In un campionato dominato dalla paura di sbagliare più che dalla voglia di creare, è spuntato fuori il germoglio di una nuova generazione di giocatori che ci dicono che forse il futuro del calcio italiano sarà diverso.
Non è una questione di posizione in campo, ma di visione del calcio: Nicolò Zaniolo è la copertina, ma sotto di lui anche altri giocatori come Moise Kean e Luca Pellegrini hanno mostrato di avere dentro un calcio proattivo e coraggioso. Tra i fiori sbocciati in questa stagione di Serie A c’è anche Hamed Junior Traorè, centrocampista dell’Empoli nato nel 2000 e pupillo dell’allenatore Andreazzoli, che con più di 1600 minuti giocati è tra gli U-20 più utilizzati nei 5 più importanti campionati europei.
Guardando Traorè, la prima cosa che colpisce è la facilità con cui fa avanzare il pallone, sia in conduzione che con i passaggi, usando entrambi i piedi. Poi ci sono gli sprazzi di tecnica nella protezione del pallone dalla pressione avversaria e l'entusiasmo con cui la recupera in avanti. Alla sua prima stagione in Serie A ha messo insieme 1.7 dribbling riusciti per 90’ e 2.5 contrasti riusciti per 90’ a 19 anni.
Traorè in un’azione: nella prima immagine riceve da Veseli dopo essersi smarcato e la passa di prima di tacco a Krunic libero per permettere intanto alla punta Caputo di liberarsi ed essere servito, nella seconda Krunic sbaglia il passaggio e Traorè si fionda a recuperare il pallone con successo, nella terza avanza in conduzione dopo il recupero e serve un filtrante per l’altra punta La Gumina.
La storia di un'eccezione
Di lui sappiamo ancora poco: la sua carriera è appena cominciata e il piccolo numero di interviste rilasciate non ci aiuta ad avere un’idea completa. Sappiamo che Traorè è cresciuto in Costa d’Avorio e come tanti altri ragazzi di talento dell’Africa Sub Sahariana ha provato ad arrivare in Europa giovanissimo. Come ha raccontato a Sportweek, nell’unica intervista lunga rilasciata fino ad ora: «Avevo 14 anni e ho preso l’aereo alle due del mattino. Costa D’Avorio-Marocco, Marocco-Bologna, lì è venuta a prendermi mia madre. Avevo il ‘visto’ sul passaporto, se mi fermavano, mostravo i documenti e mi facevano andare. A volte ero io a chiedere. Ma un bambino africano è abituato a muoversi da solo».
Traorè sembra consapevole di come la sua storia fortunata è un'eccezione: «Molti scappano da qualcosa di brutto, ma tanti pensano davvero che qui possono avere una vita migliore. Ma spesso finiscono per stare peggio». Ma anche che non ha senso pensare di limitare la vita di una persona al posto in cui si nasce, al biglietto fortunato nella lotteria della vita. Quando gli chiedono dell’attuale politica del governo italiano in tema di immigrazione non è diplomatico: «Cosa direste se a un italiano fosse impedito di sbarcare dove vuole?».
Una volta arrivato in Italia Traorè si è stabilito a Parma con la famiglia, e dopo mesi di pratiche burocratiche è stato tesserato dal Boca Barco. Il suo talento, però, non ci ha messo molto ad essere notato da squadre più grandi. All’Empoli ci è arrivato grazie a Giovanni Galli: «Sono arrivato ad Empoli grazie a Giovanni Galli. Era dirigente della Lucchese, andai lì un paio di giorni, superai il provino ma non so perché non mi presero. Galli però fece un giro di telefonate e approdai all’Empoli». Galli parla di Traorè come di un talento troppo grande per la stessa Lucchese: «Un amico con il quale ho fatto alcuni viaggi umanitari mi parlò di questi due fratelli che vivevano con lui. Mi disse che erano bravi, li invitai due giorni a Lucca. Dopo il primo allenamento gli dissi che quei due, lì, non ci facevano niente, erano superiori».
Nella primavera dell’Empoli, per l'uso di entrambi i piedi, era paragonato a Wesley Sneijder, ma i suoi idoli sono giocatori se possibile ancora più tecnici e creativi: «Ronaldinho e Iniesta. Il brasiliano il preferito di tutti i ragazzi africani, il suo calcio è fantasia e allegria. Lo spagnolo mi piaceva per la sua tecnica, i passaggi, l’intelligenza». Il suo ex allenatore nella primavera dell’Empoli (ora alla Juventus) Alessandro del Canto fa un altro nome: «Nonostante sia molto giovane, ha già una forza fisica spaventosa. Con noi giocava trequartista dietro i due attaccanti, ma penso che sia molto duttile e possa ad esempio fare anche la mezzala. Per le caratteristiche che ha può essere paragonato a Nainggolan».
Sembra quindi condivisa l’idea che Traorè possa avere una carriera di alto livello. Questo si è dimostrato il pensiero dell'Empoli, che attraverso l’allenatore Andreazzoli non ha avuto problema a sfruttare il talento e la duttilità di Traorè quando non era neanche maggiorenne: la scorsa stagione, la prima da professionista in Serie B, nei 350 minuti scarsi giocati, è stato utilizzato sia sulla trequarti che a centrocampo.
Traorè ha esordito da titolare in Serie A, nella partita contro il Milan, proprio nel ruolo di trequartista. A partire dalla partita contro la Juventus del 27 ottobre, che marca l’inizio della sua stagione da titolare fisso, ha giocato quasi sempre giocare come mezzala sinistra, sia con il centrocampo a rombo che con il 3-5-2 con cui la squadra ha giocato con Iachini arrivato dopo la sconfitta con il Napoli del 2 novembre (solo la prima viene giocata ancora col sistema di Andreazzoli).
Nella seconda parte di stagione il rendimento di Traorè è leggermente rallentato: dopo 14 giornate consecutive da titolare, Iachini - subentrato nel frattempo ad Andreazzoli - ha parlato di un momento di flessione dal punto di vista fisico, tanto da fargli perdere la titolarità a favore del più esperto Afriyie Acquah. Dopo aver passato in panchina anche l’ultima partita di Iachini all’Empoli contro la Roma, al ritorno di Andreazzoli però è stato riproposto sempre come titolare.
Cose che deve ancora imparare a fare
Da parte sua Traorè, negli alti e bassi tipici dei vent’anni, ha comunque mantenuto una media di prestazioni sorprendente. Certo, non sembra riuscire a mantenere la stessa lucidità durante i 90’, anche perché giocare con continuità in un campionato come la Serie A comporta un dispendio sia fisico che mentale nettamente superiore alla Serie B e alla Primavera. Questo lo si vede anche e soprattutto in zona di definizione, dove sembra che con l’andare avanti della gara Traorè peggiori nella precisione.
In generale quello della definizione è il grande punto da limare in questo momento della sua carriera, anche perché passando a giocare sulla linea di centrocampo Traorè si allontana dall’area e deve pensare bene al come e al quanto arrivarci, fare più metri in avanti e poi indietro. In ogni caso ci sono stati anche dei miglioramenti. Con l’andare avanti della stagione Traorè ha migliorato sempre di più gli smarcamenti, è bravo a leggere lo spazio in verticale da attaccare e si trova quindi ad arrivare nei pressi dell’area con sempre migliore posizionamento. Ancora però alterna scelte con la palla interessanti ad altre dettate dalla fretta.
Il suo primo assist in Serie A arriva da una lettura sopraffina in zona di rifinitura, in cui con una pausa rallenta il pallone mentre i compagni si muovono: il terzino Veseli avanza e attrae il terzino avversario e quindi crei spazio da attaccare per la punta Caputo, servito libero in area per l’1 contro 1 col portiere.
Sulla conclusione invece bisogna fare un discorso più ampio. Visto che parliamo di un giocatore che non ha accumulato neanche 2000 minuti tra i professionisti, che ha fatto un totale di 32 tiri in Serie A in 1642 minuti giocati (nelle 25 presenze alla partita con l’Udinese dell’8 aprile) ed è complicato estrapolarne l’effettiva capacità di calcio.
Al momento ha tirato solo 10 volte dentro l’area, il resto sono conclusioni da fuori e non ha senso cercare di leggere dalle statistiche di precisione le sue qualità balistiche con un numero così piccolo come riferimento. Possiamo decidere di fidarci di quello che vediamo: Traorè riesce a prendere lo specchio della porta ma non riesce ancora bene a piazzare il pallone, preferisce quindi calciare in modo teso per prendere lo specchio e sperare forse di non avere il portiere sulla traiettoria. Questo è in linea con quanto visto in primavera e sembra quindi il punto in cui dovrà necessariamente lavorare. Lo dice lui stesso a Sportweek quando parla di dove pensa di dover migliorare: «Devo essere più decisivo quando arrivo davanti alla porta».
Anche perché il processo che precede la conclusione lo interpreta in maniera sempre più fluida. Traorè sta diventando sempre più bravo nel farsi trovare dietro l’avversario per ricevere alle sue spalle e partire in conduzione nello spazio. La sua attenzione quando si muove tra le linee è un punto importante e Traorè come mezzala è estremamente mobile e attento a offrire linee di passaggio dietro le linee di pressione. Non ha problemi a variare la tipologia di passaggi a seconda dell’altezza del campo.
Non mette sempre il compagno nelle condizioni ideali per ricevere, ma possiede una grande varietà di soluzioni sia nel corto che nel lungo. C’è tempo per lavorare sulla precisione, il fatto che però veda quei passaggi, che abbia la creatività in una zona del campo dove ce n'è bisogno, è ancora più importante.
Traorè al momento ha 3.8 passaggi lunghi tentati per 90’ di cui 2 riusciti, e quando riescono raramente sono passaggi banali o che non aiutano l’avanzamento della manovra, soprattutto per una squadra come l’Empoli.
Quando è in controllo del pallone, Traorè allarga le gambe per mantenere l’equilibrio, dimostrando di non saper utilizzare soltanto la tecnica per proteggere palla. In questo senso, non sembra ancora del tutto in controllo della sua forza fisica, e rimedia qualche fischio di troppo.
Traorè comunque è un giocatore speciale nel contesto italiano. La sua mentalità proattiva e il coraggio nelle soluzioni sono merce rara nel nostro campionato. La Fiorentina in questo senso aveva fatto un gran colpo prendendolo per 12 milioni a gennaio - con Panteleo Corvino che l’aveva già cercato quando era DS del Bologna. Ci sono però stati problemi burocratici nella chiusura dell'affare e ora Traorè sembra a un passo dalla Juventus, che poi potrebbe girarlo in prestito.
Sarà interessante vedere l'evoluzione di questo giovane con grandi margini di crescita. Come tutti i ragazzi la sua crescita non potrà essere costante, ma Traorè sembra avere sia la mentalità che la consapevolezza di dove deve migliorare sia dentro che fuori dal campo ora che si alzerà il livello di aspettative dopo un ottimo debutto in Serie A: «Mi considero intelligente in campo. Fuori sono sveglio, non dirò che sono un uomo ma sto per diventarlo. Però ho 19 anni e ancora mi mancano alcune cose per diventarlo. Un esempio è che arrivo all’allenamento solo un minuto prima. Devo imparare a essere più attento ai dettagli».