Davinson Sanchez era uno dei difensori più ambiti di questo calciomercato. Dopo appena 6 mesi da professionista in Sudamerica e un’ottima stagione in Europa su di lui si sono fiondati alcuni fra i maggiori club. Si era parlato di Inter, soprattutto a inizio mercato, Arsenal, Barcellona, Chelsea e Bayern Monaco. Alla fine a fare lo sforzo decisivo, e a cercarlo con più convinzione, è stato il Tottenham di Pochettino, che ha sborsato circa 44 milioni per averlo. Per dare delle proporzioni: Rudiger è stato pagato 35 milioni dal Chelsea; Marquinhos 27 milioni dal PSG; Umtiti 25 milioni dal Barcellona. Sanchez, che ha dalla sua gli appena 21 anni, è stato quindi uno dei difensori centrali più pagati degli ultimi anni. Abbastanza impressionante, per un giocatore che ha giocato appena una stagione di buon livello in Europa, per di più in un campionato non particolarmente probante come quello olandese.
Anche a guardare i numeri complessivi della carriera di Sanchez è difficile non avere le vertigini dalla rapidità della sua ascesa. Fino all’estate 2016, quando l’Ajax ha deciso di investire su di lui 5 milioni di euro, Sanchez aveva giocato appena 26 partite tra i professionisti, con l’Atletico Nacional, con cui è riuscito a vincere la Copa Libertadores facendo coppia difensiva con Alexis Henriquez, un difensore più cerebrale.
Quest’anno Sanchez ha giocato una stagione di ottimo livello, non tanto in campionato quanto in Europa League, dove l’Ajax ha fatto il suo ritorno sulla ribalta di un palcoscenico europeo, perdendo la finale con il Manchester United di Mourinho, costretto a difendersi da chi diceva che l’Ajax aveva giocato meglio. Sanchez è stato tra i tanti gioielli messi in mostra dai “lancieri”; le sue prestazioni sono state notevoli, soprattutto nel doppio confronto in semifinale contro il Lione, quando ha messo in mostra un’esuberanza e un’attitudine al gioco che sono probabilmente ciò che rendono Sanchez un difensore speciale, nonostante abbia giocato, in tutto, 58 partite fra i professionisti.
Per capire il perché il Tottenham è arrivato a sborsare 44 milioni per averlo non basta premettere il contesto di questo calciomercato estivo, in cui i prezzi sono più alti del solito. Occorre fare anche un discorso più generale: l’eccellenza che molti top club europei stanno raggiungendo, a livello di organizzazione e specificità, richiede dei profili tecnici estremamente peculiari. Specie in difesa, dove ai giocatori è richiesto sapere fare tante cose diverse, alcune delle quali in modo eccezionale. Sanchez può vantare caratteristiche piuttosto uniche e, come sappiamo, la rarità di certe caratteristiche fa lievitare i prezzi di mercato.
I pregi dell’incoscienza
Davinson Sanchez è alto 1 metro e 88; Wikipedia dice che pesa 77 chili ma si fatica a crederlo. A contrasto con gli avversari Sanchez sembra un mezzo corazzato, i giocatori attorno a lui hanno un’aria meno solida, più friabile.
Questa potenza fisica è ciò che probabilmente lo rende così sicuro dei suoi mezzi. Che gli ha permesso di navigare con calma e personalità in questa questa rapida ascesa nel calcio d’alto livello. Sanchez ingaggia ogni contrasto e si lancia in qualsiasi intervento, in recupero o in anticipo, con l’assoluta certezza di uscirne vincitore. Un’attitudine preziosa per una squadra come l’Ajax di Peter Bosz, che ha giocato le sue migliori partite quando ha messo in campo un’intensità folle, mandando fuori giri gli avversari grazie alla propria esuberanza fisica.
In un contesto simile, Sanchez si è trovato nel suo habitat naturale. L’Ajax non si faceva problemi a lasciarlo anche completamente solo, con 50 metri di campo da difendere alle spalle, davanti ad attaccanti veloci. In quelle situazioni di uno-contro-uno in cui o nuoti o affoghi, che la vecchia scuola di difensori rimprovera ai nuovi di non saper affrontare, dandogli dei viziati. Lui ricompensava la squadra con recuperi in velocità da futurismo puro, raggiungendo una velocità di punta che in pochi riescono a toccare.
Per farvi capire meglio di che velocità stiamo parlando ecco Sanchez al duello con Rashford, uno degli attaccanti più veloci al mondo, specie nell’allungo. Oltre alla velocità pura, ha la bravura di non perdere mai il contatto, e il coraggio di intervenire in modo tempestivo e rischioso in scivolata, in un contesto vicino al fallo da cartellino arancione. Sanchez nel dubbio preferisce sempre l’intervento, senza pensare troppo alle conseguenze.
Ma il portfolio dei suoi recuperi in transizione è lungo e ricco di perle come questa, quando è stato così veloce da girare al largo all’attaccante lanciato verso la porta, per poi recuperarlo dal lato. Sanchez è abituato a difendere in un contesto in cui l’intensità spregiudicata confinava con l’irruenza più incosciente.
Questa qualità, che sembra quasi un piacere per lui, di difendere con tanto campo alle spalle, in situazioni estreme sarà preziosissima per il Tottenham. Quella di Pochettino è una squadra che ama attaccare con un baricentro alto, con un ritmo elevato e con una difesa che comprime gli spazi verso il centrocampo per facilitare la riconquista del pallone. Jan Vertonghen ha raccontato che la prima cosa che gli ha detto Pochettino, una volta arrivato a Londra, è stata che «Bisogna pressare molto, molto in alto, perché così facendo si aiutano gli attaccanti, i centrocampisti, e questo alla fine aiuta anche sé stessi».
Per un’interpretazione simile è importante avere in squadra difensori aggressivi, che non abbiano paura a difendere in avanti. Dire che Sanchez è un difensore senza paura è riduttivo: i suoi interventi sono spesso al limite dell’incoscienza, ma le sue doti atletiche glielo permettono.
Il sistema di Pochettino, insomma, ha bisogno di difensori con un pensiero ottimista, che si lancino in interventi non ad alte probabilità convinti del loro successo, e anche dell’eventuale protezione dei compagni. Una frase del tecnico argentino basterebbe a spiegare l’acquisto di Davinson Sanchez: «La qualità più importante nel difendere è la mentalità».
Il prezzo dell’incoscienza
Come in tutte le cose del calcio e della vita, però, l’eccessiva fiducia nei propri mezzi può diventare un problema. Se Sanchez è un difensore di assoluta élite quando può difendere in modo istintivo, nell’uno contro uno, dove è richiesta più tecnica e ragionamento, è meno affidabile. Va incontro all’attaccante con troppa fiducia: se Sanchez è molto veloce in campo lungo, nei primi passi non è così reattivo e non usa benissimo il corpo. In questa tecnica difensiva grezza si nota un po’ il ritardo con cui è arrivato a giocare a questi livelli.
Ad esempio tende ad affrontare gli avversari in modo troppo frontale, spesso in zone di campo pericolose, dove finisce spinto dalla voglia di alimentare il ritmo della pressione della squadra.
Difendere in avanti senza paura è forse la migliore qualità di Sanchez, che però spesso si lascia portare fuori posizione troppo facilmente dalle sirene dell’anticipo alto. Non serve moltissimo, a volte, per farlo uscire e aprire un buco alle sue spalle da far riempire a un centrocampista. In questo deve ancora migliorare molto nelle scelte, quando uscire in pressione e quando invece tenere la posizione.
La modernità di Sanchez si rispecchia anche nel fatto che il suo habitat difensivo è più la linea di centrocampo che l’area di rigore. Non è così scrupoloso quando si tratta di seguire l’uomo che si inserisce. In questo gol del Nizza si lascia sfuggire Balotelli alle spalle, ma va detto che era una delle situazioni più difficili per un difensore - col centravanti che corre verso la porta e l’ala col pallone alla sua altezza.
Nonostante sia così forte fisicamente, e così attirato dal contatto fisico, Sanchez non difende bene di testa in area. Un altro fondamentale difensivo dove è importante il posizionamento e l’attenzione. Al suo esordio in Nazionale contro l’Argentina, ad esempio, si è perso Pratto alle spalle su una palla dietro la difesa.
Anche nel gioco con i piedi, nonostante Sanchez è considerato uno dei migliori costruttori di gioco dalla difesa (è stato il difensore ad aver completato più passaggi nella scorsa Europa League), deve ancora migliorare. Ha un ottima precisione nel gioco lungo, anche molto lungo, e quando porta palla in conduzione è temibile. Sanchez deve però ancora migliorare nelle scelte e non ha una visione di gioco di primissimo livello. Nella finale di Europa League, lo United di Mourinho gli ha lasciato molta libertà di impostare, schermandogli al contempo più linee di passaggio possibili. A un ritmo così basso e senza riferimenti chiari, Sanchez è andato in crisi. Ha sbagliato spesso il tempo di passaggio e non ha mai trovato il coraggio di portare palla e rompere il sistema difensivo avversario.
L’unico acquisto del Tottenham?
Questo per dire che Sanchez ha ancora molti difetti ed è attualmente più un progetto di grande difensore che un grande difensore. Va detto però che molti di questi difetti verranno nascosti dal contesto tattico della Premier League, un campionato che da sempre esalta i giocatori che preferiscono correre che pensare, i difensori che difendono con la sciabola e non col fioretto. Sanchez si trova perfettamente a suo agio nei contesti entropici, dove il ritmo alto strozza la possibilità di ragionare e lui si può lasciare andare a interventi sopra le righe.
I limiti difensivi, non riducono l’appeal di Sanchez e questo è naturalmente il segno di tempi. Negli ultimi anni i grandi club considerano implicitamente che le qualità difensive di un difensore possano essere migliorate molto più di quelle tecniche, sempre più centrali. Nel suo ultimo pezzo - dedicato in modo significativo alle difficoltà difensive della Premier League - Jonathan Wilson faceva notare che nella prima giornata di campionato i difensori hanno completato più cross che tackle.
È inutile girarci troppo attorno: Davinson Sanchez era la migliore opzione possibile per una squadra come il Tottenham, in un campionato come la Premier League. Quando gli spazi si apriranno, in quelle fasi di gioco in cui l’intensità manda completamente all’aria i sistemi tattici, Sanchez tornerà utilissimo per mettere le “pezze” nelle transizioni negative. Gli “Spurs” in questo calciomercato aveva ceduto giocatori per una somma complessiva vicino ai 70 milioni di euro - provenienti per lo più dalla vendita di Bentaleb alo Schalke e Walker al Manchester City. In compenso non aveva acquistato nessuno, davvero nessuno.
Una proporzione tra vendite e cessioni inusuale per una squadra che, dopo 2 stagioni di altissimo livello, ambisce a confermarsi nelle prime tre posizioni in classifica di un campionato ultracompetitivo come la Premier League. Probabilmente gli “Spurs” sono rimasti scottati dagli ultimi mercati, nei quali sono difficilmente riusciti a migliorare una rosa che ha ormai un undici estremamente consolidato. Gli oltre 30 milioni spesi per Moussa Sissoko lo scorso anno sono emblematici in questo senso.
Per questo Michael Cox aveva scritto, ad esempio, che il Tottenham sta avendo il miglior mercato della sua storia, non cedendo nessun titolare e non inserendo nessun fattore di disturbo nell’armonia complessiva. Vertonghen, con ottimismo, ha detto che i colpi di mercato degli altri metteranno pressione alle grandi squadre. Ma la cosa aveva creato anche tensioni interne, con Rose che qualche settimana aveva sottolineato la necessità di acquistare altri due o tre giocatori di livello.
L’acquisto di Davinson Sanchez arriva quindi in un contesto di grande scrupolo e oculatezza, in cui si era di fronte al dilemma atavico di come migliorarsi senza interferire con un meccanismo così funzionante. Sanchez risolve i problemi di profondità della rosa (che in difesa era stata davvero a un infortunio dalla crisi) ma non rappresenta però solo un semplice backup per i due titolari - Vertonghen e Alderweireld. Il colombiano permetterà al Tottenham di passare alla difesa a 3 e al 3-4-1-2 che in Premier League va sempre più di moda e che permette di occupare al meglio gli half-space. Tutto questo senza dover abbassare Eric Dier, fondamentale come schermo davanti la difesa.
Le perplessità sono legittime: Sanchez ha giocato raramente in una difesa a 3 e Pochettino dovrà avere il coraggio di toccare i meccanismi di quella che lo scorso anno è stata la migliore difesa del campionato. Un reparto che - con appena 26 gol subiti, 3 in meno del Man UTD - aveva dimostrato quanto possa essere efficace una difesa aggressiva e dalla mentalità offensiva.
Quelli difensivi erano stati i miglioramenti più evidenti del Tottenham dello scorso anno. Alderweireld aveva spiegato che il segreto era stato l’affiatamento tra lui e Vertonghen: «Difendere è questione di secondi. Se devi continuamente chiamarti uomini e posizioni hai perso l’attimo. Ci conosciamo molto bene e credo si noti dal campo». Il belga ha anche dichiarato che è importante parlare di come si vuole difendere prima di una partita, e ovviamente il lavoro duro nel pre-campionato.
È strano pensare che un reparto che fa del consolidamento la sua forza, in un club così attento alla continuità, è stato ritoccato a campionato già iniziato, con un acquisto così ingombrante. Pochettino pensa evidentemente che il colombiano possa essere tra i pochi giocatori a poter migliorare un impianto di gioco così compiuto, un altro esempio di come al tecnico argentino di certo non manchi il coraggio.