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I 10 migliori gol di Sergio Pellissier
22 set 2016
E se Pellissier fosse uno dei migliori centravanti italiani degli ultimi anni?
(articolo)
12 min
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Lo scorso novembre Daniele Manusia scriveva che anche se nel calcio italiano la patente di “sottovalutato” è ormai inflazionata, a Sergio Pellissier la si può attribuire senza forzature. In effetti, Pellissier paga il fatto di giocare da sempre in una squadra che ci sentiamo in dovere di ammirare ma che nessuno al mondo ha mai scelto a FIFA o a PES. Anche il cognome da volenteroso bomber di provincia (provincia valdostana) sembra iscriverlo automaticamente alla narrativa del “giocatore qualunque” arrivato in Serie A grazie ai sacrifici e all’umiltà.

Senza voler forzare la realtà dei fatti vi propongo un esercizio speculativo: provate a guardare i 98 gol di Sergio Pellissier in serie A pensando che siano distribuiti su 7 stagioni invece che su 14, e ditemi se non parleremmo di uno degli attaccanti italiani più forti della sua generazione.

Provate a pensare a Pellissier non come a un attaccante modesto che ha saputo trarre il massimo dalla propria carriera, ma come a un attaccante fortissimo che per una serie di motivi (non tutti dipendenti dalla sua volontà o significativi rispetto al suo talento, come capita sempre ai calciatori nel bene e nel male) ha fatto meno gol di quanti ne avesse nei piedi e nella testa.

Pellissier sa segnare di destro e di sinistro, incrociando il tiro in corsa mentre un difensore lo strattona e un altro lo spinge, sa piombare sul pallone con l’istinto di uno sparviero che spezza il volo di un merlo, sa come aprire una crepa al centro dell’area di rigore, sa superare il portiere in alto e in basso, facendogli passare il pallone sopra la punta delle dita protese o in mezzo alle gambe aperte.

Al netto di una carriera che ognuno può giudicare da sé, in Pellissier brilla quella stessa luce calcistica da cui vogliamo essere abbagliati quando seguiamo questo sport, una luce magari fioca o intermittente, ma comunque capace di ispirare una nicchia di adoratori, gente che carica su Youtube video Pellissier vs. Aguero. Qualcuno magari sarà ironico, ma altri di certo non lo sono. E di quella nicchia sento di fare parte anche io.

Ho scelto dieci gol per convincervi che Pellissier non è un giocatore da oratorio prestato alla serie A, ma un iceberg di talento di cui dalla superficie abbiamo visto soltanto la punta.

Parma-Chievo 0-1, 2 novembre 2002

Questo è il primo gol di Pellissier in serie A. Tornato al Chievo di Delneri all’inizio della stagione 2002/2003 dopo un anno di prestito alla Spal, Pellissier parte come quinto attaccante dopo Bierhoff, Cossato, Marazzina e Beghetto. Nel pomeriggio umido e ferrigno del 2 novembre, al Tardini di Parma, Pellissier subentra a Luigi Beghetto a 25 minuti dalla fine di una partita bloccata sullo 0-0.

Per l’ultimissimo pallone della partita, quattro minuti oltre il novantesimo, si trova al vertice di un’azione che potrebbe essere usata per illustrare su un libro di testo il gioco del primo Delneri: lancio improvviso dalla difesa verso il vertice sinistro dell’area, dove Franceschini in corsa colpisce di prima senza guardare e butta il pallone verso il dischetto del rigore. Qui Matteo Ferrari sarebbe in anticipo, ma ha uno di quei momenti di disorientamento che gli hanno impedito di diventare un centrale di livello. Pellissier arriva da dietro, e nell’attimo in cui Ferrari si accorge della sua presenza riesce a rubargli il tempo e ad arrivare per primo sul pallone.

È il classico gol da attaccante di cui tendiamo a sottovalutare la difficoltà finché non proviamo a fare un po’ di visualizzazione creativa e calarci fisicamente nei panni di Pellissier, immaginando la difficoltà di colpire quel pallone sporco con il piede opposto al proprio, correndo alla massima velocità mentre Ferrari ti rifila una spallata disperata ma comunque forte, e riuscire a tenerlo sufficientemente basso, teso e preciso da entrare in porta proprio nel piccolo corridoio che passa tra il palo e la mano di Frey.

Chievo-Inter 2-1, 21 novembre 2010

Ci sono tanti attaccanti forti di testa pur non essendo altissimi, ma quel che distingue Pellissier (alto 1,75) è che il suo gioco aereo in area avversaria è assolutamente dominante, basato sulla sfida diretta all’avversario piuttosto che sull’astuzia o sull’agilità. Questo è possibile grazie allo stacco, uno di quei fondamentali fisici di cui Pellissier dispone in maniera semplicemente anormale e che mi convincono una volta di più che parliamo di un aristocratico del talento e non di un parvenu.

Pellissier ha segnato tantissimi gol di testa, spesso attaccando il primo palo e svettando in anticipo sui difensori con delle torsioni da trapezista, ma questo contro l’Inter è il più impressionante. Il cross dalla trequarti è preciso ma lento, e attraversa l’area a una velocità di crociera apparentemente innocua. Pellissier piomba addosso ai difensori dell’Inter dopo una rincorsa famelica, e scarica nelle gambe e nella schiena tutta la forza che ha, inarcandosi e riuscendo a prendere il volo come da un tappeto elastico.

Lucio e Cordoba - due che di solito di testa se la cavano - sembrano del tutto imbambolati e non provano nemmeno a saltare, semplicemente perché non si immaginano - chi avrebbe potuto immaginarselo? - che Pellissier riesca ad andare a prendere quella palla li, lassù.

Chievo-Lazio 1-2, 29 ottobre 2008

Un paio di anni fa il Chievo ha pubblicato su Youtube una serie di tutorial intitolata “i segreti del calcio”. Si tratta di brevi video girati sul campo di allenamento dei gialloblu - che apparentemente sorge nel mezzo di una foresta brulla, da fiaba nordica - in cui alcuni infreddoliti calciatori spiegano i fondamenti del proprio ruolo e forniscono alcune dimostrazioni pratiche. Siccome da quelle parti Pellissier è generalmente ritenuto l’ inventore del calcio o giù di lì, gli hanno fatto fare ben due video (su quattro totali), intitolati testualmente “Pellissier ed i movimenti di smarcamento” e “Pellissier ed il tiro in porta”.

In realtà credo che esistano pochi giocatori più indicati di lui a ragionare sui fondamentali, perché è un giocatore molto moderno che parte da un’interpretazione quasi primordiale del ruolo, basata sul meticoloso perfezionamento degli stessi gesti ripetuti all’infinito. Nella cadenza melliflua ma risoluta che ha assorbito dopo dieci anni in Veneto, sullo smarcamento dice che: “non puoi decidere prima, bisogna cercare di farli nel modo migliore a seconda dell’azione di gioco” e sul tiro “la cosa più importante di tutte è tenere la caviglia rigida”. E insomma, se non sono video istruttivi sono per lo meno video affascinanti, perché infarciti di ovvietà che sarebbero del tutto ridondanti se te le dicesse uno qualunque, ma appaiono piene di significati e risonanze come un koan se te le dice Pellissier.

Nel gol qui sopra Pellissier precede il portatore di palla stando attento a non finire in fuorigioco, e poi si stacca in orizzontale dal difensore proprio nel momento in cui può aprire una crepa che va dritta verso la porta.

Italia-Irlanda del Nord 3-0, 6 giugno 2009

La prima ed unica convocazione di Pellissier in Nazionale arriva a trentun anni suonati, per un’amichevole di fine campionato contro l’Irlanda del Nord. La “nazionale di scorta” messa in campo per l’occasione da Lippi assomiglia col senno di poi a una selezione delle carriere malinconiche o delle occasioni mancate, da Dossena a Brighi, da D’Agostino a Galloppa, da Santon a Foggia (in panchina, per dire, siedono Andrea Esposito e Biagianti, due che non solo non saranno mai più convocati, ma perderanno la serie A prima di compiere trent’anni).

L’Italia segna comunque due gol bellissimi in un’ora, con due morbide palombelle di Giuseppe Rossi e Foggia. Pellissier entra in campo al posto di Pazzini nel secondo tempo, e si fa trovare pronto al centro dell’area quando Brighi fa impennare un pallone in quella direzione. Spalle alla porta, con un angolo acuto a disposizione per centrare lo specchio e un difensore un passo dietro di lui, Pellissier si sistema la palla col petto e poi si avvita su se stesso calciando dall’alto verso il basso, come se volesse inchiodare il pallone al terreno. Spazio fisico occupato durante l’intera giocata: 0,5 metri quadrati.

Chievo-Cesena 2-1, 9 novembre 2014

Anche i teatri di provincia a volte mettono in scena Shakespeare: il prospero e più che decennale regno clivense di Pellissier viene bruscamente interrotto nell’autunno del 2013, proprio da un ex compagno di squadra e amico fraterno come Eugenio Corini. La deposizione ha tutti i caratteri del tradimento da parte di un allenatore che al momento di sedersi sulla panchina gialloblu aveva dichiarato di aver bisogno prima di tutto di “giocatori e uomini come Pellissier”.

Invece Sergio finisce ai margini della squadra, per la prima volta da quando si è preso il posto da titolare nel 2003, e ci resta per tutta la stagione. Il suo ultimo gol del 2013/2014 data al 21 settembre, quando sulla panchina gialloblu siede ancora Sannino. Durante il mercato estivo successivo gli viene addirittura delicatamente prospettata un’opzione che a Pellissier deve sembrare veramente ai confini della realtà: cercarsi un’altra squadra.

Naturalmente non ci pensa nemmeno, e resta in gialloblu anche se gli vengono sistematicamente preferiti Maxi Lopez, Paloschi e Meggiorini. Nelle prime sette giornate di campionato il Chievo perde cinque volte, e il 19 ottobre Corini viene esonerato. Al suo posto arriva Maran, ma l’inerzia non cambia: in tre partite il Chievo fa un solo punto, ritrovandosi in fondo alla classifica.

Il 9 novembre al Bentegodi contro il Cesena è già scontro diretto. Dopo un primo tempo di depressiva bruttezza che si conclude sullo 0-0, Maran inserisce Pellissier al posto di Schelotto.

Non passano nemmeno tre minuti e su una respinta corta della difesa romagnola Radovanovic prova un tiraccio da venti metri. La linea bianconera sale ma Pellissier resta al suo posto, e al primo pallone toccato addomestica il tiro impazzito di Radovanovic come un domatore di serpenti. Poi fredda Leali con tutta calma, spezzando un digiuno che va avanti da un anno e due mesi.

Dopo il pari del Cesena a tre dalla fine segnerà di nuovo nel recupero, lanciando la corsa salvezza del Chievo e riprendendosi il posto.

Inter-Chievo 4-2, 14 dicembre 2008

Spesso tracciamo una linea netta tra i finalizzatori e gli attaccanti che sono in grado di inventarsi i gol da soli. Guardate questo gol segnato contro la prima Inter di Mourinho e ditemi da che parte collochereste Pellissier.

Juventus-Chievo 3-3, 5 aprile 2009

Se l’apice assoluto della carriera di Pellissier è stata la convocazione in nazionale del 2009, il punto culminante della sua parabola a livello di club è arrivato pochi mesi prima all’Olimpico di Torino. La tripletta con la Juve è lo zenit della miglior stagione in carriera, con 13 gol segnati e l’interesse di Napoli, Fiorentina e Roma. I primi due gol si somigliano in modo impressionante: c’è un lancio da dietro a scavalcare la difesa e Pellissier che in venti metri di scatto ne prende almeno cinque agli avversari. Nel primo caso si prende la soddisfazione di fulminare Chiellini e saltare Buffon, prima di depositare in rete in spaccata. Nel secondo caso il malcapitato marcatore è Mellberg, e la cosa più impressionante è l’esattezza balistica con cui Pellissier calibra il diagonale sul secondo palo, riuscendo a superare per un soffio Buffon in piena distensione.

L’impressione è che se Pellissier quel pomeriggio avesse ricevuto dieci buoni lanci avrebbe segnato dieci gol, e questo mi fa pensare una volta di più che aver speso la carriera nel Chievo abbia formato il tipo di giocatore che è diventato ma lo abbia anche profondamente limitato, come quegli animali che rallentano il metabolismo per sopravvivere in un ambiente ostile.

Chievo-Torino 3-2, 2 marzo 2003

Questo è il quarto gol segnato da Pellissier in Serie A, nella prima stagione da titolare, e forse più di ogni altro rappresenta il giocatore che poteva e non è riuscito ad essere fino in fondo. Sul lancio dalla difesa Pellisser sulla trequarti taglia verso il centro. Un difensore granata salta per colpire di testa e non ci arriva per un soffio, cosi la palla cade improvvisamente addosso a Pellissier, e però atterra docile sul suo petto, come una di quelle palle di gommapiuma con cui si gioca da bambini per non fare danni in casa. Pellissier segue i due rimbalzi del pallone, e poi calcia di collo allargando le braccia. Un calcio al pallone libero e pieno, come quello di un portiere che rinvia. Ne esce una cometa che in 20 metri sale in cielo e poi si abbassa sotto la traversa, lasciando Bucci incredulo e immobilizzato.

Lazio - Chievo 0-3, 15 marzo 2009

Qui entriamo nel canone vero e proprio della setta dei Pellissier-iani, con un coast-to-coast da stropicciarsi gli occhi. Con la Lazio sbilanciata in cerca del pareggio, Pellissier conquista palla nella propria metà campo. A separarlo dalla porta di Muslera ci sono almeno sessanta metri e tre avversari. Il primo viene bruciato sullo scatto e definitivamente tagliato fuori con un movimento intelligente del corpo. Il secondo si distende in scivolata e riesce a toccare il pallone, ma Pellissier salta quasi a piedi uniti e vince il rimpallo, come un ostacolista che invece di cadere abbatte l’ostacolo.

A questo punto viene la parte dell’azione che mi piace di più, con questi due tocchi di sinistro in totale controtempo, espressione di una tecnica e di una comprensione dei rimbalzi quasi precalcistica, con cui Pellissier spinge in avanti la palla imbizzarrita e supera l’ultimo difensore. Infine, godetevi il principesco tocco sotto con cui supera Muslera.

Genoa - Chievo 3-2, 18 ottobre 2015

Eccoci arrivati al gol che nemmeno il più distratto dei tifosi ha potuto ignorare, al momento in cui finalmente Pellissier si è trovato al centro del cono di luce del proprio talento. Sul cross teso di Mattiello, Pellissier si libera del proprio marcatore con il suo classico taglio a centro area. Quello che succede al momento dell’impatto col pallone è però talmente bello che quasi non si riesce ad apprezzare in diretta e richiede una seconda visione, come quando torni indietro di qualche pagina a rileggere un passaggio particolarmente illuminato di un romanzo.

Pellissier salta e con il tacco punge la palla come uno scorpione, mandandola a sfiorare il palo e gonfiare la rete. Mentre lui esulta percorso da scosse di adrenalina, Perin e i giocatori del Genoa restano a guardarsi l’un l’altro sconsolati, con l’aria spossata che hanno di solito i difensori che hanno preso un gol inconcepibile da Messi, Ronaldo o Ibrahimovic.

Alla fine della partita il trentaseienne Pellissier resta fedele alle sue abitudini da antidivo, e si congratula con se stesso a modo suo: “Il gol di tacco? Conta solo buttarla dentro, in un modo o nell’altro. Però devo dire che alla mia età mi muovo ancora bene”.

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