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I migliori 9 tocchi di Vlahovic contro la Sampdoria
23 ago 2022
3 tocchi nel primo tempo e 6 nel secondo.
(articolo)
6 min
(copertina)
Foto di Marco Bertorello / Getty Images
(copertina) Foto di Marco Bertorello / Getty Images
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Ieri sera, allo stadio Luigi Ferraris, durante la partita Sampdoria-Juventus, Dusan Vlahovic ha toccato 9 palloni. Si dice che i migliori attaccanti abbiano bisogno di pochi palloni per fare la differenza, e in effetti Vlahovic era riuscito anche a fare l’assist a Rabiot per l’uno a zero, se non fosse partito in fuorigioco. Forse però 9 palloni sono troppo pochi persino per lui e per il suo sinistro poderoso. Lo scaglionamento in campo della Juventus sembrava organizzato apposta per frapporre più giocatori avversari tra Vlahovic e il pallone. Un'organizzata pensata apposta per non farglielo arrivare.

Un’immagine diventata presto meme: il grande raccordo anulare che la Juventus deve percorrere per arrivare in porta.

Per questo abbiamo pensato di recensire e raccontare i suoi migliori tocchi di palla, associandoli a citazioni di Emil Cioran tratte dal libro Il culmine della disperazione.

Calcio d’inizio - 0’

«Che cosa succederebbe se il volto umano esprimesse fedelmente tutta la sofferenza di dentro, se l'espressione traducesse tutto il tormento interiore? Riusciremmo ancora a conversare? Non dovremmo parlare nascondendoci il volto con le mani? La vita diventerebbe decisamente impossibile se i nostri tratti palesassero l'intensità dei nostri sentimenti».

Un solido calcio d’inizio, esecuzione quasi impeccabile. Il corpo si flette all’indietro e poi si piega in avanti per scaricare il peso sul pallone. (Lo schema della Juventus poi si sviluppa in modo articolato, con Locatelli che tocca per Danilo che lancia col piede debole verso una zona inabitata. Oggi si parla di calcio d’inizio con ricerca del quarto uomo, ma Allegri ha semplificato come piace a lui: ha tolto un passaggio, con dentro la finezza di un lancio di sinistro di un suo difensore destro).

Piccola sponda - 7’

«Ci sono due modi di sentire la solitudine: sentirsi soli al mondo o avvertire la solitudine del mondo».

È straziante, il contrasto tra quanto Vlahovic chieda il pallone e quanto poco lo riceva. In questo caso deve comunque sgolarsi, per ricevere un passaggio che scarica all’indietro. Altra sponda puntale, un po’ conservativa, ma tecnicamente impeccabile. Analizziamola più in profondità.

Vlahovic inizialmente si muove in verticale, puntando lo spazio alle spalle del terzino perché vede le maglie della Samp troppo larghe, ma i suoi compagni si stanno scambiando palla tra di loro.

Vlahovic allora accetta di tornare indietro.

Se guardate bene Vlahovic fa la scelta migliore possibile, scaricando verso l’unico compagno libero. In definitiva: bella sponda.

Quasi autogol - 17’

«L’insonnia è una vertiginosa lucidità che riuscirebbe a trasformare il Paradiso stesso in luogo di tortura».

Certo sarebbe stato ironico se al terzo pallone toccato Vlahovic si fosse fatto autogol con questo rinvio maldestro. Di quei rinvii sbilenchi in cui i difensori sembrano posseduti dal demonio in persona. E magari qui Vlahovic ha solo espresso una parte repressa e aggressiva di sé, che se non ha palloni buoni per tirare verso la porta avversaria allora proverà a tirare verso la propria.

Intermezzo - 27’

Vlahovic ringrazia Bremer per lo sforzo alzando il pollice. Ci siamo quasi, il quarto tocco di palla sta per arrivare.

Fine primo tempo

Tiro, addirittura - 49’

«La bestialità della vita mi ha calpestato e schiacciato, mi ha tagliato le ali in pieno volo e derubato di tutte le gioie cui avevo diritto».

È una bella transizione della Juve, con Rabiot che serve Vlahovic nel suo spazio in profondità preferito, a lato del centrale destro. Ronaldo Vieira gli riesce a restare attaccato, a chiudergli sempre di più lo specchio, ma quando gli ricapita a Vlahovic, che non ci pensa troppo e calcia verso la porta. Chissà se avrebbe più avuto l’occasione di tirare (in realtà no).

Apertura di prima - 52’

«Pur continuando a respirare e a mangiare, ho perso tutto ciò che ho mai potuto aggiungere alle mie funzioni biologiche. Non è che una morte approssimativa».

Dieci minuti dopo una sponda di prima verso Kostic che attacca la fascia sinistra. In una partita così povera tecnicamente questa giocata elementare acquisisce persino una sua bellezza.

Con la testa - 60’

«Una constatazione che verifico, con mio grande rammarico, a ogni istante: sono felici solo coloro che non pensano mai, vale a dire coloro che pensano giusto il poco che basta per vivere».

Il sesto tocco di Vlahovic è questa cosa qui che fa con la testa che resta difficile da classificare, se non come un estremo sforzo di colpire la palla con il proprio corpo, in un modo o nell’altro.

Un tentativo di tacco (?) - 61’

«Così vogliono gli uomini: perché credano in te, devi rinunciare a tutto ciò che ti appartiene, e in ultimo a te stesso. Sono malvagi e criminali; esigono la tua morte come garanzia dell'autenticità della tua fede».

Quando tocchi la palla così poco non è difficile mantenere la giusta intensità mentale. Ciò che non manca proprio a Vlahovic è la concentrazione e l’intensità. Qui prova a fare una giocata decisiva, benché strana, su uno strano passaggio di Filip Kostic.

Errore - 81’

«Le vere confessioni non si scrivono che con le lacrime»

Il primo passaggio sbagliato di Vlahovic arriva solo dopo 81 minuti. Unreal. Nei venti minuti tra il precedente tocco e questo cosa è successo?, vi chiederete voi. Vlahovic aveva fatto quell’assist per Rabiot, prima che il VAR annullasse per fuorigioco. Vlahovic è stato trovato 3 volte in fuorigioco, ieri, 6 in totale in stagione, più di qualunque altro giocatore della Serie A.

Flashback / 14’

«Prolungandosi nel tempo senza mai raggiungere un'intensità particolare, gli stati melanconici cancellano dalla coscienza ogni motivo iniziale, presente invece nella tristezza».

Per amore del giusto bisogna dire che se Vlahovic ha toccato pochi palloni è anche perché gli altri non glieli hanno dati nemmeno nei rari casi in cui si era aperta una timida linea di passaggio verso di lui. Anche quando l’armamentario difensivo e la densità centrale della Sampdoria è venuta meno, e quando la Juventus riesce miracolosamente a trovare un modo per viaggiare su tutto il raccordo anulare del proprio schieramento e arrivare al tiro. In questo caso succede quello che una squadra di Allegri attende tutta la partita: un difensore avversario commette un errore. Cuadrado toglie palla ad Augello e corre verso la porta; Vlahovic approfitta della precipitazione dei difensori della Samp per staccarsi all’indietro e ricevere lo scarico del compagno, che però preferisce tirare da solo.

È curioso che dopo la partita Allegri abbia rimproverato indirettamente Vlahovic dicendo che fa troppo poco spesso questo tipo di movimento.

Sponda finale - 90’

«La scissione della vita corrisponde a una perdita totale dell'ingenuità, dono meraviglioso distrutto dalla conoscenza, nemica dichiarata della vita».

Una piccola sponda di piatto su un pallone che cadeva alto è l’ultima giocata della partita di Dusan Vlahovic. Una partita vissuta da sonnambulo, 90 minuti di scatti in profondità, richieste di passaggi che non arriveranno mai, la sottile sensazione di essere in un incubo in cui si giocano partite di calcio senza il pallone.

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