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I 10 tocchi più swag di Pogba
16 mar 2016
Paul Pogba è il maestro assoluto dello swag.
(articolo)
9 min
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Paul Pogba è alto, bello, ricco e ha un talento calcistico che definire unico non è un'esagerazione. Inoltre, Pogba ha una forte consapevolezza di tutto questo e non perde occasione per godersi la sua condizione di fenomeno privilegiato.

Pogba indossa montature placcate d’oro, completi floreali, va in giro per New York con la maglia di Bambi e cambia taglio di capelli ogni settimana. Pogba manda ai pazzi i detrattori del calcio moderno, tutti quelli che credono in un calcio fatto di umiltà, sacrificio, lavoro; per tutti coloro che considerano i calciatori dei milionari viziati, Pogba è praticamente l’anti-cristo.

Il suo amore sincero per la superficialità si rispecchia tanto nello stile fuori dal campo quanto nel gioco, un’autentica ode all’effimero, allo Swag inteso come un atteggiamento sicuro di sé ai limiti del tronfio. Una sfumatura più arrogante del concetto di cool, volendo. Con sufficienza scaglia lanci di 30 metri, stoppa palloni a sei metri d’altezza con aria imperturbabile, esegue ricami con la suola più barocchi di una chiesa siciliana. Pogba dimostra in ogni occasione possibile quanto vale, sta cercando di essere il migliore del mondo, ma sembra non gli costi alcuno sforzo apparente.

Pogba ha una tendenza naturale a brandizzare tutto ciò che tocca, come se fosse fatto della stessa materia del capitalismo. Persino i suoi gesti tecnici sono dei brand: ho provato a scegliere i dieci più swag.

1. Sombrero in controtempo su compagno e avversario, poi lancio di 40 metri

Una buona definizione di swag è: fare cose incredibili con disinvolta sufficienza. Oppure: fare un sombrero a centrocampo, prendersi una piccola pausa e lanciare di cinquanta metri con la gamba sciolta come se stesse entrando in una Jacuzzi. Pogba si serve del suo vasto repertorio di soluzioni, lunghe o corte, senza mai cambiare postura del corpo, senza mai togliersi la sigaretta dalla bocca. Come se stesse giocando una partita a golf tutta con lo stesso ferro.

2. Un giro in Porsche nei quartieri poveri

Quella di Pogba non è un’arroganza volontaria, è solo che non fa nulla per nascondere il fatto che è tecnicamente e geneticamente migliore di tutti gli altri calciatori in campo. Per questo tutto quello che fa sembra dimostrativo. Lo swag di Pogba si misura anche nei suoi disimpegni difensivi, perché lì Pogba calpesta territori non propriamente suoi, dove una giocata di fino è così non richiesta da avere un valore coatto intrinseco.

È come andare a in giro in Porsche nei quartieri più poveri. A parte questo - veramente coatto - tacco difensivo di controbalzo in recupero contro il Chievo, nella categoria c’è da segnalare anche questa palla arpionata sulla riga di fondo contro la Roma, che somiglia a uno stop fatto con la gamba fuori dalla finestra mentre la palla precipita dal tetto. Il palleggio successivo è puro swag.

3. Corrida

Pogba è un maestro dei dribbling difensivi, che hanno il tasso di swag più alto tra tutti i dribbling. Maestri del dribbling difensivo sono stati altri giocatori storicamente molto swag, come Stojkovic, Zidane, Okocha o Riquelme (venerato maestro dello swag). C’è una componente di sfida, di tronfio nel dribblare verso la propria porta: come accelerare con la Maserati verso il muro per poi inchiodare all’ultimo.

Pogba ha una muscolatura addominale impressionante (pari a quella di Ibra o Cristiano Ronaldo) che gli permette di essere estremamente agile nonostante il metro e novanta. In quest’azione contro il Chievo Pogba gioca a torello tra il suo piede destro e il suo piede sinistro, mentre i giocatori avversari sono tirati in mezzo e cercano di recuperare palla vanamente. Pogba cammina sulle punte sulla sbarra mentre tutti attorno a lui cadono goffamente. C’è qualcosa di più swag?

4. Dribblare danzando

Da maestro del dribbling difensivo, Pogba si esalta negli spazi stretti, dove può usare il corpo come scudo e la suola come controller. Per questo i dribbling di suola sulla bandierina rappresentano una sorta di suo genere letterario a parte. Quello qui sopra, contro Carvajal, ha un livello di swag molto alto (anche solo per la facilità con cui ha potuto fare quello che voleva nonostante il massimo sforzo fisico del marcatore). Ma bisogna per forza segnalare anche questo contro il Chievo, con pettinata verso l’interno e giravolta in un movimento unico, che è la cosa più vicina al concetto di “dribblare la gente danzando”.

5. Errore goffo o fortuna? Swag

Se guardate bene tutti i gol segnati da Pogba in carriera, questo è probabilmente il più brutto. Se però guardate ancora più attentamente potrebbe essere il capolavoro swag di Pogba, il suo 8 e mezzo. Gli arriva questo cross dalla destra e lui prova un tiro facile (un collo di controbalzo) che colpisce sbilenco, la palla però gli ritorna con un rimpallo (perché il karma premia lo swag, sempre) e allora fa questa cosa che probabilmente è un tiro sbagliato. Ma che siccome è Pogba potrebbe benissimo essere una finta a un metro dalla riga di porta, una finta inutile e scomposta, fatta solo per umiliare il portiere e mandarlo con culo a terra prima di appoggiare in rete e lanciarsi in qualche esultanza freak.

6. Assist Drop The Mic

Sto attribuendo a Pogba un sadismo che non gli appartiene. Il suo swag è rilassatezza, positività: in ogni sua manifestazione di vita – da un colpo di tacco a un taglio di capelli – dà l’impressione di godersi il suo “dono”. Per questo Pogba è il Lil Wayne del calcio. A differenza di Balotelli (gangsta rapper), non c’è niente di distruttivo o auto-distruttivo nel suo atteggiamento. Al massimo auto-compiacimento. Qui c’è un assist “scucchiaiato” per Morata, eseguito rialzandosi dopo un contrasto, sempre in equilibrio precario, in un movimento senza soluzione di continuità che comunica stizza. Dopo il lancio Pogba allarga leggermente le braccia rilassato e fa quasi per andarsene, tipo quando un rapper se ne va dopo una rima particolarmente riuscita, lasciando cadere il microfono a terra.

A pensarci bene tutto il gioco di Pogba è settato su una modalità “drop the mic”: un continuo mettere punti esclamativi sulle cose che sono possibili nel calcio. Tipo “Okay, e anche oggi vi ho fatto vedere di essere meglio di voi, contenti? Posso andare ora?”.

7. Una perla ai porci

Il senso dell’esperienza estetica di Pogba – che è parte dei problemi che abbiamo con lui – è che ti fa credere di essere onnipotente. Guardando i video delle sue partite si fa fatica a stare dietro alla quantità di highlights che produce. Su internet c’è un numero non ricostruibile di video “skills/dribbling/gol” a lui dedicati, e io per scrivere questo pezzo ne ho visti una quantità tale che alla fine il calcio mi sembrava un altro sport. Che poteva essere perfettamente possibile un gol come questo che vedete qua sopra. Ma in realtà questo gol non è possibile, ma quanto va forte la palla? Ma come fa un essere umano a essere capace di quel tipo di violenza?

C’è un’altra inquadratura, presa dalla tribuna, che restituisce ancora meglio la follia fisica del tiro, il suo giocare in modo estremo con le leggi balistiche. Questo gol Pogba lo ha fatto tre anni fa (e nella stessa partita ne ha fatto un altro quasi dalla stessa distanza colpendo d’esterno rasoterra) e da quel momento in poi abbiamo iniziato a credere che questo tipo di cose fossero replicabili quasi ogni partita. Il che mi sento di escluderlo, almeno finché non introdurremo il Super Santos sui campi professionistici.

8. Palleggio e key-pass su bagnasciuga

Ma il senso dello swag è anche questo: dare sempre l’impressione di attingere solo a una parte del proprio potenziale. Quella spocchia tipicamente millennials di vivere come se si stesse facendo un favore al mondo. Anche quando Pogba fa giocate straordinarie ci mette una sufficienza anti-agonistica che dà l’idea che non si stia impegnando davvero.

Qui fa questo palleggio con lancio per Alex Sandro che al massimo evoca dei passaggi a piedi scalzi sul bagnasciuga, un cazzeggio al parco il giorno di pasquetta. In realtà la giocata è estremamente efficace: manda Alex Sandro al cross, che poi premia Dybala che segna. Pogba spesso fa cose funzionali ricoprendole di stile e di dettagli decorativi come in un dipinto di Klimt. Il che è, ovviamente, molto swag.

9. Rigori

Per esempio i suoi rigori. Pogba prende una rincorsa fatta di micro-passetti veramente estenuante. Somiglia a quelle scene di Lynch in cui una sequenza si prolunga per troppo tempo senza motivo apparente e inizia a metterci a disagio. In questo modo Pogba allunga i momenti in cui il portiere può tradire qualche movimento, sciogliendosi nell’incertezza. Pogba sa che il rigorista è il padrone del tempo, e per questo riesce a entrare nel cervello del portiere come un vero master dello swag (oltre a entrare nel cervello dei detrattori del calcio moderno, trollati fino ai pazzi dai rigori di Pogba).

10. Smooth

In inglese “smooth” ha un senso abbastanza ampio. Può significare ‘appianare’, ‘levigare’, ‘lisciare’, ‘calmare’, ‘addolcire’. Esiste lo “smooth jazz”, che è un jazz ripulito dalle spigolature più “free” e reso più rilassante. Ma anche uno “smooth hip-hop”, fatto da strumentali lente e rotonde. “Smooth” è anche il concetto più preciso per riferirsi al rapporto di Pogba con il pallone. Non sembra stoppare il pallone, bensì offrirgli un appoggio soffice come una chaise longue di velluto. Questo controllo a seguire di tacco contro il Chievo, un piccolo passetto laterale che precede una bomba sull’incrocio dei pali, è uno dei più famosi di Pogba. Ma anche nei controlli più banali, tipo questo, la naturalezza con cui domina il pallone rilassa come il rumore delle onde sugli scogli, come un giardino zen, come l’idea dell’armonia cosmica.

Bonus: Air Pogba

Questo è il gesto più iconico di Pogba, quello che farei incidere come logo del suo ipotetico marchio di abbigliamento. Una sorta di Air Jordan al contrario: con un movimento ascensionale – il corpo che arpiona la palla in alto – e non discensionale – la palla schiacciata in basso. Il che ha un significato decisamente più etereo ed elegante, che ben si addice a Pogba. Arrivare a prendere il pallone con i piedi dove i comuni mortali non arrivano neanche con le mani è un miracolo: ha una tensione spirituale che ricorda le chiese gotiche costruite disperatamente verso l’alto per tentare la comunione con Dio.

Pogba lo fa spesso (questo e questo altri casi) ma la cosa non sembra costargli particolare fatica.

È ormai dimostrato che le intelligenze sono di tipi diversi, e che all'idea classica di intelligenza vada affiancata un tipo di intelligenza corporeo-cinestetica. Un’intelligenza che permette di sentire e gestire al meglio il proprio corpo, coordinando e manipolando gli oggetti esterni per fini funzionali ed espressivi. Il controllo del corpo di Pogba è paragonabile forse solo a quello di Zidane, ma la forza e l’elasticità che esprime è più simile a quella di Henry. Il che lo rende davvero il più grande freak del calcio attuale.

Con queste doti naturali di partenza è quasi giusto che Pogba interpreti il calcio professionistico come il suo palcoscenico personale.

Come canta Lil Wayne:

«Bitch I'm me, I'm me, I'm me, I'm me/

Baby I'm me, so who you? Ur not me, you're not me

And I know that ain't fair, but I don't care»

Riassumendo: Io sono io, tu non sei me, so che non è giusto ma me ne sbatto. E se questa cosa non ci sta bene, significa forse che dovremmo rilassarci e fare pace con le cose belle. Perchè noi comuni mortali “non siamo” un sacco di cose belle.

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