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Guida ufficiosa alla NFL 2024/25
04 set 2024
La classica introduzione alla nuova stagione.
(articolo)
23 min
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È di nuovo quel momento dell’anno. Il lunghissimo stop della stagione NFL in genere fa arrivare gli appassionati a settembre in astinenza da football giocato. I training camp sono l’occasione per vedere i propri beniamini di nuovo in giro, sperando che qualche nuovo eroe emerga; la pre-season è un aperitivo comunque godibile.

Poi però si arriva al momento in cui le cose fanno sul serio, e quindi eccoci qui di nuovo. Ci siamo fatti alcune domande e dati altrettante risposte, non per sapere chi alzerà il Lombardi Trophy a febbraio 2025, quanto per capire chi potrebbero essere i protagonisti della nuova stagione di football NFL.

Ma quindi la AFC la vinceranno di nuovo i Chiefs?

Come ormai saprete, i pronostici in NFL lasciano il tempo che trovano, specie ad agosto. Guardandosi indietro agli ultimi anni e leggere il roster di Kansas City si fatica a trovare una tesi diversa. Rispetto allo scorso anno, le maggiori novità si trovano nel reparto ricevitori.

Rashee Rice, giocatore al secondo anno, ha impressionato durante il training camp. Il suo QB ha detto: «Credo che quest’anno sarà molto più forte». Dalla free agency è arrivato Marquise Brown, per ora ai box per un problema fisico, mentre dal Draft Xavier Worthy. Il rookie da Texas è il profilo che manca a Kansas City da un paio d’anni, cioè dalla partenza di Tyreek Hill.

In un quarto giocato contro Detroit in pre-season, Worthy ha messo a segno 3 ricezioni per 62 yard e una corsa da 11. Nella stagione 2023, i Chiefs hanno chiuso la stagione all’ultimo posto per yard aeree per passaggio completato (4.1) e al penultimo per yard aeree per passaggio tentato (6.4); questo non ha impedito loro di trionfare a febbraio sfruttando la ritrovata forma fisica di Kelce dopo i problemi al ginocchio e al collo e l’emergere di Rice, autore di 26 ricezioni ai playoff, record per un rookie.

L’arrivo di un giocatore veloce e imprevedibile palla in mano allerterà certo le difese. I problemi per la squadra di Andy Reid potrebbero arrivare da due reparti: la linea offensiva e la secondaria, i cornerback nello specifico. Sulla carta, la o-line dei Chiefs ha tutto per essere una delle migliori della Lega, meno la profondità. Un aspetto che rischia di essere subito testato, visto il problema fisico patito da Jawaan Taylor, right tackle. Wanya Morris, uno dei due cambi dei tackle, è temporaneamente fuori per una contusione ossea, mentre Joe Thuney, guardia sinistra, sta rientrando da un problema ai muscoli pettorali che lo ha costretto a saltare lo scorso Super Bowl. Passando all’altro lato del pallone, la difesa ha perso il cornerback L’Jarius Sneed, finito ai Titans via trade. Legittimo pensare che KC non abbia voluto pagare Sneed – che ha invece firmato un quadriennale da 76 milioni a Tennessee: negli ultimi anni, i campioni NFL hanno un ottimo curriculum quando c’è da scegliere al Draft e sviluppare cornerback: Trent McDuffie e Jaylen Watson ne sono degli esempi. Il primo, tuttavia, dovrà per forza di cose giocare molto di più sull’esterno, contrariamente a quanto fatto finora, mentre il secondo ha iniziato la stagione nella ‘Physically Unable to Perform ‘list. Interessante è il nome di Chamarri Conner, che lo scorso anno ha dimostrato la sua versatilità nel backfield difensivo: 113 snap come safety, 109 come slot corner, 64 nella box e 17 alla linea di scrimmage.

Insomma: i Chiefs, al netto di qualche fisiologico punto interrogativo, sono i favoriti per tornare al Super Bowl. Allora chi potrebbe provare a metterli in difficoltà?

I Bills hanno perso Stefon Diggs, che però è sembrato aver perso il passo dei giorni migliori. Al suo posto, dal Draft è arrivato uno dei ricevitori più divertenti da vedere in questa classe di rookie; Keon Coleman da Florida ha mezzi fisici e atletici per essere un wide receiver dominante, anche se è ancora limitato nella varietà delle tracce da correre. Anche la squadra di Sean McDermott ha un grosso punto interrogativo nella secondaria, in questo caso nella coppia di safety Rapp-Hamlin. Grave anche la perdita del linebacker Matt Milano per un problema al braccio; non è fortunato: lo scorso anno lo aveva perso per una frattura alla gamba.

Gli Houston Texans invece sono una delle squadre più interessanti per la crescita avuta da un anno all’altro: il merito è dell’head coach DeMeco Ryans e, soprattutto, del QB C.J. Stroud. I texani hanno stupito tutti affidandosi al loro rookie QB e a un gioco offensivo orchestrato dall’ennesimo prodotto del coaching tree di Kyle Shanahan: Bobby Slowik.

L’ex passing game coordinator dei 49ers ha installato un gioco offensivo che ricalca quello del maestro, con tanta outside zone e tanti passaggi ad attaccare la parte centrale del campo. In questo sistema sono esplosi Tank Dell e Nico Collins oltre al veterano Robert Woods, che per anni ha giocato in un sistema simile ai Rams. Il grosso punto interrogativo rimane il gioco di corsa, ma in questo caso non mancano le ragioni per essere ottimisti. Innanzitutto l’arrivo di Joe Mixon da Cincinnati. In secondo luogo, la salute della linea offensiva, martoriata dagli infortuni nel 2023: tra le varie combinazioni di uomini, la o-line che ha passato più tempo in campo per Houston lo ha fatto per un totale di 229 snap, meno del 25% di quelli totali giocati dalla squadra. A livello di fortuna, quindi, è lecito aspettarsi una tregua. Infine, l’anno in più di esperienza sotto Slowik: con altri discepoli di Shanahan, la differenza tra prima e seconda stagione ha fatto la differenza a livello di rendimento.

A proposito di salute, anche i Miami Dolphins devono sperare che la buona sorte dia loro tregua. La linea offensiva più usata è rimasta in campo per meno del 20% degli snap offensivi, 45esima in NFL. La squadra di Mike McDaniel è stata una delle attrazioni della Lega grazie al proprio gioco offensivo, almeno prima che gli infortuni deragliassero o-line e backfield. Tutta da verificare anche la difesa, che ha perso molti contributor, soprattutto nel front seven: Christian Wilkins (Raiders), Raekwon Davis (Colts), Jerome Baker (Seahawks) e Andrew Van Ginkel (Vikings). Bradley Chubb, rottura del legamento collaterale anteriore del ginocchio, è ancora ai box.

Non possiamo dimenticarci dei Ravens, forse i veri delusi della stagione 2023 in AFC. L’arrivo di Todd Monken come offensive coordinator, unito a quello di Zay Flowers dal Draft, ha liberato finalmente l’intero attacco e, di riflesso, Lamar Jackson, nominato MVP della Lega. Dalla free agency è arrivato Derrick Henry, decisamente il partner di backfield più forte con cui Lamar Jackson abbia giocato; l’ex Titans ha ottime possibilità di essere il primo running back dei Ravens a superare quota 1000 yard in singola stagione dal 2019, quando Mark Ingram ne guadagnò 1018: da quel momento, nessuno è andato oltre le 850.

I Cincinnati Bengals sono un grosso punto interrogativo a causa della situazione di Ja’Marr Chase. La stella dei Bengals è attualmente fuori per holdout, in attesa di rinegoziare un contratto più remunerativo. Il wide receiver non ha ancora richiesto una trade, ma è evidente che privarsi di un giocatore del genere sarebbe un colpo durissimo alle ambizioni della squadra dell’Ohio.

Provando a immaginare una conferma dell’ex LSU, i Bengals hanno confermato gran parte del roster, aggiustando la linea offensiva con gli arrivi di Trent Brown dai Patriots e Amarius Mims dal Draft. In difesa, la perdita di uno dei migliori defensive tackle della Lega come DJ Reader, finito a Detroit, è stata tamponata con l’arrivo di Sheldon Rankins. Nel ruolo di cornerback, invece, Cam Taylor-Britt dovrà fare le veci di Chidobe Awuzie, partito verso Tennessee. Alla fine, tutto ruota attorno alla salute di Burrow e alla presenza di Chase: due grossi "se", ma i Bengals non possono essere esclusi dal lotto delle possibili contender in AFC.

I Detroit Lions sono pronti per diventare una vera contender?

La risposta breve è sì, e anche la dirigenza sembra pensarla allo stesso modo, visto il mercato in entrata. I Detroit Lions sono stati la Cenerentola della stagione 2023, quella in cui sono riusciti a rompere il digiuno di vittorie ai playoff, che durava dal 1991. L’impatto, anche culturale, dato da coach Dan Campbell è evidente, basta guardare il numero delle vittorie dal suo insediamento: 3, 9 e 12, con il raggiungimento del Conference Championship.

La trade che nel 2021 portò Matthew Stafford dal Michigan a Los Angeles, con Jared Goff a fare il percorso inverso, sembrava aver spedito i Lions di nuovo sul fondo della NFL. Il miglior quarterback mai passato da Detroit se ne era appena andato, a 33 anni. Se ne era andato per fare spazio a un ex Pro Bowler che si era perso anche in un sistema iper efficiente come quello dei Rams di Sean McVay. A distanza di anni, si può dire che questo scambio sia stato ‘win-win’ per entrambi: titolo ai Rams e gloria ritrovata per i Lions, che hanno anche premiato il loro QB con un contratto da 212 milioni (170 garantiti) in 4 anni.

La rinascita di Goff ha un nome e un cognome, quello di Ben Johnson; anche grazie a una eccellente o-line, costruita quasi interamente via Draft, l’offensive coordinator di Detroit ha installato un sistema offensivo che ricalca quello dei Rams, con tanta play action (nel 2023 Goff ha chiuso al primo posto per passaggi tentati in questa sitiuazione) e con un’enfasi particolare nell'attacco al centro del campo. Questo ha prodotto il secondo numero più alto di explosive plays in stagione dietro i Niners, pur non essendo certo un attacco verticale: Goff ha chiuso la stagione passata con 2147 yard after catch, segno che l’obiettivo è controllare le zone intermedie del campo e fare in modo che siano i ricevitori a produrre yard. L’attacco è rimasto pressoché identico rispetto all’anno scorso, ad eccezione per la partenza, da non sottovalutare, di Josh Reynolds.

Dove invece la squadra di Dan Campbell doveva cambiare, e ha effettivamente cambiato tanto, è la difesa. La delusione contro i Niners al Championship, con 27 punti consecutivi segnati dagli avversari nel secondo tempo, ha fatto scattare il campanello di allarme, soprattutto per le condizioni della secondaria. Per prima cosa, la dirigenza si è assicurata un cornerback numero 1 con esperienza ai playoff, prendendo Carlton Davis da Tampa Bay via trade. La stagione regolare 2023 di Davis non è stata particolarmente brillante: 51 ricezioni concesse (22esimo dato tra i pari ruolo) per 776 yard (7 dato più alto) per il 64.6% di reception rate (61esimo). L’ex Buccaneers, tuttavia, sarà free agent dopo la stagione 2024, quindi si tratta più che mai di un investimento per il presente, mentre si sviluppano i giovani. Brian Branch è stato uno dei migliori difensori rookie del 2023, ha giocato principalmente come nickel corner, ma quest’anno dovrebbe vedere più snap come safety, a maggior ragione vista l’abbondanza nel ruolo di cornerback. Terrion Arnold, invece, è un rookie, sulla carta il migliore dello scorso Draft, precipitato alla scelta numero 24 direttamente in braccio a una squadra bisognosa di aiuto nel ruolo: uno scenario da sogno per Detroit, per giunta senza nemmeno fare trade up.

Nel front seven, significativo l’arrivo del defensive tackle DJ Reader dai Bengals, uno dei migliori nel ruolo, l’unico grande nome in un reparto che l’anno scorso ne è stato privo. E ciononostante, Detroit è stata una delle migliori squadre nel difendere le corse, con 3.5 yard di media concesse ai running back. Non solo, su 26 corse tentate dagli avversari sui terzi down in situazioni di corto yardaggio, il reparto guidato da Aaron Glenn ha concesso solo 13 primi down, miglior dato in NFL. Il grosso punto interrogativo nel reparto riguarda l’assenza di una vera alternativa ad Aidan Hutchinson per quanto riguarda la pass rush; Marcus Davenport, arrivato come free agent dai Vikings, ha una sola, vera ottima stagione in termini statistici (9 sack nel 2021) e zero stagioni complete all’attivo.

C’è poi la questione esperienza, quella che è mancata ai Lions nel Championship contro i Niners. Il crollo del secondo tempo è dovuto a una secondaria di basso livello – e questa lacuna dovrebbe essere stata colmata – ma anche a errori individuali come il fumble del rookie Jahmyr Gibbs o il drop di Reynolds. Hanno fatto anche discutere i due quarti down giocati "a mano"; questa, del resto, è la natura intrinseca di un tipo di giocata che dipende da tanti fattori: l'inerzia del match, le statistiche avanzate, le sensazioni del coaching staff in quel preciso momento.

A differenza della AFC, la NFC è molto più aperta e i Lions hanno la concreta possibilità di consolidarsi come una delle due o tre squadre più forti della Conference.

Riuscirà Jim Harbaugh a dare un senso ai Chargers?

Possibile che il 14 gennaio 2023 la storia dei Chargers sia girata in positivo, nonostante tutto? Ovviamente è una provocazione, perché quel “tutto” è stato un crollo verticale dal 27-0 al 31-30 che ha causato l’eliminazione alle Wild Card contro Jacksonville. Da quel momento, qualcosa tra la squadra e l’ormai ex coach Brandon Staley si rompe; la stagione 2023 non decolla, tra errori individuali, qualche infortunio di troppo e le solite partite giocate fino in fondo, ma perse. Fast forward al 14 dicembre, esattamente 11 mesi dopo: i Las Vegas Raiders zeppi di infortunati asfaltano i Chargers ormai in vacanza: il 63-21 provoca il licenziamento immediato di Staley e del GM Tom Telesco, in carica da 10 anni.

La proprietà – la famiglia Spanos – decide quindi di liberarsi almeno per un attimo della nomea che la accompagna, quella di essere stretta di maniche. Arriva un nuovo GM, Joe Horitz, che per anni ha lavorato ai Ravens con vari incarichi dirigenziali, un coaching staff quasi interamente nuovo e un nuovo allenatore: Jim Harbaugh. Che l’ex head coach dei Niners fosse interessato a tornare in NFL era notizia nota; quello che aspettava era probabilmente l’offerta giusta e la situazione giusta. La prima lo porterà a essere pagato 16 milioni per 5 anni, mentre la seconda a tornare in una squadra che già conosce (dei Chargers fu quarterback negli anni ’90) e con un passatore con pochi rivali nel ruolo: Justin Herbert.

Quello di cui i Chargers hanno disperatamente bisogno è un cambio di cultura da cima a fondo, di un’attenzione ai dettagli e di una “durezza” di fondo che semplicemente i tre coach che si sono avvicendati negli ultimi 10 anni non avevano. Sono concetti di cui si tende ad abusare, soprattutto in un mondo machista come quello del football americano, ma la verità è che con personaggi come Jim Harbaugh certe parole non stonano. L’ex QB dei San Diego Chargers è abituato a costruire programmi vincenti: Stanford e Michigan (con un titolo nazionale vinto) in NCAA, i San Francisco 49ers in NFL. Per essere una squadra più fisica bisogna correre di più e meglio. Ecco perché, anche in questa avventura californiana, Harbaugh ha portato con sé Greg Roman, suo offensive coordinator ai 49ers. Roman è stato a lungo criticato per essere troppo conservativo e limitare oltremodo gli attacchi che gestisce: l’esempio dei Ravens, cambiati dal giorno alla notte con il passaggio da lui a Todd Monken, sono l’esempio più vicino temporalmente. I Chargers, comunque, avranno un’identità fortemente improntata alla corsa; con la quinta scelta assoluta allo scorso Draft è arrivato Joe Alt, da molti considerato il miglior offensive tackle del lotto. Dalla free agency non sono arrivati colpi ad effetto viste le complicate condizioni salariali che la gestione Telesco hanno lasciato. Anche in questo caso, però, nonostante le limitate risorse è stata data la priorità al running game: ecco quindi Gus Edwards e JK Dobbins dai Ravens e Will Dissly dai Seahawks. Quest’ultimo, tight end, avrà non solo il compito di ricevere il pallone, ma anche e soprattutto di bloccare per le corse, aspetto in cui i tight end dei Chargers 2023 erano carenti a dir poco.

È stato dato un netto taglio con il passato, che ha portato a rinunciare ad Austin Ekeler, Mike Williams e, soprattutto, Keenan Allen. Il reparto ricevitori di L.A. è quindi uno dei più deficitari, sulla carta, della NFL, e molto dipenderà da Quentin Johnston e dal rookie Ladd McConkey. Il primo deve riscattare un’annata da rookie ai limiti del tragico (con evidenti colpe da parte del coaching staff, che non lo ha saputo mettere nelle giuste condizioni), mentre il secondo è quello che, nonostante l’assenza di esperienza NFL, può surrogare più facilmente il ruolo che era di Allen. Si è molto dibattuto su quanto Herbert possa essere limitato da un coaching staff che ama correre. La verità probabilmente sta nel mezzo; Harbaugh e Roman non hanno mai lavorato con un quarterback così forte a questi livelli, e sanno bene che l’ex Oregon è un patrimonio da valorizzare: sicuramente non mancheranno le situazioni in cui il gioco offensivo verrà messo totalmente nelle mani del numero 10.

In difesa sono stati confermati due veterani come Joey Bosa e Khalil Mack, autore di un’eccellente stagione. Il reparto che verrà guidato da Jesse Minter, però, manca di qualità o profondità in molti reparti. Nel front seven, molto dipenderà dalla salute dei due giocatori di cui sopra, pur sapendo che Tuli Tuipulotu, defensive end al secondo anno, ha fatto una bellissima impressione al debutto in NFL. Il reparto linebacker è sicuramente il più scarno, ed è ormai una costante di questi anni. C’è curiosità per vedere all’opera il nuovo allenatore di questo reparto, un altro fedelissimo di Jim Harbaugh: Navorro Bowman, ex All-Pro con San Francisco. Sarà lui a dover tirare fuori il meglio da Daiyan Hanley (secondo anno) e Junior Colson (rookie). Nel backfield, il giocatore chiave è Derwin James, seconda safety più pagata della Lega ma anche una delle delusioni più grosse della scorsa stagione dopo due annate di fila da Pro Bowl. Il punto chiave è capire come Jesse Minter abbia intenzione di usarlo ma, da quanto spiegato nei mesi scorsi, il coach sembra avere le idee chiare: fargli fare solo le cose che è bravo a fare (e sono tante), senza disperdere le sue qualità.

I Chargers sono una squadra interessante. L’arrivo di Harbaugh, ma anche l’apertura della nuova, avveniristica facility a El Segundo, sono all’anno zero di un capitolo che si preannuncia stimolante. Il rischio che Harbaugh possa essere un coach dalle idee superate, dopo un decennio fuori dalla NFL, è concreto. La squadra ha inoltre tante lacune, e chiedere una qualificazione ai playoff in questa situazione può essere troppo. L.A. però ha un quarterback top 5, e può tranquillamente spingersi oltre nella lista e, soprattutto, una identità da raggiungere. Da quanto velocemente (e bene) riusciranno a farlo dipenderanno i destini della franchigia e di Jim Harbaugh.

Caleb Williams è finalmente il Quarterback giusto per Chicago?

Sono passati quasi 40 anni da quando i Bears che fecero innamorare gli appassionati NFL e portarono il Lombardi a Chicago. Di quella squadra da record, Jim McMahon era il QB; duro come la roccia in campo, ma anche un provocatore. Non era il più talentuoso dei quarterback, ma era uno dei leader, ed era amato da tutti. Da quel momento, i Bears non hanno mai più trovato un passatore capace di fare innamorare la fanbase né, tantomeno, portarli alla vittoria. Ci hanno provato Rex Grossman, modesto giocatore e QB degli ultimi Bears capaci di arrivare al Superbowl; Jay Cutler, preso da Denver via trade e arrivato al Conference Championship; ci ha provato Mitch Trubisky, che illuse una città di essere “quello giusto”, salvo poi dimostrarsi “quello sbagliato”, l’ennesimo.

Dopo il fallito – per tanti motivi - esperimento Justin Fields, ora tocca a Caleb Williams, scelto alla numero 1 assoluta all’ultimo Draft, non senza critiche. L'anno da junior lo ha chiuso con cifre più basse rispetto al 2022, ma sono comunque cifre eccellenti per qualsiasi quarterback: 3633 yard, 30 touchdown e 5 intercetti. Il record di squadra (7-5) è stato fortemente penalizzato dal pessimo rendimento difensivo, al contrario dell’attacco, che invece ha prodotto quasi 42 punti a partita. Caleb Williams è stato, ovviamente, il principale artefice di queste cifre, grazie a un braccio fortissimo, alla capacità di gestire la pressione della tasca e a un’innata abilità nel trovare lanci dal nulla. Un’abilità quasi mahomesiana, che ha sfoderato anche in pre-season contro i Bengals.

Certo, come tanti giovani passatori, anche Williams ha l’abitudine a tenere molto in mano il pallone, sperando di trovare pertugi che non esistono, e di tentare troppo spesso la giocata a effetto; nel 2023 ha prodotto una percentuale di pressure-to-sack del 24.6%, una statistica che quantifica quante volte la pressione della difesa si trasforma in un sack. A deporre a favore di Williams ci sono gli arrivi di Shane Waldron come offensive coordinator e, sul campo, di Keenan Allen e del rookie Rome Odunze. Waldron è responsabile di aver trasformato Geno Smith in un quarterback sopra la media dopo anni di panchina. Il suo sistema offensivo a Seattle prevedeva ampio uso della play action (decima nel 2022, quarta nel 2023) e dei passaggi in situazioni di primo, terzo e quarto down:

Le statistiche di Seattle e Chicago sui primi down, nella zona di campo tra le 20 yard difensive e offensive nei primi tre quarti delle partite.

Qui sotto, invece, vediamo i numeri in situazioni accorpate di terzi e quarti down nei primi tre quarti delle partite.

Da questa tabella capiamo che anche in situazioni “calde”, nel 2023 Seahakws e Bears siano molto spesso agli antipodi in quanto a tendenze offensive.

Le altre due grosse novità nell’attacco dei Bears sono rappresentate dai due ricevitori arrivati in questa off-season. Keenan Allen è uno dei danni collaterali del cap ingolfato ai Chargers, che hanno lasciato andare quello che, da anni, era il bottone da premere ogni volta che c’era un primo down da guadagnare. A 31 anni, pur con alcuni infortuni alle spalle, Keenan Allen ha ancora tutto per dominare sul medio-corto e diventare il miglior amico di Caleb Williams. Rome Odunze, invece, è arrivato con la nona chiamata assoluta all’ultimo Draft. Ha un fisico ideale per il ruolo (191 cm per 98 kg); non è un velocista né in grado di vincere sistematicamente alla linea di scrimmage con il footwork, ma è eccellente sui palloni contestati: vince con il fisico, sia sui palloni alti che su quelli bassi, e sa localizzare il pallone mentre è in aria, non perdendolo di vista. Lo vedremo sicuramente utilizzato in jet sweep o screen grazie alla sua abilità con il pallone in mano e nel rompere placcaggi. Williams potrebbe vivere una prima stagione simile all’ultima vissuta al college. L’attacco non metterà su numeri da capogiro, ma comincia a essere sufficientemente attrezzato in quanto a giocatori di movimento (discorso ben diverso, invece, per la linea offensiva). La difesa, invece, patirà molto probabilmente la scarsa produzione del front seven in termini di pass rush. La secondaria è molto intrigante, con l’arrivo di un veterano come la safety Kevin Byard, accanto a un gruppo di giovani su cui spiccano Jaylon Johnson e Tyrique Stevenson, giocatore al secondo anno. Tuttavia, il peso su questo reparto sarà enorme, qualora la pass rush dovesse faticare – eufemismo – come l’anno scorso; nonostante l’arrivo dell’ottimo Montez Sweat da Washington a metà stagione, il reparto guidato da Eric Washington ha chiuso il 2023 con 30 sack (31esimo dato) e il 18.8% di pressioni portate ai QB avversari, sesto peggiore.

Una cosa alla volta, però: riuscire a trovare un quarterback che infiammi una fanbase ormai assuefatta alle delusioni sarebbe già qualcosa. Caleb Williams ha il pedigree per farcela.

Qualche giocatore intrigante da guardare sul Game Pass oltre i soliti noti?

Partiamo dal lato offensivo e dal ruolo principale, il quarterback. Anthony Richardson di Indianapolis possiamo considerarlo un rookie, avendo giocato solo 4 partite nel 2023 prima di infortunarsi alla spalla. È un atleta eccellente, con un braccio fortissimo e un’innata capacità di muoversi nella tasca senza perdere di vista il bersaglio. L’accuratezza rimane un problema, ma è anche un fattore di esperienza: Richardson ha giocato un solo anno da titolare al college.

Lo scorso anno, i Colts sono riusciti a essere una squadra bordeline playoff con Gardner Minshew al comando: quest’anno, i dolori del giovane Richardson potrebbero farli tornare un po’ indietro, ma se vogliono che sia lui il QB del futuro, devono essere pronti ad accettarlo.

A proposito di rookie, Malik Nabers, wide reciver dei Giants, si candida a essere uno dei favoriti per i premi di fine stagione. Il giocatore di LSU ha già messo in mostra, tra allenamenti e pre season, alcune delle qualità che lo hanno portato a essere scelto con la sesta chiamata assoluta: velocità sul profondo ed eccellente coordinazione durante la ricezione. Il vero punto interrogativo per New York è Daniel Jones, che almeno quest’anno può lavorare con quello che sembra a tutti gli effetti un wide receiver numero uno.

Altri due nomi da tenere d’occhio sono Garrett Wilson e George Pickens, wide receiver di Jets e Steelers, rispettivamente. Entrambi i giocatori sono al terzo anno tra i pro, e da entrambi ci si aspetta che possano diventare l’opzione principale dei rispettivi attacchi. Le situazioni in cui si trovano sono molto diverse.

Il primo arrivò in NFL da Ohio State con la fama, e le caratteristiche, di giocatore abile ad aprire le difese sul profondo; questa caratteristica, complici le difficoltà croniche dei Jets a trovare buoni quarterback, non sono mai state sfruttate in queste due stagioni. La presenza di Aaron Rodgers, se rimarrà sano, può sbloccare il classe 2000. La situazione QB degli Steelers, invece, è più nebulosa, visto che ancora non si hanno certezze su chi debba essere il QB titolare: Justin Fields, arrivato per provare a rilanciarsi dopo una mediocre esperienza ai Bears, o Russell Wilson, dopo il matrimonio fallito con Denver? Se c’è una cosa che Pickens sa fare, è colpire sul profondo; nella scorsa stagione, il giocatore di Pittsburgh ha corso tracce verticali nel 50% degli snap giocati, il massimo tra i wide receiver con almeno 50 ricezioni. Per sbloccare il suo potenziale servirà qualcuno in grado di servirlo con palloni lunghi (Wilson è sicuramente più adatto in questo), detto che l’ex Georgia dovrà sviluppare anche il gioco sul medio-corto per diventare un'opzione numero uno.

Sull’altro lato del pallone, nel 2023 l’intera difesa dei Browns è stata uno spettacolo. Al di là del fenomeno Myles Garrett, il reparto guidato da Jim Schwarz ha chiuso la stagione concedendo il minor numero di yard totali agli avversari, ma anche la minor percentuale di completi e il minor QBR – una statistica ancora più precisa rispetto al passer rating - ai quarterback avversari. Cleveland produce molte pressioni (23.8%, ottavo dato di Lega) e sack (49, sesto), pur senza usare particolarmente il blitz. La stessa aggressività si ritrova nel backfield, dove i giocatori sono spesso impiegati a uomo. Se i Browns si manterranno anche nel 2024 su livelli simili a quelli dello scorso anno, la loro difesa è un must watch. Nomino anche un paio dei miei difensori preferiti, due linebacker che hanno cambiato squadra quest’anno: Azeez Al-Shaair (Texans) e Frankie Luvu (Commanders). Il primo era nel terzetto di linebacker – lui, Warner e Greenlaw - che comandavano la difesa dei 49ers fino alla stagione 2022.

Al-Shaair è il classico linebacker che produce una quantità esagerata di tackle, volando da una sideline all’altra; non è a proprio agio in coverage, ma è cresciuto in una grande difesa, per giunta agli ordini di DeMeco Ryans, che di quei Niners è stato prima coach degli inside linebacker e poi defensive coordinator. Di quel trio era il nome meno celebrato, ma i Texans hanno preso un ottimo giocatore che ha già lavorato con il loro head coach. Frankie Luvu è un altro nome molto sottovalutato; arriva dai Panthers e ha tutto per diventare il leader difensivo di Washington, anche per il ruolo che occupa, linebacker. Luvu è un giocatore estremamente mobile, che legge benissimo i movimenti dei running back e attacca la linea di scrimmage senza sprecare passi, ma è anche eccellente in coverage a zona. Può essere questa la stagione della prima convocazione al Pro Bowl? A prescindere, se vi capita di guardare i Commanders, tenete d’occhio il difensore con la numero 4.

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