1) Vi piace il nuovo formato dell’Eurolega?
Michele Pettene
Devo essere sincero, il sentimento è agrodolce. Mi mancherà molto la fase delle Top 16, essenzialmente la vittima di questo nuovo format (inevitabile passando a 16 da 24, cifra però che Bertomeu potrebbe riesumare nel prossimo futuro), soprattutto perché con la formula dei quattro gironi assistevamo a battaglie di altissimo livello e feroce intensità, con solo due squadre su quattro di ogni gruppo a qualificarsi per i playoff. Con i due gironi da 8, già dall'anno scorso e a maggior ragione con l'addio definitivo in questa stagione, le migliori squadre potranno fare più calcoli. C'è insomma il classico rischio di un campionato nazionale, con i grandi budget “sopra” e i meno onerosi “sotto”. La parte dolce è che ogni settimana, non essendoci più i gironi, avremo sempre match di qualità assoluta fino alle Final Four. La frattura con la FIBA e la sua “Champions League”, oltre ad un modello differente in tutto, è stata affrontata con una provocazione: le istituzioni vogliono far giocare le nazionali durante la stagione? Noi mettiamo due partite infrasettimanali a squadra. Auguri.
Davide Bortoluzzi
Il nuovo formato rispecchia la volontà di ECA di spostarsi verso un modello di business sempre più vicino alla lega chiusa, con la partecipazione di squadre in grado di garantire il giusto mix di blasone, mercato potenziale e stabilità economica. Un calcio in faccia ai romantici di un’epoca che non c’è più, quella del mecenatismo e della provincia che si fa grande, sostituita da un pragmatico realismo adattatosi ai tempi moderni. In tutto questo il nuovo formato garantirà un certo numero di grandi sfide ogni settimana e un prodotto quanto più vicino possibile al “modello NBA” tanto decantato. A mio avviso questo modello va aggiustato inserendo la possibilità di un paio di avvicendamenti l’anno per permettere a realtà emergenti e di valore di provare a competere ai massimi livelli.
Dario Ronzulli
A me sì. E molto. Mettere di fronte almeno due volte i migliori club d'Europa che hanno i migliori giocatori e i migliori allenatori è il massimo per appassionati e addetti ai lavori. C'è sicuramente il rischio che nelle ultime giornate le posizioni siano già consolidate e dunque il “brivido” del risultato possa essere inferiore, ma diventa calcolato rispetto all'alta possibilità di match tirati all'ultimo sangue per un posto migliore - o per un posto in generale - nei playoff. Sono d'accordo tuttavia con Davide quando auspica un minimo di ricambio annuale: servirebbe a incentivare ulteriori investimenti di soldi e uomini in realtà che a loro volta possono portare benefici all'Eurolega, creando un circolo virtuoso. Aggiungo che è una formula che “protegge” i club con roster più forti e profondi che avranno più tempo - rispetto alle vecchie formule - per recuperare in caso di filotto negativo.
Di sicuro ci piace il teaser per la nuova stagione in stile Ocean’s’ Eleven, con un Andrea Bargnani in grandissimo spolvero
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2) Giù la maschera: quali sono le squadre favorite per le Final Four di Istanbul?
Michele
Le solite, considerato inoltre che le due finaliste dello scorso anno, Cska Mosca e Fenerbahce Istanbul, hanno cambiato pochissimo. James Nunnally al posto di Ricky Hickman per il Fener porta dubbi soprattutto difensivi, mentre i moscoviti sono ancor più solidi con le aggiunte dell'ex Spurs Jeff Ayres e James Augustine in area: il rematch è realistico. Mi affascina il surreale pronostico Istanbul-oriented, con il Darussafaka di un nostro "protetto" come coach David Blatt, l'Efes del Perasovic dei miracoli col Baskonia l'anno scorso e il Galatasaray dai grandi investimenti estivi a raggiungere il Fenerbahce nella sede - mai così rappresentata, main sponsor compreso - delle prossime F4.
Davide
Si parte da due certezze, ovviamente le due finaliste dello scorso anno (Fener e CSKA), che hanno apportato aggiustamenti minimi ad una struttura già di per sé competitiva. Subito sotto vedo ancora il Real Madrid per motivi analoghi e per l’esplosione prevista e annunciata di Luka Doncic, di cui parleremo successivamente in dettaglio. Per il quarto posto la corsa è secondo me aperta ad una seconda turca – a rigor di logica direi Efes, ma il Darussafaka ha messo in piedi una squadra che potrebbe sorprendere – all’Olympiacos ma anche al nuovo corso del Barcellona di Bartzokas. In generale, come già fatto notare da Miky, il baricentro del basket nel vecchio continente non è mai stato più ad est di ora, più precisamente sul Bosforo.
Dario
Al netto di infortuni e amnesie, comunque possibili in una stagione così lunga, sarebbe una gran sorpresa non rivedere CSKA e Fenerbahce tra le migliori quattro anche quest'anno. Pensando a un’altra turca mi piace molto come è stato costruito il Darussafaka: Brad Wanamaker allenato da Blatt è uno dei miei pupilli personali per la stagione. Sono molto incuriosito dal Barcellona, da come Bartzokas – del quale si parla sempre troppo poco – si adeguerà al club e viceversa e da quanto tempo impiegherà il talento di Ante Tomic a rifarsi vivo al 100%. E poi non sottovaluterei l'Olympiacos, perché non ce lo vedo Spanoulis assente dalle F4 per due anni di fila.
Finale 2013, Oly vs Real: Spanoulis la ribalta con la sola imposizione delle mani (cit.)
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3) Quali sono le squadre che, dopo le big, lotteranno dal quarto all’ottavo posto?
Dario
Dopo due anni decisamente sottotono rispetto ai suoi standard, il Maccabi Tel Aviv si è rimboccato le maniche e messo in modalità: “Ok, ora torniamo a fare sul serio”. Che poi ci riesca è un altro discorso, ma intanto gli arrivi di Goudelock, Weems, Zirbes, Iverson sono indubbiamente innesti di qualità. In più coach Edelshtein, da un biennio CT d'Israele, ha la Grande Opportunità della sua carriera e le motivazioni non gli mancheranno. L'Efes con Perasovic in panca è forse meno talentuosa del passato (Saric ci manchi già) ma non può essere sottovalutata. Stesso discorso per il Galatasaray, che però ha cambiato tanto e potrebbe pagare all'inizio l'assenza di amalgama.
Davide
Sicuramente Efes e Darussafaka partono in pole position per un posto ai playoff, insieme a Barcellona e Panathinaikos. Tutte squadre rinnovate e a caccia di risultati utili a confermare le scelte fatte. Nella zona grigia vedo Milano, Vitoria e Bamberg, a contendersi uno dei posti ai margini della griglia. Il livello dei primi 10-12 team comunque quest’anno è così alto che per le squadre escluse dai playoff si potrà parlare di stagione deludente, o quantomeno sotto le aspettative.
Michele
Anno di grandi ritorni, Panathinaikos in primis, e non ci sarà posto per tutte le meritevoli nelle Elite 8. Oltre agli ateniesi le tre squadre di Istanbul, già citate più volte e degne eredi degli invasori ottomani, potrebbero mettere a soqquadro gli equilibri europei scippando tre degli ultimi quattro posti disponibili per i playoff. Il Galatasaray, più di Darussafaka e Efes (curiosità: solo il Fenerbahce gioca sulla sponda asiatica), ci tiene particolarmente a far bella figura dopo anni avari di soddisfazioni, oltre ad essere la squadra più amata della città anche per l’intenso legame con la squadra di calcio: se andate nelle più antiche e prestigiose “fumerie” vi potrebbero portare (a richiesta) il narghilè “ufficiale” del “Gala”, con tanto di stemma e colori giallorossi. Ataman vorrebbe fumarselo a playoff conquistati, o altrimenti consolarsi con un comodo e pratico tostapane.
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4) Quante possibilità ha Milano di andare avanti?
Michele
L'Olimpia mi piaciucchia, ha costruito una squadra lunga e intelligente, diciamo da “seconda fascia” europea, con italiani di livello a "smazzarsi" i minuti in Serie A consentendo un riposo fondamentale ai compagni più esperti per le gare di Eurolega. Coach Jasmin Repesa con Miroslav Raduljica, Zoran Dragic e Hickman ha tre giocatori inediti per l'Eurolega milanese, testati ai massimi livelli: alcune interessanti varianti tattiche rispetto allo scorso anno si sono già intraviste (l’uso scientifico del back door, per dirne una). La granata-Gentile (del cui tiro non ci sappiamo spiegare razionalmente l’involuzione) è sempre ad un passo dall'esplodere dopo la decisione del presidente Proli - e resa pubblica con un’intervista alla Gazzetta - di togliergli la fascia di capitano (andata a Cinciarini), ma Milano è competitiva per arrivare tra le prime otto. Da lì in poi tutto dipenderà da logorìo fisico ed accoppiamenti.
Dario
L'obiettivo playoff secondo me è alla portata: non abbondantemente, ma comunque possibile. Gli arrivi di Hickman, Dragic e Raduljica portano esperienza, talento e forza fisica, Sanders può fare la differenza anche a questo livello e Simon è una garanzia assoluta. Il roster è profondo per garantire a Repesa il giusto dosaggio di energie tra campionato e coppa. E qui iniziano i dubbi perché una gerarchia, il prima possibile, bisognerà trovarla: ci riuscirà il coach croato? Inoltre manca, almeno per il momento, un cambio vero per Raduljica. Su Gentile tendo ad essere ottimista e a guardare alla “sottrazione” della fascia di capitano un modo per fargli sentire meno pressione. Non mi stupirei, infine, di vedere più minuti del previsto per Awadu Abass e Davide Pascolo (aggiungere cuoricini a piacere).
Davide
Voglio fare il bastian contrario, anche con un pizzico di convinzione. La squadra - come detto da Miky - è lunga ed esperta, inoltre permette di giostrare i due impegni in maniera abbastanza agile anche alla luce del livello medio in cui oggi versa il nostro campionato. Come detto da Dario l’obiettivo è alla portata, e dal punto di vista tecnico questa squadra è stata assemblata con criterio. Quello che genera maggiori perplessità sono l’amalgama e la situazione in spogliatoio. In un contesto di equilibrio competitivo così marcato gli aspetti umani e motivazionali sono fondamentali, e non sono così sicuro che questa squadra sia così unita da poter mettere “il cuore oltre l’ostacolo” quando ce ne sarà bisogno.
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5) Qual è la partita che attendete con più ansia, quella che i nostri lettori dovrebbero segnarsi su Google Calendar?
Michele
I derby greci, spagnoli e turchi - con un occhio di riguardo al Darussafaka di Blatt vs il Fenerbahce di Mago Zelimiro - e quella da “intenditori” con il Bamberg di coach Trinchieri contro la leggenda serba (sempre Obradovic, ovviamente). Rammarico per il doloroso e speriamo solo temporaneo addio al derby di Belgrado, con il Partizan a scegliere la Champions League FIBA.
Dario
Sicuramente i 6 derby di Istanbul, i due Oly-Pana e i due Real-Barça sono un must garantito. A me piacciono molto i ritorni da avversari di coloro che hanno fatto la storia di un club: per esempio Sarunas Jasikevicius, da allenatore dello Zalgiris, ad Atene sponda Pana (14 ottobre) e a Barcellona (10 novembre); Obradovic ancora all'OAKA (16 dicembre); Blatt a Tel Aviv (5 gennaio). Infine Fenerbahce-Real Madrid (1 dicembre) perché nella serie playoff dell'anno scorso i blancos sono stati bastonati a più riprese e non vedranno l’ora di vendicare l’onta subita.
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6) Qual è la squadra più hipster d’Europa?
Michele
Permettetemi di cantare l’elogio funebre di una squadra hipster “deceduta” di recente, da culto istantaneo per la fulminea ascesa e caduta: il Lokomotiv Kuban solo a Maggio si giocava l’accesso alla finale d’Eurolega, cinque mesi dopo non è nemmeno tra le sedici elette, saccheggiata da tutti e lasciata moribonda in EuroCup, con Malcolm Delaney, stellina esplosa a Krasnodar e finito in NBA ad Atlanta, a tirare sospiri di sollievo su Twitter per la fine delle interminabili trasferte in giro per il Vecchio Continente. Che triste destino (poco mitigato dal fatto che la sostituta, l’Unics Kazan, sia la prima candidata al fondo classifica).
Non ce la faccio, troppi ricordi (cit.)
Dario
Io vado con lo Zalgiris Kaunas di Sua Altezza Sarunas Jasikevicius, al suo primo anno da capo allenatore dall’inizio della stagione. E già questo dovrebbe esservi più che sufficiente. Poi è una squadra lituana e come tale vive il basket in maniera passionale, unica, avvolgente e coinvolgente. Inoltre c’è Brock Motum, che è reduce da un torneo olimpico che ha fatto dubitare che potesse essere davvero lui e non il parente buono di qualcun’altro. Poi c’è Leo Westermann, play che a me piaceva tantissimo da ragazzino e che stenta a rendersi affidabile ad alti livelli: in panca ha uno che qualcosa può insegnargli.
E poi c’è Kavaliauskas che ha la barba d’ordinanza per ogni squadra hipster che si rispetti
Davide
Hanno preso un pezzo di arredamento shabby chic come Bargnani, un giocatore esotico come la guardia nigeriana Josh Akognon e un rookie culto e ricercato come Trevor Cooney. Sono allenati da uno dei giovani allenatori emergenti spagnoli (Sito Alonso), con barbetta alla moda. Serve altro? Vitoria per me è davvero il team hipster di questa Eurolega.
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7) Che giocatori di culto ci regalerà la cara, vecchia Europa quest’anno?
Davide
Quest’anno ci sono due giocatori direttamente in arrivo dalla NCAA che meritano particolare attenzione. In primis Maodo Lo, tedesco fresco di laurea alla Columbia. Dopo quattro anni nella Ivy League, Lo è già un giocatore di culto per gli amanti del basket collegiale, una guardia dotata di stazza e che eccelle alla perfezione nell’antica arte del tiro in sospensione, con movenze feline, controllo del corpo e del ritmo di gara. L’adattamento a questi livelli potrebbe richiedere tempo, ma sono pronto a scommettere su di lui, specie se messo nelle mani del Trinka a Bamberg. Vi piacciono i tiratori bianchi, non particolarmente esplosivi ma dotati di ottimi fondamentali? Bene, allora Trevor Cooney è il giocatore che fa per voi, ennesimo prototipo della sopracitata tipologia di giocatore in uscita da Syracuse (McNamara who?). Curioso di vederlo con Vitoria sia in ACB - per la cronaca la prima è andata maluccio - che in Eurolega.
Alla Final Four 2016 Cooney ne ha segnati 22 ma non sono bastati per battere North Carolina in semifinale
Dario
Per motivi tecnici e umani vado con Alen Omic, preso quest’estate dall’Efes. Classe ‘92, 2 metri e 16 capace di guidare la transizione e chiuderla, di rollare rapidamente, di giocare dal post basso per sé e per gli altri, di tenere le penetrazioni dei piccoli avversari. La sua è una storia ovviamente legata alla Guerra dei Balcani. È nato in pieno conflitto in Bosnia, a Tuzla - concittadino quindi di Mirza Delibašić, colonna del Bosna di Tanjevic e del Real Madrid primi anni ‘80, nominato nel 2000 sportivo del secolo per il suo paese. Ma la sua famiglia, pur soffrendo come tutti, non fuggì all'estero come invece decisero di fare altri abitanti di Tuzla, i Pjanic ad esempio (Miralem, infatti, ha anche il passaporto lussemburghese). Ad Omic piaceva da matti il calcio ed era un discreto portiere, a leggere le cronache: ma essendo alto 1.95, non passò inosservato a colui che poi sarebbe diventato il suo primo agente. Decise quindi di cambiare sport e dopo poco tempo cominciò il suo viaggio. La prima tappa fu Črnomelj, città slovena al confine con la Croazia: qui il quindicenne Omic crebbe di 12 centimetri in un anno (“La Slovenia fa miracoli!”) e attirò l’interesse di un club come il Zlatorog Laško che da sempre è fucina di talenti per il basket sloveno (Becirovic e Nachbar sono nati sportivamente lì), anche per la presenza di allenatori come Aleš Pipan. Presa la cittadinanza slovena, Omic andò prima all’Olimpia Lubiana e poi al Gran Canaria diventando colonna delle nazionali della sua nuova patria. Nell'isola spagnola ha disputato una stagione di altissimo livello sia in Liga ACB che in Eurocup, dove è stato inserito nel primo quintetto. Velimir Perasovic, l'anno scorso al Baskonia, ha insistito per averlo nell'Efes dove Omic partirà come riserva di Bryant Dunston. Ma tempo e spazio per farvi innamorare del suo elegantissimo stile lo troverà, statene certi.
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8) Quali sono i giovani per cui vale la pena organizzare la trasferta al Forum di Assago?
Michele
La più facile è chiaramente quella contro il Real Madrid del "nostro" Luka Doncic (classe 1999) Giovedì 27 Ottobre, poi aggiungerei l'Efes Pilsen dell'ala Furkan Korkmaz (1997) pronta all'esplosione e del già noto Cedi Osman (1995) il 10 Novembre e chiuderei il 16 Marzo con la Stella Rossa Belgrado per l'immancabile scuola serba, con l'alona Borisa Simanic (1998) e la guardia Marko Guduric (1995). Jolly sul 29 Dicembre, quando lo Zalgiris porterà a Milano il nuovo Nowitzki mancino (provochiamo...): Isaiah Hartenstein, 1998.
Davide
Miky mi ha rubato la lista, non vale! Scherzi a parte, i nomi di punta sono di fatto quelli elencati, a cui aggiungerei una chicca forse meno nota ai più. Il lituano di Vitoria Tadas Sedekerksis, classe 1998, che dopo aver speso diversi anni nei team satellite e in LEB (lo scorso anno a Huesca), è pronto a mostrarsi nel massimo campionato continentale. Ala di due metri dal fisico solido, porta in dote l’eredità di un ruolo che nella nazionale baltica ha avuto alcuni dei massimi esponenti nella storia cestistica europea. Aggiungo anche il più old school dei giovani europei, il 1997 del Pana Vasilis Charalampopoulos, che dopo un stagione di luci ed ombre è pronto ad assestarsi ad alti livelli.
Sedekerksis intanto ha iniziato la stagione con il Baskonia così
Dario
Sottoscrivo in toto la lista di Michele e Davide. Aggiungo solo una postilla: hanno citato giovani veri, non 23-24enni considerati ancora ragazzini alle prime armi (ogni riferimento al basket italiano è da considerarsi puramente voluto).
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9) Bargnani, Datome, Hackett, Melli: cosa ci dobbiamo aspettare dagli italiani?
Michele
Visto anche l’avvio di ACB e considerato che a livello FIBA segnare non è mai stato un problema, non mi stupirei di vedere Andrea Bargnani nella Top 3 dei migliori realizzatori d’Europa, assestandosi tra i 16 e i 18 punti a partita - un po’ come quelli che i diretti avversari segneranno contro di lui. Il contributo di Hackett è stato ottimo già lo scorso anno, la continuità a certi livelli deve essere il suo obiettivo primario, evitando certe altalene mentali e di rendimento. Discorso simile per Melli, ma con quattro anni in meno e all’anno-2 della scuola-Trinka le responsabilità saranno simili all’ultima stagione: può solo crescere in consapevolezza del Gioco e dettagli raffinati in entrambe le metà campo. Datome invece è vicino al premio di MVP dell’anno: è abbastanza?
Dario
E se l’aria di Vitoria che così bene ha fatto ai polmoni e al cervello cestistico di Bourousis facesse lo stesso effetto ad Andrea Bargnani? Voglio dire: al di là dell’aspetto realizzativo che sottolinea giustamente Michele, io ho questa strana idea che mi aleggia in mente di un Mago che - per congiunzione astrale, per misteri misteriosi, per culo: fate voi - trova in maglia Baskonia non la miglior versione di sé, ma quantomeno una che sia accettabile. Oltretutto (tenetevi forte!) in entrambe le metà campo. È solo una sensazione, intendiamoci, basata non certo su quanto visto negli ultimi mesi ma piuttosto su un “se non ora, mai più”. Per Datome l’obiettivo non è cambiato, anzi se possibile si è rafforzato: il Fener vuole vincere e Gigi non ha modificato il proprio ruolo centrale all’interno della squadra. Hackett e Melli hanno entrambi vissuto una stagione di svolta con positive ripercussioni anche in Nazionale: il prossimo step dovrà essere quello della conferma.
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10) Come è composto il vostro ideale podio dei migliori allenatori d’Europa?
Davide
Un podio virtuale di questa categoria non può prescindere da Obradovic, che quest’anno proverà a vincere la sua Eurolega numero nove, con la quinta squadra diversa. Il ritorno del figliol prodigo Blatt in Europa porta con sé mille aspettative, e lo fa con una squadra ben assemblata su cui innestare a piena potenza il suo credo cestistico. Infine un po’ di campanilismo: noi italiani siamo spesso bravi a criticare, ma quello che Trinchieri sta facendo a Bamberg ha alzato ulteriormente l’asticella delle aspettative. Prossima fermata NBA o una contender.
DaRonz
Non considerando Obradovic, perché Hors Catégorie, vado con Blatt, Bartzokas e Laso. Blatt perché anche solo per il modo in cui studia la difesa migliore per ogni avversaria è un giro davanti a tutti gli altri; Bartzokas perché credo possa bastare rivincere un titolo con l’Olympiacos e costruire uno spettacolo come il Lokomotiv Kuban; Laso perché l’umanità e la pazienza con cui ha gestito le delusioni sono encomiabili.
Nella strategia comunicativa dell’Eurolega c’è anche quella di usare allenatori e giocatori come attori nei promo. Qui Obradovic assomiglia tantissimo ad Adolfo Celi.
Michele
Andrea Trinchieri, innanzitutto. Il suo Brose forse non riuscirà a fare i playoff - la perdita di Wanamaker pesa tantissimo - ma siamo sicuri lotterà fino alla fine nonostante una rosa inferiore alle prime della classe, grazie alla guida di uno dei primi cinque coach europei. Rotazioni difensive terrificanti, attacco altruista, movimento di palla, palle quadrate e show a bordocampo… la vera Devotion è a Bamberg. Sopra al Trinka Mago Zelimiro, di fianco our man from Krasnodar Giorgione Bartzokas pronto per riportare il Barca alle finali. Occhi a cuore per coach Jasi, ma che ve lo dico a fare.
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