
Euro 2016 si è chiuso da pochi giorni con la vittoria del Portogallo, ma prima di consegnare definitivamente agli annali il primo trofeo continentale a 24 squadre ho pensato fosse interessante analizzare i numeri più strani del torneo.
Campioni con il minimo sforzo
Si è parlato tanto di come il Portogallo abbia trionfato ad Euro 2016 vincendo appena una partita nei 90 minuti regolamentari, la semifinale contro il Galles.
Il nuovo formato è stato inaugurato in questa edizione quindi non siamo in grado di fare paragoni storici, ma fa un certo effetto pensare che dopo tre pareggi, i lusitani si erano qualificati agli ottavi con appena tre punti come una delle migliori terze. Poi, nel cammino verso la vittoria, hanno eliminato la Croazia ai tempi supplementari con un gol di Quaresma, la Polonia ai rigori con ancora Quaresma decisivo, il Galles e la Francia in finale grazie al gol di Éder ai supplementari.
In tutto fanno circa 12 ore di calcio giocato in cui il Portogallo è stato in vantaggio per appena 73 minuti complessivi, ma tanto è bastato per portare a Lisbona la prima Coppa Henry Delaunay.

I tristi primati di Griezmann
In quanto capocannoniere (6 gol), Antoine Griezmann si è portato a casa la scarpa d’oro del torneo e il premio come miglior giocatore, ma a giudicare dall’espressione che aveva quando è stato premiato di sicuro avrebbe dato indietro entrambi i premi in cambio della vittoria finale della Francia.

Oltre a questi due primati, Griezmann ne ha fatto registrare un terzo tutt’altro che invidiabile: è stato il secondo giocatore nella storia a perdere nella stessa stagione la finale di Champions League e quella degli Europei, dopo l’eterno secondo per eccellenza, Michael Ballack (almeno in quell’occasione fu finalmente il primo).
Ma i record di Griezmann non finiscono qui: con la finale l’attaccante dell’Atlético ha toccato quota 70 partite stagionali, un numero ineguagliato dagli altri giocatori dei cinque maggiori campionati europei. Il Cholo Simeone fa faticare molto durante il pre-campionato, ma i risultati si vedono: se ne farà una ragione anche Bernard Mensah, fotografato proprio pochi giorni fa mentre vomitava durante uno dei massacranti allenamenti dell’Atlético.
Schweinsteiger e il calcolo delle probabilità
Lo sconsiderato tocco di mano di Schweinsteiger nella semifinale contro la Francia è costato alla Germania l’eliminazione dall’Europeo. Tralasciando il fatto che toccare la palla con la mano, o comunque saltare in quella maniera così scomposta non è mai una scelta intelligente, mi sono chiesto quanto fosse effettivamente pericolosa quella situazione, in modo da trovare almeno una giustificazione parziale al gesto di Schweinsteiger.

In The Numbers Game, Chris Anderson e David Sally sottolineano come nella Premier League un calcio d’angolo sia l’evento più celebrato dai tifosi dopo il gol. Il boato che segue la conquista di un tiro dalla bandierina è direttamente proporzionale alle aspettative del tifoso, che si augura che da quel corner si possa generare un’occasione per la sua squadra e, perché no, un gol. Ma questa idea di fondo è completamente sbagliata, poiché le reti da calcio d’angolo sono tutt’altro che un evento comune. Anderson e Sally fanno notare come solo il 20,5% dei corner battuti nella Premier League 2010/2011 (la stagione presa in considerazione nello studio) abbia prodotto un tiro verso la porta avversaria. Di questi all’incirca un tiro ogni 9 è stato convertito in gol: facendo due calcoli, solo il 2,2% dei calci d’angolo ha prodotto una rete.
Michael Caley ha poi affinato lo studio, scoprendo come in Premier League tra il 2011 e il 2014 siano stati battuti circa 12000 calci d’angolo, di cui 10969 crossati direttamente in area. 1362, cioè solo il 12% di essi, hanno prodotto un tiro, con appena 182 gol realizzati. Il tasso di conversione di un cross da calcio d’angolo si assesta dunque intorno al 2%.
Probabilmente queste cifre sono sconosciute a Schweinsteiger, il cui tocco di mano, semplificando, ha evitato una potenziale occasione con una probabilità di essere convertita in rete del 2%, per concederne una con un probabilità del 76%, cioè il tasso a cui vengono realizzati i rigori.
Milik è un bidone?
Euro 2016 poteva e doveva essere l’occasione per Arkadiusz Milik per imporsi definitivamente in campo internazionale, ma non si può dire che l’Europeo dell’attaccante polacco sia stato particolarmente positivo. Certo, a causa dell’ingombrante presenza di Robert Lewandowski, si è disimpegnato (bene) in un ruolo non propriamente suo, ma è mancato clamorosamente sotto porta, mancando più di una palla gol di quelle difficili da sbagliare.
Ad Euro 2016 Milik si è preso 18 tiri, di cui 6 da fuori area, prendendo la porta una volta su tre. Nonostante l’ottimo volume di tiro l’attaccante del’Ajax ha segnato un solo gol, ovvero ha convertito solo il 5,55% dei suoi tentativi. Ma per giudicare un attaccante non ci possiamo fermare ad un campione così piccolo come quello fornito da un torneo internazionale concluso ai quarti, dove la varianza può giocare un ruolo determinante. La stagione in Eredivise di Milik lo ha visto chiudere a 21 gol (19 senza rigori), con una percentuale più alta di tiri presi in area di rigore (81/106, ovvero il 76,4% contro il 66,6% in Francia) probabilmente dovuta al fatto che con l’Ajax gioca da unico centravanti.
La sua percentuale di conversione senza rigori (17,9%) con il club, di fronte ad un volume di tiro che in media coincide con quello generato agli Europei, ce lo fanno vedere sotto un’altra luce e ci ricordano ancora una volta quanto, in sede di mercato, le società non dovrebbero farsi influenzare dalle prestazioni nei tornei internazionali.
Come stanno i portieri?
Éder sarà ricordato come l’eroe della finale per il Portogallo, ma se i lusitani sono rimasti a galla fino ai supplementari lo devono anche all’estremo difensore dello Sporting CP Rui Patricio, autore di 7 parate contro la Francia. In pratica, il portiere portoghese ha effettuato il 35% (7/20) delle parate di tutto l’Europeo quando più contava.
Le parate di Rui Patricio in finale contro la Francia.
Altra prestazione degna di nota è quella del portiere dell’Ungheria Gabor Kiraly, che oltre ad essere stato il “nonno” di Euro 2016, ha fatto registrare il primato di parate in una singola gara: 10, contro il Belgio. Peccato che in quella stessa partita abbia dovuto raccogliere la palla dalla sua rete per ben quattro volte. Non è andata meglio all'islandese Halldórsson che con 27 parate è stato il portiere che più volte ha salvato il risultato, prima di capitolare però per 5 volte nell’ultimo atto della sua Nazionale contro la Francia.
Petr Cech non ha un gran feeling con l'Europeo: in questa edizione, conclusasi per la Repubblica Ceca già ai gironi, l’estremo difensore dell’Arsenal è diventato il portiere con il maggior numero di gol incassati agli Europei (21).
Infine Manuel Neuer ha ufficialmente trovato la sua bestia nera: 3 degli ultimi 5 gol subiti dal portiere del Bayern Monaco e della Nazionale tedesca portano la firma di Antoine Griezmann.
Non è importante quanto tirare ma da dove tirare
Pur dovendo abbandonare la finale dopo pochi minuti, Cristiano Ronaldo ha chiuso l’Europeo con il maggior numero di tiri: 45. In pratica CR7 da solo ha tirato quanto Payet e Griezmann messi insieme (20+28), segnando però solo tre gol. Il portoghese del Real non ha certo scelto tiri con alte probabilità di realizzazione, visto che ha tirato solo 18 volte da dentro l’area, contro le 25 di Griezmann, che non a caso ha segnato il doppio dei gol, 6. Comunque, nulla ha impedito a Cristiano di diventare il secondo miglior marcatore nella storia degli Europei, secondo solo a Michel Platini, che con 9 gol lo precede di appena una segnatura.
Ed è particolare il caso di Kevin De Bruyne, che con 21 tiri è il calciatore con più tentativi a non aver trovato il gol ad Euro 2016. Il belga dovrebbe prendere esempio da gente come Robbie Brady, autore di 2 dei 3 gol (tra cui il rigore più veloce della storia degli Europei dopo 1 minuto e 58 secondi) dell’Irlanda con soli 7 tiri, oppure da Chiellini, McGinn, Stieber e Traustason, i quattro giocatori che possono vantare una percentuale di realizzazione del 100%, avendo tutti e quattro segnato il proprio unico tiro su azione.