Nel mondo iperconnesso di oggi pensiamo di avere tutto il controllo. Soprattutto se parliamo di calcio ci piace credere che - tra partite viste, social, YouTube, Football Manager - siamo arrivati a conoscere alla perfezione tutto e tutti. E magari per qualcuno di voi sarà così, magari qualcuno di voi conosce Viktor Gyökeres come un fratello, l’ha seguito mentre era ancora in Svezia, al Brommapojkarna, uno dei migliori settori giovanili del paese. O forse l’ha segnato sul suo taccuino mentale mentre faceva panchine su panchine col Brighton o giocava poco o niente al St. Pauli o allo Swansea.
O, forse, più probabilmente, come me, sapete poco e niente su di lui. Magari anche voi, come me, vi siete imbattuti in qualche suo gol nelle ultime settimane come se fosse un nuovo film in uscita. Se così fosse, sarete stupiti quanto me di sapere che, se il mercato farà la sua magia, presto Gyökeres potrebbe diventare il nuovo centravanti da cento milioni, questa figura mitologica che tutti sognano di vendere o comprare.
Ma chi è Viktor Gyökeres? Svedese, 25 anni, 17 gol in 20 partite con lo Sporting Clube, 8 assist. È difficile sapere molto di più: Gyökeres sembra comparso dal nulla, con i suoi capelli biondi e gli zigomi spigolosi, per terrorizzare le difese avversarie e per far spendere caterve di milioni al Chelsea.
In Portogallo ci è arrivato quest’estate dopo aver segnato 40 gol in due anni con il Coventry, in Championship. Per averlo lo Sporting Clube ha speso 20 milioni di euro (più 4 di bonus, più sembra un 15% sulla futura rivendita), rendendolo l’acquisto più costoso della sua storia. Gyökeres aveva diverse offerte da squadre di Premier League, ma ha preferito lasciare l’Inghilterra dove era arrivato cinque anni prima, quando il Brighton lo aveva comprato per un milione di euro dopo un convincente Europeo U19.
Il club dei gabbiani lavora benissimo con lo scouting in contesti meno conosciuti e col senno di poi anche con Gyökeres ha avuto ragione. Con lui, però - al contrario di altri - il processo di valorizzazione si è incartato. Prima è rimasto parcheggiato nell’U23 per due anni, poi due prestiti deludenti a St. Pauli e Swansea, fino all’arrivo a gennaio del 2021 al Coventry. In estate, nonostante una mezza stagione tutt’altro che brillante, era stato riscattato e promosso a centravanti titolare.
A 23 anni giocare in un club di medio livello in Championship non è una grande garanzia di successo. A volte però, per gli attaccanti, c’è solo bisogno di un colpo di fortuna, il posto giusto al momento giusto. In una squadra che portava all’estremo il concetto di verticalità, cercando di arrivare in porta con meno passaggi possibili, le qualità di Gyökeres sono sbocciate in un fiore meraviglioso.
Lo svedese è un centravanti grezzo, non ha eleganza o leggerezza nel passo. Corre con la schiena ingobbita, i suoi controlli di palla sono difficoltosi, la sua tecnica rivedibile. Però allo stesso tempo è velocissimo, fenomenale nei duelli individuali, capace di muoversi continuamente, non dà punti di riferimento o pause di riflessione agli avversari. Come se ci fosse nato, sa muoversi benissimo nelle pieghe di un calcio fatto di caos.
Guardando questi gol si può capire perché lo Sporting, che non è certo un club che spende soldi per il semplice gusto di farlo, abbia deciso di puntare su di lui. Forse però non potevano aspettarsi un inizio così dominante in un campionato così diverso e in uno stile di gioco, quello di Amorim, non così estremo.
All’esordio con la maglia dello Sporting, Gyökeres ha segnato due gol nei primi 15 minuti di gioco. Nel primo, dopo aver sbagliato lo stop su un cross da sinistra, si è ritrovato il pallone tra i piedi grazie a un rimpallo e - dopo qualche difficoltà nel tenerselo stretto - si è liberato di due avversari col tacco e poi ha segnato calciando di sinistro a incrociare con un angolo strettissimo. Nel secondo ha mandato a spasso tre avversari con una sterzata (e un altro rimpallo).
Crescendo - ha raccontato - il suo punto di riferimento è stato Zlatan Ibrahimovic. Normale, essendo svedese, ma è difficile immaginarsi un centravanti più diverso. Dove Ibra dominava con la tecnica e il fisico, Gyökeres sopperisce con la caparbietà e l’intensità. Il suo gioco è fatto di puro istinto e di foga, con cui riesce a crearsi occasioni da gol anche da mezze palle, buttandosi sui cross, pressando avversari, costruendosi tiri in maniera testarda ma efficace.
A vederlo giocare assomiglia a quella famosa pubblicità di un marchio di pile: semplicemente ne ha più degli altri. Questo lo infila nella quella categoria di centravanti infaticabili, i Cavani, i Vardy, i Darwin Nunez, tutti numeri 9 che nel picco delle loro carriere sembravano disposti a morire in campo pur di tirare in porta. Quando era al Coventry Gyökeres ha iniziato a festeggiare i suoi gol incrociando entrambe le mani davanti alla bocca. Un'esultanza enigmatica che il suo compagno Josh Eccles ha provato a spiegare così «Penso che sia dovuta ad Hannibal Lecter. Lui mangia le persone, mentre Viktor mangia le difese».
In questa combo prima assist e poi gol si capisce bene quanto la sua forza di volontà riesce anche a piegare gli eventi a suo favore.
Questo non vuol dire che sia un centravanti che tocca pochi palloni o che sbaglia molto, anzi: in qualche modo è vero il contrario. Gyökeres è nel 99esimo percentile tra gli attaccanti per assist, occasioni create, passaggi progressivi fatti e ricevuti. Brilla in tutte le statistiche offensive, ma soprattutto sta mettendo in mostra una capacità eccezionale di sfruttare le occasioni che si crea, avendo segnato praticamente il doppio degli xG avuti. È un po' un mistero la sua efficacia, se messa in relazione al suo stile di gioco fatto di sacrifici, corse disperate e duelli coi difensori. Difficilmente i centravanti che basano il proprio successo sull'energia sono poi così precisi. Sembra quasi che da un paio d'anni Gyökeres sia baciato dalla fortuna ma che prima o poi tutto questo finirà. Nel calcio, però, non funziona quasi mai così.
L’ultima esibizione è arrivata pochi giorni fa contro il Porto. Per novanta minuti Gyökeres è stato imprendibile nel senso letterale del termine. Prima ha segnato un gol dopo aver portato a spasso Pepe (con un rimpallo), poi se n’è visto annullare un altro (per un fallo precedente) in cui quasi bucava il pallone di testa (no, dico: andate a vedere se avete mai visto una persona più convinta nel colpire un pallone di testa così forte), per poi chiudere la partita con l’assist del 2 a 0, dopo aver bucato la difesa del Porto con una fulminea corsa in profondità.
Con questa vittoria lo Sporting Clube è tornato in testa alla classifica. A fine partita Amorim ha ribadito che, se qualcuno vuole Gyökeres a gennaio, deve essere pronto a tirare fuori 100 milioni. Aggiungendo che, se così fosse, se ne faranno una ragione: non è il primo né l'ultimo giocatore influente che perdiamo. È la storia dei club portoghesi: capaci di scovare e valorizzare i migliori talenti per poi rivenderli a peso d’oro. Rimanendo allo Sporting, in estate Amorim ha dovuto rinunciare a Ugarte, venduto al PSG per 60 milioni. Prima di lui c’erano stati Matheus Nunes, Nuno Mendes, Pedro Porro e così via.
Il percorso di Gyökeres, però, è diverso da questi che lo hanno preceduto, e in generale da tutti gli ultimi centravanti - o comunque calciatori da 100 milioni o quasi - creati dal campionato portoghese (Darwin Nunez, Joao Felix, Enzo Fernandez). È un percorso strano, accidentato, più simile a quello di un centravanti come Bas Dost, che dopo strani giri di carriera è finito allo Sporting Lisbona e per tre anni ha segnato circa un gol a partita con una clausola da 60 milioni di euro (che però nessuno ha voluto pagare).
Anche per questo è difficile credere che sia così, che cioè all'improvviso Gyökeres sia diventato uno dei migliori centravanti al mondo senza che nessuno potesse sospettarlo solo cinque, tre o un anno fa. Da questo punto di vista il campionato portoghese può essere ingannevole, un campionato dove i centravanti sembrano avere una attrazione magnetica per il gol. Gyökeres però rimane anche una bella storia: la storia di un calciatore in grado di aprirsi un varco verso la cima a 25 anni, di farlo quasi di nascosto, ma con un'energia e una forza di volontà invidiabili. Magari tutto ciò non vale 100 milioni, ma certo ci ricorda di non dare tutto per scontato in questo sport.