mia purezza, è stato descritto da Flavio Tranquillo come «il Rajon Rondo dei romanzi italiani», chiedendo le loro opinioni a riguardo. Ecco cosa ne è venuto fuori.

GRUPPO 5: LE FRANK THE TANK

UTAH JAZZ

BOSTON CELTICS

CHARLOTTE BOBCATS

ORLANDO MAGIC

PHOENIX SUNS

PHILADELPHIA 76ERS

TIM SMALL: Benvenuti Mauro e Francesco a questa guida ufficiosa alla NBA 2013-2014. Iniziamo dal gruppo 5, ovvero il gruppo Frank The Tank, in onore del più grande personaggio della carriera di Will Ferrell, quello che ha fatto questo, che è l'ultima volta che mi sono fatto un pochetto di pipì addosso vedendo un film (a mia discolpa, erano ancora gli anni in cui fumavo tantissima erba). Il riferimento al tanking è ovvio: qui ci sono squadre che, se a metà stagione, per qualsiasi ragione, si troveranno loro malgrado in quella zona che non è playoff ma nemmeno terribile, faranno sicuramente ulteriori trade per finire più in basso possibile (da questo punto di vista, ci sarà da tenere d'occhio i Celtics e la trade di Rondo, che penso che avverrà prima di marzo). D'altronde, alla fine dell'arcobaleno di sconfitte ci sta Andrew Wiggins, che è già stato profilato da GQ come il "Canadian LeBron" e attorno al quale molte squadre sono disposte a rifondare completamente. Ma non si tratta di una Draft Class che regalerà un solo grande campione prescelto; si tratta di un'annata che andrebbe a rivaleggiare quella del 2003 (quella di LeBron, Wade, Bosh, Carmelo) o addirittura quella del 1996 (quella di Kobe, Nash, Iverson, Ray Allen), con giocatori come Jabari Parker (i cui commenti ai suoi video su YouTube sono un costante riferimento a un futuro "Carmelo 2.0"), Marcus Smart (che sembra un Eric Bledsoe più grosso), Aaron Gordon (commento: «Wiggins who?») e Julius Randle (commento: «a faster Josh Smith»). Quindi: ben venga. Sarà uno di quegli anni in cui riuscire a fare trade per ottenere due pick nella Top 5 potrebbe completamente rivalutare la rosa di una squadra come Philadelphia, Orlando o Phoenix, in quest'ottica ci sono i contratti di Türkoğlu, Afflalo e Glen Davis a Orlando, o la recente trade dei Suns con i Wizards (l'expiring di Emeka Okafor per Gortat e Brown). Di queste cinque squadre, l'unica degna di questo nome è Utah, secondo me: Hayward è un fenomeno amato da Doc Rivers e Derrick Favors / Enes Kanter potrebbe diventare un'ottima coppia sotto canestro, se i due miglioreranno come sembra. Menzione d'onore ai Magic e ai loro due piccoli fenomeni, Nikola Vučević e il rookie Victor Oladipo, che rischia di diventare un nuovo Russell Westbrook se impara a giocare da guardia NBA. Il fisico sembra averlo. E ora passo la palla a Mauro.

Le potenzialità di Andrew Wiggins.

MAURO BEVACQUA: Ricevo, la metto per terra e… fiiiiiiiiiiiiiiiii: passi in partenza. L’hanno detto, i grigi NBA, quest’anno saranno inflessibili. Si vede.

Oladipo un nuovo Russell Westbrook? Può essere. A me, chissà perché, ricorda di più un giovane Dwyane Wade in uscita da Marquette. E vuole essere un gran complimento, ovviamente: occhio all’ex Hoosier anche per il premio di Rookie dell’Anno. Se il ragazzo di Upper Marlboro (!) – che rispettando le volontà del padre sarebbe diventato un maestro di arti marziali ma che non diventerà mai Usher – è l’attrazione da seguire a Disneyworld, anche in ognuna delle restanti squadre di questo gruppo c’è almeno un giocatore che vale la pena seguire da vicino. Almeno, per me è così – e questa è forse la parte della NBA che mi piace di più. Datemi le sei squadre di “Frank the Tank” e io trovo almeno sei motivi che mi spingerebbero a pagare il biglietto per entrare in un’arena NBA e vederle giocare. I Sixers? I miei dollari li investo per vedere l’ennesimo prodotto di “2-0-6”, il prefisso di Seattle, Tony Wroten. Dovrebbe partire in panca dietro a Michael Carter-Williams, ma il minutaggio dell’intrigante rookie da Syracuse dovrebbe lasciare a Wroten quello spazio che a Memphis non ha mai avuto, chiuso da Mike Conley e dai lunghi postumi di un vecchio infortunio al ginocchio (giocando a football al liceo, prima partita della stagione, “avevo già due intercetti e due touchdown”). Se Wroten ai Grizzlies era chiuso da Conley, figuratevi Eric Bledsoe ai Clippers giocando dietro a Chris Paul: con le redini della squadra in mano a Phoenix, “Mini-LeBron” oggi può farci finalmente vedere chi è – e di sicuro farci divertire. Per Bobcats e Jazz, scusate, ma devio su una patologia personale da cui non riesco a liberarmi: il playmaker made in New York City. Se i ceri del mio altare personale sono ancora accesi sotto l’icona di Kenny Anderson (il mio pochetto di pipì personale lo metto su quel – come vogliamo chiamarlo? – doppio crossover dietro la schiena eseguito davanti a quel culo bianco di Bobby Hurley), è vero che oggi The League non accoglie più come faceva una volta (vedi Rod Strickland, Stephon Marbury, Sebastian Telfair, senza tornare indietro a Bob Cousy) i figli dei Cinque Boroughs in cabina di regia. Sono rimaste però un paio di eccezioni, un maestro della old school come “Mel Mel The Abuser” Jamaal Tinsley a Salt Lake City (lo hanno appena richiamato per via dell’infortunio a Trey Burke e, fidatevi, ancora oggi pochi passano l’arancia come lui in tutta la Lega) e l’ultimo prodotto del Bronx in esilio a Charlotte, Kemba Walker, che non a caso proprio “at the Main Arena” ha firmato l’highlight di una carriera che potrebbe dire cose interessanti. Restano i Celtics, e qui si fa dura, in maniera quasi imbarazzante. Il “18” che hanno fatto apparire su tutti i tabelloni segnapunti della loro palestra il primo giorno di training camp rischia di somigliare più al numero di vittorie stagionali che raccatteranno piuttosto che a quello dell’ennesimo banner da alzare al cielo. Difficile davvero esaltarsi con Kris Humphries, Brandon Bass e Courtney Lee in quintetto, ma poi ti ricordi che prima o dopo torna Rajon Rondo (torna, vero?) e allora il dollaro parte pure qui. E attenzione al progetto Ainge-Stevens: un veterano di mille battaglie e un totale debuttante, entrambi a loro modo perfetti per incarnare sempre e comunque il mito del Celtics Pride. A Boston le soddisfazioni se le toglieranno con Red Sox e Patriots, ma il trifoglio rimane il trifoglio. Sempre.

Kenny Anderson.

FRANCESCO PACIFICO: Ricevo, la metto per terra e... mi butto sul divano, mio ufficio per eccellenza seguito dal bagno (come Fonzie) e dal tavolo. Per me — che posso marcare il paragrafo di Mauro come Belinelli marcherà Wade in semifinale di Eastern Conference: poco e male, ma con passione e pensando tutto il tempo "Sto marcando Wade, oddio mi ha bruciato di nuovo" - l'NBA ha una compito fondamentale: farsi guardare la mattina o a ora di pranzo durante i lavori noiosi tipo rispondere alle mail e tradurre. Due schermi, uno per il lavoro, uno per la partita, e passo in rassegna le partite che regalano un minimo di interesse: clicco su tutti i tiri da tre di Curry contro i Bobcats e vado al quarto quarto nella remota possibilità che a quel punto la partita sia ancora aperta e ci siano cinque minuti da vedere. Ieri ho rinnovato il mio Broadband League Pass e per la prima volta lo userò sull'iPad, sperando funzioni decentemente. L'elemento principale di interesse nei Phoenix Suns è la nuova maglia: finalmente eliminato il pallone-sole; un arancione spudorato dall'orlo dei pantaloncini fino al collo; il temibile esperimento anti-virilità della maglietta a maniche corte, che sta bene solo ai normali. Poi, Dragić: è ancora un giocatore da seguire? Non me lo ricordo, perché da fan ignorante i miei ricordi di regular season vengono sempre cancellati dalla post-season, e rendiamoci conto di una cosa: verso giugno si cominciano a considerare "sbagliate" e "rivedibili" cose come le decisioni di Pop nel quarto quarto, i tiri liberi degli Spurs, i tip sotto canestro di Duncan. Ci abituiamo a un livello tale, diventiamo così sofisticati, che poi dover parlare di Bobcats... Qui nel mucchio direi che guarderò ogni mattina come segna Oladipo, per tenermi aggiornato, e darò un'occhiata al Rudi Garcia di Boston, non si sa mai. Appena torna Rondo voglio vedere cosa fa per farsi vendere o altro, secondo la sua agenda personale, che mi sfugge continuamente. Sarà anche divertente guardarlo nei timeout: deve passare dall'aria da bambino che dà ordini ai grandi e risulta comicamente credibile a ragazzo di talento che tratta male tutti a prescindere e risulta autistico, indigesto, perplexing. My cup of tea.

TS: Mauro, secondo te dove finisce Rondo? Potrebbe finire a Toronto per l'expiring di Rudy Gay, ma a Indiana per l'expiring di Granger come lo vedresti?

MB: Per pareggiare il salario di Gay, Boston dovrebbe dar via pure altro, mentre i contratti di Rondo e Granger volendo sembrano fatti apposta per essere scambiati. E pensare a questi Pacers con in regia RR spaventa davvero. Ma se alla fine restasse a Boston?

TS: Se veramente ha la possibilità di andare a vincere un anello facile a Indiana con quei cinque e non ci va per rimanere a Boston, è matto.

GRUPPO 4: LE BOH NON VI CAPISCO

CLEVELAND CAVALIERS

PORTLAND TRAIL BLAZERS

MILWAUKEE BUCKS

SACRAMENTO KINGS

LOS ANGELES LAKERS

TORONTO RAPTORS

TS: Qui iniziano a farsi interessanti le cose. È un gruppetto composto da squadre molto diverse tra di loro che, per una ragione o per l'altra, si trovano in quella zona grigia tra l'essere quasi forti e quasi terribili. Ci troviamo squadre un tempo grandi e ora in crisi nera (LA), squadre di giovani prospetti interessanti misti a giocatori che forse, se saranno a) in forma, b) maturi e c) messi bene in campo, potrebbero fare molto meglio di quanto pensiamo (Cavs, Portland, Sacramento), squadre che sono perennemente mezze-scrause e che si trovano oggi a due — ma anche una — trade di distanza per finire o in zona playoff o in modalità Tank totale (Raptors, Bucks). Io personalmente avevo messo sia Blazers che Bucks nel gruppo 3, piuttosto che nel gruppo 4, e vorrei capire cosa vi ha spinti a pensare che possano andare così male.

I Blazers hanno Lillard che viene da un'annata splendida e che ha ammesso pubblicamente di "vergognarsi" di come ha giocato in difesa l'anno scorso (che mi sembra il prerequisito fondamentale per un suo ulteriore salto di qualità), hanno Aldridge che è uno dei 5 migliori PF offensivi della Lega, hanno Batum e Wes Matthews che sono da due anni almeno sull'orlo di diventare campioncini, e hanno messo a segno delle trade molto interessanti portandosi nel roster Thomas Robinson (che ha un potenziale immenso se solo inizia a giocare a pallacanestro al posto di fare solo l'alieno), Dorell Wright (che sa tirare da 3 come pochi altri) e, finalmente, un "vero" centro, sotto forma di Robin Lopez ("vero" è tra virgolette perché RL deve iniziare a prendere rimbalzi prima di meritarsi la parola vero senza virgolette). Inoltre il rookie McCollum sembra un prospetto vero, si parla già di lui come possibile Rookie of the Year.

I Bucks, non so, non mi convincono mai, però quest'anno rischiano di diventare i preferiti dell'Internet. LARRY SANDERS!, Henson, il perennemente sottovalutato Ersan Ilyasova, O.J. Mayo, il ragazzino greco-nigeriano dal nome impronunciabile che anche i commentatori ormai chiamano "The Greek Freak", chissà. Con un Est così debole, secondo me potrebbero finire nei playoff a sorpresa.

Delle altre squadre del gruppo posso solo dire che odio i Lakers, che amo i Cavs di Kyrie, che credo nel ritorno di Bynum, che a Sacramento mi sta mega-simpatico Boogie Cousins e che non me ne frega niente di niente di Toronto.

Thomas Robinson che fa l'alieno.

MB: Come non te ne frega niente di Toronto? Ma scherziamo? Si son mossi alla grande sul mercato (han preso Drake) e in più son l’unica squadra posizionata geograficamente sopra il confine oggi che stiamo per assistere alla presa di potere canadese nel mondo della palla a spicchi! OK, ho esagerato un attimo, però… Drake è quelDrake, che come i Raptors “è partito dal fondo e ora…”. Beh, lui l’ho visto personalmente al top, festeggiare nel privé dello “Story” di South Beach il titolo 2013 degli Heat col suo amicone LeBron; i Raptors invece all’ultimo controllo sono ancora sul fondo delle classifiche NBA e soprattutto non hanno troppa fretta di spostarsi. Andrew Wiggins – l’ha già scritto giustamente Tim – è il rookie più atteso nella NBA dai tempi di LeBron, e stavolta l’hype sembra davvero giustificato. Due cose: 1) ogni GM/dirigente NBA ammette senza problemi che sarebbe già stato il n°1 al Draft lo scorso giugno se fosse stato eleggibile; 2) il ragazzo è canadese (come pure l’ultima prima scelta assoluta, Anthony Bennett, ma trattasi di tutt’altra merce). Ora: come se la regola fosse quella valida per l’Atletico Bilbao (solo baschi in squadra, da noi ripresa in maniera più blanda da Gianni Brera, che teorizzava solo bauscia per Milan e Inter e gente di mare per Sampdoria e Genoa) siccome il ragazzo di casa LeBron è finito nella “sua” Cleveland, gli dei del gioco potrebbero/dovrebbero indirizzare Wiggins a Toronto. Una Toronto che nel frattempo, grazie al fascino del loro nuovo “Ambasciatore Globale” (il “Blueprint” è quello indicato da JAY Z a Brooklyn) ha reso la piazza attraente il giusto ai vari free agent disponibili. Non guasta – no, non guasta – che grazie a questa signora qua, la gita oltre confine è già oggi molto apprezzata dai giocatori di tutta la Lega…

Per quanto riguarda le altre: tu dici di aver messo nel gruppo 3 Bucks e Blazers, io ho fatto lo stesso con questi ultimi e con i Lakers, due squadre che per me non ha senso vedere qui. Portland ha un fenomeno - ma un fenomeno vero - in Lillard, parecchi altri buoni ed è migliorata con gli arrivi del Lopez meno forte (Robin) e di Dorell Wright per la panca. I Lakers saranno quel che saranno ma non scommetto mai volentieri contro una squadra che ha a roster il "Mamba" (figurarsi se accompagnato pur sempre da Steve Nash e Pau Gasol) ed è allenata da un D'Antoni spalle al muro che tutti danno già per spacciato (e forse a ragione). I Bucks? No, quelli maluccio. Non mi faccio ingannare dai playoff dello scorso anno (con record perdente) e la nuova coppia dietro (Knight-Mayo) non vale quella che se n'è andata (Jennings-Ellis).

Restano Cavs e Kings. I primi per me son già oggi da playoff, ovviamente guidati da Uncle Drew, anche se temo si accorgeranno in fretta di aver sbagliato la prima scelta assoluta. I secondi invece accolgono un McLemore che (con Oladipo) a mio avviso è un potenziale candidato al premio di Rookie dell'Anno e poi hanno il leggendario DMC, che magari non RUN ma segna, prende rimbalzi e spiega pallacanestro a piacimento. Certo, quando il cervello è collegato, evento alquanto raro almeno prima dell'avvento di Maestro Shaq, l'illuminata e illuminante guida spirituale del bizzoso centro ex-Kentucky. All'ARCO Arena, dopo aver rischiato di perdere i ragazzi e vederli emigrare a nord verso Seattle, potrebbero quanto meno tornare a divertirsi. Vincere, quello è un altro discorso.

Uncle Drew.

FP: Mauro, però devi capire una cosa: abbiamo passato quanti? Sette anni? a seguire Bargnani in quel palazzetto orrendo, con la mascotte orrenda, con i colori orrendi, con la zampetta a tre artigli al centro, per orgoglio nazionale. Per quanto mi riguarda, anni e anni passati dalla commozione per la notte del draft del Mago all'insofferenza per le mattinate a cercare i suoi jumpshot dalla lunetta nella replica delle partite più soporifere di Toronto. Prima l'angoscia perché Bosh lo oscurava, poi l'antipatia del pubblico, e quelle ore del mattino (e sono felice di non essere uno che si fa le nottate - ci riesco solo per le finali) occupate a cercare i due tiri entrati dell'ultimo quarto di scontri inutili con i Nets. Da quest'anno moratoria Raptors, non li guardo più finché non li allena Nash e ci gioca Wiggins a fine carriera. Ci spostiamo discretamente a New York, ci godiamo la telenovela sugli alti dei Knicks, il gioco della sedia tra Metta, Amar'e e Bargnani, ci risparmiamo la terza maglia mimetica. Detto questo, da tifoso poco colto trovo ingiusta la storyline di LeBron che torna ai Cavs, non penso che Irving abbia bisogno di questo cuore spezzato a tavolino, ma siccome l'anno scorso penso di non averlo visto giocare neanche una volta mi dedicherò a conoscerlo. Io devo dire che ho smesso di seguire i Cavs non tanto perché se n'è andato LeBron ma perché i Cavs hanno deciso di affrontare la perdita cambiando il font e la trionfale scritta di centro campo, adottando uno stile praticamente da college, e io ho accettato la dritta e smesso di seguirli. Dei Lakers mi attira molto la maglia nera o petrolio o viola scurissimo che ho visto su Google Immagini, e voglio capire se Bryant ha finalmente una crisi isterica. Secondo me sì, visto che sembra non poter puntare a superare Kareem né a vincere mai più un titolo, certo non da MVP (cioè tra qualche anno, con un free-agent più forte di lui). Insomma non ho ancora visto il suo lato oscuro perché ogni lato oscuro era nascosto dalla prestanza e dagli obiettivi di squadra o individuali. Questo è il primo anno in cui forse non avrà niente.

TS: Secondo me quest'anno Kobe se ne fotterà di tutto e tirerà 40 volte a partita.

FP: Per questo penso che lo vedremo pazzo. Perché 40 tiri a partita nel nulla sembreranno ridicoli e lui perderà la faccia e lo capirà.

GRUPPO 3: LE NÉ CARNE NÉ PESCE

DETROIT PISTONS

ATLANTA HAWKS

NEW ORLEANS PELICANS

DENVER NUGGETS

DALLAS MAVERICKS

WASHINGTON WIZARDS

TS: È arrivato il momento delle domande! Qui abbiamo quelle squadre che dovrebbero stare in quella zona tra le ultime tre posizioni nei playoff e l'undicesimo posto. Per me la prima domanda è: quale di queste ha la migliore possibilità di rubare un home court advantage? Senza dimenticare che, nel gruppo inferiore, abbiamo messo due possibili sorprese nei playoffs come Cavs (che hanno aggiunto un possibile sixth man of the year in Jarrett Jack) e Blazers (che continuerò a tifare forever), qui abbiamo sia alcune ottime squadre a ovest che, se fossero a est, sarebbero tranquillamente da considerare nel gruppo 2 (Nugs, Pels, Mavs) e squadre di Eastern che dovranno riempire il vuoto assoluto che c'è sotto i Knicks (Wizards, Hawks, Pistons). Una di queste sarà per forza settima, un'altra ottava, dando per scontato che New York, Brooklyn, Indiana, Miami e Chicago andranno a prendersi le prime cinque posizioni. Le domande che vorrei farvi quindi sono queste: 1) c'è, tra queste squadre a est, una possibile rivelazione per l'home court? 2) gli Hawks cercheranno di vincere così o accetteranno l'idea di rifondare e cedere quindi Horford? 3) Wall e Beal rischiano di essere il back-court rivelazione dell'anno, dopo quello che hanno fatto vedere a fine anno scorso a Washington? 4) i Mavericks e i Nuggets riusciranno a fare qualcosa di decente a Ovest? Quanto ci mancheranno Gallinari da una parte e una spalla decente per Dirk dall'altra? Dirk sarà ancora uno dei 10 migliori giocatori dell'NBA, o assisteremo all'inevitabile declino di un grande campione? 5) Pelicans: Evans, Gordon e Holiday riusciranno a giocare assieme decentemente? Anthony Davis quanto può migliorare ancora?

Lo so, tante domande. Io, personalmente, credo nei Pistons. Anche, in parte, perché tifo Italia e quindi Datome.

FP: 1) La rivelazione verrà, lo spero per il divertimento, dal crollo per motivi vari delle due squadre di New York. Si parla benissimo dei Nets, nonostante l'allenatore esordiente. Io fantastico uno sbrocco di KG a Joe Johnson, una complicata divisione del potere fra D-Will, The Truth e KG. Kidd mi è sempre sembrato uno che si faceva i fatti suoi, voglio vederlo intervenire (male). I Knicks sono la squadra per i tifosi che si accontentano, che credono all'hype, quindi sarà bello vederli andare sotto le loro aspettative e perdere fiducia. A questo punto chi si infila? 2) Per continuare con il nichilismo da Eastern Conference, è irrilevante che aumenti Atlanta. 3) Più interessante, anche per onorare la maglia semi-nuova, che emerga Washington, e ovviamente la squadra simpatica, per Datome e Monroe e Smoove, è Detroit. 4) I Nuggets meritano di finire, ricostruire e quindi vendere Gallinari. 5) I Pelicans hanno fatto una maglia troppo poco sgargiante ma penso che saranno tra le squadre che guarderò di più, assomigliano un po' a un supergruppo indie.

Be Like Mike.

MB: Vero che la maglia di Washington è un'autentica figata? Piace tantissimo pure a me e poi questi mi stanno simpatici perché una volta si chiamavano Bullets (che come nick era molto più "vero" e bello, fanculo al politically correct) e perché prima ancora stavano di casa a Baltimore - e quindi idealmente sono la squadra di Omar e Bubbles, di Stringer e dei Barksdale (oltre che di Earl "the Pearl" Monroe aka Black Jesus, se si vuole restare al basket). Oggi la sua eredità è nelle mani di Wall&Bradley appunto e pure qui l'operazione simpatia per me continua: il primo l'ho visto ballare in maniera troppo stilosa a una festa post-All-Star Game (aveva appena vinto il premio di MVP del Rookie Game, per cui aveva tutto il diritto di festeggiare e divertirsi un po'), il secondo al liceo è stato Gatorade Player of the Year e io per quelli capaci di vincere il premio intitolato alla bevanda di chi vuole "be like Mike" chissà perché ho sempre avuto un debole. Ah, in più dalla panca esce pure il grande Martello, che se sopportate la schifosa cosa di autocitarmi (che vergogna, dove si andrà a finire, di questo passo!) e cliccate sul link che lo riguarda scoprirete che ha una storia davvero pazzesca e può darsi che diventiate pure voi suoi tifosi.

Tim incalza con le domande e a uno che si chiama come Duncan un po' di risposte è giusto darle: no, per me il vantaggio del fattore campo al primo turno non sfugge alle squadre che sembrano destinate dai pronostici ad averlo, perché tra le prime quattro a Est sicuramente ci saranno Heat, Bulls e Pacers e il poker verrà completato da Nets o Knicks, senza sorprese. Atlanta resta nel limbo un anno di più, perché ambizioni vere non può averle ma se a Est sotto canestro schieri Horford e Millsap i playoff finisci per farli (e comunque qui più dei lunghi a me piacciono il Teague più grande, Jeff, e Luigino Williams, mascalzone con l'hobby del canestro). Per finire: tra Denver e Dallas secondo me c'è un discreto abisso perché i primi, seppur indeboliti dal terremoto societario (via coach&GM) e dalla perdita di Iguodala, restano una squadra che l'anno scorso ha vinto 57 partite, magari in calo (soprattutto se Danilo non rientra in fretta) ma sempre competitiva, mentre ai secondi mi sembra totalmente mancare una propria identità. Ultimi flash per unirmi nella sciarpata pro-Gigione (gli auguro davvero di conquistare il cuore di Pamela Anderson, se lo meriterebbe) e per dire che Eric Gordon è da sempre uno dei miei cavalli preferiti, per cui vorrei tanto che gli infortuni lo lasciassero in pace e gli permettessero di formare un grandissimo duo con la coppia (ma si possono davvero considerare due?) di sopracciglia più famose al mondo dai tempi di Frida Kahlo.

GRUPPO 2: LE VORREI MA NON POSSO

LOS ANGELES CLIPPERS

OKLAHOMA CITY THUNDER

MEMPHIS GRIZZLIES

BROOKLYN NETS

NEW YORK KNICKS

MINNESOTA WOLVES

TS: Personalmente, trovo abbastanza scandaloso che i Wolves siano la nostra dodicesima miglior squadra. Voi no? OK, Rubio, grande assist-man, ma non sa tirare. OK, amo follemente Kevin Love, e su di lui non c'è nulla da dire. Ma il resto della squadra dov'è? Altro punto importante, qui: abbiamo i Thunder ottavi. Qual è il problema? Non crediamo nel ritorno di Westbrook o crediamo che la loro evidente incapacità di rimpiazzare adeguatamente Harden prima e Martin poi li penalizzerà anche nel caso di un ritorno in pompa magna di Russell?

Per quanto riguarda Nets e Knicks: secondo me rischiamo tutti di sottovalutare i Nets. Williams, Johnson, Pierce, Garnett, Lopez è un quintetto base che dovrebbe fare invidia a qualsiasi squadra: sono tutti e cinque tra i quaranta migliori giocatori NBA oggi. Tutti e cinque. Non so di quante altre squadre si possa dire lo stesso. E non dimentichiamoci che in panchina hanno Jason Terry, AK-47 (l'uomo col peggior tatuaggio della storia), Reggie Evans (che solo due anni fa era il sesto uomo dei Clips) e un a-volte-ritornano come pochi: Shaun Livingston. Not bad, direi. Dei Grizzlies non so che dire. Li odio. I Clips, invece, sono fantastici, ma con un centro come Jordan e un PF inconsistente sotto canestro come BG non arrivi molto lontano, nei playoff. Con o senza la miglior point-guard della Lega.

MB: Giù le mani dai T'Wolves, Tim! Rubio è uno dei miei giocatori "League Pass" (mi piazzo sulla partita di Minnesota solo per vederlo, quando esce a prender fiato cambio gara in attesa che rientri) e la passa con logiche e tempi che solo "Pistol Pete" e poi "White Chocolate" han mai contemplato. In più, se devo citare una perla tra le migliaia che nel corso degli anni il genio di Federico Buffa ci ha regalato, io sto con questa: «Rickyrubio [arrotate pure la r, alla spagnola, per ottenere un suono ancora più convincente, nda] ha pure il nome che suona bene, da predestinato. Come donniedarko». Chapeau. Poi c'è Love, certo - pure tirato come una pantera - c'è uno dei cinque centri più forte della NBA (Peković) e c'è tanta, tanta profondità, con un cambio di livello praticamente in ogni ruolo (Barea per Rubio, Shved per Martin, Brewer per Budinger quando sarà sano, Williams per Love e pure Turiaf per Peković). In più occhio a Shabazz Muhammad: non un chierichetto ma uno che l'arancia nel cesto la sa buttare, senza sforzi. Ah, sfiga: a questo sport tocca pure difendere. Ecco dove iniziano i guai dei T'Wolves.

Su OKC, invece, confesso che non so cosa pensare. Quei due lì (ovvio, KD e Russell, chi altri?) sono di un altro pianeta, ma mi verrebbe da dire che da soli - senza offesa per gli altri - non possono bastare. E mi chiedo: perché non han provato ad aggiungere almeno un altro pezzo? Poi però vedo i nomi quasi dimenticati nell'ombra di Jeremy Lamb (non sono il solo) e di Perry Jones III (qui temo di sì) e penso A) che per entrambi ho un piccolo debole e B) che quel genietto di Sam Presti sa come far crescere senza fretta i suoi ragazzi per poi consegnarli nelle mani di coach Brooks quando son pronti a dare un gran bel contributo. Se fosse così, allora, ecco spiegato l'immobilismo estivo (certo, c'entra anche il salary cap).

Fatto un salto a Los Angeles per dire che condivido quello che pensi sui Clips, vado di coast-to-coast per atterrare a New York. Un'opinione e una previsione per, rispettivamente, Nets e Knicks. Sui primi: diffidare dalle squadre di All-Star/Hall of Famer (citofonare Lakers 2003-2004 e 2012-2013 per referenze). Sui secondi: lo spogliatoio prima o poi - più prima che poi - esplode (ehi, lo abitano Metta World Peace e J. R. Smith, tra gli altri!).

I Grizzlies? Magari non spettacolari e trendy ma tosti, solidi e davvero pericolosi. Watch out.

TS: Non so perché, ma li odio. Forse perché Z-Bo è un bullo della peggior specie. Franco, tu che ne pensi?

Zach Randolph vs Blake Griffin.

FP: Visto che tutti trovano OKC in parabola discendente si può finalmente e codardamente dire quel che finora non si aveva il coraggio di dire: guardare i Thunder è noiosissimo e io cerco di evitare come posso, tranne in caso di partite contro LeBron o boh, Chris Paul. Ho già detto prima cosa penso di Nets e Knicks e sono contento che Mauro pensi cose simili (meglio espresse), quindi passerò agli altri. Se questa categoria si chiama “Vorrei ma non posso” ci sarà un motivo. È irrilevante chi sia la decima squadra della Lega o la ventesima. Nella cultura americana a malapena conta una finalista di conference. Quindi va bene mettere qua su i Timberwolves, che personalmente guarderò più spesso dei Clippers, noiosi nella partita d'apertura allo Staples gialloblu (e pronti a indossare a tradimento la magliettina ospedaliera azzurra con maniche corte, che fa di Griffin definitivamente un bambolotto). Però dei Timberwolves bisogna dire che Jalen Rose, ormai più che ex giocatore attuale commentatore Grantland/ESPN diventato guru totale dopo i trenta podcast di introduzione alla regular season con Bill Simmons, ha dichiarato - versando un fondo di bicchiere d'acqua per terra per piantare il seme - che OKC si sfalderà, che Durant andrà a Houston a fare un trio enorme e a ricongiungersi con Harden, e che quindi Russell Westbrook andrà ai Lakers con Kevin Love. Quindi abbiamo solo due anni per guardare Rubiolove.

GRUPPO 1: LE FAVORITE

CHICAGO BULLS

MIAMI HEAT

GOLDEN STATE WARRIORS

INDIANA PACERS

SAN ANTONIO SPURS

HOUSTON ROCKETS

TS: Mauro, per questioni di expertise, porta tu palla su questa.

MB: Non so perché ma arrivo al primo gruppo, quello con le squadre più forti, quello in cui si lotta per il titolo e... boh, mi annoio un po' di più, perché mi sembra che di queste squadre si parli sempre, troppo, in continuazione. Ma tant'è. Delle idee ce le ho, per cui tanto vale buttarle nel mucchio, così sento anche le vostre. Parto dai Rockets: per me (oggi) una squadra con Dwight Howard non vince un titolo NBA. Neppure per idea se deve fare di Howard la superstar, l'opzione numero uno. Ma neanche - e secondo me questo è il caso di Houston, dove il "Barba" ha saldamente le mani sul volante - da secondo violino. Perché quando i riflettori andranno a illuminare ogni singolo pelo sul mento del n°13, il sig. Superman comincerà a lamentarsi che lui non ha abbastanza tocchi, che le difese gli mettono troppo le mani addosso, che gli arbitri lo prendono di mira, che l'hack-a-Howard è un comportamento anti-sportivo, che la musica al palazzo è troppo forte, che le luci lo accecano, che il maglione giallo-canarino del tifoso dietro il canestro è troppo sgargiante e lo distrae, che 9 $ per i popcorn sono troppi, che ha trovato il parcheggio al palazzetto occupato, che (devo andare avanti?). Sorry, Dwight: il tuo sorrisone non mi incanta. Dimostrami che sto sbagliando.

Per il resto i Rockets sono una squadra davvero intrigante, in campo e pure fuori, per come son gestiti dal loro GM/genio, Daryl Morey.

Restando in Texas, gli Spurs sono così perfetti (son perfetti, no? Lo dicono tutti) che io un filo mi annoio - e lo so che non dovrei. Perché davvero giocano a basket in maniera paradisiaca, spesso e volentieri, però dai, fattela una risata ogni tanto Tim (no, non tu Tim, dico al caraibico). E poi, scusate: davvero voi trovate ancora divertenti i siparietti di coach Popovich con Craig Sager? Io ho smesso da un pezzo - ma da un pezzo - e quando in preseason ho visto l'ex uomo CIA provare a scimmiottare Allen I (Preseason?!? Practice?!?) stavo per dare il via a un riot tra le quattro mura di casa mia. Ma vabbè, fortuna che quest'anno c'è Marco Belinelli, per cui go-Spurs-go!, come canta a squarciagola il pubblico tex-mex sulle sponde (...) del Riverwalk.

Quello sulla Baia, invece, da un paio di stagioni ha adottato come slogan due semplici parole: «We Believe». Quest'anno più che mai, mi verrebbe da dire. Si devono allineare alcuni pianeti e magari non succede, ma se succede (e non succede, sia chiaro, ma se succede)... Lo dico: i Warriors potrebbero perfino rappresentare la Western Conference in Finale NBA.

Ambizioni analoghe le nutrono pure i Pacers a Est e se si guarda al loro roster - rinforzato dall'innesto di Scola - e ai rating difensivi più sofisticati (sono primi praticamente in tutto) verrebbe da appoggiare tali ambizioni. Solo che all'appello mancano ancora i Chicago Bulls del rientrante Derrick Rose (sì, è tornato, questo non lo vediamo più) e i Miami Heat di LeBron James.

Qui vado di pancia, quello che in America chiamano "gut feeling". Mi ricordo di averlo provato mentre ero ancora all'interno dell'American Airlines Arena e dal soffitto vedevo scendere i coriandoli colorati che andavano a posarsi sulle teste di Pat Riley & company, tutti impegnati in gran sorrisi per festeggiare il back-to-back. Il pensiero è stato: se non cambiano qualcosa, se restano con lo stesso gruppo, l'anno prossimo non ce la fanno. Non han cambiato nulla (le ginocchia di Oden e il cervello di Beasley non danno garanzie sufficienti) e, anzi, hanno pure perso Mike Miller.

Allora potrebbe essere l'anno dei Bulls, che volete mettere che figata di rivedere il titolo a Chicago per la prima volta dopo MJ? E Rose che torna e vince, profeta in patria come proprio LeBron non è riuscito a essere nella sua Cleveland? Non se lo merita quel genio - difensivo e non solo - di Tom Thibodeau? Per cui dai, è fatta. Quest'anno è l'anno di Chicago, potete rispolverare dall'armadio la vostra “23” e magari pure la “91”, se ce le avete, che tornano di moda. Oppure no. Penso a quando le tremende difese dei playoff raddoppieranno e triplicheranno Rose costringendolo a separarsi dalla palla. Chi è il secondo attaccante dei tori capace di costruirsi un tiro ed essere una credibile minaccia offensiva a questo livello, con costanza, gara dopo gara, con la pressione che sale? Boozer? Naaaah. Deng? Non del tutto. Noah? Non scherziamo. Butler? Ri-naaaaah. Il neo-arrivato Dunleavy? Scordatevelo.

Ahi, mi sa che non son più sicuro di nulla. Voi che ne pensate?

Popovich scimmiotta Allen I.

FP: Mauro, insultando Pop, cosa di cui non ti perdono, mi hai portato a vedere un gran video in cui però non avevi anticipato una cosa che mi ha fatto battere forte il cuore: all'unica domanda seria, che ne pensi di Belinelli?, risponde che Marco ha un grande QI cestistico e deve quindi trovargli minuti per farlo giocare. Mi sono emozionato. Per ora dico solo questo degli Spurs. E dico anche che non mi annoiano perché ogni canestro è sudato. Quelli che sembrano automatismi sono forme di Tai Chi. Nella prima giornata gli Heat hanno fatto lo statement game soffocando Chicago con la difesa. Per la prima volta in vita mia ho trovato Miami umanamente interessante. Erano tutti compatti, tutti cattivi, ma così, gratuitamente, per fissazione, non erano i soliti spocchiosi. Sarebbe bello vederli perdere da vincitori morali. I Pacers dovrebbero vincere se non altro perché guardare le loro partite che non vanno sui network è come guardare partite di liceo. Fotografia inesistente, sembra una palestra, giocano in pigiama. A ovest, concordo su Howard che si lamenta. Nessuno se lo immagina vincere e nessuno lo vuole veder vincere, peccato per Harden. Se arrivasse in finale Golden State sarebbe bello (tanto ai playoff le maniche corte non le usano), ma perdono contro qualunque finalista dell'est secondo me. Troppo green.

TS: Quindi stiamo dicendo che, alla fine, le due finali di conference saranno Miami-Chicago e Golden State-San Antonio? San Antonio, dall'anno prossimo, si basa tutta sulla crescita di Kawhi Leonard e io Kawhi Leonard lo amo, io credo in Kawhi. Ma siamo sicuri che vogliamo eliminare i Thunder così velocemente? Personalmente non saprei quale altra squadra ha in rosa due giocatori (ora che Wade sta calando così visibilmente) che possono mettere con relativa tranquillità 65/75 punti sul tabellone, da soli, ogni sera in cui decidono di farlo. Poi Ibaka 15 te li fa (è migliorato moltissimo, non trovate?); a quel punto basta farne 20/30 con gli altri e ci siamo. La domanda è da dove arriveranno quegli altri 20/30 ora che non hanno nemmeno Martin. PJIII e Lamb secondo me non riusciranno a riempire quel vuoto. È il caso di dire, una volta per tutte, che OKC, dando via Harden, ha rovinato la più bella rivalità nascente nell'NBA degli ultimi anni? Quanto sarebbe stato bello vedere, anno dopo anno, i Thunder cercare di fottere Miami? E invece, amen. Detto questo, Houston è una gran squadra, e OK, Howard sarà anche un uomo orribile, ma Lin, Harden, Parsons, Asik, Motiejunas, quelle uniformi, Kevin McHale... io farò un po' il tifo per loro.

Tornando a Ovest, Golden State è una gioia vederla giocare, soprattutto quando Curry decide di accendere le luci, e poi adoro Bogut. E non vedo l'ora di vedere Iguodala in quella rotazione. Ma riusciranno davvero a essere meglio di Houston, Memphis, San Antonio e Oklahoma? Non so, non li vedo pronti a fare quel salto.

Per quanto riguarda Miami e Chicago: mah. Sarebbe bello veder tornare Rose da figliol prodigo vero e proprio, ma vedo quasi meglio i Pacers contro gli Heat, per quanto riguarda i playoff. Poi non so, mi piacerebbe che passasse Chicago, se lo meriterebbe, almeno moralmente... ma Miami mi sembra davvero troppo una contraerei. Non vedere la crew di Pat Riley e di LeBron alle Finals sarebbe davvero sorprendente. Purtroppo.

MB: Scusate, io una cosa qui la aggiungo: ora che ho visto il video di Metta World Peace con un sorriso stupendo che prende la metrò da Queensbridge per andare al Madison Square Garden alla sua prima partita in maglia Knicks ("è una cosa che ho sempre sognato di fare") vorrei che New York vincesse il titolo solo per l'ex Ron Artest. Ma che roba sarebbe? Dopo Clyde Frazier e Willis Reed, Bill Bradley e Earl Monroe, dopo - soprattutto - 40 lunghissimi anni, i Knicks di nuovo campioni sarebbero associati al nome di questo loro tifoso della primissima ora. Che non ha mai smesso di esserlo. E che ha aspettato quindici anni per indossare quella maglia blu-arancio che ha sempre adorato. Perché, non va dimenticato, quando potevano sceglierlo in uscita da St. John's quelli di casa al MSG gli hanno preferito questo qui. No, non quello che decolla. L'altro. Sotto.

FP: Dove dove dove mandalo ti prego.

MB: Ahahah. Eccolo. È bellissimo. Ciao.

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