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Dove può arrivare Hamed Junior Traorè
04 mar 2022
A febbraio è stato uno dei migliori giocatori del campionato.
(articolo)
10 min
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Hamed Junior Traorè ha esordito tra i professionisti nel 2017, non era ancora maggiorenne. Cinque anni dopo il suo cartellino è passato fra tre diverse squadre e ha giocato in due; ha cambiato tre allenatori e il suo rendimento ha attraversato tante fasi diverse. In alcuni momenti è sembrato il miglior giovane del campionato italiano; in altri a un passo dal perdere tutto il proprio orizzonte di possibilità. Ha ancora 22 anni ed è il giocatore nato dopo il 1 gennaio del 2000 con più presenze nel campionato di Serie A.

Un dato che parla di un talento precoce, di cui si parla con toni estasiati da anni. È arrivato da Abidjan a Barco, e ha iniziato a giocare nel Boca Barco, una piccola società dilettantistica con i colori sociali e il logo del Boca, ma a pochi chilometri da Reggio Emilia e da Cavriago, e quindi dal busto di Lenin. Nel 2017 è arrivato all’Empoli. Lo aveva segnalato Giovanni Galli, che lavorava alla Lucchese. Aveva fatto un provino a Traorè e al fratello Ahmed Diallo, oggi al Manchester United dall’Atalanta, ma si era reso subito conto che erano troppo superiori per la Lucchese. Dopo un giro di telefonate sono arrivati gli osservatori dell’Empoli: «Quando andammo a vederlo restammo folgorati. Dopo pochi minuti avevamo già deciso di provare a prenderlo» ha detto Marco Bertelli, responsabile del settore giovanile dei toscani. All’Empoli ha iniziato a giocare subito a giocare in Primavera sotto età. Ha segnato 4 minuti dopo il suo esordio, contro il Foggia. Aveva uno sbuffo di capelli arancioni su un lato della testa. Qualche mese dopo è il calciatore più giovane nella finale di un torneo di Viareggio in cui aveva segnato una doppietta in semifinale, contro il Club Bruges. Giocava contro classe ’97 o ’98, indossava la maglia numero 10 e già segnava gol calciando indifferentemente con destro e sinistro.

Guardate anchequesta partita contro la Lazio, per avere un assaggio dell’onnipotenza giovanile di Traorè. Rompe la porta con un tiro di sinistro appena all’ingresso dell’area di rigore.

Nella sua precocità Traorè ha già vissuto dei momenti in cui qualcuno ha perso le speranze su di lui. A gennaio del 2019, per esempio, firma con la Fiorentina per 12 milioni di euro; a fine anno però il presidente dell’Empoli Corsi sostiene che i documenti firmati non siano validi, perché consegnati in ritardo. Traorè rimane all’Empoli, ma nel frattempo viene comprato dal Sassuolo in un’operazione concertata insieme alla Juventus. Un prestito biennale con obbligo di riscatto, al termine del quale la Juventus aveva un diritto di prelazione per acquistare il giocatore (un diritto costato un milione di euro). I bianconeri hanno però lasciato cadere quell’opzione, e il Sassuolo lo ha riscattato per 16 milioni alla fine della scorsa stagione. «Se la Juve lo vuole è già tutto definito» aveva detto il suo agente un anno fa. Traorè non aveva dato abbastanza garanzie sul fatto che potesse giocare a quel livello?

Quando ne abbiamo scritto ormai tre anni fa, inserendolo nella nostra galleria dei Preferiti, Daniele Morrone notava che il problema principale di Traorè era la continuità, intesa come capacità di mantenere un’intensità mentale accettabile lungo la stagione, o anche solo dentro i novanta minuti. In questi anni Traorè si è acceso e spento a intermittenza. All’Empoli con Andreazzoli ha iniziato titolare, poi ha perso il posto per via di un calo di forma, e infine è tornato a brillare a fine stagione, con due gol nelle ultime due partite, di cui uno a San Siro contro l’Inter. Una partita pazza, con rigore sbagliato di Icardi, l’Empoli è vicina alla salvezza, ma infine condannata alla retrocessione da un gol di Nainggolan e da un salvataggio all’ultimo minuto. L’Inter si è qualificata in Champions League, svoltando il proprio ciclo recente. Traorè aveva segnato il gol del provvisorio pareggio e della provvisoria salvezza, su assist di Salih Uçan (!).

In una recente intervista Traorè ne ha parlato come la gara più emozionante della sua vita: «Dentro quella gara c’era tutto: la speranza di salvarci, la retrocessione a causa di due pali, il mio gol dell’illusione, la chiusura della bellissima esperienza di Empoli, che è la squadra del mio cuore».

È stata l’ultima partita con la maglia dell’Empoli. Al Sassuolo Traorè ha continuato a crescere, dando sempre l’impressione di poter esplodere definitivamente, ma senza mai riuscirci del tutto. La concorrenza per un posto in attacco era spietata, tra Boga e Djuricic. Traorè ha finito per giocare comunque molto, sempre più di trenta presenza ogni anno, ma spesso partendo dalla panchina, oppure ruotando la propria posizione insieme alla fluidità di moduli della squadra. Traorè del resto sa fare talmente tante cose che la tentazione di usarlo ovunque è sempre stata troppo forte.

Già durante le giovanili delll’Empoli non si capiva di preciso quale fosse il suo ruolo. Ha iniziato a giocare come mezzala, poi è stato avanzato fra i trequartisti, e poi è stato arretrato di nuovo mezzala. Dal Canto dell’Empoli lo paragonava a Nainggolan: «Nonostante sia molto giovane, ha già una forza fisica spaventosa. Con noi giocava trequartista dietro i due attaccanti, ma penso che sia molto duttile e possa ad esempio fare anche la mezzala. Per le caratteristiche che ha può essere paragonato a Nainggolan».

Anche De Zerbi lo ha spostato molto in campo, facendolo giocare mediano in un centrocampo a due, esterno del 4-2-3-1 per farlo ricevere palla sui piedi nel mezzo spazio; esterno di un 4-3-3 come ala che rientra sul piede forte; trequartista centrale con compiti soprattutto da incursore. Non c’è niente che Traorè non possa fare. Ha un’intelligenza tattica sottovalutata negli smarcamenti senza palla, rara per un centrocampista della sua età. In questo gol contro la Sampdoria, per esempio, si muove con furbizia subdola dietro la difesa schierata. In questo gol contro la Fiorentina di un anno fa si muove coi tempi perfetti da centravanti ombra dietro la linea difensiva, dettando il filtrante a Berardi.

Questa duttilità ha finito in parte per ritorcerglisi contro. Forse non gli ha permesso una crescita tattica sul solco di certe caratteristiche. In ogni intervista gli chiedono del suo ruolo, e lui ha il tono un po’ sconsolato quando risponde: «Sto cercando di migliorare negli ultimi 15 metri. Mi dispiace che il gol di oggi sia stato annullato. Io ho sempre giocato mezzala, il mister mi dice che posso giocare dappertutto e io cerco di adattarmi».

Quest’anno Dionisi ha iniziato a utilizzarlo in una posizione più specifica, da esterno alto di un 4-2-3-1. Traorè alterna ricezione larghe sull’esterno ad altre più centrali nel mezzo spazio. Negli angoli congestionati della trequarti dei campi di Serie A, Traorè può sfruttare al meglio la sua caratteristica migliore, quella che davvero spicca sulle altre: il primo controllo e la conduzione palla. Dionisi in questo senso gli ha semplificato il gioco, facendolo diventare un giocatore più diretto. I suoi dribbling sono passati dai 2.8 della sua prima stagione in Serie A ai 4.7 attuali. Un numero in cui Traorè mantiene percentuali molto alte: gliene riescono 3 sui 4.7. Traorè è un giocatore preciso, con una sensibilità chirurgica quando si tratta di portare palla fra i corridoi e gli avversari. Certo non ha l’esplosività dell’ex compagno e connazionale Boga, e non ha un bagaglio di finte dell’altro connazionale Zaha: Traorè è un dribblatore essenziale, che ha costruito la propria arte sul connubio virtuoso tra una frequenza di passo elettrica e la dolcezza del suo tocco sul pallone.

Nel gol alla Fiorentina la sua sensibilità in spazi stretti, ma anche la rapidità di gambe, con cui passa in mezzo a due avversari facendo tunnel a Odriozola.

I suoi compiti sono più semplici, anche perché tutto il Sassuolo, con Dionisi, ha semplificato la struttura del proprio possesso: meno fluidità, meno rotazioni, meno possesso palla in generale. Un gioco invece più diretto e che usa gli esterni soprattutto per attaccare le difese avversarie e non per aumentare il controllo sui ritmi del possesso, come faceva De Zerbi. Febbraio è stato il mese della sua rivelazione, in cui ha portato le sue prestazioni su un livello che a un certo punto pensavamo non potesse più raggiungere. Contro l’Inter, a San Siro, uno stadio che pare portargli particolare fortuna, è stato il migliore in campo - in una partita in cui comunque tanti giocatori del Sassuolo si sono distinti. Contro la Juventus, in Coppa Italia, ha segnato un gol di grande pregio tecnico. Una conduzione palla stretta in mezzo a tanti giocatori, usati come siepe oltre cui mirare all’incrocio opposto sul secondo palo.

Nella stessa partita Traorè ha bisticciato con Dionisi accettando mal volentieri la sostituzioni. Nell’intervista a Gazzetta ne ha parlato: «Ci ho messo due minuti a pentirmi. Eravamo ancora in campo quando gli ho chiesto scusa. Poi dopo cena ci siamo ritrovati nella camera dell’hotel e abbiamo parlato. Il giorno dopo mi sono scusato anche davanti ai compagni. L’adrenalina ha fatto brutti scherzi. Anche i “vecchi” della squadra mi hanno parlato, ma qui l’atmosfera è speciale: non ti vogliono rimproverare, ma farti capire. E io lo so che quelle cose non si fanno».

In generale rispetto allo scorso anno ha aumentato quasi tutti i suoi numeri offensivi. Traorè prova e realizza più dribbling; serve più passaggi chiave, ha più xG e xA per 90 minuti. Ma la cosa notevole, e che descrive bene Traorè come giocatore, è che i suoi numeri difensivi - e che misurano la sua capacità di difendere in avanti - sono eccezionali. Secondo i dati Statsbomb (Fbref) Traorè è nel 91esimo percentuali fra i trequartisti/ali per quanto riguarda i contrasti, nell’89esimo percentuale per quello che riguarda il pressing e ha comunque numeri alti per quanto riguarda il resto. Non è semplice trovare un giocatore offensivo con quell’utilità difensiva.

Un recupero di Traorè semplice semplice, seguito da un filtrante profondo.

Questa completezza, però, finisce per rendere difficile capire che tipo di evoluzione può prendere la carriera di Traorè. Ora sta vivendo il suo momento migliore giocando da esterno offensivo con uno stile molto diretto verso la porta. In carriera finora ha segnato sempre 4 o 5 gol di media a stagione, ma ha sempre dato l’impressione di poter fare di più. È rapido, si smarca bene, prepara il tiro in modo eccellente, e sa calciare in modi diversi con entrambi i piedi. D’altra parte la sua versatilità lo rende quasi sprecato troppo vicino alla porta. Specialmente in un calcio in cui il dribbling è diventata un’arma sempre più importante lontana dalla porta, per resistere alla pressione avversaria e disordinare le linee. Forse il suo talento da esterno offensivo non è all’altezza dei massimi livelli, quelli da Champions League per intenderci. Dovrebbe sviluppare un’intensità mentale diversa da ora: intesa come la capacità di essere pericoloso e determinante quasi su ogni pallone che gestisce. Da mezzala potrebbe giocare in modo meno diretto, esplorando altre dimensioni del suo talento. Un gioco di passaggi che sembra avere grandi margini di crescita, la capacità di rompere le linee. Del resto nelle interviste di ispirarsi a Iniesta, cioè alla mezzala che più aveva nel dribbling la sua arma migliore. Lui ha detto: «Il mio ruolo è il campo: dovunque mi mettono, mi rendo utile. Sono abbastanza istintivo in tutte le giocate: rispetto i compiti, ma poi do la mia interpretazione».

Un’azione in cui Traorè mostra il suo talento quando bisogna spezzare le linee avversarie.

Quando si parla di giovani talenti del calcio italiano ci si dimentica facilmente di Traorè, e persino quando si parla delle promesse del Sassuolo si parla più di Scamacca, Raspadori o Frattesi. Oggi però Traorè sembra, tra loro, il calciatore dal talento più contemporaneo e vasto. Se non altro perché il connubio tra le sue qualità tecniche e atletiche. Traorè dice di avere due sogni nella vita: diventare calciatore e riunire la propria famiglia in Italia.

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