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Harry Kane, perdente modello
16 lug 2024
16 lug 2024
L'attaccante inglese deve sopravvivere a un altro anno senza trofei.
(foto)
IMAGO / Maciej Rogowski
(foto) IMAGO / Maciej Rogowski
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Al momento della consegna della medaglia d’argento riservata agli sconfitti, Harry Kane è il primo degli inglesi a passare in mezzo alle due file formate dai giocatori spagnoli che sono lì a rendere omaggio agli sconfitti, senza comunque riuscire a mettere da parte l’entusiasmo. Mentre passano tristi i giocatori inglesi, il sorriso di Yamine Lamal luccica, aiutato anche dal suo apparecchio. Kane cammina tra le maglie rosse a passo svelto, con uno sguardo severo che cerca di nascondere le lacrime. Stringe le mani delle figure istituzionali presenti il più in fretta possibile, incrociando il loro sguardo giusto il tempo necessario, prima di farsi infilare al collo da Aleksander Čeferin la medaglia di consolazione.



È difficile non provare empatia di fronte a questa scena, all'idea che Harry Kane ha passato un'altra stagione sfiorando trofei che non ha potuto toccare. Un’immagine che si è ripetuta talmente tante volte ormai che è diventata un meme. “Ah shit, here we go again”, potrebbe apparire in sovrimpressione sul video di Kane che va a prendersi la medaglia di consolazione. “Il comico è il tragico visto di spalle”, diceva il critico e saggista francese Gérard Genette. Una frase che può raccontare anche l’astinenza di trofei di squadra nella bacheca di Harry Kane, che ormai ha assunto i contorni di una commedia tragica.


Quella contro la Spagna è stata la quinta finale giocata e persa per il centravanti inglese. Due finali europee con l’Inghilterra, la finale di Champions League del 2019 e due finali di Carabao Cup con il Tottenham. Teoricamente ne andrebbe aggiunta una sesta, quella di Supercoppa tedesca del 2023, ma Kane si era trasferito al Bayern Monaco da pochi giorni e forse sarebbe troppo crudele accollargli anche quel 3-0 subito dal Lipsia in cui ha giocato solo 26 minuti quando la partita era già compromessa - da una tripletta di Dani Olmo, tra l'altro. Dani Olmo, l’eroe della finale di Berlino grazie a quel salvataggio sul colpo di testa di Guéhi in pieno recupero che ha sancito la vittoria spagnola. Subito dopo quell’occasione le telecamere sono andate perfidamente a cercare lo sguardo di Kane in panchina. Lo sguardo di chi si è trovato davanti a un fantasma, chissà se ci ha ripensato quando lo ha rivisto festeggiare quasi un anno dopo.



Forse l'aspetto più crudele di tutta questa vicenda è che ci sono pochi dubbi sul fatto che Harry Kane sia uno dei migliori attaccanti degli ultimi dieci anni. 350 gol realizzati a livello di club, miglior marcatore nella storia della Nazionale inglese (66 reti), miglior marcatore nella storia del Tottenham (280). È stato per tre volte capocannoniere della Premier League (di cui è il secondo miglior marcatore all-time, detenendo anche il record di maggior numero di gol segnati in un anno solare, 39), capocannoniere della Bundesliga e della Champions League nel 2023/24 e Scarpa d’Oro al Mondiale russo del 2018. In teoria ha vinto anche il titolo di capocannoniere dell’Europeo appena concluso, dovendo però condividere il premio con altri cinque giocatori (Olmo, che si è portato a casa il trofeo per via degli assist, Gakpo, Schranz, Musiala e Mikautadze). Oltre 400 gol segnati, ma nessun trofeo.

Di tutti questi gol però non ne viene in mente nessuno in partite davvero importanti. Il momento migliore di Kane resta un banger contro l’Arsenal nel 2016, segnato con un destro a giro dritto all’incrocio dal vertice sinistro dell’area. È stato il momento in cui ci siamo illuso che fosse fatto per segnare grandi gol decisivi come questo.





Le grandi partite di Harry Kane sono scolpite solo nella mente dei tifosi del Tottenham. Tutti momenti che hanno scritto la storia recente della Premier League e che hanno reso Kane la bestia nera di squadre come Arsenal, Chelsea o Manchester City. Ma oggi quei momenti sembrano lontanissimi. Certo, con il Bayern Monaco ha segnato una marea di gol (ben 44 tra campionato e Champions), ma arrivato all'Europeo è apparso come sfibrato, anemico. Il gioco dell'Inghilterra non ha aiutato, è vero, ma tutti si aspettavano qualcosa di più, al punto che The Athletic si è chiesto se Kane dovesse essere messo da parte per migliorare la squadra, paragonando la sua intoccabilità per Southgate a quella di Cristiano Ronaldo nel Portogallo. Forse una valutazione un po' crudele, dettata dall'effetto immediato prodotto dagli ingressi di Ivan Toney e Ollie Watkins, o dal fatto che il gol più importante segnato da Kane in questo torneo (il 2-1 contro la Slovacchia) è arrivato dopo l'incredibile rovesciata di Jude Bellingham.



Ci sono delle attenuanti: Kane ha dovuto recuperare da un infortunio alla schiena subito nel finale di stagione al Bayern (dopo la semifinale di Champions contro il Real è tornato in Inghilterra a curarsi) e il contesto tattico creato da Southgate senza una chiara identità offensiva totalmente aggrappato al talento individuale a disposizione non ha funzionato. Kane è sembrato sempre molto solo in mezzo al campo, unico riferimento e poco cercato all’interno dell’area, dovendo abbassarsi molto per toccare qualche pallone. In semifinale contro l’Olanda ha toccato il pallone 27 volte, in finale addirittura solo 13. Contro la Spagna non ha mai inciso. Gli unici momenti che ricordiamo sono un suo fallo da giallo e un tiro dal limite respinto da Rodri nel finale del primo tempo. Forse me li ricordo solo io, pensandoci bene.

Anche a Wembley, nella finale del 2021 contro l’Italia, Kane era sparito dal campo dopo un buon primo tempo. E lo stesso era capitato anche nella finale di Champions League del 2019 di Madrid, persa 2-0 contro il Liverpool. In un contesto tattico diverso, più verticale e disegnato sulle caratteristiche sue, di Son e del miglior Eriksen ha toccato solo 27 palloni, tirando una sola volta e fuori dallo specchio. Tutto troppo poco per un attaccante come lui. Nelle partite in cui doveva salire di livello, insomma, Kane non ha mai dato l’impressione di riuscire a caricarsi la squadra sulle spalle e decidere il match. E sono passati cinque anni dalla prima di queste partite.



La forma fisica precaria è sempre stata precaria, è vero. Anche nel 2019 Kane rientrava da un infortunio: durante l’andata dei quarti di finale contro il City un colpo evitabile subito da Delph con il pallone fuori gli è costato un infortunio ai legamenti e due mesi di stagione. Aveva guardato i suoi compagni qualificarsi per la finale grazie a quel folle secondo tempo contro l’Ajax firmato Lucas Moura ed è tornato proprio per il momento più importante. Allora Pochettino, come fa Southgate oggi, lo aveva schierato dal primo minuto, considerando il suo talento e il suo carisma imprescindibili, lasciando fuori Lucas. Un grosso rischio, che non ha pagato, condizionato anche dalla storia di una partita in cui alla prima finale di sempre ti ritrovi in svantaggio per un rigore assegnato dopo 20 secondi.



Non ci sono solo le finali. A partire dai quarti dei grandi tornei internazionali giocati Kane ha sempre trovato la rete solo su calcio di rigore. E ironia della sorte ci ricorderemo più di quello sbagliato in Qatar contro la Francia, quando ha calciato alto davanti a Hugo Lloris, suo compagno e capitano al Tottenham, sancendo l’ennesima sconfitta. Uno di quegli eventi che hanno segnato la carriera di Kane e che ancora lo tormenta per sua stessa ammissione. Del resto come fai a non tormentarti se ogni giorno sul lavoro ti ritrovi faccia a faccia con la stessa persona che ha esultato nel vederti fallire nel momento più importante della tua carriera?



La sconfitta perseguita la carriera Harry Kane in maniera abbastanza sadica. D'altra parte, la storia del Tottenham e della Nazionale inglese sono avare di successi ed è naturale pensare che Kane sia rimasto inghiottito nel loro vortice. Ma non si può certo dire lo stesso del Bayern Monaco. Quando tra febbraio e marzo è sembrato chiaro che il Bayer Leverkusen avrebbe vinto la Bundesliga si è cominciato a parlare di maledizione.



I bavaresi venivano da 10 campionati nazionali vinti consecutivamente ed è stato molto facile notare che la striscia di successi sia cessata proprio con l’arrivo del centravanti inglese. Eppure, come detto, Kane ha continuato a segnare tantissimo, e la scommessa su di lui fatta dal Bayern Monaco, si può dire che abbia pagato, alla fine. Un gol è arrivato perfino da dietro il centrocampo.



Prima della finale contro la Spagna la caccia di Harry Kane al primo trofeo in carriera era inevitabilmente una storia che andava riportata. La finale di Berlino poteva essere la chiusura di un cerchio e avrebbe assunto contorni singolari e anche romantici, se l'Inghilterra avesse vinto. Vincere con la Nazionale di cui è capitano in Germania, Paese che Kane ha scelto come casa per cercare di dare una svolta alla sua carriera. Quanto è crudele tutto questo oggi, alla luce della sconfitta?



I tifosi del Tottenham hanno spesso scherzato sul fatto che Kane portasse sfiga, probabilmente piccati per la sua decisione di lasciare il club di Londra alla ricerca della vittoria. La giustificazione è che durante la corsa che ha portato gli "Spurs" alla finale di Champions Harry fosse infortunato, e che quando è rientrato il Tottenham ha perso la finale. A questo va anche aggiunto il fatto che la stagione in cui il Tottenham è andato più vicino a vincere la Premier League è stata la stessa dell'assurdo miracolo del Leicester. Su queste cose ognuno avrà la sua idea, ma pensate per un attimo al destino ingrato di essere additato come un gatto nero dagli stessi tifosi per cui hai segnato 30 gol all’anno, per anni.



La sfortuna è parte della carriera di Harry Kane. Tra infortuni, partite storte, rigori sbagliati e avversari a cui gira meglio, qualsiasi cosa sembra essersi messa tra Kane e la vittoria di un trofeo. Eppure non si può dire che Kane non sia un ossessivo, come richiede la nostra epoca. Ha sempre lavorato duramente e tutti gli allenatori che ha avuto lo hanno adorato per l’impegno che ci metteva elevandolo a esempio. Kane ha sempre lavorato sugli aspetti del proprio gioco, ampliandolo e diventando un attaccante totale, cosa che inizialmente non era. A un gran piede destro ha unito una visione di gioco unica per un centravanti, alla finalizzazione ha collegato anche la rifinitura, al gioco spalle alla porta ha aggiunto una capacità associativa fuori dal comune e che hanno fatto la fortuna di compagni come Son al Tottenham e Sterling in Nazionale. Una dedizione maniacale per compensare con il lavoro un talento non baciato dalla fortuna. Appunto.



Kane è un giocatore il cui talento è uscito tardi. Rafael Van der Vaart, suo ex compagno al Tottenham, nel 2018 ha detto, con la solita mancanza di tatto, che «Harry faceva veramente cagare. Ricordo le prime volte che si allenava con noi: non sapeva controllare la palla. Ma lui è la dimostrazione di quanto un giocatore possa migliorare». Effettivamente all’inizio della sua carriera non veniva considerato come un possibile attaccante d’élite. Per un paio d’anni i tifosi avversari gli cantavano “One saeson wonder, you’re only one season wonder”, cioè: “Hai avuto solo una buona stagione”. Il talento di Kane non è mai stato evidente a tutti come quello che oggi hanno Bellingham, Mbappé o Lamine Yamal. È questo il limite che lo ha spinto a rimboccarsi le maniche.





Non è solo una questione di limiti tecnici, però. Kane sembra proprio convinto che se rimane nei binari, impegnandosi a mille, alla fine le cose arriveranno. Sua moglie Kate era la sua compagna di banco a scuola - quello che viene definito un amore sincero e poco glamour - Kane è estremamente educato e non è mai stato uno da bravate. Addirittura non si è mai fatto espellere in campo. È un leader silenzioso e umile, di quelli che dicono poche cose in campo e davanti ai microfoni, ma al momento giusto. Lo è diventato con fatica, allenamento dopo allenamento, partita dopo partita, gol dopo gol. E lo ha fatto giocando dagli 11 ai 30 anni in un club senza una cultura vincente, per quanto il Tottenham abbia investito tantissimo per provare a costruirla. Proprio l’aver legato il suo nome indissolubilmente al Tottenham è una cosa che ha segnato la sua ambizione. L'idea mai realizzata che sarebbe stata lui a fondarla.



Con la Nazionale inglese alla fine c’è lo stesso problema, e probabilmente ancora più radicato. Una Nazionale che ha vinto solo un Mondiale quasi 60 anni fa, e che pure non riesce ad accettare altro che la vittoria. Come al Tottenham, Kane è stato il leader e capitano di un ciclo che ha portato la Nazionale inglese a due finali europee consecutive. Un cambiamento enorme di cui Kane è stato il volto assieme a Southgate. Il fatto di aver perso entrambe le finali, però, lo ha condannato a personificare ancora di più il ruolo di perdente per eccellenza. In un certo senso, questa sua aura è salita ulteriormente di livello.



Kane ha dovuto tutto questo, e adesso aspettiamo il momento in cui la sua interiorità si spezzi, come il Joker. Come li prende Harry Kane i meme che vede su internet, Jamie Vardy che lo paragona a Mufasa che cade dalla rupe? Ogni anno che passa l’ossessione di vincere dichiarata in un’intervista con Thierry Henry nel 2019 assume sfumature più tragiche.



Ora Kane passerà un’altra estate a distrarsi con la famiglia per non pensare all’ennesima sconfitta della sua vita, che a quasi 31 anni – li compirà il 28 luglio – ha un sapore diverso e permanente. Dopo questo Europeo la Nazionale inglese con ogni probabilità girerà pagina, e non solo in panchina. Certo, l'attaccante inglese ha ancora alcuni anni di carriera davanti. E magari il Bayern Monaco con Kompany tornerà a schiacciare la Bundesliga come un bulldozer e questa estate rimarrà come l’ennesimo esame fallito prima di laurearsi. Non sono prospettive implausibili ma chissà da quanto tempo è che Kane se le ripete in testa per riuscire ad andare avanti.


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