Jakub Blaszczykowski: Polonia vs Svizzera
Ho voluto premiare questo gol con un posto in classifica per la finta di Milik. Sarebbe stato troppo situazionista dargli qualcosa di più del decimo posto, però. Menzione speciale per Ricardo Rodriguez che si piega come se la finta di Milik avesse inclinato il pavimento sotto ai suoi piedi.
Ragnar Sigurdsson: Islanda vs Inghilterra
Mi sono chiesto più volte se lo schema su fallo laterale dell’Islanda ripagasse gli sforzi di Aron Gunnarsson in giro per il campo o se, magari, non sarebbe stato meglio pensare uno schema che portasse qualche giocatore più vicino al cross. Direi che segnare il gol del pareggio del primo ottavo di finale nella storia dell’Islanda è valso la pena di tutti quegli altri falli laterali (parecchi) che non sono finiti neanche vicini alla testa di un compagno di Gunnarsson. La sponda di Arnason (marcato da Rooney: uno dei misteri destinati a durare di questo Europeo, insieme agli angoli battuti da Harry Kane) e Ragnar Sigurdsson che passa davanti a Kyle Walker e scivola in rete sembrano parte di una coreografia, il gol ideale da ripetere sui pattini se a qualcuno verrà mai in mente di giocare a calcio su ghiaccio.
Morata: Spagna vs Croazia
In un Europeo in cui alcune squadre facevano fatica a fare tre passaggi di seguito, divertente da guardare come un giocoliere dilettante che si esercita sul prato dell’università a cui cadono di continuo i birilli, in cui la maggior parte dei gol più belli è frutto di un gesto tecnico individuale, o di un paio di gesti tecnici assemblati insieme, è questa l’azione più bella dell’Europeo? O questa?
Kalinic: Croazia vs Spagna
E in quella stessa partita, ecco un ottimo esempio (qui c'è tutta l'azione) di un paio di gesti tecnici assemblati bene insieme, come uno di quei mobili Ikea che non sembrano mobili Ikea e quando inviti gente a casa e ti chiedono dove l’hai preso c’è quasi gusto nel dire: “È Ikea”. Che Perisic sia uno dei migliori esterni al mondo dovrebbe essere ormai verità conclamata, da una parte per come compensa alla mancanza di un registro di gioco non ampissimo con un aumento della frequenza di cambi di direzione e finte brutali che mettono in pericolo ginocchia e caviglie di chi lo marca, dall’altro perché un giocatore con quella potenza che è anche (praticamente) ambidestro è indifendibile. Poi arriva Kalinic, che ricorda a chi lo abbia dimenticato nella seconda parte di stagione opaca della Fiorentina tutta, che c’è chi nasce per scrivere poesie e dipingere ma c’è anche chi nasce per tagliare in area di rigore in leggero anticipo sul difensore avversario e coordinare il proprio corpo in base a direzione e angolo della palla. Non so se Kalinic voleva colpirla esattamente in quel modo, prendendo De Gea in controtempo sul primo palo, ma nelle mie classifiche c'è sempre almeno un gol con una sfumatura di ambiguità. Gli argomenti con cui di solito si sminuisce un gol (“non voleva tirare” oppure “eh ma è stato leggermente deviato”) per me sono dettagli che ne aumentano il valore, perché viviamo in un mondo imperfetto e impreciso e non possiamo far altro che accettarlo e apprezzarne la bellezza imprecisa e imperfetta.
Zoltan Gera: Ungheria vs Portogallo
Come detto è stato un Europeo di gesti tecnici individuali e non c’è gesto tecnico individuale più glorioso e statisticamente inefficace del tiro da fuori. C’è stato più di un bel tiro da fuori, e mi scuso con chi in cameretta ha appeso il poster del gol di Modric contro la Turchia o i missili terra-aria di Renato Sanches e Nainggolan ma Zoltan Gera compie un saltello sul posto per coordinarsi davvero controintuitivo e con tre giocatori davanti riesce a dare alla palla la traiettoria perfetta di un sasso che rimbalza sulla superficie di uno stagno.
Payet: Francia vs Romania
Il tiro da fuori più bello dell’Europeo, però, è questo. Qui non c’è niente di ambiguo. Qualcuno dovrebbe fare una compilation di satisfying video con tiri del genere. Ci sarebbe molto Payet.
Hamsik: Slovacchia: vs Russia
La palla esce dal piede di Hamsik e sbatte sul palo con l’immediatezza di un colpo da flipper, ma è il pensiero di Hamsik ad essere immediato e in un certo senso impensabile.Si capisce dall’inquadratura dietro ai difensori russi immobili che un tiro del genere non fa parte del loro immaginario. Hamsik è da anni il mio giocatore preferito in Serie A, ho sofferto quando Benitez lo ha fatto giocare spalle alla porta e sono felice che Sarri lo abbia inserito in un contesto all’altezza delle sue qualità. Anche se gioca a intensità elevatissime, con una concentrazione mentale e una rotondità dei propri gesti atletici da artista marziale, Hamsik pensa calcio e il suo calcio geometrico è spesso e volentieri geniale. Non escludo che al momento di calciare la palla Hamsik abbia mirato volontariamente al palo per usarlo come sponda.
Griezmann: Francia vs Germania
Forse stilisticamente è più bello il gol di Griezmann contro l'Islanda (preceduto dal velo, che forse è un tacco sbagliato, o addirittura un tacco riuscito di Giroud) ma è un gol meno unico. Ho tenuto fuori dalla classifica anche lo scavetto di Rakitic, perché per quanto si tratti di un colpo splendido, quando è eseguito bene come in questi due casi, è difficile da elevare a forma d’arte. Invece non c’è nessun calciatore al mondo in grado di pensare e coordinarsi così velocemente su una palla respinta dal portiere, per colpirla di suola, di controbalzo, e farla passare sotto le gambe di quello stesso portiere (che poi incidentalmente è anche il miglior portiere a coprire la porta in uscita) anticipando la scivolata del difensore. (Qui il colpo di Griezmann in slow motion).
Ronaldo: Portogallo vs Ungheria
Nella narrazione comune Cristiano Ronaldo ha riscattato anni di egocentrismo trasformandosi in uomo squadra in questo Europeo. Sostenendo i compagni in finale da infortunato a bordo campo, ma anche decidendo la semifinale con il sovrannaturale colpo di testa contro il Galles. Anche con l’Ungheria, forse nel momento più difficile in assoluto vissuto dal Portogallo, è stato decisivo. Ma come tutte le narrazioni, anche quella su Cristiano Ronaldo va considerata da mezzo metro di distanza (anche se il livello di empatia che è capace di scatenare Cristiano Ronaldo è pari solo a quello dei casi umani dei talent show) senza credere fino in fondo a nessun giudizio che inevitabilmente ne riduce la complessità: Cristiano è al tempo stesso uomo squadra e primadonna. In tutto ciò si dice forse troppo spesso che calciatore squisito sia, dotato tecnicamente e geneticamente, ok, con un’etica lavorativa eccezionale, ok, ma soprattutto con un’intelligenza calcistica fuori dal comune. E l’aspetto in cui si esprime di più questo aspetto di Cristiano sono i tagli sul primo palo. In questo Europeo, per una ragione che non mi è del tutto chiara (forse il Portogallo non avanzava abbastanza sulle fasce), ha preferito restare sul secondo palo. Contro l’Ungheria ha colpito una palla non facile, nel momento esatto in cui toccava terra, deviando la traiettoria con l’interno del piede aggiungendo pochissima forza a quella impressa da Joao Mario nel cross, con la delicatezza di una volèe .
Shaqiri vs Polonia
C’è qualcosa in Shaqiri che trovo poco umano. E con poco umano non intendo robotico come lo possono essere gli atleti troppo costruiti. La meccanica di Shaqiri, che si tratti di una corsetta di pochi metri o di una rovesciata da fuori area, contraddice la mia idea di evoluzione umana come se Shaqiri venisse da un pianeta umanoide popolato solo da altri Shaqiri (per chi ha visto Rick and Morty: Shaqiri mi ricorda il cucciolo di Gazorpazorp - una specie dedita alla violenza e alla distruzione - che Rick prova a crescere come un normale bambino in una puntata della prima stagione).
Il mio cervello non capisce come Shaqiri riesca ad aver movimenti fluidi con quel corpo che è una caricatura della forma atletica, quelle braccia larghe da culturista e le cosce che sarebbero troppo grosse anche per un giocatore con venti centimetri di altezza in più. Sembra un essere umano con un costume da stella marina. Non ce l’ho con il corpo di Shaqiri, ma con l’effetto che fa ogni volta che gioca a calcio come un vero essere umano. Shaqiri è uno scherzo della natura, in più ha anche talento. Doppio scherzo.
Se ci fate caso, la rovesciata contro la Polonia (qui ne fa una simile in allenamento) sembra un gesto violento; anzi è più elegante il flying kick di Anthony Pettis rispetto alla coordinazione innaturale di Shaqiri. Forse è il poco tempo a disposizione per coordinarsi, il modo in cui sbraccia per darsi lo slancio, o il fatto che colpisce la palla così vicina da terra che solo un baricentro basso come il suo poteva riuscire a schiacciarla verso terra. Quella frazione di secondo in cui il corpo di Shaqiri resta sospeso in aria aspettando l’incontro con la palla è una manifesto del postmoderno, un quadro di Michelangelo in cui gli angeli sollevano pesi.
Eppure sono stato io a sceglierlo come gol più bello di questo Europeo. Al di là delle sensazioni spiacevoli che provo guardando Shaqiri giocare a calcio è stato un grande momento, e persino la stranezza di Shaqiri in questo caso era giustificata dal contesto eccezionale: l’Europeo, la partita giocata nel sole pomeridiano di Saint-Etienne. Quella è stata anche la prima vera delusione del mio Europeo, forse la singola partita (dopo Italia-Germania) in cui il risultato ha deluso di più le aspettative che mi ero fatto guardandola. È stato un Europeo deludente, mi sembra giusto premiare con il gol più bello un giocatore di cui non voglio sapere più nulla da oggi in poi.
Bonus: il gol che ha deciso l’Europeo
È stato un Europeo che vorrei dimenticare presto. Un’altra competizione internazionale del genere e tanto vale scrivere le sceneggiature delle partite e far diventare il calcio per Nazionali il wrestling del calcio. Un calcio privo di emozioni è brutto esattamente quanto un calcio in cui l’unica cosa che conta sono le emozioni e la partecipazione ai destini della propria Nazione. Questo Europeo è stato tutto tranne che una pubblicità positiva per il calcio internazionale (e credo di non essere il soloa pensarlo): ha vinto una squadra con il merito di aver saputo ostacolare le sue avversarie nello sviluppo del proprio gioco, e ha vinto anche perché le sue avversarie non hanno trovato un modo di aggirare i suoi ostacoli. Ed è frustrante perché la superiorità del sistema difensivo su quello offensivo è dovuta in fondo al fatto che le Nazionali hanno meno tempo per allenare il proprio gioco.
La catena della frustrazione può risalire di partita in partita fino ai quarti o agli ottavi di finale, in cui ha avuto quasi sempre la meglio la squadra che ha preso le giuste misure contro il gioco della sua avversaria, non quella che ha proposto un gioco migliore o più completo. E il gol di Éder è un monumento alla frustrazione. Un attaccante che sembra uscito dalla preistoria del calcio, che porta palla quasi inciampando lontano dalla porta, che calcia verso la porta anche perché non ha altra opzione di gioco possibile, coordinandosi con la leggerezza di uno scheletro di pterodattilo appeso al soffitto durante un terremoto. Un gol che ho visto miliardi di volte sui campi da calciotto romani, in Prima Categoria e nella Promozione laziale, e che sarebbe stato bello anche in un ottavo, ma non in finale di un Europeo. Non sto dicendo che il Portogallo non ha meritato di vincere o che Éder non abbia avuto un’intuizione ai limiti del geniale, ma che il significato di fondo della vittoria portoghese e di questo gol è svilente. Non pretendo di mettere tutti d’accordo e spero che Éder si godrà la gloria del momento almeno quanto deve aver sofferto le critiche (esagerate in modo equivalente) precedenti, solo che, ecco, non credo che avrò voglia di rivedere qualche partita di questo Europeo.