• Mondiale 2018
Emanuele Atturo

I giocatori più strani del Mondiale

Non tutti i calciatori sono alti e atletici.

Guardate i giocatori dell’Inghilterra, guardate Kieran Trippier o Harry Kane: si può essere più in forma di così? Scoppiano letteralmente di salute, e questo per il solito discorso dell’evoluzione del calcio contemporaneo che ci sta regalando giocatori sempre più in grado di massimizzare lo sviluppo atletico dell’essere umano.

 

Trippier si è addirittura dovuto strappare il collo della maglietta per quanto sta in forma.

 

O era una questione di stile?

 

Accanto a questi modelli ideali di fitness, però, l’evoluzione atletica ha preso anche a una via distorta. Come nei racconti di fantascienza, per ogni 100 replicanti giusti ce n’è uno uscito fallato dalla fabbrica, con qualche caratteristica che lo rende anomalo rispetto a come dovrebbe essere fatto un essere umano.

 

Quello degli atleti “freak” è un grande tema dello sport contemporaneo, che il più delle volte però viene confuso con quello di “unicorni”, che nella cultura anglosassone serve per indicare uno sportivo che riesce a unire in modo inedito capacità tecniche e atletiche. Invece, per calciatori freak (termine che rimanda alla crudele tradizione novecentesca del circo di esseri umani con qualche assurda peculiarità: donne barbute, gemelli siamesi, uomini senza braccia) intendiamo quelli semplicemente strani. Non “futuristici”, se non in un’accezione distorta di futuro.

 

Ho raccolto gli atleti freak del Mondiale, ciascuno in grado di interpretare un tipo diverso di stranezza, e se quest’estate non partite in vacanza e non avete niente da fare potreste farci un’assurda, meravigliosa squadra di FIFA.

 

Yerri Mina – Colombia

 

 

Categoria: Fenicottero

Esemplari simili: Marcus Rashford, Nwankwo Simy.

 

Yerry Mina è alto 195 cm e non smette mai di ballare. Davvero mai: balla quando deve esultare, balla alla presentazione alla sua nuova squadra, balla negli spogliatoi, balla persino durante l’inno nazionale.

 

Balla anche vicino al Big Ben insieme a Gianluca Vacchi.

 

Eppure questo amore per la danza non aiuta certo Yerry Mina a sembrare più agile, né la danza lo ha reso più aggraziato su un campo da calcio. In marcatura riesce a muovere i pezzi del suo corpo solo uno alla volta, rigido come quella lunga cassettiera di mogano nel salotto della vostra zia più borghese. A tratti sembra giocare con gli zoccoli di legno ai piedi, sempre concentratissimo nel mettere un piede davanti all’altro e a non perdere l’equilibrio. Come quella volta in cui Peter Griffin si dimenticò come ci si siede, Yerry Mina a tratti sembra dimenticarsi come si corre: spinge il petto in avanti, agita le spalle, e aspetta che le gambe gli vadano dietro.

 

Mina, insomma, corre come Pippo, nonostante se ne parli come di un difensore ultramoderno: alto, tecnico, veloce. È per questo che il Barcellona ha deciso di comprarlo a gennaio scorso per una cifra vicina ai 12 milioni di euro. Nonostante il suo curriculum, a 23 anni, fosse decisamente scarno – Palmeiras, Santa Fe, Deportivo Pasto – gli è stata appiccicata sopra una clausola rescissoria di 100 milioni di euro.

 

A fine stagione, dopo 5 presenze col Barcellona, quella clausola suona come una triste ironia. Non si capisce cosa sappia fare Yerri Mina di preciso (a parte segnare su angolo), non è particolarmente tecnico, né veloce. Soprattutto, ha la strana pretesa di marcare l’uomo senza mai guardarlo o seguirlo. Con un senso di superiorità davvero poco giustificato.

 

Mina, però, ha sempre avuto un rapporto privilegiato con la porta avversaria (14 gol in un centinaio di presenze con i club) e a questi Mondiali lo ha confermato. Ha segnato 3 gol in 3 partite, tutti sugli sviluppi da calcio d’angolo, ogni volta ha staccato sopra la testa di avversari enormi, gigante fra i giganti. Ha poi esultato in modo strano, ballando la cumbia, rivolgendosi ai tifosi con gesti incomprensibili, in un monologo con se stesso spigoloso e stralunato come nel teatro dell’assurdo.

 

Nonostante tutta la sua stranezza, Mina continua a convincere tutti della propria validità come giocatore di calcio. Molte squadre di Premier League sono sulle sue tracce e si battono per avere dalla propria parte uno dei giocatori più eccentrici del calcio mondiale.

 

Xherdan Shaqiri – Svizzera

 

 

 

Categoria: Nano geometrico

Giocatori simili: Camilo Zuniga, Carlos Tevez, Alexis Sanchez, Allan.

 

Quando Shaqiri ha segnato contro la Serbia, è corso verso la bandierina e si è tolto la maglia, è stata una delusione vederlo esistere in carne e ossa. Ci saremmo aspettati qualcosa di artificiale dal suo corpo: una corazza metallica, una parete in muratura, un busto interamente composto di rame e zinco. Invece Shaqiri era lì, deforme come una persona normale che fa troppa palestra e quindi piuttosto banale. Mentre ha stretto gli avambracci per mimare Balotelli, nessun muscolo è spuntato da un corpo qualsiasi, persino flaccido.

 

A vederlo correre per il campo, invece, Shaqiri sembra un esperimento genetico. L’unico essere vivente nettamente quadrangolare, un muretto basso che ha preso vita. Fa impressione, poi il rapporto tra questo fisico brutale e la sensibilità leggera con cui tocca la palla. Un paradosso che sembra possibile solo nei racconti mitici, o nei cartoni animati per bambini (Shaqiri sembra un personaggio di Adventure Time).

 

A una rapida ricerca su Google, scrivendo “Shaqiri”, “Bodybuilder” è uno dei primi suggerimenti per completare la ricerca.

 

Vengono fuori foto dei suoi quadricipiti in allenamento, esaltati dai calzoncini tirati su fino al bacino, in un momento in cui sembra levitare come un pianeta che si sta staccando dalla nostra atmosfera. Sul DailyMail le sue gambe sono state paragonate a quelle di Chris Hoy, pistard inglese che non riesce letteralmente a stare dentro la sua tutina super-elastica. Spuntano anche foto di lui che fa squat portando sulla schiena dei piloni di cemento. Foto di Inler che cerca di trattenere un imbracatura sul corpo di Shaqiri mentre corre, e quasi non cade all’indietro dallo sforzo.

 

Shaqiri ha un sacco di soprannomi magnifici – “Nano magico”, “Alpine Messi”, “Powercube” – ma il mio preferito è XS, che rimanda meglio di tutti l’idea che Shaqiri sia un essere vivente fatto in scala, come rimpicciolito all’improvviso dal fungo magico di Alice nel Paese delle meraviglie.

 

Ecco altre cose sparse cui somiglia Shaqiri:

 

Cho Hyun-woo – Corea del Sud

 

 

Categoria: Insetto stecco

Giocatori simili: Peter Crouch, Sergio Busquets, Maruoane Fellaini, Khadim N’Diaye.

 

Uno dei prototipi del calciatore contemporaneo è quello alto e potente, eppure tecnico e agile. Cho Hyun-woo, portiere della Corea del Sud, è il prototipo uscito male, a cui per qualche ragione hanno aspirato i muscoli. È alto 1,89 m, ma distribuiti su un corpo filiforme che lo fa somigliare a una specie di insetto stecco.

 

Cho Hyun-woo, soprannominato “l’anguilla”, è stato uno dei migliori giocatori della Corea a questi Mondiali. Le sue prestazioni sono state notevoli contro la Svezia, contro il Messico, ma soprattutto contro la Germania, quando ha tolto dall’angolino un colpo di testa di Thomas Müller con un’agilità che non aveva niente di esplosivo ma piuttosto la leggerezza e l’equilibrio degli alpinisti, costretti a ogni appoggio a fare come se il proprio corpo non esistesse.

 

Quello di Cho Hyun-woo sembra un fisico semplicemente non sviluppato, da ragazzino. Un’impressione rafforzata dal viso teso e senza una ruga, da 18enne. La cresta rossa, poi, sfina ulteriormente la sua figura verso l’alto e lo fa sembrare una specie di mantide religiosa in fissa con i NOFX. Quando si muove tra i pali, chiama le posizioni alla difesa, corre in avanti per uscire, sembra avere un peso specifico troppo basso per resistere a qualsiasi forza circoli su un campo da calcio: anche solo un refolo di vento ben assestato sembra poterlo far volare via, lasciando sguarnita la porta coreana.

 

 

Gabriel Mercado – Argentina

 

 

Categoria: Persone fatte con pezzi di altre persone.

Giocatori simili: James Milner, Daniele Verde, Alireza Beivarand.

 

Mercado avrebbe anche un fisico normale – compatto, né alto né basso, esplosivo – se non fosse per quella faccia così strana. Mercado ha gli zigomi molto pronunciati e gli occhi color cioccolato. Un mix che lo rende fisionomicamente molto vicino ad Andrea Petagna. La faccia si stacca dal suo corpo come se fosse separata da una linea immaginaria, come se non fosse la faccia che deve andare con quel corpo, larga e vasta quasi quanto il suo torace.

 

Mercado ha rappresentato bene, per certi versi, la stranezza della nazionale argentina a questi Mondiali, in cui però si è elevato ad eroe, servendo a Rojo l’assist per il gol decisivo della qualificazione. Mercado si è sbattuto molto sulla fascia destra, nel deserto di idee della squadra di Sampaoli. Il suo fisico da terzino operaio ha rimandato l’idea di un’Argentina impotente in un Mondiale dominato da squadre ricche di calciatori eccezionali in ogni reparto.

 

Harry Maguire – Inghilterra

 

Categoria: Uomo normale ingrandito col laser

Giocatori simili: Ahmed Hegazi, Lovre Kalinic (Nikola Kalinic ingrandito col laser), Kim Jin Wook.

 

In un articolo del Guardian che presenta Harry Maguire come nuovo acquisto del Leicester, il giocatore guarda la telecamera dal basso verso l’alto, in un primo piano veramente coraggioso per il fotografo. Non c’è niente di bello e aggraziato in Maguire. Il naso adunco che si mangia la bocca e sovrasta le sopracciglia folte, quasi unite tra loro, lo fanno sembrare la caricatura di un grosso uccello.

 

La sgraziatezza grossolana dei suoi tratti somatici sembra quella tipica delle persone affette da gigantismo, e in effetti Maguire è alto 194 cm e pesa 100 chili. Maguire ha giocato un grande Mondiale: è il giocatore con la migliore percentuale di duelli aerei vinti – in un Mondiale in cui giocare con la testa è più importante che farlo con i piedi – e si sta dimostrando freddo e stranamente tecnico con la palla tra i piedi. Stranamente per un uomo che sembra buono solo per fare la custodia di un altro uomo. Quando corre per il campo sembra portarsi dietro un’armatura medievale completa, e sembra quasi sentire il cigolare del baldacchino metallico nelle sue zingarate oltre la metà campo. In questi momenti, in cui fatica a coordinare tutte le parti del suo corpo in una direzione coerente, il campo da calcio sembra semplicemente troppo grande per Maguire.

 

Maguire però, al contempo, fa parte di quella categoria dei freak che riescono a giocare a questi livelli proprio in quanto freak. Giocatori che grazie a una conformazione fisica estrema, in un senso o nell’altro, riescono a essere più performanti.

 

Maguire sta diventando un eroe di culto in Inghilterra: qualcuno lo ha paragonato a Beckenbauer, altri si sono tatuati la sua faccia – coscienziosamente ritoccata – sul braccio.

 

I tifosi cantano il coro “Your defense is terrified / Harry Maguire”

 

L’immagine di Maguire che saluta la sua fidanzata al termine della partita contro la Svezia è diventata una delle più belle del Mondiale. I due non sembrano nemmeno conoscersi e Maguire si avvicina come per tentare un approccio goffo a un essere umano molto migliore di lui. È la foto calcistica che più si avvicina a un racconto su un gigante romantico e dal cuore d’oro.

 

Al Shehri Yahia

 

 

Categoria: Persona normale rimpicciolita con un raggio laser

Giocatori simili: Alberto Quintero, Franco Brienza, Maxi Moralez.

 

In una squadra di folletti con i piedi da terzini mediocri, Al Shehri Yahya spicca comunque come folletto tra i folletti. Col suo metro e 62, è il giocatore più basso dei Mondiali. Quando compariva sullo schermo, con la maglia verde della sua Nazionale, si faceva fatica a riconoscere sul prato verde. Sembra potersi letteralmente smaterializzare.

 

Le sue foto costituiscono un genere letterario interessante. C’è quella in cui sembra uno scrupoloso studente di ingegneria informatica di un paese emergente; quella in cui sembra avere la parrucca di un attore di Bollywood.

 

Nell’Arabia Saudita ha giocato la prima partita contro la Russia, largo a destra nel centrocampo del 4-1-4-1: ha sbagliato praticamente tutti i palloni che ha toccato, dimostrando l’inapplicabilità dell’utopia di un calciatore nano nella competizione più difficile del mondo. Eppure Al Shehri Yahya era stato il giocatore decisivo della qualificazione dell’Arabia Saudita e in patria il suo trasferimento all’Al Nassr ha rappresentato un record per un giocatore saudita, circa 12 milioni di euro. Ha fatto tutta la trafila delle nazionali giovanili ed è finito sulla copertina di FIFA 15 in Arabia Saudita.

 

Se per molti freak il campo da calcio sembra semplicemente troppo piccolo, Al Shehri Yahia dovrebbe invece considerare l’idea di convertirsi al calcetto.

 

 

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Emanuele Atturo è nato a Roma (1988). Laureato in Semiotica, è caporedattore de l'Ultimo Uomo. Ha scritto "Roger Federer è esistito davvero" (66thand2nd, 2021) e "Visionari, la percezione alterata degli sportivi" (Einaudi, 2024).