A maggio dello scorso anno il Monaco coronava una stagione eccezionale con la vittoria del campionato francese, dopo aver brillato anche in Champions League con un percorso sorprendente che lo aveva portato fino in semifinale, dove era stato eliminato dalla Juventus. A poco più di un anno di distanza, quasi tutti i giocatori più forti e decisivi di quella squadra sono stati venduti: Mbappé, Bakayoko, Mendy e Bernando Silva hanno lasciato il club monegasco l’estate scorsa, mentre in questa sessione estiva di calciomercato sono stati ceduti prima Fabinho, al Liverpool, e poi Lemar, all’Atlético Madrid.
L’eccezionale stagione 2016/17 di Lemar: 54 partite, 14 gol e 14 assist.
Unico a scegliere di giocare in Spagna, Thomas Lemar ha firmato in maniera abbastanza controintuitiva per la squadra, tra le tre grandi della Liga, teoricamente più lontana dal suo stile di gioco, che si sarebbe forse esaltato maggiormente in un club più offensivo e orientato al possesso dell’Atlético Madrid. I “Colchoneros” lo hanno acquistato prima dell’inizio dei Mondiali, anticipando quindi possibili rialzi dovuti alle sue prestazioni in Russia, che però sono state marginali rispetto al trionfo francese (un’unica presenza contro la Danimarca nella terza partita della fase a gironi, quando, a qualificazione già acquisita, Deschamps ha fatto riposare molti titolari).
Ai margini della Francia
Schierato da esterno sinistro, Lemar in realtà si spostava verso il centro, mostrando così i tratti dominanti del suo stile di gioco: i movimenti nella zona della palla abbandonando la sua posizione di partenza, la volontà di incidere non solo nelle fasi conclusive della manovra, ma anche a inizio azione, la visione di gioco e l’abilità negli scambi con i compagni vicini.
La sua prestazione non era comunque stata abbastanza efficace da convincere Deschamps a rinunciare a Matuidi, equilibratore della Francia nel suo ruolo a metà tra la mezzala e l’esterno sinistro, per schierare un giocatore più offensivo al suo posto e ricercare un possesso più brillante, in linea con la grande quantità di talento a disposizione. Lemar, contro la Danimarca, ha completato 48 passaggi con il 94% di precisione, creato 2 occasioni, completato 2 dribbling, senza però tirare mai in porta. Tutto sommato una discreta produzione, considerata la povertà della proposta offensiva della Francia (la partita contro la Danimarca ha prodotto l’unico 0-0 di tutto il Mondiale), ma non sufficiente a convincere Deschamps a promuoverlo titolare rinunciando all’equilibrio garantito da Matuidi a sinistra.
La partita contro la Danimarca può comunque essere servita a Lemar per iniziare a prendere le misure ad alcuni tra i suoi nuovi compagni all’Atlético Madrid. Il terzino sinistro della Francia era infatti Lucas Hernández, che spingendosi in avanti occupava l’ampiezza permettendo a Lemar di accentrarsi, e sulla trequarti si muoveva inoltre Griezmann, il giocatore con cui è più probabile che l’ex Monaco possa sviluppare un’intesa di alto livello, da cui dipenderanno l’evoluzione tattica e i risultati della squadra di Simeone il prossimo anno.
Anche se non ha prodotto molto, la sfida contro la Danimarca ha comunque fatto intravedere le potenzialità delle combinazioni tra Lemar e Griezmann. In più di un’occasione entrambi si sono trovati vicini a dirigere la manovra francese nella metà campo avversaria e in una circostanza un loro scambio, vanificato dal fuorigioco di Griezmann, ha indicato un possibile sviluppo della loro intesa. Lemar si è abbassato a iniziare l’azione e con un lancio ha saltato tutto lo schieramento danese trovando lo scatto di Griezmann dietro la linea difensiva. Il successivo tiro di Giroud dopo il passaggio all’indietro di Griezmann, però, è stato reso inutile dalla posizione di fuorigioco del numero 7 francese, per l'appunto.
Nell'Atletico Madrid
Entrambi mancini e abituati a muoversi su tutta la trequarti per gestire il possesso, Lemar e Griezmann possono entrambi controllare tempi e direzione della manovra ma hanno comunque caratteristiche sufficientemente diverse per essere complementari. Lemar è infatti più portato alla rifinitura e a entrare in gioco fin dalle prime fasi dell’azione, mentre Griezmann agisce qualche metro più avanti, nei pressi dell'area di rigore, dove è anche più bravo a finalizzare. L’unione delle loro caratteristiche, oltre alla tecnica di altissimo livello che li accomuna e all’esperienza già maturata in Nazionale, promette di dar vita a una connessione molto difficile da difendere, attorno a cui Simeone può costruire la manovra dell’Atleti nella metà campo avversaria.
Nel sistema del tecnico argentino, Lemar dovrebbe inserirsi con naturalezza da esterno di centrocampo. Anche se la posizione di partenza ha un’importanza ridotta per un giocatore così abituato a muoversi liberamente, l’Atlético Madrid condivide con il Monaco il sistema di base, il 4-4-2, e la tendenza a far entrare dentro il campo i due esterni, che agiscono di fatto da trequartisti. Simeone, infatti, ha spesso schierato sulle fasce due centrocampisti come Koke e Saúl e acquistando Lemar si è assicurato un giocatore in grado di offrire un’interpretazione del ruolo ancora più sofisticata, capace sia di accentrarsi e gestire il possesso come un centrocampista che di arrivare sul fondo palla al piede o in combinazione con il terzino, qualità che manca sia a Koke che a Saúl.
Lemar al Monaco ha giocato prevalentemente a sinistra, ma è stato schierato anche sulla fascia opposta e da trequartista, occupando quindi ogni posizione possibile sulla trequarti. L'apice delle sue prestazioni, per adesso, è stato toccato nella stagione 2016/17, durante la quale ha avuto un ruolo determinante per la vittoria della Ligue 1, con 9 gol e 10 assist, e per il raggiungimento delle semifinali di Champions League. In una squadra dall’eccezionale potenziale offensivo, capace di segnare 159 gol in tutte le competizioni, Lemar rappresentava il principale riferimento in fase di rifinitura.
Due stagioni fa Lemar è stato il migliore del Monaco per passaggi nell’ultimo terzo di campo, cross, occasioni create e assist.
L'ultimo anno a Monaco
L’anno scorso le sue prestazioni si sono apparentemente ridimensionate, in parallelo con i risultati della squadra. Il Monaco si è indebolito dopo le cessioni di alcuni tra i suoi giocatori più importanti (Mbappé, Bakayoko, Mendy e Bernardo Silva), è arrivato secondo in campionato, ma a 13 punti dal Paris Saint-Germain, ed è stato eliminato ai gironi di Champions League senza riuscire a vincere nemmeno una partita.
La squadra di Jardim non è nemmeno riuscita a mantenere una produzione offensiva in linea con la stagione precedente, segnando in media circa mezzo gol in meno a partita. L’exploit del 2016/17 si sosteneva su un’efficienza fuori dal comune piuttosto che su un gioco capace di produrre molte occasioni e l’anno scorso, principalmente a causa dell'impoverimento del talento a disposizione del tecnico portoghese, la situazione si è semplicemente normalizzata.
Nell'ultima stagione Lemar ha segnato solo 3 gol, ma si è confermato come il principale fuoco creativo del Monaco. Non ha ridotto di molto il suo intervento sulla manovra, tentando circa un passaggio in meno per 90 minuti rispetto alla stagione precedente, ha creato occasioni con una frequenza minore (da una media di 2,5 occasioni per 90 minuti a una media di 2,1, restando sempre il migliore della sua squadra da questo punto di vista), ma ha comunque servito 8 assist in campionato, con una frequenza identica rispetto a quello precedente: 0,3 per 90 minuti. Un notevole contributo alla sua produzione di occasioni l’ha data la sensibilità del suo sinistro sui calci piazzati, mentre nelle azioni manovrate si è affidato soprattutto ai cross: con 1,7 completati per 90 minuti è stato il migliore del Monaco.
È un dato che sottolinea la profondità del suo talento. Lo stile di Lemar è definito innanzitutto dalle sue qualità di passatore, dalle molteplici connessioni che è in grado di creare con i compagni e dalla sua capacità di incidere in ogni fase della manovra, dalla costruzione alla rifinitura. Forse in squadre più offensive e dai meccanismi più collaudati rispetto al Monaco ce lo potremmo ritrovare direttamente a centrocampo. D'altra parte, Lemar ha dichiarato in dueinterviste, che i suoi modelli di riferimento sono quattro spagnoli maestri della gestione del possesso: Xavi, Busquets, Iniesta e David Silva. Anche i suoi riferimenti, insomma, fanno capire che tipo di giocatore ambisce a essere.
Rispetto a loro, però, Lemar ha una progressione palla al piede che gli permette di fare la differenza anche quando decide di arrivare sul fondo e crossare. Circa metà delle occasioni create nell’ultimo campionato le ha costruite dalla fascia sinistra.
Dal grafico, relativo alla stagione 2016/17, emergono innanzitutto le sue qualità nei passaggi e nella rifinitura, ma anche nel dribbling. La finalizzazione è invece un’area in cui ha ancora chiari margini di miglioramento.
Giocare sullo stesso lato del suo piede forte, il mancino, non ne limita i movimenti. Lemar massimizza i vantaggi dell’occupazione dei mezzi spazi, perché partendo da lì, e in particolare da quello sinistro, può davvero andare dove vuole. Accentrarsi, spostarsi sulla fascia opposta o abbassarsi per dirigere la manovra o al contrario concentrarsi sui tipici compiti di un esterno e arrivare sul fondo, affidandosi alle sue qualità nel dribbling o coordinandosi con il terzino. Al Monaco, ad esempio, aveva sviluppato una grande intesa con Mendy, un vero e proprio treno quando si tratta di sovrapporsi e garantire un riferimento largo a sinistra, occupando lo spazio liberato dai movimenti a entrare dentro il campo di Lemar.
Anche all’Atlético Madrid, ovviamente, il suo rendimento dipenderà dalle connessioni che riuscirà a costruire con i nuovi compagni, adeguandosi alle loro caratteristiche e a un modello di gioco piuttosto diverso da quello a cui aveva ormai preso le misure al Monaco. Ad esempio dovrà adattarsi all’intensità, alle lunghe fasi di difesa posizionale e all’alto livello di concentrazione che richiede il gioco di Simeone, un aspetto non scontato per un giocatore che dà il meglio di sé quando può toccare spesso la palla.
In fase di possesso, poi, almeno inizialmente non sarà il principale riferimento creativo e dovrà aggiustare la sua posizione in base a quella dei compagni. Al Monaco era ormai diventato il dominatore della trequarti, mentre all’Atleti probabilmente servirà un po' di tempo prima che possa sviluppare le giuste connessioni centralmente con Griezmann (fermo restando che in determinate circostanze Simeone non possa rinunciare a Diego Costa, avanzando Griezmann a centravanti e schierando Lemar da trequartista puro alle sue spalle).
Il felice inserimento di Lemar, con la sua particolare interpretazione del ruolo di esterno, può anche segnare una svolta nell’evoluzione tattica dell’Atlético Madrid, aggiungendo nuovi strumenti al possesso biancorosso, aumentando la capacità di palleggio e il livello degli scambi ravvicinati. Simeone ha tra le mani un talento molto originale, con un profilo ideale per occupare con successo il ruolo di esterno nel suo sistema, capace sia di aggiungersi al centrocampo che di arrivare sul fondo e crossare.
Anche se in teoria il gioco del “Cholo” in alcuni aspetti potrebbe non conciliarsi con lo stile di Lemar, il loro incontro potrebbe arricchire il bagaglio dell’ex Monaco e aiutarlo a compiere il salto di qualità necessario a imporsi in un club di prima fascia come l’Atlético Madrid.