• Euro 2024
Michele Tossani

Guida all’Ungheria

La Nazionale allenata da Marco Rossi non è solo il talento di Szoboszlai.

Il 2016 aveva segnato il ritorno dell’Ungheria a un Europeo per la prima volta dal quarto posto ottenuto nel 1972, e da quel 2016 ad oggi la nazionale magiara si è sempre qualificata. Quello in Germania, quindi, sarà il terzo Europeo consecutivo, il secondo con alla guida Marco Rossi. 

 

Questa volta ci sono arrivati addirittura con una qualificazione ottenuta con un turno d’anticipo, grazie al pareggio (2 a 2) ottenuto a Sofia contro la Bulgaria lo scorso 19 novembre. La successiva vittoria contro il Montenegro (3 a 1) all’ultima giornata ha poi consentito ai ragazzi di Rossi di raggiungere la Germania come prima squadra classificata del gruppo G, che comprendeva anche la Serbia (l’altra promossa), il Montenegro, la Bulgaria e la Lituania.

 

Non sono solo i risultati ma anche il gioco a rendere l’Ungheria interessante, una delle Nazionali dal gioco più contemporaneo. Partendo da una struttura di base che fluttua fra il 3-4-2-1 e il 3-5-2, la formazione di Rossi attacca applicando un modello di gioco di tipo relazionale. La formazione tipo dovrebbe prevedere Peter Gulacsi (Lipsia) a difendere i pali dietro una linea a tre formata da Adam Lang (Omonia Nicosia), Willi Orbán (Lipsia) e Attila Szalai (Friburgo). Orbán e Szalai sono strumentali al primo possesso ungherese, con lo stesso Orbán che può alzarsi in mediana.

 

Il calcio relazionale dell’Ungheria: si cerca lo spazio fra i corpi più che fra le linee.

 

A centrocampo sugli esterni dovrebbero giocare Milos Kerkez (Bournemouth) a sinistra e di Loïc Nego (Le Havre) a destra, con Adam Nagy (Spezia) e András Schäfer (Union Berlino) in copertura e a supporto di Dominik Szoboszlai (Liverpool). In avanti poi spazio a Roland Sallai (Friburgo) e Barnabás Varga (Ferencvaros).

 

L’importanza di Szoboszlai

A far mutare l’assetto base verso una soluzione col doppio trequartista è la posizione di Szoboszlai, che può agire da secondo trequartista (affiancato a Sallai) oppure partire da una posizione più arretrata, da mezzala di raccordo.

 

Assente nel 2021 a causa di un infortunio, Szoboszlai aspetta la vetrina tedesca anche per rifarsi dopo una stagione così così con la maglia del Liverpool, che per lui ha speso 70 milioni di euro. Nella prima metà di stagione l’ungherese aveva anche dimostrato il perché Klopp lo aveva voluto a tutti i costi, poi un infortunio ne ha limitato le prestazioni e ancora oggi non sembra aver recuperato totalmente. Per l’Ungheria, ovviamente, sarebbe fondamentale averlo al meglio della condizione possibile.

Sulla sua duttilità si appoggiano Nagy e Schäfer. Il secondo, soprattutto, è a sua volta un centrocampista duttile, in grado di svolgere funzioni sia da mezzala che da mediano in un centrocampo a due.

 

L’obiettivo nella fase di possesso, in accordo con i principi del modello relazionale, è comunque quello di creare connessioni fra i giocatori nella zona della palla, indipendentemente dal mantenimento di una struttura rigida. In questo modo l’Ungheria cerca di far avanzare il pallone fino a portarlo in zona di rifinitura dove Szoboszlai e Sallai possono lavorarlo per Varga o per i compagni che arrivano a rimorchio, così come andare direttamente al tiro o muoversi in verticale per riempire l’area avversaria. 

 

In fase difensiva gli ungheresi cercano di pressare in avanti, anche se non sono al livello di altre squadre che fanno del pressing l’arma difensiva primaria. Anche sotto questo aspetto è comunque fondamentale il contributo di Szoboszlai, quest’anno utilizzato da Jürgen Klopp anche come riferimento più avanzato del Liverpool quando “i Reds” cercavano di conquistare palla.

 

Szoboszlai, purtroppo per l’Ungheria, è uno dei pochissimi giocatori d’élite di una Nazionale che complessivamente ha un livello tecnico non altissimo e una profondità in panchina molto limitata. La Nazionale di Marco Rossi avrà bisogno della sua stella al massimo del suo splendore. D’altra parte è lui che ha fatto la differenza durante le qualificazioni, in cui ha messo a referto quattro reti e ben cinque assist, gli stessi di Denzel Dumfries e Teemu Pukki. Per quanto riguarda gli assist, soltanto Bruno Fernandes (8) e Kylian Mbappé (6) hanno fatto meglio. Tre anni fa la sua assenza, insieme alla difficoltà di un gruppo di ferro (con Francia, Germania e Portogallo), zavorrò la squadra di Rossi all’ultimo posto con soli due punti conquistati.

 

Gioco di squadra

L’Ungheria non è però una squadra che gira intorno a un unico pianeta, e questo è sia un punto di forza che di debolezza. L’organizzazione relazionale costruita da Rossi e dal suo staff, infatti, garantisce una buona solidità difensiva e la capacità di giocarsela con quasi tutti, ma per poter funzionare al meglio ha bisogno che tutti i meccanismi siano perfettamente oliati. Basta anche meno di una giornata sotto tono di Szoboszlai per smettere di funzionare.

 

Da questo punto di vista, per l’Ungheria sarà importante anche riuscire a servire Varga, insieme a Szoboszlai la vera bocca da fuoco offensiva della squadra. Varga ha segnato 6 reti nel corso delle qualificazioni e ben 20 in campionato, con la maglia del Ferencváros. Sarà interessante vedere se riuscirà a ripetersi contro difese di livello superiore a quelle affrontate durante le qualificazioni o che abitualmente trova nel massimo campionato ungherese.

 

Un altro giocatore noto fuori dai confini ungheresi è Milos Kerkez. In passato finito anche nel mirino della Lazio, l’esterno del Bournemouth si è confermato come uno dei giocatori da seguire in questa stagione. Nel club ha agito soprattutto come terzino sinistro in una difesa a quattro mentre in nazionale agirà da quinto. La sua presenza assicura tenuta difensiva, corsa e un livello tecnico che per l’Ungheria non è così scontato.

 

Infine c’è Schäfer. Forte fisicamente, l’ex Genoa e Chievo (dove è passato senza però mai giocare in prima squadra) può, come detto, svolgere più funzioni a centrocampo. Nelle ultime stagioni ha avuto qualche problema fisico ma ora sta bene e sembra pronto a tornare protagonista per la sua Nazionale come lo fu nell’ultimo Europeo, quando segnò una rete alla Germania.

 

Il girone nel quale l’Ungheria è stata sorteggiata non è al livello di quello di tre anni fa ma è comunque impegnativo. Al suo interno, oltre i padroni di casa della Germania, anche la Scozia e la Svizzera. Rispetto al 2021, però, la qualificazione sembra più alla portata della squadra di Rossi, anche per via della regola che permette a quattro delle migliori terze di qualificarsi alla fase ad eliminazione diretta.

 

Quattro anni fa il torneo da squadra rivelazione dell’Ungheria fu fermato sul più bello proprio dalla Germania. Oggi la Nazionale di Rossi riparte dalla Germania per una qualificazione alla fase a eliminazione diretta che sarebbe già un grande risultato, ma che ciò che ha fatto vedere in questi anni ha reso quasi un obiettivo minimo. Per una Nazionale piccola come l’Ungheria non è cosa da poco.

 

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Michele Tossani, classe 1978. Giornalista, match analyst e insegnante di storia e filosofia. Uno dei tre del podcast Il Terzo Uomo. Lo trovate in giro e su lagabbiadiorrico.com