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Harry Kane è uno dei nostri
23 gen 2018
Il percorso del centravanti del Tottenham è stato meno lineare di quanto non si pensi, ma adesso è uno degli attaccanti più prolifici del calcio mondiale.
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Uno dei migliori attaccanti al mondo. 143 reti in 258 gare con squadre di club. 12 gol in 23 presenze con la nazionale maggiore. Continuo, intelligente, completo. Oggetto del desiderio delle società più prestigiose. Gioiello della squadra in cui è cresciuto, regolarmente lucidato con parole di affetto e stima.

Eppure non è stato sempre così. Al Tottenham ci arrivò con fatica, senza linearità, dopo una serie di bocciature. Venne accolto da ragazzino, nel 2004, ma l'esordio in campionato con quella maglia fu solo dieci anni dopo, il 7 aprile 2014. Quando gli Spurs acquistano per 30 milioni l'attaccante Roberto Soldado, i tifosi cantano: “Soldado / è venuto dall'assolata Spagna / per giocare a White Hart Lane”. È l'estate del 2013. Pochi mesi dopo, il coro si modifica: “Soldado / è venuto dall'assolata Spagna / per allenarsi con Harry Kane”.

98 gol in Premier League con la maglia del Tottenham: pochi giorni fa, Kane ha superato il record di Edward Paul Sheringham. È un passaggio di grande significato: perché “Teddy” l'icona del calcio inglese anni Novanta, “Teddy” il centravanti della nazionale, era il suo modello.

David Beckham e Harry Kane, undicenne dalla faccia tonda, nel 2004.

Harry Edward nasce a quindici chilometri da White Hart Lane, da genitori irlandesi di Galway. Tifa per il Tottenham, come la maggior parte della sua famiglia. Per descrivere il rapporto tra lui e il fratello maggiore, la madre ha detto che sono “un'unica anima divisa in due, che se ne va in giro su quattro gambe”.

Frequenta la stessa scuola di Beckham, a Chingford, nord-est di Londra. Nel 2014, quando “Hurricane” è la stella emergente del Tottenham, tornerà a Chingford senza preavviso per assistere da spettatore a una partita, restando per l'intera gara a bordo campo, da solo.

Ai tempi di scuola risale l'incontro con quella che è diventata sua moglie e la madre di sua figlia.

Il giorno della sua nascita, 28 luglio 1993, l'attaccante del Tottenham è Teddy Sheringham. Ha ventisette anni, ha già scritto il suo nome nella storia del Millwall (220 presenze, 93 gol) e due mesi prima ha esordito in nazionale.

Sheringham è alla seconda stagione agli Spurs, il palcoscenico prestigioso che non aveva ancora avuto. Ci resterà fino al 1997, per andare a vincere tutto a Manchester (gol e assist nella mitologica finale di Champions col Bayern...) e poi tornare. Classe '66, Teddy è cresciuto proprio a Walthamstown, anche lui insieme ai genitori e a un fratello maggiore.

Marzo 2011. Grosso e goffo, “gangly”, in prestito al Leyton Orient (foto di Dan Istitene / Getty Images).

Comincia nel Ridgeway Rovers, una squadra giovanile di Chingford, la stessa in cui ha dato i primi calci Beckham. Oggi i ragazzini che giocano nel club twittano: “Harry Kane uno di noi”.

A otto anni trascorre un anno in prova all'Arsenal, ma va male. Poi tenta con il Tottenham, finalmente, ma va male. Allora trascorre un mese nelle giovanili del Watford. E gli Spurs cambiano idea, e lo ingaggiano.

C'è un'ombra nel percorso di Harry Kane. Sta entrando nel settore giovanile del Tottenham, quando viene immortalato in strada con la maglia dell'Arsenal, durante i festeggiamenti per la Premier League del 2004. Ha i capelli rossi come Freddy Ljungberg, ha undici anni. Da allora i "Gunners" non hanno più vinto il titolo.

Il manager di quella squadra era Arsène Wenger, che guida l'Arsenal dal 1996. Era lì anche quando Kane fu scartato, ma ovviamente non selezionava i bambini di otto anni. Che il fuoriclasse della squadra rivale gli fosse passato sotto il naso, l'ha scoperto dai giornali. La sua reazione allora ha mescolato ironia e rabbia.

Già da adolescente Kane ricordava Sheringham. Di recente Les Ferdinand, che lo ha allenato nell'U21 del Tottenham, sottolineava la somiglianza nei movimenti: “Scivola negli spazi e trova automaticamente la posizione giusta”. Ferdinand, coetaneo di Sheringham, sa di cosa parla, considerando che ne è stato compagno di club e di nazionale.

Quattro prestiti in due anni e mezzo. Sembra bruciare gli elogi spesi per lui dai tecnici nelle giovanili (“Aveva un meraviglioso desiderio di migliorare, diventava ossessivo”, secondo il direttore dell'Academy degli Spurs). I quattro prestiti fanno galleggiare Kane tra League One e Championship. E spostarsi prima per Londra (Leyton Orient, Millwall), poi per l'Inghilterra (Norwich, Leicester).

Nell'inverno 2012 arriva al Millwall, la squadra che ha lanciato il suo idolo. Per lui sarà una buona esperienza e la dimostrazione di saper stare in un ambiente complicato.

Segna parecchio, in quei sei mesi. Tiri precisi, dietro i quali si vede il lavoro. “Se c'è una parola per il suo modo di finalizzare, è immacolato” ha detto una rude bandiera del club come Alan Dunne (10 espulsioni e 79 ammonizioni in carriera coi "Leoni"). Ha detto pure di aver visto giocatori paralizzarsi dentro The Den, lo stadio costruito dove prima c'era una chiesa. Kane no: anche se era giovanissimo, Kane non si è fatto intimidire dagli epiteti che ha potuto ascoltare (“Nomi che un calciatore non ha mai sentito prima”, secondo Dunne).

Un anno dopo, Hurricane affronta il Millwall da avversario, con la maglia del Leicester. A marcarlo è proprio Dunne, che gli sussurra frasi come: “Avvicinati a quella palla e ti spacco”. Col disappunto del difensore, Kane rimane tranquillo: non lo guarda e nemmeno scrolla le spalle.

Nel 2014 Kane spiegava di aver parlato con Sheringham una sola volta, l'anno prima, durante un evento di beneficienza. Lui era abbacinato (“Star-struck”): “Quando incontri il tuo idolo non sai cosa dire”. Parlarono del Millwall. Teddy gli diede un solo consiglio per la carriera: “Segnare gol”.

7 febbraio 2015. Ha appena pareggiato contro l'Arsenal, al minuto 56. Più tardi, sul finire della gara, realizzerà il 2-1 finale. È il suo primo North London Derby da calciatore. Il fratello Charlie è in un pub: al fischio finale viene issato in aria e offre da bere a tutti (foto di Ian Kington / Stringer).

Sheringham oggi è l'allenatore del club indiano ATK, che è stato fondato a Calcutta nel 2014 e ha come comproprietari tre industriali indiani, una leggenda del cricket e l'uomo al vertice dell'Atlético Madrid, Miguel Ángel Gil Marín. Una squadra che dichiaratamente “non vuole competere ma solo giocare”. Lo scorso settembre Sheringham ha benedetto Harry Kane: “Ha quello che avevo io, e di più ancora”.

Nel 2018 il Tottenham avrà una nuova casa. White Hart Lane è stato demolito, dopo 118 anni. White Hart Lane sta rinascendo nello stesso luogo. A disegnare il nuovo impianto è lo studio di architetti che ha già disegnato l'Emirates Stadium dell'Arsenal.

98 gol in Premier League con la maglia del Tottenham in 135 partite. Uno in più di Sheringham, con un centinaio di presenze in meno. Harry Kane adesso può mettere nel mirino il record di Jimmy Greaves (266 gol), che è nato a Manor Park, cioè a 5 miglia da dov'è nato lui. Greaves, che è stato il più prolifico giocatore nella storia del Tottenham e del calcio inglese in assoluto, e che non ha mai vinto un campionato.

“Harry Kane is one of our own”, canta la gente di Tottenham. Chi conosce le cose di North London dice che un'identificazione così, tra un giocatore e i fan, mancasse addirittura dai tempi di Steve Perryman (655 presenze negli anni Settanta e Ottanta). E lui, Hurricane, non si scoccia, ora che la gente lo ferma e gli chiede una foto assieme: “Sono contento, perché anch'io sono stato un tifoso”.

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