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I 10 migliori giocatori del campionato russo
07 mar 2017
La Russian Premier League è tornata in campo nel weekend dopo la pausa invernale, questi i giocatori più interessanti visti finora.
(articolo)
12 min
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Il campionato russo è andato in letargo ai primi di dicembre ed è ripreso soltanto questo fine settimana. Lo Spartak Mosca guidato da Massimo Carrera ha chiuso da campione d’inverno con 5 punti di vantaggio sullo Zenit di Mircea Lucescu e ben 8 sul terzo in classifica, CSKA Mosca campione in carica. In un periodo storico per nulla facile per il calcio russo non sono comunque mancati gli spunti di interesse: ci sono state conferme, sorprese, giovani promesse e talenti rinati. Ho scelto e ordinato i dieci giocatori simbolo del girone d’andata.

Alexander Selikhov, Spartak Mosca, 1994

Nell'immaginario collettivo la Russia calcistica è patria soprattutto di grandi portieri: Yashin e Dasaev sono entrati di diritto nella leggenda di questo sport e la grande tradizione russa è poi proseguita con i vari Cherchesov, Kharin, Ovchinnikov, Nigmatullin, a cui si sono aggiunti, in tempi più recenti, Malafeev e Akinfeev. È ancora prematuro affermare se Selikhov appartenga o meno alla stessa stirpe; di sicuro è l'estremo difensore russo che più si è messo in mostra nell'ultimo anno e mezzo, ovvero da quando è stato lanciato come titolare da Gadzhi Gadzhiev nell'Amkar Perm, la squadra rivelazione del girone d’andata. Classe 1994, nativo di Orel, Selikhov abbina buoni fondamentali a un'esplosività notevole, che gli permette di compiere dei balzi prodigiosi.

La Russia ha trovato il suo portiere titolare per i prossimi attesi Mondiali in casa?

La chiamata di un grande club non si è fatta attendere, con lo Spartak che è riuscito ad avere la meglio sullo Zenit nell’ultima sessione invernale di mercato. Con questa operazione il club moscovita ha rimediato a un proprio errore commesso un anno fa, quando si era fatto ingenuamente sfuggire il promettente Anton Mitryushkin (campione d'Europa U-17 e miglior giocatore del torneo nel 2013 e vice-campione europeo U-19 nel 2015), ingaggiato dagli svizzeri del Sion.

Yohan Mollo, Zenit San Pietroburgo, 1989

Quella di Yohan Mollo sembra essere la classica parabola del talento che per limiti caratteriali - non ha saputo mantenere le aspettative. Nell'estate del 2015, dato ormai per finito in patria pur avendo ancora 26 anni, è stato ceduto in prestito al neopromosso Krylya Sovetov. Sembrava la pietra tombale sulla sua carriera. E invece, contro ogni pronostico, l’ex ragazzo prodigio del Monaco ha sfruttato Samara come tappa per rilanciarsi.

Partendo largo sulla sinistra (ma con ampia libertà di movimento), oppure direttamente come rifinitore alle spalle di un'unica punta, Mollo ha deliziato la platea di Samara, con numeri d'alta scuola. Un rendimento che ha convinto il Krylya Sovetov, nell'ultimo giorno di mercato, a fare uno sforzo economico per riscattare il fantasista francese, che nell'attuale RPL ha confermato quanto di buono fatto vedere nell'annata precedente. Quest’anno ha trovato anche la porta con continuità, andando a segno per 5 volte nel girone d'andata.

Doppio passo sotto la neve e conclusione vincente per la prima doppietta russa, in una sfida vinta per 3-0 dal Krylya Sovetov contro i siberiani del Tom Tomsk.

Qualche settimana fa è arrivata l'inaspettata chiamata dello Zenit di Lucescu. Ora a Mollo attende il compito più difficile: dimostrare, a 27 anni, di essere definitivamente cresciuto e di poter spiccare in una grande squadra. Per ora il sospetto che il francese avesse trovato nella tranquilla Samara il posto più adatto per esprimersi è più che fondato.

Robert Mak, Zenit San Pietroburgo, 1991

L’esperienza dell’esterno slovacco in Bundesliga con la maglia del Norimberga ha regalato più ombre che luci. È a Salonicco che Mak ha fatto il salto di qualità, acquisendo quella fiducia nei propri mezzi che forse gli era mancata in passato. Dopodiché, negli scorsi Europei, ha colto la palla al balzo, sfruttando la grande occasione per dare una svolta alla sua carriera. Mak è stato uno dei protagonisti nel bel cammino della Slovacchia, che nel girone ha fatto fuori la Russia.

L'esterno, utilizzato spesso anche come punta al PAOK, si è così guadagnato la chiamata dello Zenit al termine della manifestazione. Lucescu l’ha presentato così alla stampa: «Vedrete, è un giocatore che ci tornerà molto utile». Come spesso gli capita, Lucescu ci aveva visto giusto. Acquistato come alternativa ai titolari, funzionale soprattutto come arma tattica da inserire a partita in corso, Mak si è ritagliato lentamente un ruolo importante, tanto da far accomodare più volte in panchina Shatov, autore fin qui di una stagione un po' sottotono.

La tipica azione di Mak: prende palla sulla sinistra, rientra sul destro, supera in velocità un paio di avversari e poi va alla conclusione.

Mak ha un baricentro basso e una certa forza esplosiva nei primi metri, ma anche un’ottima tecnica e un buon fiuto del gol che lo rende fastidioso per le difese avversarie, con e senza palla. Il pubblico di San Pietroburgo, inizialmente un po' scettico, ci ha messo poco tempo per iniziare ad apprezzarlo. E lui ha dimostrato di poter essere qualcosa in più di un semplice ricambio.

Roman Zobnin, Spartak Mosca, 1994

L’inizio della carriera di Roman Zobnin ha posto la domanda sul suo effettivo valore. Nella Dinamo Mosca viene provato da Cherchesov come centrale in un 4-4-2, dove però appare timido e spaesato. Nell’estate del 2015, con il crollo finanziario della Dinamo, la squadra moscovita fa di necessità virtù e punta sui giovani del proprio vivaio. Una mossa che non pagherà in termini di risultati (la Dinamo concluderà il campionato con la prima retrocessione della sua lunga storia), ma che permetterà a giocatori emergenti come Zobnin di scendere regolarmente in campo, guadagnando così confidenza ed esperienza. Zobnin, a dirla tutta, non incanta, pur lasciando intravedere qualcosa di buono.

Ad accorgersene sono soprattutto gli odiati rivali dello Spartak, che in estate lo prelevano per 3 milioni di euro. Massimo Carrera viene subito colpito da Zobnin e studia per lui una nuova posizione in campo, come esterno di centrocampo in un 4-2-3-1, dove può sfruttare una progressione a tratti impressionante.

Con Carrera, Zobnin sta diventando un interessante ibrido, tra il "finto esterno” e la mezzala, con l’attitudine in campo del box to box.

Il 22enne si sta trasformando in un centrocampista totale e ha mostrato ulteriori margini di crescita: perché spesso gli manca ancora la necessaria lucidità per scegliere la giocata più appropriata. Una crescita seguita con grande attenzione proprio da Cherchesov, nel frattempo divenuto Commissario Tecnico della nazionale russa; con lui in panchina, il centrocampista siberiano è sempre stato schierato titolare.

Alexander Erokhin, Rostov, 1989

La posizione in classifica del Rostov è bugiarda (è settimo) e non rispecchia il reale valore della squadra che, contro ogni pronostico, si sta confermando come la più organizzata di Russia. Ma in un sistema tattico così curato nei minimi dettagli c'è spazio anche per il talento e l'inventiva dei singoli. Alexander Erokhin è un centrocampista offensivo classe '89, prodotto del vivaio della Lokomotiv, passato per una lunga trafila prima di emergere (in mezzo a cui notare il suo passaggio nel campionato moldavo, allo Sheriff). Nel mercato invernale del 2016 si è trasferito, un po' a sorpresa, al Rostov dall’Ural.

Berdyev lo ha inserito gradualmente nel suo scacchiere tattico, dove Erokhin è riuscito a ritagliarsi un ruolo da protagonista, segnando per esempio uno splendido gol nel 3-0 rifilato allo Zenit. Ma è in questa stagione che il giocatore si è integrato alla perfezione nella sua nuova squadra. E per farlo ha dovuto adattarsi, cambiando ruolo e atteggiamento, dimostrando di aver ormai raggiunto la completa maturità.

Alto 195 cm, Erokhin è il tipo di trequartista che abbina un fisico da orso bruno a movenze da ballerino.

Erokhin nel Rostov viene prevalentemente impiegato come interno destro in un 3-5-2, un ruolo che richiede abnegazione, spirito di sacrificio e molta intensità. L’ex trequartista dello Sheriff ha ora guadagnato tutte queste doti ed è diventato un centrocampista moderno, di caratura europea, che in Champions League non ha affatto sfigurato contro squadre del calibro di Bayern e Atlético. Ora Erokhin ambisce a una maglia da titolare nella nazionale russa.

Zé Luis, Spartak Mosca, 1991

Arrivato allo Spartak in mezzo a tante perplessità, il capoverdiano si è rivelato un terminale offensivo tremendamente utile. Abile nel gioco di sponda, fortissimo di testa (l'elevazione è il suo punto di forza) e con una certa propensione ad associarsi con compagni più dotati tecnicamente come Quincy Promes, Ivelin Popov e Jano Ananidze. Il nuovo tecnico Carrera lo ha promosso come punto fermo e Zé Luís lo ha ripagato con prestazioni convincenti e gol.

Zé Luís mattatore assoluto nel sentitissimo derby fra Spartak e CSKA. Bella soprattutto la sterzata con cui ha fatto svenire Vasily Berezutskiy.

Non a caso il periodo meno brillante dello Spartak è coinciso con l'assenza per infortunio di Zé Luís, che ora - visto il livello raggiunto - si starà forse mangiando le mani per non aver scelto, a suo tempo, la nazionalità portoghese.

Dmitri Poloz, Rostov, 1991

La storia di Poloz non è troppo diversa da quella di Erokhin, suo compagno prima nel settore giovanile della Lokomotiv Mosca, poi nel Rostov e infine in Nazionale. Nella capitale russa non gli viene data fiducia e così, a 20 anni, si trasferisce in riva al fiume Don. Poloz cresce soprattutto sotto la guida del montenegrino Božović, che lo reinventa come ala sinistra. L'altro allenatore fondamentale per l'evoluzione di Poloz è ovviamente Berdyev, che preferisce vederlo più vicino alla porta e meno confinato sulla fascia. Insieme all’iraniano Azmoun va a formare una delle coppie d'attacco più affiatate dell'attuale panorama europeo.

L’intesa fra Azmoun e Poloz.

Rispetto al talento iraniano, Poloz è meno tecnico ma più concreto. Vede bene la porta, si applica, si sacrifica per la squadra e in contropiede sa essere letale. Come tutti i giocatori del Rostov, fa della velocità nelle ripartenze, dell'essenzialità nelle giocate e della rapidità di pensiero i suoi punti di forza. Se in patria è già da qualche anno che Poloz si è messo in mostra (Capello lo fece esordire in nazionale nel 2014), il 25enne non ha per nulla sentito il peso della Champions League, dove ha segnato 5 reti (due nei preliminari, tre nella fase a gironi) alla sua prima partecipazione.

Denis Glushakov, Spartak Mosca, 1987

Glushakov quando era alla Lokomotiv veniva impiegato come incursore, dove si cercava di sfruttare i suoi ottimi tempi di inserimento e un bel tiro dalla medio-lunga distanza; una volta approdato, non senza polemiche, ai concittadini dello Spartak ha modificato la sua posizione, arretrando davanti alla difesa, e rimanendo quindi un po' più bloccato. Capello, che stravedeva per lui, nella nazionale russa lo ha sempre proposto in quel ruolo. Non erano in pochi, però, a preferire la prima versione di Glushakov, quella di pericoloso centrocampista box-to-box. E, proprio in questa stagione, con Carrera che gli ha inserito accanto il regista basso Fernando, Glushakov è tornato a essere un giocatore a tutto campo.

Questo sembra davvero essere l'anno buono per lo Spartak. Gli episodi girano a favore degli uomini di Carrera, che riescono a ottenere i tre punti anche all'ultimo secondo, come accaduto contro l'Amkar, in una partita risolta nel recupero da questo missile di capitan Glushakov.

Rivitalizzato dalla cura Carrera, dopo qualche anno di appannamento, sta disputando un campionato strepitoso. Glushakov, finalmente libero di sganciarsi e di far valere maggiormente il suo dinamismo, ha così riscoperto le proprie qualità di incursore. Arriva più facilmente alla conclusione e, di conseguenza, al gol: nelle prime diciassette giornate ne ha segnati 4, tutti pesantissimi, oltre che di pregevole fattura.

Fedor Smolov, Krasnodar, 1990

Dopo anni con una media gol a dir poco imbarazzante per un attaccante (appena 4 reti segnate tra il 2011 e il 2014) nella scorsa stagione Smolov ha vissuto un'annata da sogno, quella della sua definitiva (e tanto aspettata) consacrazione. Dal passaggio al Krasnodar nel 2015 Smolov è letteralmente esploso: nella scorsa stagione ha messo a segno 24 gol (20 dei quali in RPL, con tanto di titolo di capocannoniere conquistato); un bottino impreziosito anche da 13 assist vincenti. E si è tolto anche lo sfizio di siglare la rete più bella dell’anno in Russia, con una bicicletta in stile Rivaldo.

Quello che più impressiona di Smolov è il fatto che sia in grado di segnare in tutti i modi possibili. Ormai fa quasi quello che vuole nella Russian Premier League, come dimostra questo gran gol segnato al CSKA nel suo nuovo stadio.

Dopo gli Europei del 2016, dove ha tradito le attese (anche a causa della discutibile posizione in campo studiata per lui da Slutskiy che per farlo coesistere con Dzyuba lo ha schierato esterno sinistro) in questa stagione era atteso al varco: doveva confermarsi agli stessi livelli raggiunti nei mesi precedenti, dimostrando così che quello della scorsa stagione non fosse un exploit isolato.

"Fedor the Creator", come si è autosoprannominato, ha zittito gli scettici aumentando ulteriormente il livello delle sue prestazioni e anche la sua media realizzativa, praticamente di un gol a partita, sia in campionato (11 reti in 13 apparizioni) che in Europa League (4 reti in 6 presenze), nonostante un fastidioso infortunio che lo ha tenuto lontano dai campi di gioco per quasi due mesi. Una crescita osservata con attenzione da svariati club europei, in primis dal Borussia Dortmund, che si dice abbia già bloccato Smolov per la prossima estate.

Giuliano, 1990, Zenit

L’offerta cinese per Hulk era di quelle irrinunciabili, per il club e per il giocatore. Un'operazione che però avrebbe potuto indebolire molto lo Zenit. Per rimpiazzarlo Lucescu e il suo staff hanno optato per una soluzione alternativa; una mossa coraggiosa, rivelatasi vincente. Hulk non è stato sostituito da un giocatore con le stesse caratteristiche, ma da un profilo completamente diverso. Nella città degli Zar è così approdato Giuliano, espressamente richiesto da Lucescu, che ai tempi dello Shakhtar lo aveva affrontato più volte da avversario quando vestiva la maglia del Dnipro.

Giuliano si è inserito come collante tra il centrocampo e l'attacco nel 4-2-3-1. L'impatto è stato oltre ogni aspettativa: 16 reti e 9 assist in 26 partite tra campionato e coppe; nessuno meglio di lui in Europa League.

La visione di gioco di Giuliano, miglior giocatore nel girone d'andata della Russian Premier League 2016-17.

Che Giuliano possedesse un'intelligenza calcistica superiore alla media era cosa nota, stupisce però la sua concretezza sottoporta, una dote che lo ha reso uno dei centrocampisti più prolifici d'Europa in questa stagione. Il talento brasiliano crea, partecipa alla manovra, rifinisce e conclude. Bisognerà vedere se si confermerà su questi livelli anche nella seconda parte di stagione: sarà lui l'uomo-chiave nella rincorsa allo Spartak Mosca.

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