
EMILIANO BATTAZZI (@e_batta):
Io un'idea per iniziare ce l'avrei, e mi viene spontanea perché anch'io ho sperimentato il passaggio da un presidente tifoso ad un gruppo di investitori totalmente avulsi dalla passione per il calcio (ci vogliono far credere che Pallotta e Thohir siano da sempre tifosi di Roma e Inter ma ovviamente sappiamo che non è così, o comunque non come possiamo esserlo noi, al netto delle citazioni di Fresi, Ventola, ecc.).
La "rivoluzione americana" della roma è stata uno shock per l'ambiente: mi riferisco in particolare all'idea di impiantare in Italia una cultura calcistica totalmente differente dalla nostra tradizione, quella del gioco di posizione del Barça, con Luis Enrique. C'era dietro un'idea di trasformazione culturale completa, anche a livello ambientale, un'idea di lungo termine ma che guardava al calcio come ad uno show: era importante che il gioco fosse spettacolare e che si desse subito un'identità diversa alla Roma. Poi è andata com'è andata con l'asturiano (male, ma non solo per colpa sua), ma in parte questa idea è rimasta.
Nell'Inter, invece, il passaggio di proprietà mi è sembrato quasi impercettibile. La finestra di mercato appena conclusa era la prima vera opportunità per Thohir di imprimere la sua visione all'Inter squadra, ma così non è stato. E' rimasto tutto come prima: Mazzarri, una scelta della precedente dirigenza, è rimasto lì, nonostante la pubblica ammirazione del nuovo presidente per Frank De Boer. Il profilo dei calciatori acquistati mi sembra sempre quello, non ci sono stati nomi folli e neppure troppo giovani (ad esclusione di Dodò, su cui ritorneremo).
Persino a livello di politica calcistica l'Inter è apparsa rattrappita, con l'appoggio incondizionato a Tavecchio. Insomma, mi sembra un'Inter priva di coraggio, molto, forse troppo pragmatica, un'Inter quasi austera. E tutto ciò è in totale contrasto con il personaggio Thohir, i suoi proclami e le sue scelte più organizzative (ci sono dirigenti americani nelle divisioni più importanti della Società).
In sintesi, io non capisco bene dove voglia andare Thohir, a vederla dall'esterno; ma qui è molto più utile l'opinione di un tifoso, che vive tutta questa situazione anche da un punto di vista sentimentale.
Sembra una premessa molto pessimistica, ma è solo perplessità. Magari fa bene, è entrato in punta di piedi in un ambiente che non conosce.
Poi parleremo molto della squadra, e in quel caso ci sarà anche ottimismo.
CESARE ALEMANNI (@CesareAlemanni):
Mi sembra un ottimo punto di partenza. Devo però aprire subito una parentesi. Come tifoso tendo a essere più razionale che sentimentale e, anche per questo, ho sempre tollerato Moratti a fatica, del quale m'irritava l'affettata e in fin dei conti fastidiosa (almeno per me) "signorilità", oltre al fatto che gestisse una società con milioni di tifosi ed enormi interessi come un vezzo personale – tutti motivi per cui non lo rimpiango. Chiudo qui la parentesi e passo a Thorir. Il passaggio di proprietà ti è sembrato impercettibile? Forse rispetto a quanto avvenuto alla Roma ma ti assicuro che, abituato ad anni di confusione, vedere anche solo un minimo di pianificazione e chiarezza nei ruoli societari è una cosa che un po' mi dà sollievo. Riguardo al mercato: che Thorir non sia venuto a Milano a fare l'emiro del Qatar e a comprare Suarez e Di Maria alla prima occasione lo si è capito subito. Che non abbia una cultura calcistica di riferimento, un modello, un'idea di calcio e spettacolo da importare, pure. Credo, o almeno spero, che si stia muovendo con prudenza per imparare come girano le cose, lasciando ad altri il compito di fare il meglio possibile con le risorse a disposizione. Personalmente al mercato dell'Inter darei un 6/7. Siamo riusciti a tenere i giocatori su cui si vuole costruire l'ossatura della squadra (Handanovic, Ranocchia, Kovacic, Icardi) e a prendere, a costi contenuti, un mix di pedine immediatamente utili e abbastanza affidabili (Medel e Vidic) e scommesse da lanciare (Dodò) o rilanciare (M'Vila e Osvaldo). Nessuno è giovanissimo, è vero, e infatti questo è il più grande rimprovero che ho da fare: la terza/quarta punta che non è mai arrivata la si poteva cerca nel mercato degli under-23 invece di inseguire inutilmente sogni impossibili come Lavezzi e Jovetic. Riguardo a Mazzarri: non sono entusiasta della sua permanenza (eufemismo). Non è che non mi piace solo la sua idea di gioco, dopo un anno che lo seguo credo di poter dire che non mi piace proprio la sua idea di vita. Detto questo mi chiedo: quali alternative offriva il mercato degli allenatori? Dubito che un top verrebbe all'Inter e in Italia in questo momento. De Boer era un nome affascinante e di elevato standing ma appunto, per tornare a quello che scrivevi all'inizio sulla Roma, lo era anche Luis Enrique e sappiamo come è andata. Credo che l'Inter, un po' come la Roma di allora, in questo momento non sia ancora strutturata abbastanza da prendere un allenatore così giovane ed estraneo al nostro calcio e affidargli l'intero progetto. Magari qui sto facendo un po' il democristiano (o il pragmatico, o l'austero, come dici tu). Magari Frank sarebbe stata una splendida scommessa, coraggiosa e vincente. Non so dimmi anche tu che ne pensi. Che allenatore (tra quelli realisticamente raggiungibili) avresti visto bene all'Inter? Per chiudere ancora su Thorir, la mia idea al 12 settembre 2014 è questa: bocciarlo dopo un anno sarebbe frettoloso, personalmente credo che un progetto ce l'abbia e quel progetto sia di riportare, per gradi, l'Inter nel top-10 europeo sia come immagine sia come risultati, senza svenarsi troppo nel frattempo e anzi cercando di renderla un buon affare. Da cui: 1) se e quanto questo sia fattibile nel contesto del calcio italiano attuale, non ne ho idea, ma anche 2) procedere per gradi implica miglioramenti costanti, stagione dopo stagione, il che significa che se l'anno prossimo, o peggio quello successivo, siamo ancora qui a sognare un terzo posto come se fosse uno scudetto, beh allora il giudizio sarà necessariamente diverso.
Postilla su Tavecchio ma poi non torniamoci più: la mia sensazione, ma non ho seguito abbastanza il lato Inter della vicenda per poterlo dire con certezza, è che l'appoggio incondizionato al TAV sia un'eredità lasciata in dote dalla passata gestione.
Detto questo rilancio con alcune domande, da tifoso a tecnico. La prima riguarda il campo, la seconda e la terza il mercato. Come la metteresti giù l'Inter considerando gli uomini a disposizione (modulo e formazione)? Dove secondo te si sarebbe dovuti intervenire di più e non lo si è fatto? Qual è l'acquisto che ti convince di più e quello che ti convince di meno? Da tifoso ho le mie opinioni su tutte le questioni ma sono curioso di leggere le tue.
EMILIANO BATTAZZI:
Devo dirti che anch'io tendo alla totale razionalizzazione della mia passione calcistica, e quindi mi è facile capire la tua prospettiva. Mi hai quasi convinto che la politica dei piccoli passi della nuova proprietà sia in effetti un modo di evitare iniziali grandi sbandamenti, come capitato a Roma. E comunque i guanti di Thohir mi affascinano e mi impediscono di formulare giudizi almeno fino a maggio 2015.
Non vedevo l'ora di parlare del mercato di qualche squadra, una qualunque, dopo tante chiacchiere assorbite e masticate: quello dell'Inter, poi, è uno dei più interessanti.
In particolare, mi affascina questa mania di Premier League: su sei acquisti (Vidic, Dodò, Berni, M'Vila, Medel e Osvaldo, se escludiamo prestiti vari), la metà proviene dal campionato inglese. In generale, è un'ottima idea a livello di marketing (la Premier League domina per visibilità nel mondo) ed anche a livello tecnico. La distanza con il calcio inglese aumenta, in particolare a livello di ritmo di gioco; inoltre, è un campionato in cui si scontrano tutti i più importanti stili di gioco (dal gioco di posizione fino al palla lunga e pedalare), e l'esperienza che si accumula dovrebbe rendere piuttosto agevole giocare in Serie A, al netto di problemi di ambientamento. Proprio per questo, Vidić potrebbe essere l'acquisto più importante dell'intera stagione nerazzurra. All'Inter mancava un difensore dominante, uno capace di gestire la difesa: non me ne voglia Ranocchia, ma per quel ruolo gli manca ancora qualcosa, anche solo a livello di personalità.
E' vero che il serbo ha passato la sua vita calcistica quasi esclusivamente in una linea difensiva a quattro, ma il suo profilo di gioco mi sembra particolarmente adatto per una difesa a tre, oltre a portare un dominio quasi assoluto nei duelli aerei. Persino le statistiche del suo ultimo disastroso anno al Manchester United rimangono migliori di quelle dei difensori interisti delle passate stagioni: sono numeri da valutare con attenzione, soprattutto per la difficoltà di valutazione statistica dei difensori, ma intanto costituiscono un indizio.
Secondo me l'anno scorso Mazzarri puntava su Campagnaro, che già conosceva tutti i suoi meccanismi difensivi, e su Samuel: per un motivo o per un altro, non sono bastati.
L'acquisto di Dodò mi convince anche se non condivido il trionfalismo mediatico che si sta generando intorno a questo giocatore. A me piaceva anche quando giocava nella Roma, soprattutto per le capacità offensive, per l'eleganza nella corsa e nel controllo di palla. Come ha detto anche il Ds Sabatini, c'è stato un po' di accanimento nei suoi confronti, ad ogni errore prendeva un brutto voto e non se ne sottolineava mai le capacità. Penso che con queste caratteristiche prima o poi andrà a finire nella nazionale brasiliana (ma di questi tempi non è proprio detto sia un grande risultato...), ma non posso far finta che non abbia delle evidenti carenze difensive. Molte squadre puntavano ad attaccare lo spazio dietro le sue spalle, come punto debole della catena difensiva giallorossa, che era però basata sulla linea a quattro. Forse ha ragione Mazzarri nel volerci puntare: con una difesa a 3, i laterali devono giocare a tutto campo, ma hanno più sicurezza in fase difensiva, poiché i centrali esterni sono lì proprio per coprirli.
Poi c'è Osvaldo che boh, non so più come considerarlo: sappiamo tutti che tecnicamente è un giocatore di grande livello, e che fisicamente ha le caratteristiche per essere un centravanti moderno, che gioca con la squadra e pressa sul primo possesso avversario. Questo tipo di Osvaldo però si è visto praticamente solo all'Espanyol, con allenatore il suo amico Pochettino, lo stesso che ho la cacciato dal Southampton per aver rifilato un cazzotto al difensore José Fonte. C'è da dire che Mazzarri insegue l'italo-argentino da anni, forse perché gli riconosce una serie di caratteristiche perfette per il suo gioco, soprattutto la capacità di aprire spazi per gli inserimenti dei suoi compagni. Insomma, non voglio dire che è la sua ultima opportunità per dare una svolta alla carriera, ma quasi; ed ha avuto persino fortuna nel potersela giocare proprio con Mazzarri, uno che sa valorizzare i giocatori al 100% (almeno questo riconosciamoglielo).
Gli acquisti di M'Vila e Medel mi lasciano piuttosto perplesso, non mi convince il fatto che siano arrivati entrambi, ecco. Il francese sembrava un grande prospetto, da giovanissimo è stato titolare della nazionale, ma poi si è un po' perso, magari anche per colpa del suo trasferimento in Russia, oltre che per il suo carattere. Medel ha giocato un grande mondiale, è vero, il naufragio del Cardiff non può essere di certo colpa sua, ma mi sembra troppo simile per caratteristiche. L'idea di poter giocare con un doble pivote M'Vila-Medel mi fa rabbrividire, eppure è già successo contro il Torino, con i nefasti effetti che sai bene. Sono d'accordo con l'idea di proteggere la difesa, per carità, però tutti e due insieme mi sembrano un po' troppo: giochiamoci a pallone, ogni tanto. Sono contento di aver visto solo Medel contro il Sassuolo, secondo me un centrocampo con il cileno più Hernanes e Kovacic (più i due esterni, immagino sempre Jonathan e Dodò, sebbene io preferisca Nagatomo al primo) è sufficientemente equilibrato. In avanti, l'Inter non può prescindere da Palacio, un giocatore che sa fare tutto incredibilmente bene, e Icardi non può rimanere in panchina, con quel senso del gol che si ritrova.
Mi sembra manchi qualcosa sulla fascia destra, mi sarei aspettato una soluzione di un altro livello rispetto a Jonathan, oppure almeno una scommessa tipo Dodò, vista l'importanza degli esterni nel gioco di Mazzarri. Inoltre, non ti sembra che all'Inter manchino le ali? Non solo sul campo, ma soprattutto: manca il cambio di passo, che solo Kovacic (un talento immenso) può dare. Da una parte è normale che sia così, visto che l'Inter è costruita per giocare il 3-5-2, un modulo che personalmente non mi piace moltissimo, anche se dipende da come lo pratichi. In generale i moduli, come dice Guardiola, sono solo "numeri di telefono", visti così. Però una cosa è il 3-4-3 del Dream Team di Cruyff per occupare la metà campo avversaria, una cosa è il 3-5-2 di Mazzarri (scusa Walter, il confronto sarebbe impietoso per qualunque allenatore del mondo). Io l'Inter la farei giocare con il 4-3-3, quello di De Boer all'Ajax: hai ragione tu, non c'erano grandi nomi a livello internazionale, ma proprio per questo mi sarei giocato la scommessa olandese. Certo così avrei davvero grandi difficoltà a scegliere gli undici titolari: mancherebbe un esterno d'attacco (Palacio lo può fare), i due terzini sarebbero forse troppo offensivi (ma per quel tipo di gioco andrebbero bene lo stesso). Medel potrebbe fare benissimo il centrale che fa la salida lavolpiana (ha giocato nel Cile come difensore centrale, un po' come Mascherano nell'ultimo Barça di Guardiola), e gli interni di centrocampo sarebbero Hernanes e Guarin. Ecco, quest'ultimo per me è il grande mistero dell'Inter di Mazzarri: perché uno con i suoi tempi di inserimento e le sue qualità tecniche non riesce ad ingranare in un tipo di gioco che ha bisogno proprio di velocità ed inserimenti da dietro?
Mi accorgo che in questo schema mancherebbe Kovacic...e allora non va bene, lo piazzo come esterno d'attacco ma è un inutile sacrificio...certo è dura fare l'allenatore eh?!
A proposito: ma tu, cosa ne pensi di Mazzarri? Lo hai già accennato ma secondo me è uno degli argomenti principali. Voglio sapere tutto, anche cosa pensi dei suoi lamenti continui e delle sua autobiografia. Io continuo a cambiare opinione da un giorno all'altro, ma mi sto convincendo di una cosa: non sbaglia due stagioni di seguito. E, incredibile ma vero, comincio a pensare sia il più sottovalutato della Serie A. Ma domani so già che cambierò idea. Poi ne parliamo meglio, anche a livello tattico.
CESARE ALEMANNI:
Non avevo fatto caso alla "mania di Premier League". In effetti è vero. Mi chiedo se sia frutto di un ragionamento o se sia solo una coincidenza. Personalmente propendo per la seconda ipotesi ma chissà che avere in squadra tanti giocatori abituati ai ritmi della Premier non porti un qualche beneficio sul campo. Tu citi Vidic come acquisto più utile? Pensa che invece è forse quello che mi convince di meno (insieme a M'Vila). I grandi nomi, sazi di vittorie altrove e al tramonto della carriera, non mi entusiasmano mai troppo (lo stesso si potrebbe dire anche di Ashley Cole ed Evra). Spero ovviamente di sbagliarmi e che la guida di un veterano dia sicurezza a Ranocchia e Juan Jesus, due talenti ancora un po' fragili caratterialmente.
Dodò è una bella scommessa, un giocatore che mi piaceva già alla Roma e che, appunto, può fare bene il laterale nel sistema di Mazzarri, proprio per le ragioni che sottolinei tu, anche se è tutto da valutare nei duelli di fascia contro avversari di pari categoria o superiore. Riguardo ad Osvaldo: già in queste prime uscite ha dimostrato la sua utilità nella creazione di spazi, nelle sponde e nei movimenti a portare via l'uomo (c'è il suo marchio in 4 dei 7 gol al Sassuolo), tutte cose che però anche Palacio sa fare estremamente bene. Di sicuro, a 28 anni, questa è la sua ultima occasione di dimostrare di essere non dico un top player ma qualcosa di più di una bella figurina. Dipende da quante osvaldate farà e da come vivrà il rientro di Palacio che inevitabilmente gli toglierà minuti e riflettori. Personalmente, con tutte le differenze di contesto e di valore assoluto dei giocatori in questione, se fossi Mazzarri io gestirei il trio offensivo attuale un po' come Mancini gestiva il trio Ibrahimovic, Cruz, Crespo. L'imprescindibile, come Ibra allora, in questo caso, e specialmente se continua con la crescita attuale, secondo me dovrebbe essere Icardi (e non Palacio), che è l'unico vero insostituibile puntero dei tre, mentre farei ruotare Osvaldo e Palacio a seconda del loro stato di forma e delle caratteristiche degli avversari (e non sarebbe male se, come allora, avessimo un Balotelli da lanciare – la panchina corta in attacco infatti mi preoccupa un po'). Per chiudere col mercato: anche a me lascia un po' perplesso l'acquisto di M'Vila – specie perché di lui so solo quello che ho visto finora e non fa ben sperare. La mia teoria in merito è questa: una volta preso M'Vila la dirigenza si è resa conto che il giocatore non era in grado di garantire da subito (nella migliore delle ipotesi – mai nella peggiore) il rendimento atteso e allora si è corsi ai ripari con un giocatore che dava più garanzie immediate, ovvero Medel, che personalmente ho scoperto al Mondiale e che per ora sta confermando quanto mostrato in quella occasione.
Spero, anzi prego, che l'idea di Mazzarri non sia quella di avere due mastini da schierare insieme per fare fortino nelle partite ostiche e che l'infelice esperimento di Torino resti appunto un infelice esperimento da non ripetere. M'Vila al massimo, se effettivamente ha le qualità che lo avevano portato in nazionale a 20 anni, deve essere un investimento/progetto a lungo termine, un talento da recuperare per gradi e l'architettura dell'interno di centrocampo per ora deve restare Medel + Hernanes e Kovacic. E non solo contro il Sassuolo anche contro Juventus, Milan, Roma e Napoli, che a fare i bulli contro le piccole sono bravi tutti.
Discorso esterni. Sto diventando noioso ma sono d'accordo con te ancora una volta. Dodò a parte, di cui abbiamo già detto, la verità è che, per quanto Jonathan non sia più l'impresentabile "divino Johnny" dei primi mesi e Nagatomo sia di un'abnegazione commovente, nessuno dei due è un giocatore da squadra che punta a imporsi come terza forza del campionato quest'anno e da pretendente al titolo nel futuro prossimo. Penso e spero che la dirigenza ne sia consapevole e che verrà messa una pezza nel prossimo mercato. Tuttavia finalmente per una volta siamo in disaccordo: questa, secondo me, non è una ragione sufficiente per abbandonare il 3 - 5 - 2, che è l'unico modulo che consente all'Inter di mettere in campo gli 11 migliori in rosa senza snaturare le caratteristiche di nessuno (mi spiace ma Kovacic esterno non ce lo vedo proprio). In alternativa, al massimo, qualche volta ci si potrebbe concedere un 3 - 4 - 3 con in campo Palacio e Osvaldo contemporaneamente. Insomma, per me l'Inter migliore possibile è quella che è andata in campo con il Sassuolo: e quindi con Nagatomo e non Jonathan a destra, con Osvaldo e Palacio a turnarsi da spalla di Icardi, e Guarin usato da "dodicesimo uomo, da buttare dentro a gara in corso per provare a "spaccare" le partite bloccate (sulle ragioni per cui, secondo me, Guarin non ingrana potrei scrivere un intero papiro ma te lo risparmio). In ogni caso la difesa a 4 proprio no: perché – per come la vedo io – usare degli esterni non fenomenali da terzini significa quasi sempre moltiplicare i guai dietro e dimezzarne l'efficacia davanti. E poi se fai un mercato per il 3 - 5 - 2, poi quello devi giocare.
Cosa penso di Mazzarri? Che non mi è simpatico, che è comunicativamente sgraziato, che non apprezzo il suo vittimismo, che si prende troppi meriti mentre liquida con troppa leggerezza le responsabilità, che eccede in polemica senza oltretutto disporre di grande ironia e che, in fin dei conti, prima di avere certi atteggiamenti da big dovrebbe vantare nel CV credenziali un po' più sostanziose. Questo è quello che emerge dalla sua figura mediatica, poi magari in realtà è una persona deliziosa; glielo auguro.
Per quanto riguarda l'allenatore: la sua idea di calcio mi esalta come ricevere una Bic a Natale ma, come si sarà intuito anche dal nostro precedente scambio, non sono così dispiaciuto della sua conferma. Credo ci vogliano almeno due anni per giudicare la validità di un progetto. Finora Mazzarri è stato vittima del tipico complesso del tifoso interista, per il quale esistono due sole possibilità quando si tratta di allenatori: innamoramento folle o disprezzo incondizionato. Ora WM ha gli uomini per fare il suo gioco e un obiettivo chiaro davanti a sé: dal terzo posto in su. Se tra 9 mesi l'avrà centrato in modo convincente e con pieno merito allora avremo le indicazioni necessarie per un giudizio meno altalenante.
EMILIANO BATTAZZI:
Come dici tu, in effetti con questa rosa il 3-5-2 è l'unica formazione possibile, con tutte le sue varianti (compreso il tuo 3-4-3 che mi stuzzica parecchio, se non altro per vedere tutti gli attaccanti in campo, gente che insieme potrebbe avere 50 gol nelle gambe e nella testa).
Quest'estate però Mazzarri se n'è uscito più di una volta con la storia della difesa a 4: che l'avrebbe studiata, provata e applicata. Ho avuto la netta sensazione che qualcuno glielo debba aver chiesto, e devo dirti che alla fine sono quasi compiaciuto dalla sua risposta, che mi sembra, scusa se te lo scrivo in romanesco, il classico "dije de sì e daje da beve". Non penso la proverà, se non in partite completamente inutili, ma almeno ha tranquillizzato chi lo disturbava.
Anche a me spesso dà fastidio ascoltare le sue interviste, non mi piacciono le sue continue lamentele, le piccole vendette verbali quando vince, ma lo ringrazio perché così mi costringe a spegnere spesso la tv e non ascoltare minuti di inutili chiacchiere (non) sportive. Una volta ho provato anche un po' di tristezza, nel vederlo promuovere goffamente la sua autobiografia negli studi di Sky Sport. Non era nel suo ambiente, sembrava uno buttato lì per caso, e in parte l'ho trovata anche una cosa calcisticamente romantica. Mazzarri rimane l'allenatore di provincia, quello che ha allenato ad Acireale, che è abituato in fondo solo al campo e allo spogliatoio, e non ha tempo né voglia per tutto il resto.
Sì, è vero che il suo calcio non entusiasma, ma alcuni momenti di gioco del suo Napoli rimangono comunque di ottimo livello, non solo in Italia ma anche in Champions League. Le transizioni offensive rapide, il trequartista che attacca sempre lo spazio dietro la linea difensiva, i difficili meccanismi della difesa a 3 sempre recitati alla perfezione: il Napoli di Mazzarri è stata una grande squadra, in gran parte per merito dell'allenatore.
La sua idea di calcio non mi piace, ma gli riconosco che se l'è costruita sul campo, a furia di tentativi e di tanto lavoro. E forse è proprio per questo che è stato confermato: perché è una garanzia sul fatto che almeno si lavorerà sodo, che la squadra potrà migliorare e sul fatto che si otterrà il massimo dai giocatori in rosa (se pensi alla squadra dell'anno scorso, a livello di risultati non è che fosse possibile fare molto altro, forse la Coppa Italia, ecco...).
Tra le sue idee che non mi piacciono, c'è anche questa italianissima sottovalutazione dell'Europa League, considerata sempre un impaccio in vista della seguente partita di campionato. Ovviamente non l'ha mai detto, ma dai risultati e dall'atteggiamento con il Napoli s'è capito.
Penso sia un errore da non commettere quest'anno: la rosa ha la profondità necessaria a sostenere un triplo impegno (e cmq senza la pressione né la difficoltà di un impegno di Champions), e da quest'anno la squadra vincitrice dell'Europa League finirà nella Champions League dell'anno successivo, con la finale che si giocherà proprio a Milano (grattatio pallorum ammessa).
So che per un tifoso non è mai bello parlare di possibili risultati futuri, ma vorrei che ti sbilanciassi un po' sulle prospettive dell'Inter per quest'anno, e che chiudessi tu questa nostra conversazione spiegandomi cosa davvero ti aspetti da questo gruppo.
(Devo dire che preferirei non chiudere questo scambio di mail quasi quotidiano, perché mi rilassa questa nostra corrispondenza sull'Inter. Però sento la pressione di Tim che ci legge in cc, che ci studia silenzioso quasi fosse una sorta di NSA, e che soprattutto starà pensando "guarda se questi due la smettono, mica possiamo fare un pezzo di 50mila battute").
Secondo me, l'Inter dovrà dimostrare soprattutto di aver cambiato passo rispetto allo scorso anno, di non sembrare così incompiuta, e di garantire un minimo di continuità di rendimento, senza oscillare tra ottimi risultati e passi falsi inspiegabili. Quest'anno il campionato sembra molto più equilibrato, con diverse squadre in grado di puntare in alto (guarda mi verrebbe quasi da dire "sette sorelle", anche se non sono proprio tutte allo stesso livello, ci sono sorelle maggiori e minori) e secondo me l'Inter può tranquillamente arrivare tra le prime tre: ma per ottenere questo ambizioso risultato serve anche il miglior Mazzarri, quello di provincia, testardo, ma sempre sul campo a pensare come fregare l'avversario, e che nel dopo partita non sa come rispondere alle domande delle tv.
Ho scoperto che Dunga ha convocato Dodò e ci ha tolto la possibilità di poter dire "l'avevamo detto". Ne approfitto per fare un grande in bocca al lupo ai tifosi brasiliani, perché con la coppia Gilmar Rinaldi-Dunga alla guida della nazionale si potrà persino fare peggio della semifinale con la Germania.
CESARE ALEMANNI:
Visto che hai citato l'autobiografia di Mazzarri, qualche giorno fa ho trovato online questo passaggio esilarante sul suo incontro con Mourinho, l'anno scorso a Indianapolis: "Lo spogliatoio del Lucas Oil Stadium, casa dei Colts nella Nfl assomigliava a una città. Enorme, con mille luci. Nel pancione dello stadio c'era tutto. In un angolo spiccavamo noi due, Josè e io, piccoli solo all'apparenza. Il 2 agosto 2013 il calendario estivo ci aveva portato a Indianapolis, in programma la partita contro il Chelsea. Partecipavamo alla Guinness Cup, trofeo con il nome di una birra. Allenatori doppio malto. Parlavamo da uomini, mi è piaciuto". "Allenatori doppio malto" è da brividi. Comunque la citazione mi è utile per tornare su una questione che ho già accennato: da interista figlio di un interista sono cresciuto nel mito ormai appassito del "mago" Herrera, il cui ingombrante fantasma ha aleggiato su qualunque allenatore nerazzuro per i successivi quaranta e più anni. Ecco, se c'è una cosa che mi sentirei di consigliare all'ambiente Inter e ai tifosi è di non ripetere lo stesso errore con Mourinho, come invece mi pare si stia già facendo (vedi l'immancabile intervista/parere richiesto a Mourinho su "everything Inter", dalla cravatta di Mazzarri al modo di allacciarsi le scarpe di Icardi). Mourinho è un personaggio irripetibile e unico nel suo genere, ma l'ultima volta che ho controllato ci ha sfanculati senza troppi pensieri per andare al Real e adesso sta a Londra ad allenare una squadra che levati (ma quanto sta diventando sempre più forte Hazard?). Fine della piccola invettiva. Quello che dici del calcio di Mazzarri – che ha offerto squarci di grande qualità al Napoli – è sicuramente vero. Il problema è che nel primo anno all'Inter sono stati troppo sporadici, annacquati da più frequenti episodi di estrema prudenza, di gioco lento e involuto persino rispetto a Stramaccioni, di cambi sbagliati o intempestivi (persino più sbagliati e intempestivi di quelli di Stramaccioni, campione mondiale della disciplina). Ma appunto era il primo anno: il vero banco di prova è questa stagione, Europa League compresa. Onestamente, anche se ha un milionesimo del fascino della Champions, spero che non verrà sottovalutata perché avere un appuntamento infrasettimanale mi fa comunque piacere e arrivare fino in fondo non mi farebbe schifo. Mi chiedi un pronostico sulla stagione? Guarda, ho già una cena pendente con Tim Small per una previsione sbagliata di due anni fa. Non vorrei diventassero due che Tim è una buona forchetta. Scherzi a parte, è davvero difficile. Quello che posso dirti è che questo nuovo corso dell'Inter mi piace. Ci vedo una sua logica e una sua programmazione: in squadra ci sono molti prospetti che mi incuriosiscono e finalmente ci siamo liberati di alcune ingombranti presenze storiche (ogni riferimento è puramente voluto). L'obiettivo, lo conoscono anche i sassi, è il terzo posto. È realistico? Dobbiamo puntare più in basso o possiamo addirittura ambire a qualcosa di più? Troppe variabili per dirlo ora. Al di là di eventuali meriti o demeriti di Mazzarri, ci sono ancora troppe incognite su troppi giocatori. Ti dico tutte quelle che mi vengono in mente dalla difesa in su: Juan Jesus (un '91) è la crisalide di un centrale di livello internazionale dai piedi buoni o è solo un discreto difensore con qualche amnesia di troppo? Dove si collocherà la stagione di Ranocchia, in una scala che va da "nuovo Nesta" a "nuovo Galante"? Quanto ne ha ancora Vidic? Fin dove arriverà quest'anno la crescita di Kovacic? Hernanes dimostrerà di valere quello che è stato pagato? Gli infortuni (e Wanda Nara, faccina) lasceranno esprimere Icardi all'altezza del suo potenziale da possibile capocannoniere? Guarin è recuperabile/gli si può insegnare a giocare a calcio con la squadra? Questo per non dire dei nuovi arrivi (Dodò e Osvaldo su tutti), di cui abbiamo già discusso. Insomma capisci che la forbice tra la migliore e la peggiore delle Inter possibili (scusa Leibniz) è molto ampia, come sempre quando si tratta di squadre in ricostruzione, farcite di giovani che devono ancora trovare una loro dimensione. Tra due anni Icardi e Kovacic potrebbero valere 50 milioni a testa oppure 5, Osvaldo potrebbe giocare ancora in una grande oppure essere finito all'Almeria, Juan Jesus potrebbe essere nel giro del Brasile oppure essere a spasso per il Brasile. C'è tutta la differenza del mondo (per i giocatori in questione e dunque per l'Inter) tra questi scenari e questa è la stagione in cui si capirà quali sono i più realistici. E poi, oltre alle incognite sull'Inter, ci sono anche quelle sulle altre squadre in un campionato che, come sottolinei giustamente, quest'anno si presenta più equilibrato. Il Napoli è davvero in fase calante? La Roma è davvero così forte? Il passaggio della Juve da Conte e Allegri sarà davvero così indolore come è parso finora? Per non dire del Milan che, in modo meno pianificato e più istintivo, mi sembra un po' in una situazione simile all'Inter: un mix di promesse e scommesse da (ri)lanciare da cui potrebbe uscire tutto e il contrario di tutto.
EMILIANO BATTAZZI:
Scusami Cesare ma non ce la faccio a non risponderti. Probabilmente il deserto di Tabernas (a 30 km da Almería), celebre anche per essere stata la location dei grandi film western all'italiana, è l'unico luogo dove Osvaldo potrebbe mettere la testa a posto, anche a causa di un'insolazione.
L'idea degli allenatori doppio malto mi ha un po' scosso, e la tua lista di interrogativi sul futuro mi ricorda invece che nel calcio conta sempre la partita successiva, anche se sembra un po' un cliché.
Alla fine, per quanto gli allenatori possano influire su quello che succede in campo, rimangono pur sempre in balia delle mille variabili legate ad una partita e lì emergono altre virtù. Come diceva un grande scacchista polacco: "la tattica è sapere cosa fare quando si ha qualcosa da fare; la strategia è
sapere cosa fare quando non si ha niente da fare".
Con questa citazione da piacione del web ti abbraccio idealmente: è stato davvero un piacere. Da tifoso non dico nulla per evitarti scomodi gesti scaramantici, godiamoci questa stagione.
Ah dimenticavo: per colpa tua, ho letto le pagine in cui Mazzarri descrive il suo incontro con Guardiola in uno stanzino del Camp Nou. Se ci tieni allo schermo che hai davanti, ti prego, non farlo anche tu. Viva l'umiltà.