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Guida ai gironi del Mondiale 2014
13 dic 2013
Quello brasiliano si annuncia come uno dei Mondiali più interessanti di sempre. Tra favoritissime e possibili outsider, una discussione su quello che può succedere nella fase a gironi con i nostri esperti: Valentino Tola, Francesco Costa, Fabrizio Gabrielli e Fabio Barcellona.
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Per fare ordine prima di tutto abbiamo chiesto ai nostri più fidati collaboratori—Fabio Barcellona, Francesco Costa, Fabrizio Gabrielli e Valentino Tola, assieme al vice-direttore Daniele Manusia e al direttore Tim Small—di assegnare un punteggio da 1 a 4 stelle a ciascuna delle 32 squadre in competizione, in modo da assegnare un valore alle squadre secondo l'Ultimo Uomo, che non tenesse conto del Ranking FIFA, che non fosse altro che il nostro personalissimo giudizio. Non c'è stata uniformità su tutte le formazioni, c'è chi crede molto nel Brasile, chi nella Germania, ma anche chi scommetterebbe sul Giappone, chi sulla Colombia, chi sulla Bosnia. Facendo la media il risultato è quello che segue.

4 stelle:

Brasile, Spagna, Germania, Italia, Argentina, Colombia, Belgio, Portogallo.

3 stelle:

Olanda, Croazia, Giappone, Svizzera, Francia, Inghilterra, Cile, Uruguay.

2 stelle:

Russia, Messico, Nigeria, Costa d'Avorio, Ghana, Usa, Bosnia, Corea del Sud.

1 stella:

Camerun, Iran, Algeria, Australia, Grecia, Honduras, Ecuador, Costa Rica.

Poi abbiamo discusso gli otto gironi usciti dalle urne di Costa di Saupe, moderando gli argomenti e cercando di coprire tutte le basi. Ne è venuta fuori la guida ufficiosa dell'Ultimo Uomo alla fase a gironi del Mondiale brasiliano, anche noto come "il pezzo più lungo mai pubblicato su questo sito". Buon divertimento.

GIRONE A

Brasile (4), Croazia (3), Messico (2), Camerun (1)

FRANCESCO COSTA: Più che il fattore campo, sull'andamento del torneo credo influirà soprattutto il fatto che il Brasile farà 45 giorni di ritiro (o almeno così ha raccontato Prandelli). La discussione sull'eventuale sudditanza degli arbitri non mi interessa, quella climatica secondo me conterà fino a un certo punto—la gran parte dei calciatori del Brasile gioca e vive in Europa, alcuni da molti anni—mentre la vicinanza del pubblico può essere notoriamente un'arma a doppio taglio. In ogni caso escludo che il Brasile possa non vincere il girone. La Croazia ha qualche ottimo giocatore, su tutti Modrić e Mandžukić, ma anche Lovren e Kovačić: non è la Croazia del 1998 ma mi sembra nettamente superiore sia del Messico che del Camerun, che sono lontane dal livello di qualità delle loro migliori selezioni. In generale questo mi sembra uno dei gironi meno interessanti dei Mondiali. La stessa prestazione del Brasile conterà fino a un certo punto: nelle scorse edizioni abbiamo visto grandi squadre stravincere i loro gironi e poi uscire mestamente ai quarti, e abbiamo visto altre grandi squadre cominciare piano e poi arrivare in fondo. Mettiamo pure che il Brasile segni quattro gol a partita contro le difese di Messico, Camerun e Croazia: siamo certi che questo ci direbbe qualcosa anche riguardo un'eventuale successiva partita contro la Germania o l'Italia? Salvo disastri imprevedibili—e che assumerebbero immediatamente un valore storico—per il Brasile i Mondiali cominceranno agli ottavi. Ah, nel Camerun sono curioso di vedere Olinga, attaccante classe 1996, il più giovane marcatore di sempre della Liga. Ammesso che giochi.

VALENTINO TOLA: Per me il Brasile è favorito nel girone, ma nel Mondiale è alla pari con Spagna e Germania. Non è superiore a queste come valori tecnici (anzi, se dieci anni fa mi avessero detto che la Spagna avrebbe avuto un centrocampo di maggior qualità del Brasile e la Germania quasi quasi l'avrei preso per uno scherzo), però io al fattore campo ci credo, anche se non ho grandi argomentazioni per sostenerlo.

Comunque la prima con la Croazia ha un che di balordo: canti, balli, fanfare e rulli di tamburi e poi magari succede che sfruttando il non avere nulla da perdere Modrić, Kovačić, Rakitić (e questo Halilović?) ti tolgano il pallone, e anche se questo Brasile più che fare possesso gioca a folate magari il pubblico inizia a mormorare e i giocatori perdono un po' di sicurezza.

Al tempo stesso dico che la Croazia non può essere così sicura del secondo posto: il Messico ha sfiorato la vergogna nelle qualificazioni (meraviglioso il telecronista che ha fatto ai giocatori una lavata di capo in diretta nazionale subito dopo il gol—degli USA!—che è valso la qualificazione), e in Confederations ha fatto una pessima impressione, ma le qualificazioni al di là della necessità del risultato non contano nulla, una volta passate si ricomincia tutto da capo (ricordate il Brasile del 2002?). Non si sa quale Messico arriverà al Mondiale, se ci sarà Carlos Vela e altri europei.

God Bless America! dicono i commentatori messicani

Se ci saranno i migliori giocatori nella migliore versione non è da meno della Croazia, anzi. Il palleggio super-ultra compassato tipico del Messico (e dei suoi difensori magnifici a impostare) poi si abbina meglio al clima brasiliano. Ricordiamo che al di là della crisi recente, parliamo di una Nazionale che sta seminando bene (due titoli mondiali Under 17 nel 2005 e 2011, e medaglia d'oro alle ultime Olimpiadi).

Il calcio africano ultimamente, a parte qualche eccezione, mi ha deluso molto, e il Camerun non lo vedo particolarmente bene. Non so se Olinga andrà, ha qualche giocata, però ad oggi è veramente molto acerbo, spesso inconsistente.

FABRIZIO GABRIELLI: Squadre materasso, ai Mondiali, non ne esistono (semmai ne esistano tout court, poi). Nessuno, quindi, può dormire sonni tranquilli: neppure nel Gruppo A. Ciò premesso, è veramente difficile immaginare il Camerun-che-non-t’aspetti, imprevedibile outsider, in un posto che non sia l’ultimo del girone. Difficile almeno quanto finire per trovare il Brasile in un posto che non sia il primo, a meno che i verdeoro non decidano di infilare tre maracanazos in-a-row (circostanza sulla quale—per qualità intrinseca assoluta e relativa rispetto alle avversarie dirette del primo turno, aspettative e ultimo ma non per ultimo parco giocatori—non punterei neppure un nichelino bucato). Messico e Croazia si disputeranno il secondo posto, coi centramericani tecnicamente inferiori e meno compatti tatticamente, quindi in leggero svantaggio (ma giova ricordare che le americane, nei Mondiali disputati in America, difficilmente son andate fuori al primo turno). Ma torniamo al Camerun. In generale, il calcio africano—paradossalmente, dal Mondiale africano—è come se avesse sceso uno scalino: è dai tempi di Milla e dei cugini Biyik, Omam e Kana (il cui figlio Jean-Armel, tra l’altro, è in odore di convocazione) che si parla di un’africana tra le prime quattro; ma a quanto pare anche quest’anno, là dalle parti di Rio, si dovrà rinunciare allo storico evento. Delle Nazionali del continente nero il Camerun mi sembra una tra le meno convincenti, forse perché piena di giocatori minori che militano in squadre minori di campionati minori, esclusion fatta per le due o tre stelle conclamate (e un terzino così thug life come Assou-Ekotto). Di contro, e per assurdo, non dovrebbe venir meno l’affiatamento: centrocampo e attacco, Eto’o, sono gli stessi in rosa da quanto?, da quattro anni almeno. Olinga, che di anni invece ne ha solo diciassette (l’età, per altro, di Eto’o a Francia '98), a parer mio, è buono più per stabilire record di giovinezza che per erigersi a carismatico trascinatore dei "Leoni Indomabili". Guai comunque a chiamarli squadra materasso, e a star troppo tranquilli. I camerunensi, come storia insegna, ottenuta l’indipendenza dai francesi il primo che sono andati a pigliar di petto è stato proprio Monsieur Tranquillo, e si sa che fine gli han fatto fare.

Il talento di Bernard

DANIELE MANUSIA: Come è stato detto un po' dappertutto questo Brasile è forse il primo Brasile il cui reparto difensivo è migliore di quello offensivo. In effetti è una squadra sopratutto solida (dalla scorsa estate il Brasile ha subito solo 2 gol in 7 amichevoli), superiore fisicamente a quasi tutte le altre squadre e con alcuni (più di uno) giocatori capaci di fare la differenza davanti. Io però ho una teoria riguardo al gioco del Brasile. L'ho sviluppata guardando la Conf Cup e la teoria è molto semplice: il Brasile parte troppo forte. Non so se rivedremo anche al Mondiale un approccio così aggressivo nei primi minuti di gara (che porta frutti se si segna subito, come è successo con Giappone, Messico e Spagna, e non è successo per pochissimo contro l'Italia), forse dovuto alla pressione del pubblico, non saprei, ma secondo me potrebbe essere un'arma a doppio taglio in un torneo lungo come un Mondiale. Rispetto alla Conf Cup il Mondiale ha due partite in più (ottavi e quarti) che secondo me possono fare la differenza tra un'ottima squadra e una grande squadra (e dipende anche chi incontra una volta passato il girone). Poi il Mondiale si può vincere anche senza essere una grande squadra (e il gioco mi sembra efficace, a volte individualmente glorioso, ma non brillantissimo) ma basta anche una partita in cui le cose girano male per uscire, sopratutto con le aspettative di cui sappiamo.

Sono molto curioso di vedere l'esordio con la Croazia, estremamente maturata anche rispetto allo scorso Europeo (in cui era già una bella squadra), che potrebbe provare a giocarsela alla pari imponendo il proprio ritmo al centro del campo, esponendosi alla rapidità dei trequartisti brasiliani (a me piace molto Bernard), ma togliendo magari un po' di sicurezza al Brasile nel caso in cui non si stia già 2-0 dopo 9 minuti.

Per quanto riguarda il Messico purtroppo ho visto praticamente tutte le loro ultime partite giocate (il 3-1 subito con il Costa Rica, l'1-2 con Honduras), ed è vero come dice Valentino che "il miglior Messico possibile" ha tutte le carte in regola per passare il girone, ma quello che ho visto con i miei occhi è una squadra che subisce spesso il gioco avversario, prevedibile, meglio in contropiede che nelle fasi di possesso. Ma è organizzata, difende con due linee di 4 e davanti ha comunque qualità (chissà se Giovani dos Santos farà qualcosa all'altezza della sua fama di qualche tempo fa). Un discorso simile vale per il Camerun, che tra le africane sembra la meno competitiva. Chiudo segnalando Vincent Aboubakar ('92) che gioca nel Lorient ed ha già segnato 9 gol quest'anno in Ligue 1. Ai tempi di Valenciennes, dove è arrivato dopo aver esordito giovanissimo al Mondiale 2010, gli avevano dedicato una serie web dal titolo evocativo: "Quando l'agnello diventa leone". Io quanto meno tengo gli occhi aperti.

FABIO BARCELLONA: Il Brasile aspetta da più di 60 anni di giocare e vincere la Coppa del Mondo in casa per superare il Maracanazos di Ghiggia e Schiaffino. Ci saranno un popolo e tanti fantasmi a spingere la squadra di Felipão. E se è vero che, come ha detto di recente Buffon prima della partita con il Galatasaray, non si è mai visto un tifoso segnare un gol e che se qualora succedesse il gol sarebbe annullato e se è ancora più vero che i fantasmi non sono in grado di fare assist e schierarsi in diagonale, il sentirsi in missione, specie in un torneo breve, può essere un fattore importante. Certo ti si può rivoltare contro… Come nel 1950. La squadra è forte dietro, solida in mezzo e ha Neymar in attacco. Il Neymar della Confederations Cup è stato strepitoso. E soprattutto c’è Felipão, che mi pare l’allenatore adatto per gestire una competizione di un mese e ha già fatto vincere un Brasile più solido che brillante. Non vedo possibilità che non vincano il girone. Sulla singola partita, dagli ottavi in poi, però, il dramma nazionale sarà sempre dietro l’angolo perché ci sono squadre di qualità complessiva superiore e dietro di un gol a 25 minuti dall’eliminazione non vedo chi in campo possa reggere il peso di 60 anni di fantasmi.

Neymar Jr. in Confederations

Il Messico, assieme al Cile, è stata la squadra che più mi ha fatto divertire in Sudafrica, giocando un calcio che poneva le sue fondamenta offensive già nei pressi della propria area con movimenti e circolazione palla originalissimi. Ma viene da qualificazioni disastrose, 4 allenatori cambiati in 6 settimane e la sensazione che il gruppo storico (Rafa Márquez, Rodríguez, Salcido, Torrado…) sia invecchiato calcisticamente. Mi pare più avanti la Croazia, che ha due ottimi giocatori (Mandžukić e Modrić), tanti altri buoni (ho un pallino per il piede di Srna…), un paio in rampa di lancio (Kovačić e Halilović) e se il loro sfrenato patriottismo li porterà a compattarsi per un mese potrebbero fare bene. Come è già successo.

Rimane il Camerun, che per me rappresenta l’estate dei miei diciott’anni, Oman Biyik che prende l’ascensore e segna a Pumpido, Roger Milla a 38 (?) anni e il crudele Lineker che spezza il sogno. Io adesso ho 41 anni e aspetto ancora che concludano quello che stavano facendo 23 anni fa. Ma dispero che ce la facciano. Anche a questo giro.

GRUPPO B

Spagna (4), Olanda (3), Cile (3), Australia (1)

VALENTINO TOLA: Questo girone per me è il più difficile. La Spagna rimane la Nazionale con più qualità al mondo, ma vincere due Mondiali di fila è difficilissimo e il suo blocco storico invecchia. Rispetto alla Confederations dovrebbe avere un grosso vantaggio, e cioè la disponibilità di Xabi Alonso: il duo con Busquets (la vera scommessa di Del Bosque, in passato criticata da molti, me compreso, ma stravinta) rappresenta il nucleo fondamentale della squadra. Con Xabi Alonso, questo Xavi declinante è ancora valido per consolidare possesso-palla ultra-difensivo, ma non è più il centro del sistema e non espone la squadra alle debolezze dell'ultima Confederations, simili a quelle dell'ultimo Barça.

La Spagna è una squadra che fatica tanto a sbloccare il risultato ed è molto più brava a gestire. Affrontare subito un'avversaria l'Olanda, che richiede la massima concentrazione e comunque non si chiuderà mai a riccio, può paradossalmente rappresentare un vantaggio.

Non ho ancora visto l'Olanda di van Gaal, ma come regola generale si può dire che quanto più le sue squadre sono giovani, migliori le chances. I più giovani sopportano maggiormente la sua disciplina rigida, e sono in una fase in cui imparano tantissimo da lui, ma non ancora a quel punto in cui dicono "grazie di tutto, ma ora so valutare da solo". Lì iniziano le dolenti note, vedi il blocco dell'Ajax di metà '90 che nel 2002 riesce a non qualificarsi (accusati di imborghesimento da un van Gaal mai prodigo di autocritiche). A parte i mostri sacri dalla trequarti in su, quest'Olanda è molto giovane e rinnovata rispetto ai tornei precedenti, per me un dato positivo.

Girone affascinante anche per il confronto fra van Gaal e Jorge Sampaoli, tecnico del Cile di scuola Bielsa, quindi ancora ali, pressing e triangoli per tutto il campo. Occhio al Cile perché negli ultimi anni, a partire proprio da Bielsa, ha accumulato conoscenze, consapevolezza e ben noti giocatori di prim’ordine. Per me siamo sul al 50% a testa con l’Olanda. Peccato per l’Australia, che in un altro girone avrebbe potuto anche emergere.

FABIO BARCELLONA: È il girone più bello di tutti. Perché mi piace il gioco della Spagna, che nella sua variante catalana proviene dagli olandesi che per me sono i maestri del calcio e dall’altra parte del mondo il Cile frulla tutto assieme e ottiene un risultato affascinante. Della Spagna sa tutto Valentino e mi rimetto a lui. La mia non originalissima impressione è che il Mondiale sia proprio capitato nel mezzo tra la generazione Xavi e quella Izco e che questo non sia mai una buona cosa per una squadra. Due anni fa erano ancora i più forti e probabilmente lo saranno ancora ai prossimi Europei. Adesso non so. Occhio a Llorente comunque.

Van Gaal è un maestro tra i maestri di calcio. E come tutti i maestri lavora bene quando c’è tanto da costruire, quando può partire dal basso e innalzare il livello dei ragazzini. Meno bene nel gestire chi deve, o pensa di dovere, imparare di meno. La sua Olanda è molto giovane, specie dietro, e quindi giocherà bene. Quanto bene lo saprò dire al momento delle convocazioni e dell’annuncio della formazione contro la Spagna. Il principio è che tanto più bassa sarà l’età media, tanto meglio giocherà l’Olanda. Se non si è ancora capito io ritengo che quasi tutto quello che c’è nel calcio di oggi provenga da Amsterdam e dintorni e ancora adesso non mi capita mai di vedere una squadra olandese che non sia interessante da vedere tatticamente. Per puro paradosso, l’Olanda che ha sfiorato la vittoria in Sudafrica, piuttosto conservativa, è stata una di quelle che storicamente mi sono piaciute di meno. Di questa, stravedo per il tuttocampista Strootman.

L'Olanda medaglia d'argento a South Africa 2010

Il Cile è stato sfigatissimo a finire in questo girone. Anche perché col secondo posto becchi subito il Brasile. Ecco, come e più dell’Olanda, il Cile è da Bielsa in poi una di quelle squadre che ho voglia di vedere anche se so il risultato della partita. Anzi, talvolta mi piace di più proprio quando già so il risultato della partita, così mi posso concentrare solo sull’aspetto estetico del gioco. Sampaoli prosegue la scuola Bielsa di gioco propositivo e cerebrale in salsa sudamericana. C’è Vidal che è fortissimo, Edu Vargas che dall’altra parte dell’oceano fa meraviglie, il bellissimo e inconsistente Mati Fernández. Per me sono più forti di quattro anni fa quando mi hanno fatto sbavare.

L’Australia era Viduka, Cahill e Kewell e a me piaceva Jason Culina. Rimane forse Cahill che gioca nei Red Bulls New York. Meritavano di passare ai quarti contro l’Italia in Germania. E un po’ mi dispiacque perché a me affascinano le Nazionali di paesi in cui il calcio è uno sport minore. Stavolta non faranno un punto, mi spiace per loro. Possibile classifica finale: prima Olanda, secondo Cile, terza Spagna, ultima Australia... ma non ci credo nemmeno io. L’alternativa è invertire Spagna e Olanda. Il Cile arriva secondo.

FRANCESCO COSTA: Ecco, questo è un gran girone. D’istinto verrebbe da tenere completamente fuori dai giochi l’Australia, che è tra le squadre meno attrezzate del torneo, ma occhio: la Spagna campione del mondo nel 2010 perse la prima partita, l’Olanda non sembra quella di quattro anni fa e ha sempre avuto dei buchi, il Cile è divertente ma è tutt’altro che una corazzata. Insomma, avete presente il risultato clamoroso che capita ogni tanto nelle prime giornate dei Mondiali? Potrebbe venire da qui. Detto questo ci sono delle gerarchie, certo: le possibilità che l’Australia passi il turno sono ovviamente pochissime. E la Spagna è ovviamente fortissima, anche se io non credo che si ripeterà: un po’ per statistica—davvero una squadra può mettere in fila Europei, Mondiali, Europei e di nuovo Mondiali?—e un po’ per appannamento e appagamento generale: un declino che abbiamo visto a livello di club nell’ultima stagione e quest’estate anche per la Nazionale in Confederations Cup. Del Bosque potrebbe forse smuovere qualcosa tra i titolari, per rinfrescare gioco e motivazioni, ma non so quanta voglia abbia di prendersi dei rischi e smontare la formula magica: a meno di vedere segnali molto preoccupanti nelle prime due partite del girone, insomma, penso che gente come Diego Costa o Isco la vedremo eventualmente solo a partita in corso. Anche l'Olanda è un po’ un'incognita, una delle squadre col delta più alto tra i rendimenti possibili, non so se mi spiego. Mi sembra più debole di quattro anni fa, quando fu trainata da uno Sneijder stellare, e in generale non credo la rivedremo in finale: può fare comunque molto bene, finché van Gaal non sbrocca o non fa sbroccare qualcuno, ma può fare anche molto male. Mettiamola così: è improbabile, ma alla fine della fiera non mi stupirebbe più di tanto vedere il Cile di Sánchez e Vidal eliminare una tra Spagna e Olanda e qualificarsi agli ottavi.

A proposito di aperture dei Mondiali clamorose: il Senegal batte la Francia.

FABRIZIO GABRIELLI: La Spagna è una spanna sopra, l'insidia semmai, si presenta in maniera proattiva: arrivando seconda potrebbe trovarsi già agli ottavi di fronte il Brasile. Forti d'un blocco consolidato e new entries di prim'ordine, Isco su tutti—e, nonostante Robben, con buona pace di RVP, sul Cile secondo piazzato. In primis perché può contare su un reparto offensivo che così ricco di fantasia non si vedeva dai tempi di Zamorano & Salas. Oltre al niño maravilla Sánchez e Vidal, Mati Fernández e Edu Vargas, c'è un centravanti—Humberto Suazo—che a me è sempre piaciuto molto. E poi il compatto Gary Medel. Poi c'è il solito fattore bolivariano America-alle-americane. In ultimo, ma non per importanza, il fascino d'un possibile Brasile-Cile. Al di là della vendetta per l’eliminazione patita quattro anni fa (sempre agli ottavi), il Cile coi verdeoro ha il dente avvelenato in memoria di quella sfida del 1989 che costò alla Selecciòn andina la squalifica da Italia '90 e l’esclusione da Usa ’94. Successe che a Rio, sotto di un gol, il portiere della Roja—che per un gioco del destino si chiamava Rojas, ed era soprannominato "el condor"—rovinò a terra sanguinante in seguito al lancio di un bengala da parte della torcida. I compagni lo trascinarono negli spogliatoi e si rifiutarono di tornare in campo. La partita venne sospesa. Con una sconfitta a tavolino, in Italia sarebbe volato il Cile. Solo qualche giorno di indagini dopo la FIFA scoprì che Rojas si era inciso volontariamente il sopracciglio con un bisturi [sic] nascosto nei guanti [controsic], e che il bengala era caduto un metro più in là. C’è chi ha ribattezzato quell’accadimento Condorazo, o Maracanazo 2.

Beef datato 1989 tra Cile e Brasile. Si ritroveranno agli ottavi per regolare i loro conti?

DANIELE MANUSIA: Pensando a questo girone c'è un'immagine che mi tormenta nel sonno: Robben, con la fascia da capitano (in alcune ultime amichevoli l'ha indossata lui), che alza la Coppa del Mondo. Per me è stato già troppo che la palla della finale di Champions League capitasse sui suoi piedi figuriamoci se dovesse in qualche modo essere decisivo in questo che, mi sembra, potrebbe essere il Mondiale più equilibrato e tirato della storia recente (diciamo almeno da Italia '90). Non so cosa pensare dell'Olanda vista nelle ultime amichevoli. Una squadra lunga che fa possesso difensivo e innesca in maniera abbastanza isolata il tridente d'attacco. Ora come ora direi che con la Spagna e Cile ci sono forti possibilità che si trasformi in quel sistema ultra-reattivo che è arrivato in finale nel 2010, ma chi lo sa. Vorrei anche ricordare che lo scorso Europeo, dopo essersi qualificati a punteggio quasi pieno, sono arrivati ultimi di un girone leggermente superiore a questo (Germania, Portogallo, Danimarca) perdendo tutte e tre le partite.

La cosa interessante di un girone di questo tipo è che si potrebbe rischiare di passare con pochi punti, quindi anche l'Australia (che però ha preso 12 gol sommando le partite recenti con Brasile e Francia, anche se poi si è rifatta battendo Canada e Costa Rica) ha qualche possibilità se riesce a far punti con il Cile e se Spagna e Olanda pareggiano. Il Cile sarà una delle squadre per cui sarà più facile tifare e sembrerebbe anche pronta all'urto di partite di livello, poi con la storia di Fabrizio non resta che sperare in un ottavo infuocato col Brasile. (Quindi, per capire, il portiere si sarebbe portato un bisturi infilato nel guanto, col rischio di aprirsi la mano o bucare la palla a ogni parata, nella speranza che un tifoso brasiliano tirasse un fumogeno non troppo distante da lui?)

GRUPPO C

Colombia (4), Giappone (3), Costa d'Avorio (2), Grecia (1)

VALENTINO TOLA: La Colombia è favorita per l’oggettiva superiorità tecnica. Mette insieme tanta qualità, anche se sarà difficile veder giocare insieme anche solo due fra tre punte fortissime quanto centralissime come Falcao, Jackson Martínez e Bacca, e bisogna pure vedere se e come giocherà accanto a James Rodríguez un talento fuori dal comune (anche nel senso che è difficile anche da inquadrare e collocare) come Quintero. Anche considerando nomi poco entusiasmanti in difesa (Yepes in quanto vecchio, Zapata e Perea in quanto Zapata e Perea), assegniamo il primo posto.

Poi c’è il Giappone, che è una squadra che vorrei vedere avanti perché gioca davvero bene, con un dinamismo tremendo e una circolazione di palla fluidissima: Honda sulla trequarti, Endo-sensei in regia e un Kagawa più nel vivo della manovra di quanto non sia a livello di club farebbero gola a tante altre Nazionali, ma nelle due aree questa squadra si spegne, ed è un limite pesantissimo di cui magari una Costa d’Avorio che potrà giocare anche peggio ma ha Yaya Touré e un esercito di punte e ali da brividi. Comunque sugli ivoriani ho una sensazione di treno già passato: nel primo decennio, con Drogba al massimo, si aspettava almeno un’affermazione continentale, e invece niente, anzi: dominati dall’Egitto che ai Mondiali neppure ci va. Quindi voglio credere nel Giappone secondo classificato. Questo senza dimenticare che quando i greci fingono di non saper giocare a calcio, con doti recitative davvero convincenti, devi cominciare davvero ad aver paura.

L'Egitto, squadra preferita del direttore di UU, domina la Costa D'Avorio

DANIELE MANUSIA: Dirò una sola cosa su questo girone, ma la dirò grossa. Il Giappone è in assoluto la Nazionale migliore che abbia visto dal dopo Euro '12. Adesso che scrivo, senza linkare nessun centro scomesse, il Giappone vincitore è dato a 100, e io ci sto pensando. Mi rendo conto che sarebbe difficilissimo, ma se i pianeti si allineassero nel modo giusto (o se al posto dei gol istituissimo una giuria competente per decidere l'esito delle gare) potremmo vedere il Giappone e Zaccheroni campioni del mondo. Sarebbe un 4-4-2 ma con le finte ali (la fascia lasciata ai terzini), di fatto ci sono tre coppie di giocatori incolonnate al centro con un livello di offensività crescente (una coppia di playmaker difensivi, le false ali che stringono e si inseriscono, le due punte che si allargano per fare spazio o fanno l'elastico tra profondità e appoggio). Ma cambiano spesso di posizione tra loro e in generale non smettono mai di correre, formano triangoli a tutto campo e fanno girare palla splendidamente. E hanno una tecnica in grado di far girare a vuoto anche il pressing più aggressivo. Purtroppo arrivano al tiro solo attraverso azioni elaborate (i loro gol sono sempre belli, tipo il pareggio di Honda con l'Olanda, e a volte non sembrano neanche veramente "tirare", tipo il passaggio all'angolo in basso a sinistra di Osako sempre contro l'Olanda) e in difesa sono, come dire, leggerini. Ricapitolando, non vinceranno il Mondiale ma buttare i soldi per loro è una presa di posizione su cui sto riflettendo seriamente.

FABRIZIO GABRIELLI: Io dico che può essere l’anno buono per i cafeteros colombiani. Nelle qualificazioni han fatto bene, benissimo. Han battuto i detentori della Copa América, l’Uruguay, con un risultato roboante. Hanno un centravanti che segna tantissimo, Falcao, un trequartista talentuoso, James Rodríguez, mezzepunte rapide come Cuadrado, un attaccante d’appoggio dalle movenze feline come Jackson Martínez, solo la difesa lascia un po' a desiderare, ma che volete farci: può davvero essere l’anno buono, per i cafeteros. Sembra di leggere una storia già scritta vent’anni fa. Detentori della Copa América asfaltati. Centravanti prolifico. La fantasia del numero dieci. Ali con le skillz, seconda punta dagl’istinti assassini d’un black mamba. C’è da augurar loro un epilogo migliore.

Il Giappone, di par suo, potrebbe davvero essersi trasformato, nel giro di soli tre lustri, da simpatico siparietto a possibile outsider. In terra carioca si chiuderà un cerchio iniziato con l’arrivo nella terra del Sol Levante di Roberto Sedinho. E poi, inutile girarci intorno, arrivare secondi significherebbe affrontare i primi del gruppo D, e quindi l’Italia. Con Zaccheroni sulla panchina. Per avere certezza di passare il turno bisognerà che contro la Costa d’Avorio a segnare sia Ryoichi Maeda. Dal 2007, ogni squadra che subisce la sua prima rete in una competizione, poi niente: a fine anno retrocede.

La Colombia tra entusiasmo e fantasmi che è meglio non evocare.

FRANCESCO COSTA: Io sono contento che Zaccheroni col Giappone si stia togliendo qualche soddisfazione, al termine della sua assurda carriera di allenatore (da quando lasciò il Milan non ha più mai avuto modo di allenare una squadra dall'inizio del ritiro estivo, mai), e avrei anche più di un debole per la Costa d'Avorio di Drogba, Yaya Touré e Gervinho, ma la squadra del girone C su cui butterei dei soldi è senza alcun dubbio la Colombia. Guarín, Cuadrado, James Rodríguez, Falcao, Jackson Martínez, ma anche Muriel, Quintero, Bacca, persino Ibarbo. La difesa non avrà grandi campioni ma ha gente solida, che si è fatta le ossa in Europa: Zuniga, Perea, Armero, Zapata, Yepes. L'allenatore è José Pekerman, che guidò un'Argentina secondo me bellissima tra il 2004 e il 2006: non vinse niente, quindi se la ricordano in pochi, ma giocava un calcio spettacolare, e ai Mondiali di Germania uscì ai rigori ai quarti di finale proprio contro la Germania padrone di casa (di quella partita molti si ricordano soprattutto la rissa dopo il fischio finale, con Cufré che prese Mertesacker a calci nelle palle). Il problema di Pekerman è che tatticamente è imprevedibile e spregiudicato—dicono quelli che gli vogliono bene: quelli che gli vogliono male dicono che è matto e basta. In Argentina qualcuno ce l'ha ancora con lui per aver sostituito Riquelme nella partita del 2006 contro la Germania, e per la mancata convocazione ai Mondiali di gente come Zanetti, Samuel o Verón. In Colombia ha cambiato sistema di gioco più volte, passando dal 4-2-2-2 al 4-5-1 al 4-3-3 al 4-1-4-1. La squadra risente a volte di questa specie di schizofrenia ed è capace di fiammate clamorose e buchi altrettanto clamorosi, si veda per esempio la partita con cui ha ottenuto la qualificazione ai Mondiali in Brasile: in casa contro il Cile, sotto di tre gol a zero dopo mezz'ora, rimonta di tre gol nella ripresa dopo l'ingresso di Guarín e l'espulsione di Carmona. Io di certo non me ne perderò una partita.

La Super Argentina di Pekerman del 2006

FABIO BARCELLONA: Non ho visto giocare la Colombia di recente ma come non dare credito ad una squadra che tiene assieme Falcao, Cuadrado, Muriel, James Rodríguez e che ha come capitano Mario Yepes? È una squadra molto sudamericana, forte fisicamente, molto tecnica davanti e si troverà benissimo a giocare in quella parte del mondo. Dietro, a meno che Pekerman non scelga di dare fiducia al disastroso Zapata sono forti, davanti possono fare gol in ogni momento. Per me possono andare molto avanti. Vincono il girone e occhio che incrociano la seconda del girone dell’Italia in un ottavo di finale di altissimo livello. A proposito, come sta andando Quintero nel Porto? Perché quel sinistro visto a Pescara era poetico.

Il secondo posto per me lo prende il Giappone. Facile. Ai precedenti Mondiali erano la squadra che giocava in assoluto la migliore fase di non possesso palla. Il loro incessante movimento e dinamismo associato a una precisione assoluta delle posizioni in funzione di palla, compagno e avversario li rendevano un vero muro di gomma per le squadre avversarie. E pure bello da vedere se, come me, apprezzate il genere. Adesso c’è Zaccheroni in panchina, che porto nel cuore perché la prima squadra che ho allenato, 14 anni fa, la facevo giocare col 3-4-3 che studiavo dalla videocassette delle partite dell’Udinese registrate dagli amici benestanti che avevano Tele+. Zac li fa giocare davvero bene in entrambe le fasi, hanno giocatori di valore assoluto (Honda per me è eccezionale) e di esperienza internazionale, specie in Bundesliga. Non vedo come Grecia e Costa d’Avorio possano insidiarli. E attenti all’ottavo che potrebbe riservarci un replay del match di Confederations Cup contro l’Italia.

Il Giappone di Zac ha già dato filo da torcere all'Italia di Prandelli. Ricordate?

Ho tifato per la Grecia agli Europei di Portogallo del 2004 per la storia di Cenerentola che si trasforma in principessa (o una cosa del genere). Poi basta. Non ne potevo più di una squadra che gioca male e fa giocare pure peggio. Ultimi. La Costa d’Avorio ha tanti attaccanti forti: Doumbia, Bony, Lacina Traoré, Gervinho, Kalou e, ovviamente Drogba. L’impressione è che la volta buona fosse quella precedente quando finirono nel girone con Brasile e Portogallo. Sono più vecchi e meno entusiasti. Per me il Giappone è sopra. Peccato per loro.

GRUPPO D

Italia (4), Uruguay (3), Inghilterra (3), Costa Rica (1)

FABIO BARCELLONA: È il girone più ricco di storia con Inghilterra, Uruguay e Italia, tre grandi tradizionali del calcio. Sopra tutte vedo l’Italia, specie se Prandelli rinuncia all’idea del centrocampo a rombo. Il CT ha dimostrato di non essere affezionato ad un solo sistema di gioco e di essere capace di variare di partita in partita e all’interno del match. In una competizione breve e faticosa questo è un pregio perché ti consente di schierare i giocatori più in forma mettendoli nelle condizioni migliori per esprimersi, facendo riposare chi non ce la fa più. Ma non abbiamo il vertice alto del rombo e il centrocampo con Pirlo, De Rossi, Marchisio e Montolivo è palesemente carente di dinamismo e movimenti senza palla. Meglio puntare sul blocco Juve per il 3-5-2, da alternare al 4-3-3. Purtroppo davanti dipendiamo da Balotelli. E ribadisco purtroppo. Fossi in Prandelli un occhio a Berardi lo darei: a me pare un predestinato.

L’Uruguay ha Cavani e Suarez. Tantissima roba, nulla da dire. Il resto? In mezzo al campo gioca ancora Arévalo Rios. Io Arévalo Rios l’ho visto più volte dal vivo allo stadio a Palermo; ecco, mi sembrava inadeguato (nel senso di insufficiente) al livello del Palermo dell’anno scorso. E ricorderete che fine ha fatto il Palermo la passata stagione. E ogni volta che lo vedevo giocare mi veniva in mente e mi rendevo conto del miracolo che periodicamente gli uruguaiani compiono, tipo arrivare in semifinale al Mondiale in Sudafrica o vincere in Argentina la Copa America. E allora, vedendo Arévalo Rios, mi sono convinto che la garra charrùa esiste davvero e non è solo banale retorica. E che l’Uruguay può tutto.

L’Inghilterra arriva stavolta con meno aspettative del solito. La generazione di Terry e, soprattutto, di Lampard e Gerrard è al declino e la nuova, che pure ha tanti buonissimi giocatori (Townsend, Wiilshere, Cleverley), non ha ancora la piena fiducia degli esperti. A mio parere, la prima non ha mai risolto l’enigma della convivenza tra le due mezzali Lampard e Gerrard, la nuova, come la vecchia, non ha generato un centravanti ed un portiere. E anche questa è tutto sommato sopravvalutata.

Il Costarica non è così male come ci si potrebbe aspettare. Nella famosa estate del 1990 arrivarono secondi nel girone dietro il Brasile e giocarono gli ottavi di finale perdendo 4-1 dalla Cecoslovacchia. Ricordo il velocissimo Medford che giocò anche nel Foggia di Zeman. Giocarono pure con una stranissima, per una Nazionale, maglia bianconera. E in panchina c’era Milutinović dei miracoli. Che era una specie di Guus Hiddink 20 anni prima. Giocano bene a calcio e hanno qualche buon giocatore tipo il mancino Oviedo dell’Everton e Bryan Ruiz.

Si ricomincia da Italia-Inghilterra. Nel '59 c'era già un Buffon (Lorenzo) in porta

DANIELE MANUSIA: A me l'Italia di Prandelli piace così e credo che la scelta di puntare sui migliori giocatori a disposizione trovando la soluzione tattica adeguata (appunto il rombo a centrocampo) ci abbia permesso di costruire un gioco definito quasi a livello di una squadra di club. Il salto di qualità per andare lontano nel Mondiale dipende dagli individui (come è dipeso a Euro 2012) quindi, vai a sapere cosa succede già dalla prima con l'Inghilterra (che è lontana da avere un gioco o un undici di base, per cui è doppiamente difficile fare previsioni), io resto fiducioso e, anzi, entusiasta. Spero che Balotelli torni decisivo (e continuo, e utile anche quando non fa qualcosa di assolutamente unico) come due anni fa e la coppia con Rossi è tra le prime tre o quattro del Mondiale. Confido molto nell'emergenza a centrocampo di Verratti e al ritorno ad alti livelli di T. Motta, al possibile cambio in 3-5-2 o 4-3-3 a seconda dell'avversario (chissà se Cerci continuerà ad alzare il livello del proprio gioco), insomma nelle molte possibilità tattiche a disposizione. Nel girone per ora non vedo nessuno al nostro livello.

l'Uruguay si è qualificato vincendo lo spareggio con la Giordania (e perdendo molte partite anche in modo netto nel girone, tipo il 4-0 a Barranquilla con la Colombia). Se si sommano i numeri di Suárez e Cavani fin qui credo che nessun'altra squadra abbia un attacco all'altezza, ma sommare due giocatori in una squadra di calcio non è un'operazione algebrica. Anzi, personalmente preferisco il Costa Rica, almeno per ora, che nelle partite decisive della qualificazione (con Usa e Messico sopratutto) ha dimostrato di essere una squadra cortissima ed estremamente aggressiva. Giocano con la difesa a 3, uomini di fascia che attaccano e difendono, 2 centrocampisti difensivi (che comunque si inseriscono, vedere il gol di Borges contro gli Usa) e 2 trequartisti più una punta che cambiano spesso di posizione. Io stravedo per Bryan Oviedo (è sua la fascia sinistra, tanta corsa e ottimi piedi) e Joel Campbell, punta velocissima e dai piedi buoni, classe '92, di proprietà dell'Arsenal e in prestito all'Olympiakos; ma anche Bryan Ruiz e Cristian Bolanos (che magari i tifosi juventini hanno notato nel Copenaghen) potrebbero avere diritto a un pezzetto di gloria. Lontani dal pubblico di casa non daranno il meglio magari, non avranno esperienza o temperamento per quel tipo di pressione lì, ma io non escludo un loro passaggio del turno.

E c'è gente che dice che non sia poi così forte

VALENTINO TOLA: Quando ho sentito non mi ricordo quale notiziario commentare il sorteggio, ritenuto sfortunato per l'Italia, con un "l'Inghilterra di Lampard e Gerrard", è stato un momento molto romantico, la mente è tornata a quando ero (quasi) bambino e tutti i CT inglesi cercavano di farli coesistere senza successo. L'Inghilterra ha passato da tempo quella fase di probabile sopravvalutazione, e arriva a fari spenti. A stemperare il pessimismo potrebbe essere uno dei talenti per me più sublimi del calcio mondiale, e cioè Wilshere, che magari si trascinerà qualche altro volto nuovo tipo Barkley e Townsend. Se poi finalmente Rooney troverà in Sturridge il partner alla sua altezza che è sempre mancato,allora l’Inghilterra può anche passare davanti all'Uruguay.

Uruguay che ha un attacco fortissimo ma il problema di fargli arrivare la palla con un centrocampo di distruttori: gioco per niente corale, a tratti sconcertante, ma competitività estrema (il ghigno di Diego Lugano già si profila minaccioso). La cosa ha già dimostrato di funzionare benone nel 2010 e nel 2011 (Copa America). L’Italia ha l’idea di gioco più convincente, e la vedo favorita (ma nella Confederations fra De Rossi, Pirlo, Marchisio e Montolivo mi è parso di vedere un certo ingolfamento a centrocampo): diciamo Italia 35%, Uruguay 33% e Inghilterra 32%. E di sfuggita un’occhiata a Joel Campbell della Costa Rica non fa mai male.

Valentino Tola cuora Wilshere

FRANCESCO COSTA: Facciamo finta di parlarne come se non fosse l'Italia, e ignorando tradizione e blasone: parliamo comunque di una squadra che nel 2012 ha spianato l’Inghilterra—rigiochiamo dieci volte quella partita e invece che ai rigori finisce 3-0—e ha battuto con relativa facilità una Germania non così diversa da quella che si presenterà in Brasile; e della squadra che nel 2013 non ha sfigurato contro il Brasile, ha tenuto testa alla Spagna nonostante fosse priva del suo miglior attaccante e ha battuto l'Uruguay ai rigori nonostante le molte riserve in campo. Ai Mondiali arriva con un anno in più di lavoro e con Giuseppe Rossi recuperato tra i titolari. Il punto debole rimane la difesa, principalmente per una questione di uomini. Prandelli preferisce giocare a quattro ma a sinistra in questi anni avrà cambiato sei o sette terzini senza individuare mai un titolare vero, mentre a destra ha bisogno necessariamente del miglior De Sciglio. Credo anche che uno dei vantaggi dell'Italia sia proprio giocare in un gruppo così impegnativo e stimolante: sarà obbligata a partire forte e se le cose andranno bene guadagnerà fiducia e inerzia prima di molte altre squadre, arrivando all'inesorabile resa dei conti—ai quarti di finale troverà probabilmente Spagna o Brasile—con qualche tacca già sul suo fucile.

Sabo Saborio: uno dei tanti Costa Ricani sottovalutati

FABRIZIO GABRIELLI: A me sembra stupendo che nello stesso girone siano capitate le squadre di calcio che rappresentano la Nazione che s’è inventata la Rivoluzione Industriale (Inghilterra), quella che ha un presidente fan della decrescita felice (Uruguay), quella che secondo certi indici risulterebbe essere la Nazione più felice del mondo (Costa Rica) e poi noialtri. Che felici mica lo siamo tanto, però una cosa la sappiam fare bene e quella cosa è giocare al calcio, specie nei momenti cruciali, specie da quando c’è Prandelli. Non sono un grande estimatore del gioco espresso dal tecnico di Orzinuovi, che m’appare macchinoso e stantio a centrocampo e privo di verve davanti, soprattutto quando il carisma di Balotelli è un po’ appannato (anche se tirato a lucido, e con Osvaldo e Pepito Rossi in condizione, l’attacco è uno dei migliori del torneo): ma mi pare di poter escludere la seconda eliminazione consecutiva al primo turno. Inghilterra e Uruguay si giocheranno l’altro posto in palio, con la celeste in leggero vantaggio—specie se a innescare Cavani e Suárez ci saranno i migliori Gastòn Ràmirez e el cebolla Rodríguez.

Per quanto riguarda Costa Rica: loro son già il paese più felice al mondo, e tanto dovrebbe bastargli. Partono senza i favori del pronostico, ma fecero un po’ lo stesso anche a Italia ’90, quando sotto la guida di Bora Milutinović riuscirono nondimeno a classificarsi secondi—alle spalle del Brasile—e accedere agli ottavi a scapito di Scozia e Svezia (qua il gol di Hernan Medford, ex Foggia, contro gli scandinavi—pregevole la maglia a righe). Accanto a Joel Campbell e Bryan Ruiz occhio a al sabo Saborio, un passato nel calcio europeo, bomber di razza che negli States è andato a cercare tutto tranne che un buen retiro. Così su due piedi, gli stimoli maggiori per fare uno sgambetto a Inghilterra, Uruguay e Italia sembra avercele l’allenatore Jorge Luis Pinto: nel 2009 fallì la qualificazione ai Mondiali sudafricani con la Colombia. Potrebbe trovarsela di fronte agli ottavi. La vendetta, come la specialità tico Gallo Pinto, è un piatto che va servito freddo.

GRUPPO E

Francia (3), Svizzera (3), Honduras (1), Ecuador (1)

DANIELE MANUSIA: Ho amici e parenti acquisiti in Francia, ho visto i rigori della finale del 2006 abbracciato a un francese in lacrime per l'espulsione di Zidane e in generale non riesco a provare forti antipatie in ambito calcistico (neppure per la Juve o la Lazio, per dire). Quindi non sono la persona migliore per parlare di questo girone che, a quanto si dice, è quello truccato da Platini per favorire i suoi connazionali. Per quel che mi riguarda la Francia ha un allenatore su cui nutro più di un dubbio e uno spogliatoio dall'equilibrio fragile. Il 4-2-3-1 con cui hanno perso 2-0 in Ucraina, con Nasri dietro la punta (ma veniva bassissimo a prendere palla, anche all'altezza dei difensori), è stato tanto sconfortante quanto entusiasmante il 4-3-3 con Valbuena che da destra si accentrava e Cabaye in regia (un classico centrocampo a 3 con ruoli precisi: Matuidi a recuperare palloni, Pogba a creare e Cabaye appunto a dare il ritmo). La rosa è ampia e Dechamps potrebbe mettere in piedi un XI competitivo (inutile fare i nomi di Ribéry, Benzema, Giroud, Debuchy) ma se è vero come dicono che ha fatto giocare Nasri perché glielo aveva chiesto Ribéry, allora non saprei. Anche la cerniera Sakho-Varane andrebbe messa alla prova contro un attacco di livello.

La Francia non è un paese calcistico ma si aspetta moltissimo dalla propria Nazionale, sopratutto sul piano dell'immagine, e questa pressione potrebbe distruggerli come esaltarli in corso d'opera. Nel 2006 non erano così sicuri di passare il girone prima di battere il Togo alla terza giornata e sono cresciuti di partita in partita. Il Mondiale è una narrazione chiusa e i peccati originali della generazione Benzema-Nasri verranno emendati prima del fischio di inizio della prima partita.

Sarà interessante vedere la prima giornata del girone, con le due europee confrontate con le due americane. La Svizzera ha giocatori affascinanti e potrebbe diventare hype in un battito di ciglia, ma non sottovaluterei neanche l'Honduras però, che come il Costa Rica gioca con la difesa a 3 e attacca in modo diretto sfruttando la rapidità degli attaccanti (ho guardato la rimonta dell'Atzeca dello scorso marzo, da 1-0 per il Messico a 1-2 con gol di Costly—qui un'esultanza in cui si toglie lo scarpino e lo usa come telefono, che spero di vedergli fare anche al Mondiale—e Jerry Begnston). L' Ecuador sembra la sfavorita del girone. Giocherà con un lutto simbolico al braccio per via della morte prematura di Christian "El Chucho" Benítez, scomparso a luglio. La Federazione ha ritirato la maglia numero 11 e non ho idea di come questa cosa possa influire sulle prestazioni future. Per gusti miei farò il tifo per Felipe Caicedo, punta enorme del Lokomotiv Mosca spesso in panchina.

Felipe Caceido fa sembrare Lukaku piccolo piccolo

FABRIZIO GABRIELLI: Pochi secondi prima che les bleus fossero estratti dall’urna palesemente truccata avevo ipotizzato una composizione del gruppo E più o meno di questo tipo (solo con al posto della Francia il Botswana). Sarebbe stato bello vedere Ecuador e Hounduras sgomitare dietro la Svizzera, ma la Francia, qualificata per il rotto della cuffia, è pur sempre la Francia. La bicolor centramericana (con la grande H sul petto) è la squadra che mi sta più simpatica: alla sua terza apparizione ai Mondiali, delle sei partite disputate non ne ha vinta neppure una (però nell’82 ha pareggiato contro i padroni di casa della Spagna, e ha quasi rischiato di mandarli a casa al primo turno). Secondo la Blagger’s Guide Honduras è meglio conosciuto per: 40% lo starsene in panciolle; 12% il caffè; 20% i pappagalli; 28% Wilson Palacios. Dalle nostre parti le quote pappagalli-Wilson Palacios e caffè se la dividono in parti quasi uguali David Suazo e ulio César de León (qua in rete su punizione contro il - o la? - Sambiese). Cinque degli effettivi honduregni sono arrivati, due anni fa, a un passo dal podio nel torneo olimpico di Londra, sconfitti ai quarti solo grazie a una prova maiuscola di Leandro Damião e Neymar (in quel Brasile c’era anche Oscar). Il calendario non è dalla sua (esordirà contro la Francia), ma chissà che un pareggio non possa rilanciarne le ambizioni. Insieme al centravanti dalla carriera bislacca Carlo Costly e all’altra punta Jerry Bengtson (che per via di uno scazzo con il mister Rueda potrebbe essere utilizzato col contagocce—pur avendo risposto alla convocazione per l’importantissimo scontro diretto contro il Messico, i rancori non sembrano ancora del tutto sopiti), degni d’attenzione sono il sempiterno Wilson Palacios del Wigan che si muoverà in mediana affiancato dai due alfieri di fascia Roger Espinoza (protagonista d’una prova sbalorditiva nel quarto di finale olimpico che gli valse una standing ovation) e Andy Najar, approdato quest’anno alla corte dell’Anderlecht. Un particolare che mi sembra interessante: i migliori giocatori honduregni, apprezzati soprattutto dal calcio anglosassone, si sono formati alla fucina della MLS, sempre più laboratorio e meno fenomeno circense itinerante.

Quando i Bleus dominavano il mondo del calcio

FRANCESCO COSTA: Io vado matto per Granit Xhaka. È un centrocampista ventunenne, svizzero di origini kosovare (uno dei tanti), lanciato nel calcio europeo dal Basilea (uno dei tanti), con un'eleganza innata, la maglia numero 10 e la capacità di fare praticamente tutto, compreso tirare con un bel sinistro. Ora gioca nel Borussia Mönchengladbach, Hitzfeld dice che gli ricorda Schweinsteiger, secondo me starebbe benissimo nel centrocampo della Roma di Garcia. Aneddoto: suo fratello Taulant, un anno più grande, è ancora di proprietà del Basilea e dopo aver fatto tutto l'iter delle giovanili nella Svizzera ha deciso che giocherà con l'Albania (anche se non è ancora mai stato convocato: potrebbe ancora cambiare idea). Xhaka è solo uno dei tanti buoni calciatori della Svizzera di Hitzfeld: sarebbe sorprendente per me se non finisse il gruppo E da prima in classifica. Anche perché le sue avversarie sono tutte scommesse, paradossalmente soprattutto la Francia e soprattutto per via di una grossa incognita, come scrive giustamente Daniele: "la tenuta del gruppo". Le scorie della gestione Domenech non sono state completamente smaltite. Deschamps non è esattamente quello che i giornalisti sportivi definirebbero un sergente-di-ferro. Inoltre dal 1998 la Francia puntualmente sbaglia il girone: nel 2002 (da campione in carica) e nel 2010 (da vicecampione) arrivò ultima con un solo punto; e persino nel 2006, quando nella seconda fase schiantò Spagna, Brasile e Portogallo, al girone passò il turno per il rotto della cuffia. Poi tecnicamente la squadra è molto buona, potenzialmente da quarti di finale: perché vada oltre però serve che davvero le vada tutto dritto, nello spogliatoio, in panchina e in campo.

Le skills di Granit Xhaka

FABIO BARCELLONA: Due nette favorite, Svizzera e Francia. La Svizzera sembra un manifesto della demografia delle piccole Nazioni ricche europee, così piena di albanesi-kossovari. La squadra mi piace molto. È piena di giovani e di talento: Schar del Basilea, Rodríguez del Wolfsburg e (quello che è anche il mio pupillo) Xhaka del Borussia Mönchengladbach hanno 21 anni, Shaqiri 22, Stocker 24. Xhaka è un centrocampista mancino di grande eleganza, ottima tecnica e senso del gioco. Per me non è ancora sotto i riflettori delle grandi d’Europa forse perché ancora un po’ lento e, soprattutto, di ruolo non definito: regista, mezzapunta, mezzala? In mezzo hanno il centrocampo del Napoli, Behrami, Inler, Dzemaili, dietro c’è Lichtsteiner e due ottimi portieri come Benaglio e Sommer del Basilea. Se solo Derdiyok, che mi pareva un crac, avesse mantenuto le promesse avrebbero pure un centravanti e potrebbero puntare in alto. La Francia sembra sempre sul punto di esplodere dilaniata da polemiche interne. Non hanno un genio in panchina. Dietro o sono troppo giovani (Varane) o troppo vecchi (Evra, Abidal). A centrocampo Cabaye è un giocatore di grande rendimento, Pogba mi pare ancora acerbo per essere il punto di riferimento a centrocampo di questa banda di disgraziati. Davanti ci sono Ribéry e Benzema (che non capisco come possa fare panchina a Giroud) e bastano e avanzano per andare avanti in questo girone. E poi lo vogliamo dare questo Pallone d’oro al francese?

L’Ecuador è la più debole delle sudamericane. Nelle qualificazioni hanno vinto 7 delle 8 partite giocate in casa, pareggiando solo con l’Argentina. 21 dei 25 punti utili a qualificarsi li hanno fatti a Quito, in altura. Possibile che scendendo al livello del mare siano un’altra squadra? E poi, tutte le volte che li ho visti ai Mondiali sono stati noiosi, noiosi, noiosi. L’Honduras non lo conosco. Tifavo alla morte per loro ai Mondiali di Spagna del 1982 e ricordo la delusione quando la Jugoslavia li battè per 1-0 all’ultima partita segnano su rigore a 2 minuti dalla fine. Senza quel gol sarebbero andati alla fase successiva dopo avere pareggiato con Spagna e Irlanda del Nord. Il portiere Arzu parò di tutto per poi esplodere in lacrime alla fine della partita. Mi commossi, come solo lo sport può commuovere un bambino di 10 anni. Ricapitolando, la Svizzera può vincere il girone, poi la Francia, poi Honduras e Ecuador.

Come la Francia è arrivata al Mondiale

VALENTINO TOLA: La mia sensazione molto generale sulla Francia di questi ultimi anni, è che sia buona ma non abbastanza, e che fatichi a riacquistare certezze e coerenza. Un campione, Ribéry, stelle in declino (Evra e Abidal), incognite perenni (il kamikaze dell’anticipo Koscielny e Benzema, l’attaccante lunatico e allergico all’area di rigore da cui dipenderanno forse troppe cose…) una estesa classe media (Giroud, Cabaye, etc..), e anche talenti oggettivamente grandi come Pogba o Varane che tuttavia potrebbero essere ancora non del tutto pronti.

Svizzera probabile seconda con un blocco consolidato ed emergente (nelle poche occasioni in cui l’ho visto ha richiamato la mia attenzione, Fabian Schär del Basilea, che ha personalità e un calcio magnifico col destro, oltre a Valentin Stocker che ha movimenti tra le linee e un primo controllo di qualità: lui, Shaqiri, Inler e Xhaka possono comporre davvero un buon centrocampo), favorita su un Ecuador regolare ma che a parte Jefferson Montero, tanto ignorante quanto devastante quando va in percussione, tende ad avere pochi squilli.

GRUPPO F

Argentina (4), Bosnia (2), Nigeria (2), Iran (1)

FRANCESCO COSTA: Nelle ultime edizioni dei Mondiali abbiamo visto fallire Nazionali argentine più forti di quella che si presenterà in Brasile, e per questo sarei quasi tentato di darle una possibilità. Ma per gusto del paradosso—e del significato epocale che avrebbe una vittoria dell'Argentina in Brasile—e non perché ci creda davvero: secondo me Brasile, Spagna, Germania e forse anche Italia sono superiori. In realtà in questo gruppo tifo per la Bosnia: un po' perché è l'unica esordiente, un po' perché sia i Mondiali 2010 sia gli Europei del 2012 le sfuggirono agli spareggi (entrambe le volte contro il Portogallo), un po' perché ho visto Miralem Pjanić piangere dopo la qualificazione, un po' perché ho visto Miralem Pjanić e basta. Non è una squadra scoppiettante, ma è una squadra dignitosa con un paio di fenomeni: non così forte da rischiare di essere antipatica, non così debole da non avere alcuna speranza. Di Pjanić abbiamo detto, poi ci sono Džeko inamovibile al centro dell'attacco, Lulić ad asfaltare la fascia sinistra e un pugno di altri onesti calciatori: il capitano Spahić, il portiere goleador Begović, il giovanissimo terzino sinistro Kolašinać (nato a Karlsruhe, gioca nello Schalke 04, ha fatto tutta la trafila delle Nazionali giovanili tedesche e appena un mese fa ha esordito con la Bosnia), l'esperto Misimović, colonna del Wolfsburg che vinse la Bundesliga. L’allenatore è Safet Sušić, leggenda del calcio bosniaco: ho scoperto su Wikipedia che è stato scelto come miglior calciatore della storia del Paris Saint-Germain nonché miglior calciatore bosniaco degli ultimi cinquant’anni. Di solito gioca con una specie di 4-2-3-1 atipico: atipico perché gli esterni alti il più delle volte sono Pjanić e Lulić. Al Mondiale vedrete i calciatori star zitti durante l'inno, ma è perché l'inno della Bosnia-Erzegovina è uno dei quattro al mondo che non ha un testo.

Argentina-Nigeria sta diventando un classico

VALENTINO TOLA: L’Argentina pare aver trovato una sua linea coerente, esaltando negli spazi le caratteristiche di Di Maria senza attorcigliarsi troppo nella costruzione a centrocampo. Rimane un certo sbilanciamento qualitativo fra i vari reparti, un attacco sovraccarico di talento, un centrocampo pieno di incognite e promesse mai mantenute (Banega e Gago) e una difesa un po’ più corta. Poi molto dipende ovviamente da Messi, che non vedo troppo bene negli ultimi tempi. Vedo insomma un’Argentina favorita per il girone, ma un po’ meno per il resto.

C’è una tendenza a dare la Bosnia seconda, ma devo dire che pur nel mio pessimismo generale sul calcio africano la Nigeria è interessante. Non siamo naturalmente ai livelli qualitativi degli anni ’90, ma nella Confederations si è vista buona coralità e intraprendenza, un 4-3-3 con al centro di tutto un Obi Mikel che qui a differenza del Chelsea riesce a fare l’elegantone, proprio come quando si rivelò secondo miglior giocatore (dietro Messi) del Mondiale Under 20 del 2005, e non il semplice spazzino. Occhio poi a Nosa del Betis, un incursore di un certo impatto. Un dribblatore come Moses e proiettili come Musa e Martins possono fare male alla Bosnia se non mostrerà gli opportuni equilibri. Certo che il bagaglio tecnico dei balcanici resta affascinante: oltre a Pjanić e Džeko, altri interpreti meno noti ma stuzzicanti come il geniale uomo-assist Misimović (ispiratore del duo formato proprio da Džeko e Grafite in quel Wolfsburg campione di Germania, magari entrato nella fase più rilassata della sua carriera ora che incassa tanta “moneta del popolo” in Cina), o il raffinato mancino Medunjanin. E a proposito di fascino, i pervertiti del dribbling fine a se stesso avranno di che divertirsi con l’iraniano Masoud Shojaei.

Masoud Shojaei: il CR7 di Teheran

FABRIZIO GABRIELLI: Se dovessimo analizzare questo girone solo affidandoci al criterio della razionalità, diremmo Argentina al primo posto, Bosnia subito dietro, Nigeria fuori senza grossi sprazzi e Iran sparring partner di tutti. Eppure il calcio è qualcosa di così irriducibile alla matematica che può anche succedere che il miglior giocatore del mondo non abbia mai vinto un titolo che fosse uno con la propria Selecciòn; il calcio rifugge ogni calcolo delle possibilità, e così capita che per il secondo Mondiale consecutivo (e per la terza volta nel giro di sei edizioni) l’Argentina di Messi e la Nigeria si ritrovino catapultate nello stesso girone. Certo, le Super Eagles non sono quelle dei tempi d’oro e difficilmente le loro gesta saranno tramandate dai griot. Nondimeno, c’è che il Brasile è la terra in cui i riti yoruba (popolazione dell'Africa occidentale) si sono ibridati dando origine alla religione Candomblè e al culto degli Orixa. Ecco, con una buona congiunzione degli Orixa, magari con un intervento mirato di Yemayà potrebbe darsi che Argentina e Bosnia si pestino i piedi nel match d’esordio, e l’allegra brigata africana guidata da Stephen Keshi vai a vedere che non ti piazza la sorpresa. Nel caso della Bosnia c’è tutt’un sentimento di rivalsa nei cuori e nei piedi (insieme a una buona dose di qualità) di Pjanić, Lulić, Džeko e Misimović: rivalsa e orgoglio patriottico, visto che la Bosnia è l’ultima delle repubbliche nate dallo sgretolamento della ex Jugoslavia ad approdare al Mondiale, quella che forse lo avrebbe meritato negli anni scorsi, quella le cui stelle sono figli della guerra.

Enyema, portiere rivelazione della Ligue 1

FABIO BARCELLONA: Per me la domanda semplice semplice è questa: che Messi arriverà al Mondiale e che Messi sarà con la sua Nazionale? Non c’è bisogno di spendere troppe parole sull’Argentina. Per me, banalmente, è fortissima davanti dove ha una concentrazione di talento senza eguali e così così nelle altre zone del campo. Il girone lo vincono mettendo piede in campo. Dopo, ho dei dubbi che possano all’interno di una partita riuscire a imporre con continuità il proprio gioco: ci sono squadre più equilibrate e in grado di controllare e gestire meglio di loro ritmo e direzione della partita. Ma se a quel popò di talento offensivo aggiungi un Messi versione deluxe allora possono vincere tutto.

Il secondo posto mi pare già assegnato alla Bosnia-Erzegovina. L’allenatore, Safet Susić era davvero un talento senza eguali e non arrivò in Italia nel 1982 perché aveva firmato sia per il Torino che per l’Inter. Fino al 2011 la politica calcistica rifletteva specularmente la politica bosniaca, tripartita tra bosgnacchi, croati e serbi, con tre presidenti federali. La tripartizione portava ad occupare cariche più per appartenenza etnica che per merito. Non era raro vedere il presidente di etnia croata o serba in tribuna a tifare per la Croazia o la Serbia. Pena l’esclusione dalle competizioni internazionali la FIFA, impose una presidenza unica. Gli esperti dicono che adesso le cose vanno meglio. Li ho visti giocare un paio di volte e in campo mi pare che remino davvero tutti nella stessa direzione. Quattro anni fa arrivarono allo spareggio col Portogallo, stavolta ce l’hanno fatta. Il nucleo è rimasto invariato, con in più la crescita di Pjanić. La coppia d’attacco Džeko-Ibisević garantisce gol e fisicità. L’incrocio agli ottavi col gruppo E non è proibitivo, potrebbero arrivare tra le prime otto.

Per me la terza forza potrebbe essere l’Iran, allenato dal giramondo di Queiroz e arrivato davanti alla Corea del Sud nelle qualificazioni. La Nigeria vista alla Confederations Cup era una mezza tragedia. Dalla squadra di Jay Jay Okocha a quella di Oduamadi del Brescia. Sembra un secolo fa, ma c’era una Nigeria (Okocha, Kanu, Oliseh, Babayaro) capace di vincere un torneo Olimpico davanti all’Argentina di Zanetti, Simeone e Crespo e al Brasile di Ronaldo, Rivaldo, Bebeto e Roberto Carlos.

Il talento di Safet Susić

DANIELE MANUSIA: Argentina e Bosnia hanno giocato in amichevole neanche un mese fa al Busch Stadium di Saint Louis, con le righe del campo da baseball che davano fastidio e una tribunetta improvvisata sul lato vuoto oltre la seconda base. L'argentina ha vinto 2-0, Aguero ha giocato benissimo e si è lasciato andare a una reazione con Spahic che al Mondiale gli sarebbe costata carissima. Con lui c'era Palacio che non è esattamente come avere Messi. Ovviamente l'Argentina è favorita per il primo posto del girone, Sabella ha moltissima scelta davanti ma a centrocampo (a parte Mascherano i vari Banega, Biglia, Gago, ma anche Álvarez e Di Maria non mi sembrano all'altezza, che ne so, di una semifinale, ma magari mi sbaglio) e in difesa mi sembra una squadra mediocre. Rimango a bocca aperta di fronte alla vostra conoscenza della Bosnia e non aggiungo altro, chiudo sostenendo la causa nigeriana che a me sembra la più preparata delle africane. Se i giovani talenti (come Onazi e Musa del CSKA) e alcuni talenti più maturi, tipo Mikel, Moyes, Ameobi, remeranno nella stessa direzione (la Nigeria in passato ha avuto grossi problemi di spogliatoio) qualche risultato potrebbe ottenerlo. Ah, hanno anche un portiere, Enyema, che al momento con il Lille in Ligue 1 ha subito solo 5 gol.

GRUPPO G

Germania (4), Portogallo (4), Usa (2) , Ghana (2)

FABIO BARCELLONA: Tutte e quattro le squadre del girone meriterebbero, a mio parere, un posto tra le prime 16 Nazionali del mondo. E c’è posto solo per due. Comincio col dire che per me la Germania è la migliore dell’intero torneo. Sulla linea delle tre quarti possono mettere in panchina tre tra Götze, Draxler, Özil, Reus, Müller e Kroos. Sono giovani, ma esperti. Giocano bene, basando il loro possesso palla sulle ricezioni tra le linee dei talentuosissimi trequartisti, ma non disdegnano veloci attacchi alla profondità e ripartenze stile Borussia Dortmund. Hanno tutto per vincere.

Il Portogallo ha invece Cristiano Ronaldo. Nei playoff contro la Svezia è stato impressionante. E io sul Portogallo, da molto tempo, la penso così: se vogliono davvero vincere qualcosa devono puntare tutte le loro fiches su CR7. La squadra è sempre buona, se non ottima, ma non sono mai i migliori. E se puntano tutto sul loro gioco di squadra troveranno sempre qualcuno più forte di loro. Per me dovrebbero imparare a giocare coperti, bassi, lasciare il pallone agli avversari, liberare spazi nella metà campo avversaria e poi scatenare la bestia. Come contro la Svezia.

Il Ghana, secondo me, è la più forte delle africane. In Sudafrica sono stati ad un rigore di Gyan dalla semifinale. Il gruppo è rimasto pressoché invariato e i giocatori sono più esperti. Non è detto che si ripetano, ma le potenzialità ci sono. Possono pure fare lo sgambetto al Portogallo.

Anche qui, ho sempre tifato USA perché il calcio è uno sport minore negli States. Hanno sempre messo in mostra delle buonissime nazionali, molto fisiche, patriottiche e ben impostate tatticamente. E London Donovan è un giocatore che ai Mondiali mi ha sempre fatto impazzire per tecnica ed efficacia. A me piaceva tanto Altidore, la sua fisicità mi pareva in grado di sopperire ai limiti tecnici e farlo diventare un grandissimo attaccante. Piaceva pure a Di Canio a quanto pare. Non se questo mi faccia piacere o meno. Oh intendiamoci, stravedevo per Di Canio giocatore… Sto divagando. Mi piace da matti pure Bradley, centrocampista completo e sottovalutato. Però ho l’impressione che a questo giro siano stati troppo sfortunati.

Il Ghana avrebbe il karma dalla sua parte

FABRIZIO GABRIELLI: Quale numero di Cobi Jones preferite? Questo o questo? Quello della vendetta è un sentimento nobile e molto poco decoubertiniano, quindi ci piace, ma credo sarà molto dura, per gli States, riuscire ad espletarla in questo girone, forse uno dei più tosti dell’intera competizione, di certo molto equilibrato alle spalle della Germania. Ed è un peccato, perché il calcio stelle e strisce è cresciuto molto, ha perso quei tratti ingenui per trasformarsi—specie da quando è Klinsmann a sedere sulla panchina yankee—in qualcosa di molto compatto e concreto, con un centrocampo d’esperienza (Bradley, Dempsey) e la giusta dose di estro e fantasia (tipo London Donovan) alle spalle di centravanti—invece—meno ficcanti (Altidore e Gómez, tipo). Il Portogallo non è solo Cristiano Ronaldo pur essendo in gran parte Cristiano Ronaldo. Esordire contro i favoriti teutonici di certo non giova, e poi i lusitani patiscono—come da almeno venti venticinque anni, parentesi Pauleta a parte—l’assenza di un centravanti che sappia sobbarcarsi l’onere e l’onore di gonfiare la porta come dio comanda. Per molti dei giocatori che ne compongono la rosa questa è l’ultima opportunità di affermarsi a livello internazionale in un Mondiale. Il Ghana di par suo è compagine solida e molto affascinante dalla cintola in su: con KPB addirittura fantasiosa, se consideriamo che il resto della mediana (Essien, Muntari) è tutta rottura e velocità sugli esterni. Resta l’interrogativo principe: è davvero così necessario conciarsi da pan di stelle ognivvòlta?

Il Portogallo non è solo CR7: è anche Moutinho

FRANCESCO COSTA: È ora che questa Germania vinca qualcosa, no? Erano fortissimi già nel 2010, con l’esplosione di Müller e Özil; ora hanno in più gente del peso di Hummels, Kroos, Götze, Reus, Gundogan, Schürrle, e altri due anni di crescita complessiva del movimento calcistico nazionale. Hanno anche un problema, però, nonostante l'allenatore Löw stia cercando di trasformarlo in un'opportunità. Dunque. Low fin qui ha giocato quasi sempre con un 4-2-3-1. Nelle qualificazioni la prima scelta come punta centrale è sempre stata Klose, che però è fisicamente molto inaffidabile. La prima alternativa è Gómez, che ha già saltato mezza stagione. Invece che affidarsi alla terza scelta Kießling, quando Klose e Gómez sono stati entrambi indisponibili Löw ha deciso di fare degli esperimenti. Il risultato: mai come negli ultimi mesi in Germania si è parlato della possibilità di rinunciare tout court alla punta alta e grossa e giocare col falso nove. Löw ci ha provato per la prima volta un anno fa contro il Kazakistan e ha funzionato, schierando Götze davanti a Reus, Özil e Müller. Lo scorso ottobre Löw ci ha riprovato contro Irlanda e Far Oer, schierando Özil falso nove con alle spalle Müller, Kroos e Schurrle. I tifosi e la stampa chiedono che non si torni indietro. Oltre che dalle fragilità di Klose e Gómez, infatti, questi e altri cambiamenti tattici rispetto al passato sono percepiti come urgenti e inevitabili fin dal giorno della sconfitta contro l’Italia nella semifinale degli Europei. Fu un colpo duro, di cui si parlò molto, e subito dopo la fine del torneo Löw disse che la sua Germania avrebbe cambiato modo di giocare preferendo un atteggiamento più aggressivo, più selvaggio, meno attendista. Se ci riuscirà, per me la Germania la vera squadra da battere. Più del Brasile.

La Germania sembra aver colmato il gap con le più grandi, ma deve ancora giocarsi una finale

VALENTINO TOLA: La “Nuova Germania” è talmente forte che l’annunciata predestinazione alla vittoria di questa generazione di giocatori brillanti (nulla di quel “sono grigi però non si arrendono mai” che è lo stereotipo classico delle squadre tedesche) rischia di diventare una maledizione.

Un dettaglio che non mi convince del tutto è Khedira, che gioca benissimo con la Nazionale, ma paradossalmente fa sorgere dubbi sul bilancio collettivo. Gioca sciolto infatti, si inserisce a tutto spiano, e a palla persa la Germania dà l’impressione di essere abbastanza vulnerabile. Sommare a Schweinsteiger un altro palleggiatore (Gündogan se recupera bene, Kroos, oppure l’enciclopedia del calcio Lahm, già insostituibile però come terzino), potrebbe dare più equilibrio oltre che qualità. E anche il parco-attaccanti non sembra irresistibile, quindi perché non Götze falso centravanti? Si dà il caso che Reus e Müller siano due fra gli esterni più bravi in assoluto ad attaccare gli spazi che una mossa del genere vorrebbe creare.

E però i tedeschi devono stare in campana, perché il Portogallo mi sembra davvero una squadra con pochi punti deboli, molto solida (Pepe-Neto davvero una bella coppia di centrali), molto completa (a centrocampo c’è tutto: il regista geometrico, Veloso, la mezzala dinamica, Meireles, e quella che ti dà qualità al possesso, Moutinho), molto ben definita nel suo assetto. E anche l’assenza storica del centravanti diventa un problema fino a un certo punto se hai Cristiano.

Portogallo secondo, e il Ghana che sembra la più equilibrata delle africane, è anche la più sfortunata col sorteggio. Sia la loro traiettoria recente che quella degli USA meriterebbe maggior fiducia, ma son cascate proprio male.

Il Portogallo forse non meritava di uscire con la Spagna, la volta scorsa

DANIELE MANUSIA: Il Portogallo è superiore a Ghana (che avrà la stessa freschezza del 2010) e Usa ma gioca la prima partita con la Germania e potrebbe trovarsi a giocare già la seconda contro gli Stati Uniti con il coltello alla gola (la squadra di Klinsmann è mediocre, ma di quella mediocrità efficace che ha la meglio su talenti magari superiori ma ingenui o in difficoltà). Cristiano Ronaldo sta completando il proprio percorso da stella egocentrica a leader maximo, per cui the sky is the limit, il 4-3-3 del Portogallo a me piace molto (che anche se cambiano gli interpreti a me sembra lo stesso ormai da dieci anni, con un giocatore come Moutinho che garantisce quella fluidità che ad esempio non vedo nell'Olanda) e lo scorso Europeo non meritavano di uscire con la Spagna secondo me. I miei dubbi riguardano la difesa non più giovanissima e due ruoli su tre in attacco: resta da capire cosa deciderà di fare il Manchester con Nani a gennaio e le condizioni in cui arriverà a quest'estate; al centro Hugo Almeida non fa impazzire nessuno: io credevo in Nelson Oliveira che quest'anno è partito fortissimo col Rennes (4 gol in 5 partite) ma poi si è un po' perso.

GRUPPO H

Belgio (4), Russia (2), Sud Corea (2), Algeria (1)

VALENTINO TOLA: Il Belgio che è sulla bocca di tutti e a leggere la rosa qualcosa si intuisce ma bisogna anche chiedersi se sia giustificata tutta questa pubblicità per una squadra che alcuni osservatori giudicano un’amalgama ancora non riuscita di tante individualità, e se non sia troppo presto per nutrire tante aspettative su un gruppo di giocatori che in molti casi sono grandi promesse non ancora decisive a grandi livelli in grandi club.

Comunque, il girone non sembra difficilissimo: la Russia ha centrato l’obiettivo, ma sono un’incognita sia il tecnico (le ultime esperienze di Capello son state deludenti, persino quel Real Madrid che vinse la Liga era veramente una squadra mediocre) che i giocatori. Anche qui un discorso di treni che forse son già passati per quella strepitosa Nazionale dell’Euro 2008 che altrettanto strepitosamente fallì la qualificazione al Mondiale 2010 (con la Slovenia!!!), con Arshavin scomparso dalle grandi ribalte, una coppia di centrali come Ignashevich e Bereutski ancora lì per mancanza di sostituti, e non tante alternative offensive a un Kerzhakov pure non brillantissimo (si parla comunque molto bene di Kokorin). Non manca la qualità (Shirokov ha classe), però manca la percezione di una potenza emergente di qualche anno fa.

La Corea del Sud rispetto all’arcirivale (non solo calcistica…) Giappone ruba molto meno l’occhio: non manca di giocatori geometrici (il regista Ki Sung-Yueng) o intelligenti e tecnici sulla trequarti (Koo Ja-Cheol, ma anche Kim Bo-Kyung che taglia dalla fascia), alle Olimpiadi ha pure imposto il torello nel primo tempo al Brasile prima di subire in contropiede, ma manca in generale di creatività, spesso un po’ troppo scolastica nel suo 4-4-2/4-2-3-1 che sembra fatto con lo stampino (stessa impressione l’ultima Under 20). Però è squadra solida, e rispetto al Giappone ha pure un attaccante rinomato in Son Heung-Min.

Ai soliti nostri amici viziosi del dribbling raccomando invece Yacine Brahimi, un uomo che corre con un pallone attaccato al piede prima ancora che calciatore.

Yacine Brahimi, aka "the dribbling king"

FABIO BARCELLONA: Tutti parlano benissimo del Belgio. E come parlare male di una squadra che ha quel popò di nomi da potere mettere in campo? Lukaku e Benteke come centravanti, DeBruyne, Hazard, Martens , Chadli, Mirallas nei ruoli offensivi, Witsel, Dembélé, Fellaini, Defour, e perché no, Naingollan in mezzo al campo. Taccio dei buonissimi difensori e sottolineo che il portiere Mignolet è davvero bravo, migliore del titolare Courtois. Dovevano vincere il loro girone di qualificazione e lo hanno fatto. Bravi. Il problema è adesso convincere davvero il mondo intero quando avranno tutti gli occhi addosso. Non è semplicissimo fare convivere tutti questi giocatori, per gran parte mezzi centrocampisti e mezze-mezze punte. La verità è che i più bravi di loro sono ancora in uno stato di maturazione, altri sono sopravvalutati e di moda. Possono vincere il girone e nulla più. Poi ci si vede, con più chance, agli Europei e ai prossimi Mondiali.

La Russia fu splendida agli Europei del 2008, quando Arshavin mi sembrava fortissimo. Poi il nulla. Niente Mondiali in Sudafrica ed Europei pressoché disastrosi. Anche per la Russia il momento sembra passato. Molti di quella squadra del 2008 ci sono ancora, più vecchi e spenti. E in genere il movimento sembra in ritirata, dopo i tanti rubli spesi per portare campioni nella Premier Liga russa. Emblematici i casi dell’Anji e, nonostante il passaggio del turno in Champions League, il pessimo Zenit di Spalletti. C’è Fabio Capello che è bravo a portare a casa il miglior risultato possibile. Per me però rischiano di andare fuori già al primo turno. Magari contro la Corea del Sud. I coreani sono ormai un classico dei campionati del mondo. La squadra gioca sempre bene, geometrica e dinamica, pure bella da vedere e ha un buonissimo centravanti, Heung-Min Son del Bayer Leverkusen. Splendidamente capace di finire sia col destro che col sinistro.

Per l’Algeria, seguo il consiglio dell’amico Valentino, prendo frittatona di cipolla e Peroni ghiacciata e mi gusto Brahimi.

FRANCESCO COSTA: Non sarà questo il torneo del Belgio: ha talenti enormi ma molto acerbi, con poca o nessun esperienza ad altissimi livelli, e un'identità tattica in grossa evoluzione. L'obiettivo di Wilmots dovrebbe essere—e credo lo sia—fare un buon torneo e proseguire nella costruzione di una squadra che possa vincere gli Europei del 2016, molto più alla sua portata. Non sarà nemmeno il torneo della Russia, e un po’ mi dispiace per Fabio Capello che dopo forse smetterà di allenare: ogni tanto mi sembra di essere l'unico romanista che gli voglia ancora un po' bene. A parte Kokorin la sua squadra è vecchia, rocciosa ma statica. In ogni caso credo passeranno il turno entrambe, perché Corea del Sud e Algeria sono davvero poca cosa, e che si fermeranno lì, perché agli ottavi di finale si troveranno di fronte con ogni probabilità Germania o Portogallo. Nella Corea del Sud consiglio di tenere d'occhio Son Heung-Min, ventun anni, attaccante ambidestro e polivalente comprato la scorsa estate dal Bayer Leverkusen per 10 milioni di euro dall'Amburgo: ha già segnato 7 gol in 12 partite di Bundesliga, se ne dice molto bene. È stato anche accostato all'Inter come possibile primo acquisto di Thohir, ma vai a sapere.

La grande incognita Belgio.

DANIELE MANUSIA: Ho guardato molte partite del Belgio e Wilmots ha più di un problema da risolvere. I nomi sono di primissimo livello e il 4-2-3-1/4-3-3 con cui si schierano adesso è un tentativo di tenere insieme talenti molto diversi tra loro (come ad esempio schierare insieme Dembélé, Witsel e Fellaini, o anche trequartisti che tagliano dentro senza avere terzini che si sovrappongono). Per il momento però nessuno di questi talenti mi sembra sfruttato al meglio e il Belgio gioca un calcio molto diretto e spesso di contropiede. Forse l'unico ad avvantaggiarsi di un gioco del genere è stato Lukaku, che ha segnato i due gol qualificazione in Croazia (il secondo partendo da solo da dietro la linea di metà campo, servito da un tocco geniale di Witsel, uno dei centrocampisti più completi al mondo). Certo quando la palla arriva sulla trequarti a Hazard o De Bruyne il Belgio sale tutto e in area sono pericolosi come pochi, ma non riesce né a fare circolazione né ad avere profondità. Magari con Algeria e Corea del Sud vincerebbero anche giocando in ciabatte, ma con la Russia di Capello potrebbero venir fuori quei limiti visti nelle amichevoli casalinghe con Giappone (2-3) e Colombia (0-2) che hanno tolto qualche sicurezza a valloni e fiamminghi. Io intanto sto comprando una scorta di birre e patatine in vista del possibile ottavo di finale Belgio-Portogallo.

Son Heung Min, son-sational

FABRIZIO GABRIELLI: Durante il sorteggio, che ho seguito in diretta su Sky, Caressa si è lungamente trastullato con un aneddoto, quello secondo il quale la Federazione Argentina avrebbe cercato di acquistare tutti i biglietti delle gare del gruppo H certa che all’albiceleste sarebbe toccato in sorte proprio quel raggruppamento (o almeno così speravano fortemente). L’unico che consente, vincendo sempre, di arrivare per direttissima in finale contro la squadra che partendo dal gruppo A, e vincendo tutte le partite, magari spinta dal pubblico di casa, si farà trovare pronta alla sfida. Ma anche l’unico che consente di giocare le prime tre-quattro partite senza grossi spostamenti da compiere.

Invece poi è andata a finire che nel gruppo H partiranno allineati non l’Argentina Belgio, Russia, Corea del Sud e Algeria. Gli esiti appaiono scontati: il Belgio è secondo molti (addirittura secondo molti belgi, che non si ritrovavano in piazza per sostenere la loro squadra da quanto, da un tempo immemorabile) una seria pretendente al titolo, e nessuna delle altre compagini sembra poter insidiare il primato di Witsel, Fellaini, Hazard, Lukaku e compagnia fiammante (o fiamminga che dir si voglia). La Russia di Capello dovrebbe facilmente poter ambire al secondo piazzamento, ma attenzione alla Corea del Sud, squadra tradizionalmente dura a morire, forte d’uno schema caro a Hong-Myung Bo (che ha studiato da Guus Hiddink) che fa perno su un fantasista vero, un numero 10 con tutti i crismi come Heung-Min Son; un tipo di giocatore che dalle parti di Seoul, francamente, non si vedeva dai tempi di Kim Joo-Sung: rapido, reattivo, gran legnata. In una parola: son-sazionale.

All’Algeria toccherà recitare la parte del fanalino di coda, nonostante alcune buone individualità come i già noti—alle platee italiane—Mesbah, Ghezzal, Belfodil e Taïder. Ma anche, e soprattutto, Sofiane Feghouli, venticinquenne mezzala del Valencia, cresciuto nel Grenoble e da molti additato come il nuovo Zidane, che ha scelto la maglia dei maghrebini dopo esser quasi giunto a ridosso della convocazione con la nazionale transalpina maggiore. Capace di numeri tipo così.

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