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I calciatori più creativi del 2020
28 dic 2020
10 giocatori che hanno messo i compagni davanti alla porta più di tutti.
(articolo)
16 min
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Negli ultimi anni una paura sempre più forte e irrazionale condiziona la mia visione delle partite di calcio, quella che lo spazio, a un certo punto, finisca. Atleti sempre più grossi e veloci e organizzazioni tattiche sempre più puntigliose mi sembrano rendere lo spazio giocabile sempre più striminzito. Ho paura che le partite diventino una lunga serie di rimpalli a centrocampo fra calciatori così grossi da fare rumore quando si scontrano tra loro. Del resto il tema di un calcio che diventa sempre più fisico e meno tecnico esiste da trent’anni, è uno dei luoghi comuni più duri a morire. Ma come tutti i luoghi comuni ha un fondo di verità, e anche se non ce l’avesse ha già creato in me il timore che i calciatori tecnici e creativi scompariranno, prima o poi.

Non è così, non lo sarà mai: fin quando esisterà il calcio ci saranno giocatori in grado di vedere passaggi che gli altri non vedono e di superare avversari in dribbling con inganni che sfuggono all’occhio umano. Ciò non toglie che oggi i giocatori creativi abbiano attorno una aura mistica da giocatori in estinzione, in attesa di essere sostituiti da modelli nuovi e più efficienti. Ho deciso di raccogliere in classifica - compilata seguendo le statistiche - i calciatori più creativi del 2020; che quindi sono quelli che hanno creato più occasioni, servito più assist e passaggi chiave. Un articolo che vuole essere un inno al dono, cioè la cessione deliberata di un bene senza che ci si aspetti nulla in cambio. Un pezzo che è anche un modo per fare un punto sullo stato dell’evoluzione della creatività umana su un campo da calcio.

Per compilare la classifica ho scelto un criterio freddo e oggettivo: la somma di assist e passaggi chiave nei cinque maggiori campionati. Un criterio che ha penalizzato chi gioca in Ligue 1, sospesa a marzo 2020, e che ha giocato meno partite. Un criterio che in sostanza ha escluso Neymar da questa lista. Ci sono calciatori che potreste aspettarvi, altri meno.

10. Sergio Canales: 81 chance create (72 passaggi chiave e 9 assist)

Nella sovrabbondanza di talento e competitività del calcio spagnolo degli ultimi anni, ci sono giocatori che non riescono a stare al passo, a causa di infortuni, scelte sbagliate o semplicemente sfortuna. La sfortuna di Canales è stata prima quella di trovare Mourinho sulla sua strada, quando era stato acquistato dal Real Madrid è sembrava un violinista prestato al calcio. Mourinho disse che era pigro, e che non era un fenomeno come in molti volevano dipingerlo. (Lui ne parla ancora bene invece). Poi è andato al Valencia per ricomporsi in un contesto meno esigente, ma gli infortuni hanno cominciato a perseguitarlo.

Quando la sua carriera sembrava finita è stato Quique Setièn a rilanciarlo nel Betis. Canales oggi è una delle migliori mezzali della Liga: se guardiamo i suoi video da giovane e quelli attuali, si stenterebbe a creare a quanto sia diventato un centrocampista fisico, persino veloce. Una specie di box-to-box con piedi ancora delicatissimi e un’eleganza d’altri tempi che passa quasi inosservata in una squadra vintage come quella di Siviglia (Joaquin, Fekir, Bartra…). Canales gioca sempre a testa alta, pensando sempre due mosse prima del presente. Ma la sua pericolosità offensiva non nasce dalla testa ma dai piedi: la sensibilità del suo mancino è persino più spiccata nei calci da fermo. È da calcio d’angolo o da punizione indiretta che sono arrivati la maggior parte dei suoi ultimi assist.


9. Rodrigo De Paul: 82 chance create (77 passaggi chiave e 5 assist)

Per esempio forse non vi aspettavate Rodrigo De Paul in questa classifica. I suoi miglioramenti nelle ultime stagioni sono costanti e tangibili, ma forse non immaginavamo potesse rientrare nell’élite creativa d’Europa. De Paul però è incredibilmente costante e se la sua sproporzione è così evidente tra passaggi chiave e assist è anche per l’imprecisione delle punte che ha servito, Okaka e Lasagna in particolare. È forse questa la dimostrazione di una percezione che ormai abbiamo da qualche stagione, cioè che il livello di gioco di De Paul sia superiore al contesto che lo circonda.

De Paul in Argentina nasce come numero dieci con la maglia del Racing Club, dove ha esordito sostituendo Mauro German Camoranesi. Se guardate i suoi video in Argentina sembra la sua versione in miniatura, un po’ per i grandangoli radicali del calcio sudamericano, ma anche perché lui sembra un bambino con la stessa faccia di oggi. Ha già il suo talento offensivo, ma deve ancora passare attraverso la formazione prussiana della Serie A. Delneri, per esempio, ne intuisce le doti atletiche e lo dirotta dal centro all’esterno e lì inizierà la sua trasformazione in un dieci iper-dinamico, creativo ma al contempo capace di coprire porzioni di campo enormi. Col tempo ha abbassato il suo raggio d’azione per esprimersi in spazi più lunghi, partire da più lontano per sfruttare la sua progressione, la sua corsa potente quasi in anti-tesi con la nostra idea di rifinitore. È diventato una mezzala, ma non ha perso la sua creatività.

In estate sembra dovesse finire al Leeds, e la Premier e il calcio di Bielsa in particolare sembravano perfetti per esaltare le sue caratteristiche così contemporanee eppure così atipiche. Rimasto all’Udinese, dopo qualche difficoltà iniziale, ora sta tornando a brillare. Come fa da anni. Il calcio verticale e di transizioni di Gotti è cucito anche su di lui, che in questa stagione ha trovato accanto a sé nuovi compagni tecnici come Pereyra, Deulofeu e Arslan.


8. Bruno Fernandes: 83 chance create (71 passaggi chiave e 12 assist)

Il 2020 è stato l’anno solare in cui Bruno Fernandes si è trasferito in Premier League, per molti il campionato più difficile al mondo, nel Manchester United, la squadra più disfunzionale al mondo. In pochi avrebbero scommesso che la sua stagione sarebbe stata abbastanza buona da poter finire nelle classifiche statistiche di fine anno; e che Bruno Fernandes, in sostanza, avrebbe mantenuto intatte le sue caratteristiche e il suo impatto peculiare sulle partite anche in un contesto così diverso da quello portoghese.

È interessante l’interpretazione secondo cui Bruno Fernandes abbia addirittura tratto vantaggio da un sistema disorganizzato, perché il suo stile sembra nato proprio per brillare nel disordine e nell’entropia. Ma è vero d’altro canto, come sottolineato da Michael Cox, che Bruno Fernandes sia utile al Manchester United anche quando si ferma, dà la pausa alla squadra e detta i ritmi dell’attacco. Questi ritmi il più delle volte sono comunque diretti e il portoghese spicca soprattutto per l’intensità mentale con cui cerca una giocata determinante negli ultimi metri, che sia un tiro o una rifinitura. Contro il RB Lipsia in Champions League, poche settimane fa, ha banchettato tra le linee, servendo uno degli assist più belli del 2020, una palla di prima, al buio, per la corsa di Rashford, che ha bucato il baricentro alto dei tedeschi.

Nei ritmi alti della Premier League Bruno Fernandes è un pesce nell’acqua, e anche in una squadra spesso volubile e disfunzionale come il Manchester United riesce quasi sempre a mettersi in proprio, dimostrandosi una fonte inesauribile di creatività umana.




7. Jack Grealish: 86 chance create (80 passaggi chiave e 6 assist)

Per Grealish il confine tra culto ironico e autentica e oggettiva venerazione negli scorsi anni è stato labile. Nel 2020 però è diventato chiaro che Grealish è un calciatore in grado di imporre il proprio stile peculiare anche in Premier League. Se qualcuno aveva dei dubbi è perché la scuola inglese non ha mai prodotto un calciatore di questo tipo: anche i numeri dieci storicamente più talentuosi della propria storia, come Joe Cole per esempio, erano degli intensissimi dribblatori che amavano correre con la palla tra i piedi. Grealish è anche questo, ma è molto altro. La sua unicità non sta tanto nella sua tecnica ma è nell’estro con cui si muove in campo e prende decisioni non scontate. Oggi vale sempre la pena fermarsi su una partita dell’Aston Villa per vedere cosa farà Grealish: non gioca mai una palla uguale all’altra, e prima che esegua una giocata non sapreste mai dire quale stia per fare. Nell’azione del video sotto, per esempio, cambia idea un milione di volte e se anche un certo punto diventa chiaro che si sia messo ad aspettare la sovrapposizione dell’esterno, rimane imprevisto il momento in cui lo serve, con una torsione strana del corpo e della gamba.

Come ha scritto Daniele Morrone, «Tutto il suo gioco costruito per disordinare gli avversari, tenerli sempre sulle spine». Il suo stile è così grasso e lezioso da stentare a credere che sia un prodotto della solitamente austera scuola inglese. Grealish quindi è forse il simbolo più estremo del cambiamento culturale vissuto dal calcio inglese in questi anni, in cui è stato rivoluzionato dall’avanguardia tattica portata da Klopp e soprattutto Guardiola. Se prendiamo solo questa parte di stagione, Grealish è il calciatore più creativo nei cinque maggiori campionati europei.


6. Luis Alberto: 87 chance create (83 passaggi chiave e 4 assist)

Non è stato un grande anno per la Lazio, che nel 2020 ha normalizzato molto il proprio rendimento, scendendo dalle vette toccate nella seconda parte del 2019. Le ragioni sono diverse e diffuse, ma non riguardano tanto un calo di rendimento del suo cervello. In una squadra che ama crearsi grandi spazi in cui correre, Luis Alberto è il motore pensante della fase offensiva come Lucas Leiva lo è di quella difensiva. La sua influenza sul gioco col pallone della Lazio è vasta, persino inafferrabile. Spesso è il primo giocatore a ricevere palla in uscita dalla difesa, a testa alta, con la sua strana andatura ancheggiante. I compagni si scaglionano sul campo fidandosi della sua capacità innata di trovare lanci lunghi e filtranti precisi in ogni zona del campo. Luis Alberto diffonde e rende capillare la pericolosità della Lazio e la sua imprevedibilità.

Parlando di rifiniture, la sua intesa con Immobile - dopo cinque anni, sono arrivati alla Lazio insieme nel 2016, con premesse opposte - è ora affilata come una lama. La scorsa stagione Luis Alberto ha servito a Immobile 6 assist in campionato; in questa ha ricominciato con lo stesso ritmo. Contro Cagliari e Torino ha servito due assist che lo descrivono meglio: una ricezione sul centro-sinistra e un passaggio lungolinea per il taglio profondo di Immobile al lato del centrale di destra.

In una squadra di corridori in verticale, Luis Alberto ci ricorda in ogni partita l’importanza della tecnica e delle idee che tutto muovono.




5. Thomas Muller: 94 chance create (82 passaggi chiave e 12 assist)

Thomas Muller ha rotto il record di assist in una singola stagione di Bundesliga. In questa lista di artisti dell’ultimo passaggio, è quello che è riuscito a far sembrare meno artistico l’aspetto della rifinitura. La sua capacità di mandare al tiro i compagni non pare niente di geniale, se non un’altra espressione della sua assoluta razionalità in campo. Muller è come quegli artisti che all’ispirazione e al genio contrappongono la disciplina e la meticolosità del lavoro.

Va detto che la sua presenza in questa classifica è dovuta anche all’efficacia del Bayern Monaco come macchina offensiva, e di Lewandowski come finalizzatore: Muller è il giocatore della lista col rapporto più sbilanciato tra passaggi chiave e assist grazie a lui, a cui ha servito 8 assist (!). Tuttavia non possiamo permetterci di sottovalutare le doti da rifinitori di Muller, che è arrivato a 123 assist in Bundesliga con il Bayern. Il 2020 è stato l’anno della sua vera rinascita, dopo un paio di stagioni in cui l'impatto ad alti livelli sembrava essersi ridimensionato in via definitiva. Il sistema di Flick invece ha trovato il modo per restituirgli centralità. Muller la trova sempre sotto traccia, in maniera quasi invisibile: uno dei calciatori più creativi dell’anno nonostante la parte forte del suo gioco sia quella senza palla. Per noi avrebbe dovuto vincere il Pallone d’Oro.




4. Alejandro Gomez: 95 chance create (83 passaggi chiave e 12 assist)

È strano celebrare Gomez come uno dei giocatori più creativi del 2020 in questo periodo, in cui Gasperini sembra aver deciso di poter fare a meno di lui. Gomez è stato l’architrave dell’Atalanta 2019/20, cioè una delle migliori squadre della scorsa stagione, e in particolare da quando questa è ricominciata con gli stadi vuoti.

L’importanza e l’influenza di Gomez non sono riducibili al suo apporto creativo, visto che è anche nelle piccole cose - nella ferocia e la tecnica delle sue protezioni palla, nei suoi smarcamenti a tutto campo, nei momenti in cui rallenta la corsa - ma bisogna ricordarsi che ci sono pochi rifinitori migliori di lui. Gomez è il giocatore ad aver servito più assist in Serie A dal 2014 a oggi (più di Pjanic e Callejon). Nonostante negli anni all’Atalanta si sia specializzato nel servire cross magnifici dall’esterno sinistro - vi ricordate quando Cristante era il suo braccio armato? -, ultimamente gioca sempre di più al centro del campo, e da lì sa servire assist anche da posizioni profonde, come questo a Zapata contro il Torino.

Arrivato come ala dribblomane con la fissa dei movimenti a rientrare per il tiro, Gomez col tempo è diventato un enganche. Pur abbassando la posizione, e aiutando spesso la squadra distante dalla porta, Gomez rimane pericoloso nella definizione dell’azione.

Oggi però questa sua influenza a tutto campo pare sia diventata l’oggetto di contesa tattica con Gasperini. Probabilmente nel suo gioco la dimensione tecnica sta acquisendo sempre più importanza rispetto a quella atletica, e la sua eccezione potrebbe diventare sempre più intollerabile nel sistema dell’Atalanta. Di certo a 32 anni sembra ancora avere molto da dare al calcio.


3. Lionel Messi: 104 chance create (88 passaggi chiave e 16 assist)

Il 2020 non è stato certo il miglior anno di Messi, anzi: per certi versi è il primo in cui il suo declino atletico sembra poter mettere in discussione il suo dominio tecnico. Quando si parla di Messi, però, ogni calo di rendimento è relativo e anche nel suo anno peggiore, dentro il Barcellona peggiore, in un contesto penalizzante anche psicologicamente, ha dispensato assist a ripetizione.

Per rendere la grandezza soverchiante di Messi si fa riferimento sempre al suo rapporto con la palla, alla sua capacità di dribblare in spazi inesistenti, o alle cifre mostruose dei suoi gol. Si arriva solo dopo a parlare del fatto che è anche il miglior rifinitore della storia del calcio, quantitativamente certo (136 solo nel decennio 2010-2020), ma anche per il modo unico con cui abbina sensibilità tecnica a una visione di gioco che ha del mistico. Sa servire assist in tutti i modi, ma i più tipici sono la palla in verticale improvvisa mentre si accentra da sinistra, e il lancio diagonale verso il lato cieco, quello che attacca Jordi Alba. Prendendo solo quelli dell’ultimo periodo, guardate questo assist di prima con la coda dell’occhio per Griezmann. Quanti la danno quella palla?

Nella Liga di quest’anno è già in cima alla classifica degli xA, anche davanti all’insensato inizio di stagione di Iago Aspas. Nelle ultime 4 stagioni è stato sempre il migliore per assist in Liga ogni 90 minuti; quest’anno sarà interessante vedere come la qualità del suo ultimo passaggio troverà uno sbocco in assenza di un finalizzatore famelico come Suarez.


2. Hakan Calhanoglu: 109 chance create (96 passaggi chiave + 13 assist)

Il 2020 è stato l’anno della rinascita del Milan. Non sappiamo ancora se questa sarà definitiva, permettendo ai rossoneri di uscire finalmente dalle acque torbide della mediocrità degli ultimi anni, ma sappiamo che gli artefici principali di questa rinascita sono stati Zlatan Ibrahimovic e Hakan Calhanoglu. Il primo arrivato come Churchill a salvare la sua vecchia squadra, rivestendo di senso quasi tutto quello che lo circondava; il secondo è stato quello che più si è trovato valorizzato del nuovo contesto. Dopo diversi stagioni anonime e sciatte, Calhanoglu è tornato a brillare esattamente per le caratteristiche rare che avevamo ammirato al Bayer Leverkusen: la capacità di abbinare tecnica e intensità fisica; la sua abilità di alzare la qualità ad alti ritmi; il suo piede destro, nel tiro come nei passaggi.

Calhanoglu ha una creatività disordinata, che aumenta proporzionalmente all’aumentare dei ritmi e al dilatarsi degli spazi, e non poteva che essere il profeta delle idee di calcio di Pioli. Se Ibra è il fulcro della squadra, un magnete inesauribile per i continui lanci lunghi, Calhanoglu è quello che trova sempre il modo per armare il tiro dei compagni. È un formidabile innesco delle transizioni, e anche nell’attacco posizionale è svelto di testa e di piedi. Tecnicamente magari non è sempre preciso, ma i suoi errori sembrano servire per alimentare il passaggio o il tiro riuscito che arriveranno dopo. Forse il suo assist recente più incredibile è quello col Bodo Glimt, in cui ha strusciato la palla col tacco che ha messo Saelemakers in porta.

Quando è arrivato in Italia le sue credenziali erano soprattutto quelle dello straordinario calciatore di punizioni. Se i gol sono stati meno del previsto (4 col Milan), questa sua abilità si è espressa in un modo meno appariscente: in questa stagione Calhanoglu è il re incontrastato degli xA su calcio piazzato: 3,11 per novanta minuti, il secondo è De Paul con 1,7, quasi la metà. Il 2020 è l’anno che ce l’ha restituito ad alti livelli e col contratto in scadenza, a 26 anni, il suo futuro pare di nuovo incerto.


1. Kevin De Bruyne: 117 chance create (101 passaggi chiave e 14 assist)

Quando Pep Guardiola è arrivato al Manchester City l’unica cosa certa è che avrebbe trovato il modo per valorizzare al massimo il talento di Kevin De Bruyne. L’allenatore che riesce a dare alle sue squadre la migliore organizzazione offensiva, e il giocatore con la più incredibile capacità balistica al mondo. De Bruyne ha una grande visione di gioco, ma la sua capacità di servire l’ultimo passaggio deriva soprattutto da una sensibilità unica del suo piede destro. Il modo in cui De Bruyne calcia il pallone ci invita quasi a non usare la parola “sensibilità” in relazione al piede di qualcun altro. Le sfumature di forza e precisione che toccano i suoi lanci e le sue verticalizzazioni esistono solo per lui al mondo. Come avevamo scritto in questo pezzo dedicato ai migliori rifinitori del decennio: «Nella visione di gioco di De Bruyne c’è qualcosa di inevitabile e brutale, come se i passaggi chiave con cui rifinisce le continue occasioni da gol del Manchester City non possano passare che dai suoi piedi».

Rispetto ad altri giocatori creativi di questa lista, De Bruyne brilla in particolare negli assist a medio raggio, quelle palle di 15-20 metri che serve forti e rasoterra per gli attaccanti che vanno dietro la linea difensiva. De Bruyne è anche un maestro dell’unico cross redditizio del calcio contemporaneo: quelle palle che filano veloci tra difesa e portiere e che sono molto difficili da difendere. Palle che De Bruyne, dopo la sovrapposizione esterna, serve quasi a occhi chiusi.

Quando crossa da sinistra a rientrare, invece, le sue palle sono così insidiose che il più delle volte se gli attaccanti non le toccano finiscono comunque dentro. La sua intesa con Sterling negli ultimi anni li hanno resi un rebus insolvibile, e se l’inglese fosse un tantino più freddo sotto porta i numeri di De Bruyne sarebbero ancora più mostruosi. A volte i suoi assist per Sterling sono così precisi e violenti che pare usare Sterling come pura sponda umana per far segnare il Manchester City.

Ha servito 20 assist in Premier nel 2019/20, eguagliando il record di Thierry Henry. È stato votato come miglior giocatore della Premier della scorsa stagione. Quest’anno ha detto di essere stanco, che il calendario serrato lo sta spremendo, e il City sembra in grande difficoltà offensiva. De Bruyne, pur senza brillare, è comunque primo per xA per 90 minuti (0,43), passaggi chiave totali (40) e se è secondo per assist (7 contro i 10 di Kane) è soprattutto perché i compagni non stanno giocando alla sua altezza.


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